Il network del turismo rurale per la diversificazione economica della Barbagia

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Il network del turismo rurale per la diversificazione economica della Barbagia

Oggetto della ricerca e breve introduzione al contesto territoriale

Le riflessioni e le considerazioni che presentiamo sono maturate a seguito di una rilevazione spot effettuata durante la nostra attività di studio e di ricerca1 , realizzata tra Aprile e Luglio del 2011, su un campione di operatori economici e culturali attivi in una piccola area rurale marginale della Sardegna centro-orientale: la Barbagia di Nuoro e Ollolai. L’attività sul campo, realizzata attraverso l’utilizzo della metodologia della ricerca sociale, è nata dall’esigenza di conoscere gli effetti reali della programmazione comunitaria 2000/2006 sul territorio considerato – e se gli stessi possano essere considerati di successo per la valorizzazione e promozione turistica delle risorse culturali e naturali di pregio presenti nel territorio.
L'area di riferimento, amministrativamente compresa nella Provincia di Nuoro, si estende per 1562,44 km2 lungo una linea ideale tra la costa di Dorgali nel Golfo di Orosei, e le zone interne dei comuni di Ottana, Orotelli e Olzai, per una popolazione complessiva pari a 82.107 abitanti (ISTAT, 2010) (Figura 1).
L'attività d'indagine si è concentrata nei 16 comuni2  - aderenti alla Comunità Montana n.9 (ente intermedio cessato nel 2007 a seguito della riorganizzazione amministrativa attuata dalla Regione Sardegna nel corso della XIII legislatura) - che per oltre trent’anni hanno tenuto una comune linea di intervento e di gestione delle risorse ambientali e culturali del territorio della Barbagia.

Figura 1 - Sardegna: Barbagia di Nuoro e Ollolai

Fonte: Regione Autonoma della Sardegna. rielaborazione CNR Ibimet
 

Dalla seconda metà degli anni ’60, e per oltre cinquant’anni questo territorio è stato fortemente condizionato dalle politiche nazionali e regionali di industrializzazione per poli di sviluppo. Alle soglie del 2000, il definitivo fallimento dell’esperienza industriale petrolchimica di Ottana (MELONI, 2004) lasciò in eredità indicatori socio-demografici, occupazionali, e del reddito pro-capite, riconducibili alle aree economicamente depresse, oltre ad una seria compromissione ambientale. L’industrializzazione ha causato lo stravolgimento dei caratteristici equilibri economico-sociali e ambientali, fondati su un’economia prevalentemente agropastorale di sussistenza, strettamente connessa ad una forte tradizione artigianale basata sull’impiego di materie prime locali.
L’ipotesi di ricerca da noi formulata in tema di strategie di connessione e di comunicazione, network e fertile links - quali chiavi di successo nel rilancio economico di un territorio nel rispetto delle sue caratteristiche geografiche e culturali - è legata alla programmazione richiamata in premessa, poiché le comunità locali coinvolte nella de-industrializzazione hanno in essa intravisto una possibilità di riscatto socio-economico, basata sulla riscoperta e l’impiego innovativo delle tradizionali forme di relazione comunitaria, delle risorse economiche, sociali, culturali e ambientali locali, in alternativa al modello industriale3.

