La rete Natura 2000 nello sviluppo rurale 2007-2013: opportunità e aspetti critici

La rete Natura 2000 nello sviluppo rurale 2007-2013: opportunità e aspetti critici

Premessa (1)

Secondo gli Orientamenti Strategici Comunitari sullo Sviluppo Rurale «la tutela della biodiversità ha compiuto progressi grazie all’attuazione di Natura 2000 »(2). Il Regolamento n. 1698 del 2005 prevede, infatti, alcune specifiche misure rivolte all’indennizzo degli agricoltori e dei silvicoltori operanti nei Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e nelle Zone Protezione Speciale (ZPS) della rete Natura 2000 e il sostegno agli investimenti non produttivi per la salvaguardia e la tutela della biodiversità e del paesaggio. L’effettiva implementazione di queste misure appare però condizionata dalla reale disponibilità dei Piani di Gestione per i diversi SIC e ZPS presenti sul territorio italiano.
In questo senso, il presente lavoro si pone il duplice obiettivo di provare ad evidenziare gli eventuali ostacoli esistenti all’effettiva implementabilità delle misure dello sviluppo rurale per la rete Natura 2000 in Italia e di formulare delle proposte concrete per l’efficace superamento di questi ostacoli.
L’articolo è, in particolare, strutturato in due parti. Nella prima sezione dopo aver introdotto la rete ecologica Natura 2000 e il nuovo strumento finanziario Life+, recentemente approvato dal Parlamento Europeo, si è provveduto ad esaminare lo strumento del Piano di Gestione, analizzando alcune problematiche procedurali connesse con l’implementazione di questi atti pianificatori e evidenziando la disponibilità di nuove risorse per la loro formulazione.
La seconda parte dell’articolo è, invece, riservata all’analisi delle misure previste dal nuovo regolamento sullo sviluppo rurale per la rete ecologica Natura 2000 e alla quantificazione del peso delle risorse finanziarie che le diverse Regioni intendono riservare alla loro implementazione.

La rete Natura 2000

La Comunità Europea ha due strumenti normativi per la conservazione della natura: la direttiva 92/43/CE “Habitat” e la direttiva 49/79/CE “Uccelli”; entrambe contribuiscono alla realizzazione della Rete Natura 2000 (Petrella et Al., 2005). Scopo della rete è garantire la sopravvivenza a lungo termine delle specie e degli habitat europei più minacciati, assicurando un soddisfacente stato di conservazione compatibilmente alle attività antropiche presenti sul territorio, in accordo con la decisione del Consiglio europeo di Göteborg, del giugno 2001, che si proponeva di impartire una battuta di arresto al declino della biodiversità sul territorio dell'Unione entro il 2010.
Le rete Natura 2000 è costituita da aree (Siti d’Importanza Comunitaria, SIC) in cui sono presenti gli habitat e le specie elencati nell’allegato I e II della Direttiva “Habitat” e da aree (Zone di Protezione Speciale, ZPS) in cui sono presenti varietà di uccelli selvatici più minacciati.
Secondo la Banca Dati Natura 2000 curata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATT) Direzione Protezione della Natura, in Italia sono presenti 2.255 SIC e 559 ZPS, di cui 311 coincidenti tra loro (dato aggiornato a dicembre 2005). Nel complesso, il territorio nazionale che risulta interessato da SIC e ZPS è pari a circa il 17% del totale (Figura 1 e 2).

Figura 1 – La rete Natura 2000 in Italia - Zone di Protezione Speciale

Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (aggiornato a dicembre 2005)

Figura 2 – La rete Natura 2000 in Italia - Siti d’Importanza Comunitaria

Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (aggiornato a dicembre 2005)

Le aree Natura 2000 possono coincidere o far parte di aree tutelate ai sensi della legge quadro sulle aree protette 394/91, come parchi nazionali, regionali, riserve, ma possono anche ricadere in territori dove non sono presenti vincoli di tutela e che risultano sottoposte a forti pressioni antropiche.
L’individuazione delle aree costituenti la Rete Natura 2000 in Italia, partita negli anni ’90, è terminata solo nel 2005, e ha visto il coinvolgimento delle Regioni sotto il coordinamento del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATT) (3).
Con il Decreto Ministeriale del 3 settembre 2002 sono state emanate le linee di indirizzo per la gestione dei SIC e delle ZPS che hanno valenza di supporto tecnico-normativo per la definizione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti delle aree Natura 2000. Il Decreto del MATT assegna, inoltre, alle Regioni e alle Province Autonome il compito di adottare delle linee guida regionali con l’obiettivo di fornire indicazioni utili e organiche agli Enti locali, a tutti i soggetti coinvolti nella Rete Natura 2000, per la stesura dei Piani di Gestione (PdG). È, quindi, compito delle Regioni e delle Province Autonome adottare, per le aree Natura 2000 individuate sul proprio territorio, misure per evitare il degrado naturale e assicurare condizioni ottimali alle specie per cui le zone sono state designate.
Ad oggi solo la Lombardia, la Toscana ed il Lazio hanno deciso di normare la gestione delle aree Natura 2000 sottoponendola a propria disciplina legislativa organica. La Liguria, la Basilicata, l’Abruzzo, la Sardegna, la Campania e la Calabria hanno per ora emanato delle proprie linee guida che servono da indirizzo ai soggetti (enti locali, ecc.) incaricati della redazione dei PdG (Graziano, 2006).