Un quadro normativo: la coesione economica e sociale degli Stati Europei

La coesione economica e sociale, primo dei tre obiettivi4  perseguiti dalla politica comunitaria, si fonda sul principio della solidarietà tra gli Stati membri per favorire lo sviluppo equilibrato e duraturo delle attività economiche, attraverso la riduzione delle disparità strutturali tra le Regioni Europee5, l’eliminazione delle ineguaglianze sociali e la promozione delle pari opportunità tra i cittadini dell’Unione. La crisi del modello di sviluppo industriale intensivo, strettamente connesso all’evoluzione della riflessione internazionale intorno ai temi della salvaguardia ambientale e della limitata disponibilità di risorse (Brundtland, 1987), ha consentito che nell’ultimo ventennio, tali principi siano stati tradotti nei concetti più generali dello sviluppo locale e dello sviluppo rurale sostenibile6.
La nuova programmazione, pienamente affermatasi dal periodo 2000/2006, pone al centro dei processi di pianificazione dello sviluppo delle Regioni Europee la territorializzazione degli interventi7 e l’esortazione al ricorso a fonti energetiche rinnovabili8. L’adozione di un nuovo approccio bottom up nella definizione delle politiche di sviluppo e l’articolazione dei Fondi Strutturali per Assi prioritari tematici, ha inoltre consentito di razionalizzare contenuti e strategie di azione elaborati a livello territoriale in risposta ai Bandi di finanziamento comunitari9. Ai fini del nostro studio abbiamo rivolto un’attenzione particolare all’esortazione, fatta delle Istituzioni Comunitarie agli Stati membri, per l’impiego delle Tecnologie dell’Informazione della Comunicazione (ITC) nell’attuazione dei Programmi Operativi Nazionali e Regionali (PON e POR). L’evoluzione della normativa per lo sviluppo rurale nel periodo 2007-2013 conferma (Reg. Consiglio CE n. 1698/2005) tale orientamento ponendo tra i suoi obiettivi principali la rivalutazione delle aree rurali al servizio della crescita e dell'occupazione, riconoscendo un’importanza fondamentale all’impiego degli strumenti dell’ITC per stimolare la crescita del valore aggiunto e favorire una maggiore flessibilità economica dei territori in un clima di competitività nello spazio comunitario europeo.
La Sardegna, tra le prime regioni italiane ad utilizzare la programmazione partecipata fin dagli anni ’90 (BOTTAZZI, 2005), in coincidenza della programmazione LEADER + (2000/2006) ha beneficiato di ingenti risorse finanziarie, di derivazione multilivello, spesso in sovrapposizione, per risolvere gli annosi problemi alla base del ritardo nello sviluppo, specie nelle aree rurali interne dell’isola (ZURRU, 2005). Ad oggi - oltre la mera rendicontazione quantitativo-finanziaria prevista dal sistema di valutazione adottato nel PSR nel periodo 2000/2006 - un’analisi puntuale sull’impatto economico e sociale di tali investimenti sul territorio e per le comunità interessate non esiste (SECCO et al., 2010). Il rapporto sulla valutazione intermedia del medesimo programma, ha comunque evidenziato come tutti gli indicatori di produttività assunti, dall’agricoltura al turismo, passando per l’industria, abbiano registrato un andamento decrescente (D’AMBROSIO, 2009).

Metodologia di ricerca

La metodologia della ricerca è stata articolata nelle seguenti fasi: formulazione dell'ipotesi di ricerca, individuazione dell’universo di riferimento, scelta del campione, individuazione degli strumenti idonei alla rilevazione dei dati, raccolta ed elaborazione dei dati.
Quale universo di riferimento per le attività economiche e culturali su cui indagare ci siamo serviti della banca dati ad accesso libero del Sistema Turistico Locale (STL) del Nuorese10. Attraverso un campionamento stratificato e ragionato, abbiamo estratto un campione rappresentativo della realtà economico territoriale (Grafico 1). All’interno del campione estratto figurano operatori economici e culturali, pubblici e privati, distribuiti geograficamente per unità amministrative (Comuni) e rappresentativi dei comparti produttivi locali, incluse le strutture museali più rilevanti presenti sul territorio. La raccolta dei dati è avvenuta attraverso la somministrazione di questionari quali-quantitativi al campione estratto e attraverso la raccolta di materiale fotografico.

Grafico 1 - Tessuto produttivo della Barbagia di Nuoro e Ollolai

Fonte: CCIAA di Nuoro, Registro Movimprese 2011

Il campione estratto dall’universo di riferimento consta di 60 attività (il 15%) e i criteri di estrazione hanno tenuto conto dell’eterogeneità delle attività economiche e culturali presenti e della loro distribuzione spaziale nelle aree interne e costiere. Tenendo conto che il 48% delle imprese attive nel territorio operano nei segmenti economici di nostro interesse, abbiamo verificato la rappresentatività del campione eseguendo una ulteriore selezione qualitativa maggiormente rispondente al contesto socio-economico di riferimento e alla vocazione turistico/rurale delle aree oggetto di studio, preferendo quelle attività da considerarsi “pilota” o comunque strategicamente rilevanti ai fini della nostra indagine. Ci siamo basati sul presupposto teorico di poter verificare l’esistenza di potenziali fertile links, selezionando le attività tradizionali in qualche maniera complementari alle altre presenti nel territorio (p.e. pastorizia, agricoltura e artigianato in relazione alla ricettività, servizi turistici e culturali), ricercando le connessioni e le sinergie tra i diversi operatori del turismo rurale. Questo ha permesso di garantire non solo un campione rappresentativo delle attività presenti, ma anche di evidenziare in fase di predisposizione della ricerca, la possibile configurazione di una rete territoriale tra operatori dei diversi segmenti economici.
Dalla tabella riassuntiva emerge il campione definitivo - costituito da 38 operatori economici e culturali - che ci ha restituito i questionari compilati (Tabella 1).

Tabella 1 - Schema riassuntivo della metodologia utilizzata

Risultati e prime considerazioni

Nessun operatore ha dichiarato di conoscere l’esistenza di passate progettualità11 aventi per oggetto l’implementazione di strategie di comunicazione e di sviluppo in rete, a conferma della difficoltà di valutare degli effetti reali della programmazione comunitaria sui territori beneficiari. Oltre l’80% degli operatori intervistati manifesta fiducia nella strategia di rete e/o network per favorire il miglioramento della qualità della vita e lo sviluppo economico delle aree rurali.
Oltre l’80% del campione aderisce a sistemi di network sia istituzionali (STL, associazioni di categoria) che privati (club di prodotto, consorzi). E’ diffusa tra gli operatori la fiducia nella strategia del fai da te e il passaparola, per l’auto promozione, da noi definito “network informale”.
Fra le problematiche evidenziate dagli operatori appare costante il riferimento alla debolezza dei sistemi di collegamento e di trasporto con la penisola italiana. Tra le osservazioni e i suggerimenti proposti spicca la necessità di ulteriori strategie che favoriscano la promozione del territorio come ‘prodotto unitario’, attraverso la valorizzazione e la tutela della cultura sarda, per fronteggiare le contaminazioni favorite dal processo di globalizzazione. In questo senso un ruolo fondamentale nella programmazione è riconosciuto alla Pubblica Amministrazione locale e regionale. Al turismo rurale, complementare di quello costiero-balneare, è riconosciuta grande importanza per la crescita economica e l’innalzamento della qualità della vita nelle aree rurali, per uno sviluppo veramente sostenibile, a patto che sia frutto di una programmazione di più ampio respiro, non promossa in maniera sporadica e improvvisata, ma capace di restituire alla Barbagia il suo carattere vocazionale di ambiente naturale incontaminato, vitale e produttivo, diversamente aperto alle dinamiche di trasformazione della società contemporanea.
Nonostante l’importanza preminente riconosciuta al network informale, sul fronte della comunicazione con l’esterno, gli operatori intervistati manifestano di aver fatto proprio il potenziale offerto dalle più moderne strategie di comunicazione. A questo proposito un sempio di strategia aziendale innovativa, è rappresentato dalla ditta Esca Dolciaria di Dorgali.
Tra gli operatori del campione, infine, si sono dimostrati particolarmente interessanti i dati raccolti nelle aziende agropastorali a conduzione familiare, in alcuni casi già proiettate verso la diversificazione produttiva.
In conclusione l’attività empirica svolta nella Barbagia di Nuoro e Ollolai ci ha consentito di verificare - seppure in una realtà circoscritta - gli effetti della programmazione comunitaria, attraverso quanto percepito dagli attori territoriali, beneficiari ultimi degli interventi, colmando in parte l’assenza di informazioni dei rapporti di monitoraggio ufficiali, dovuti all’adozione di un sistema di valutazione carente sotto l’aspetto dell’implementazione della progettualità realizzata.

Riferimenti bibliografici

  • ISTAT, Bilancio demografico, 2010

  • Meloni I. (2004), Da pastori a operai. L’industrializzazione di Ottana: effetti economico-sociali e impatto ambientale. ISKRA Edizioni, Ghilarza (OR); pp. 37-121

  • Rapporto “Our common future” nel 1987 (noto anche come Rapporto Brundtland)

  • Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio. [link] (ultimo accesso 6/03/2012)

  • Bottazzi G. (2005), “Costruire lo sviluppo locale: gli strumenti, i nodi, le problematiche” in Bottazzi G. (a cura), Dal basso o dall’alto? Riflessioni su sviluppo locale e programmazione negoziata in Sardegna,