LIFE+

Il 23 maggio scorso è stato approvato il nuovo Regolamento LIFE+ (4), dopo un lungo iter che ha visto contrapposti il Parlamento Europeo e la Commissione soprattutto in merito alle modalità di gestione delle risorse, e che va a sostituire il vecchio programma LIFE III.
Il Regolamento è entrato ufficialmente in vigore il 12 giugno 2007 e prevede uno stanziamento complessivo di oltre 2 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, comprensivo però degli stanziamenti che nel precedente periodo di programmazione erano destinati allo Sviluppo Urbano Sostenibile, alla promozione delle ONG attive in campo ambientale e a Forest Focus.
LIFE+ si articola nelle seguenti tre componenti:

  • LIFE+ Natura e biodiversità;
  • LIFE+ Politica ambientale e governance;
  • LIFE+ Informazione e comunicazione.

La componente Natura e biodiversità è finalizzata all’implementazione della Rete Natura 2000 nei 27 paesi dell’UE attraverso la piena attuazione delle Direttive Habitat e Uccelli.
Questa componente, in particolare, dovrà:

  • fornire un contributo alla formulazione, al monitoraggio e alla valutazione della normativa e delle politiche comunitarie in materia di natura e biodiversità;
  • sostenere la messa a punto e l’attuazione di approcci e strumenti innovativi al fine di bloccare la perdita di biodiversità nella Comunità entro il 2010, soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici;
  • migliorare la governance ambientale favorendo una maggiore partecipazione degli stakeholders, comprese le organizzazioni non governative, al processo di consultazione, formazione e attuazione della politica e della legislazione in materia di natura e biodiversità.

La componente LIFE+ Politica ambientale e governance dovrà:

  • contribuire allo sviluppo e alla dimostrazione di approcci, tecnologie, metodi e strumenti innovativi;
  • contribuire a consolidare la base delle conoscenze per la formulazione, il monitoraggio e la valutazione della politica e della legislazione di materia ambientale;
  • fornire un sostegno alla messa a punto e all’attuazione di approcci per il monitoraggio e la valutazione dello stato dell’ambiente e dei fattori che esercitano un impatto su di esso;
  • agevolare l’attuazione della politica comunitaria in materia di ambiente, soprattutto a livello locale e regionale; f
  • ornire un sostegno al miglioramento della governance ambientale, favorendo una maggiore partecipazione dei soggetti interessati, comprese le ONG, al processo di consultazione e all’attuazione delle politiche.

Infine, LIFE+ Informazione e Comunicazione sarà finalizzata a:

  • assicurare la diffusione delle informazioni e sensibilizzare alle tematiche ambientali, inclusa la prevenzione degli incendi boschivi;
  • fornire un sostegno alle misure di accompagnamento, quali informazione, azioni e campagne di comunicazione, conferenze e formazione, inclusa la formazione in materia di prevenzione degli incendi boschivi.

I piani di gestione dei siti Natura 2000

Per tutti i siti Natura 2000 dovrà essere predisposta una forma di gestione, così come previsto dall’articolo 6 della direttiva Habitat. Se non esistono strumenti di gestione istituzionali per quell’area o se quelli esistenti non sono sufficienti, la gran parte dei siti Natura 2000 dovrà dotarsi di un Piano di Gestione (PdG). Ad oggi, è soprattutto grazie a LIFE se, in Italia, il 41% dei progetti finora svolti include, tra le azioni previste, la redazione di un piano di gestione di un sito, di un habitat o di una specie di interesse comunitario oppure la redazione di un piano di azione per un sito o per una specie. In totale, grazie al finanziamento LIFE Natura, è stato possibile realizzare il piano di gestione per 102 siti, corrispondenti al 4% dei siti Natura 2000 designati dall’Italia (Picchi et Al., 2006).
La redazione dei PdG non prevede però una sua automatica adozione né assicura la sua effettiva implementazione. Le ragioni di questa situazione sono molteplici, ma fondamentalmente riconducibili alla poca chiarezza riguardo all’individuazione degli enti responsabili per la gestione del Sito Natura 2000, alla effettiva difficoltà nell’iter da seguire per l’approvazione di un PdG, con la conseguente incertezza sul suo effettivo potere vincolante e, soprattutto, alla mancanza di fondi per la realizzazione degli interventi previsti.
In linea teorica, il compito di redigere e attuare il PdG spetta all’amministrazione competente per la gestione del sito. In Italia, il DPR 357/97 individua nelle Regioni e nelle Province autonome gli organi competenti, i quali possono decidere se redigere il piano direttamente o affidarlo ad altri soggetti, come ad esempio le Comunità Montane.
Un PdG è uno strumento di pianificazione del territorio, finalizzato a tutelare la natura, tenendo conto anche dei fattori socio-economici locali, che deve essere elaborato al fine di garantire la conservazione della natura, attuare una politica di gestione completa, chiarire il ruolo e le responsabilità degli amministratori e identificare le risorse ed il lavoro necessario (Spinelli, 2005).
Sebbene in Italia dare attuazione a quanto pianificato risulti da sempre molto difficile, i piani di gestione, se opportunamente “calibrati” rispetto alle problematiche del loro territorio di competenza, possono rappresentare sia un utile strumento operativo per la difesa della biodiversità, sia uno strumento di sviluppo locale.
Un riferimento per la redazione di un piano di gestione è rappresentato dalle Linee Guida per la gestione dei SIC e delle ZPS (5). Le Linee Guida permettono l’integrazione della rete Natura 2000 negli strumenti preposti a definire l’assetto del territorio e sono supportate da un manuale per la gestione dei Siti Natura 2000, che rappresenta lo strumento tecnico per l’applicazione delle Linee Guida alle realtà locali e include indicazioni gestionali delle varie tipologie di SIC e ZPS, compatibili con lo sviluppo socioeconomico (Commissione Europea, 2000).

La rete Natura 2000 nello Sviluppo Rurale 2007-2013

«Valorizzare l'ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio» è uno degli obiettivi strategici delle politiche di sviluppo rurale per il periodo 2007-2013. Alla realizzazione di questo obiettivo è riservato uno specifico asse programmatorio. L’Asse II è, infatti, finalizzato al miglioramento dell’ambiente e del paesaggio prevedendo i classici interventi agro-ambientali e per il benessere degli animali, le politiche di forestazione protettiva e gli interventi a favore delle zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali (Trisorio et al., 2005; Romano et al., 2005).
Come per la passata programmazione (6) particolare attenzione verrà riservata agli agricoltori che operano nelle aree incluse nella rete Natura 2000 (Direttiva 92/43/CEE “habitat” e Direttiva 79/409/CEE “uccelli”). Per i soggetti che svolgono attività agricola (art. 38 del reg. n.1698/2005) e di silvicoltura (art. 46 del reg. n.1698/2005) in queste “aree soggette a vincoli naturali” verrà, infatti, concesso un sostegno per i maggiori costi e i minori ricavi che derivano dagli impegni ambientali (Saraceno, 2005).
Lo sviluppo rurale 2007-2013 riconosce, inoltre, la necessità di internalizzare le eventuali esternalità ambientali positive prodotte dagli agricoltori che operano nelle aree della rete Natura 2000 (7). Nel testo del nuovo regolamento sullo sviluppo rurale, al considerando 37, si legge, infatti, che «occorre compensare gli investimenti non remunerativi che siano necessari all'adempimento degli impegni assunti nel quadro dei regimi agro-ambientali o di altri obiettivi agro-ambientali o che nell'azienda valorizzino in termini di pubblica utilità le zone Natura 2000 o altre zone di grande pregio naturale». A tal fine è prevista la possibilità di concedere un sostegno «per investimenti aziendali che valorizzano in termini di pubblica utilità le zone Natura 2000 interessate o altre zone di grande pregio naturale definite nel programma» (punto b art. 41 del reg. n. 1698/2005).