  • Franco Angeli, Milano, pp.11-19

  • Zurru M (2005), “Un’occasione sprecata? Tra government e governance a partire dai patti territoriali in Sardegna” in Bottazzi G. (a cura), Dal basso o dall’alto? Riflessioni su sviluppo locale e programmazione negoziata in Sardegna, Franco Angeli, Milano, pp. 75-130

  • Secco L., Da Re R., Pettenella D., Cesaro L. (2010), “La qualità della governance in ambito rurale: quali indicatori e quali strumenti per misurarla” in XLVII Convegno di Studi SIDEA, L’agricoltura oltre la crisi, Campobasso 22-25 Settembre 2010. [pdf]; (ultimo accesso 4/03/2012) Allegato D: il sistema di monitoraggio del POR Sardegna 2000/2006, [pdf]; (ultimo accesso 4/03/2012)

  • D’Ambrosio M., (2009)Le risultanze della valutazione intermedia

  • Programmazione Regionale 2000-2006 in atti della Sessione Plenaria del workshop organizzato a Cagliari il 10 giugno del 2009 dal Centro Regionale di Programmazione. Risorsa on line [link] (ultimo accesso 5/03/2012)

  • 1. Laboratorio Gruppo Assegnisti di ricerca Master and Back 2010/12 - Area di ricerca sviluppo rurale e turismo rurale. Programma Master and Back – Regione Sardegna, [link] Iniziativa realizzata nell’ambito del Programma Operativo FSE (Fondo Sociale Europeo) 2007 - 2013 della Regione Autonoma della Sardegna, all'interno dell'Asse IV - Capitale umano, linea di attività i.3.1; Avviso Pubblico 2009 – Linea di finanziamento “Percorsi di Rientro”, documenti on-line accessibili sul sito istituzionale della Regione Autonoma della Sardegna all’indirizzo [link] (ultimo accesso 02/11/2011)
  • 2. Si tratta dei Comuni di Dorgali, Fonni, Gavoi, Mamoiada, Nuoro, Oliena, Ollolai, Olzai, Oniferi, Orani, Orgosolo, Orotelli, Orune, Ottana, Sarule, Lodine.
  • 3. Progetto Pilota “Circuito storico e culturale della Barbagia e strumenti avanzati per la valorizzazione e la promozione integrata delle risorse storiche, culturali e dei siti archeologici del Territorio della Comunità Montana”. Sito internet [link] (ultimo accesso in data 5/03/2011)
  • 4. I tre “Pilastri” della Comunità Europea: coesione e libera circolazione di uomini e merci nel territorio comunitario; comune politica di difesa e di sicurezza nello spazio comunitario. Trattati di Roma, Trattato di Amsterdam, (97/C 340/01); Trattato di Costituzione Europea pubblicato Gazzetta ufficiale n. C 310 del 16 dicembre 2004. [link] (ultimo accesso 2/03/2012); cfr. Agenda 2000 fondamentale strumento per l’avvio della politica integrata di sviluppo sostenibile (ha previsto una maggiore coerenza tra lo sviluppo rurale (II pilastro della PAC) e la politica dei prezzi e dei mercati (I pilastro della PAC). Reg. CE n. 1257/1999 del Consiglio (GU L 160 del 26.6.1999.
  • 5. Il debutto della politica “Regionale” dell’Unione Europea risale al 1975 con la creazione del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), anche se meccanismi di solidarietà come il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEAOG) sono contenuti nel Trattato di Roma del 1957.
  • 6. Reg. CE n.1257/1999 del Consiglio (GU L. 160 del 26.6.1999).
  • 7. Gli interventi devono essere pianificati e realizzati in funzione delle reali esigenze sociali, economiche e ambientali espresse dai territori beneficiari degli investimenti stanziati dall’UE in funzione del raggiungimento degli obiettivi Comunitari.
  • 8. Regolamento CE 1999/1260, artt. 1, 6, 9. Dec. 1999/502/Ce del 1/07/1999, GUCE serie L n. 194 del 27/7/1999.
  • 9. Per il periodo 2000/2006 erano sei gli Assi prioritari d’intervento, concepiti in modo da poter agire trasversalmente sulle politiche generali perseguite dall’UE.
  • 10. [link] (ultimo accesso 6/03/2012)
  • 11. In realtà solo uno degli operatori culturali intervistato conosceva tale progettualità essendo stato direttamente coinvolto nella definizione e attuazione della stessa.
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