Tabella 1 – Risorse finanziarie destinate all’implementazione delle misura 213 “Indennità Natura 2000”

Fonte: Ns. elaborazioni su bozze Programmi di Sviluppo Rurale 2007-2013

L’analisi dei piani finanziari di ripartizione delle risorse per misura (8) presenti nelle bozze dei Programmi di Sviluppo Rurale permette di quantificare l’importanza che le indennità rete Natura 2000 avranno nelle diverse regioni italiane. Come si può osservare dalla Tabella 1 quasi tutti i Programmi di Sviluppo Rurale prevedono l’attivazione della misura 213 “Indennità Natura 2000 e indennità connesse alla direttiva 2000/60/CE” che fornisce indennizzo agli agricoltori operanti nelle aree Natura 2000. Solo Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia non prevedono di attivare questa tipologia di intervento. Sono, inoltre, più di 119 i milioni di euro riservati in Italia all’implementazione della misura (0,7% del totale delle risorse pubbliche per lo sviluppo rurale e 1,7% del totale delle risorse pubbliche riservate all’Asse II “valorizzare l'ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio).
Sono, invece, 34,6 i milioni di euro riservati in Italia all’implementazione della misura 224 “Indennità Natura 2000” che fornisce indennizzo ai selvicoltori operanti nelle SIC e ZPS (0,2% del totale delle risorse pubbliche per lo sviluppo rurale e 0,5% del totale delle risorse pubbliche riservate all’Asse II “valorizzare l'ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio). In questo caso Valle D'Aosta, Lombardia, Provincia Autonoma di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia e Sardegna non prevedono di attivare questa tipologia di intervento. Le risorse complessivamente riservate all’implementazione dell’indennizzo degli agricoltori e dei silvicotori delle aree Natura 2000 in Italia ammontano, quindi, complessivamente a 156,12 milioni di euro. A queste risorse va aggiunto il sostegno agli investimenti aziendali non produttivi finalizzati all’incremento del valore ricreativo dei siti Natura 2000 previsto nell’ambito della misura 216 e della misura 227.
L’effettiva utilizzabilità di queste risorse appare, però, subordinata alla disponibilità nelle aree Natura 2000 dei Piani di Gestione. La concessione delle indennità previste dalle misure 213 e 224 appare, infatti, giustificata dalla presenza di svantaggi derivati dalle prescrizioni poste dai Piani di Gestione delle aree SIC e ZPS. Alla natura e all’intensità di questi impegni è, inoltre, subordinata l’effettiva quantificazione degli importi da erogare.

Tabella 2 – Risorse finanziarie destinate all’implementazione delle misure 224 “Indennità Natura 2000”

Fonte: Ns. elaborazioni su bozze Programmi di Sviluppo Rurale 2007-2013

Anche l’implementazione delle misure 216 e 227 è subordinata all’operatività dei Piani di Gestione SIC e ZPS. Le diverse tipologie di intervento ammissibili al sostegno dovranno essere realizzate, infatti, in maniera coerente con le peculiarità ambientali degli habitat e con le indicazioni operative presenti nei Piani di Gestione SIC e ZPS. In questo senso le aree SIC e ZPS sprovviste di Piani di Gestione operativi potrebbero essere escluse dalla possibilità di accedere al sostegno per la realizzazione degli investimenti non produttivi in quanto prive di uno strumento pianificatorio che sovrintenda alla coerenza complessiva degli interventi proposti.
L’assenza di Piani di Gestione preclude, inoltre, agli agricoltori la possibilità di sfruttare la misure 216 per la realizzazione di investimenti materiali necessari al rispetto di eventuali impegni volontari assunti nell’ambito di misure di conservazione di tipo contrattuale sottoscritte con gli enti di gestione delle aree Natura 2000. Anche in questo caso l’assenza dei Piani di Gestione non fornisce il riferimento pianificatorio per validare la coerenza degli interventi proposti. L’analisi condotta in precedenza rende evidente l’importanza che i Piani di Gestione assumeranno per l’effettiva implementazione delle misure dello sviluppo rurale 2007-2013 per la Rete Natura 2000. In questo senso è opportuno ricordare che l’articolo 57 «Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale» del reg. 1698 del 2005 offre la possibilità di erogare un sostegno per: «la stesura di piani di protezione e gestione dei siti Natura 2000». Il legislatore comunitario, quindi, con l’introduzione della misura 323 “tutela e riqualificazione del patrimonio rurale”, offre la chance agli enti gestori di dotarsi di un Piano di Gestione rendendo utilizzabili le misure per Natura 2000 dello sviluppo rurale 2007-2013 agli agricoltori e ai selvicoltori operanti nelle aree SIC e ZPS.

Considerazioni conclusive

La nuova disciplina per lo sviluppo rurale apre nuovi ed interessanti opportunità per lo sviluppo della rete Natura 2000. Con la riproposizione di forme di indennizzo per gli agricoltori e i selvicoltori operanti nelle SIC e ZPS e attraverso misure per il sostegno degli investimenti non produttivi per la conservazione e la valorizzazione degli ambienti naturali delle aree Natura 2000 il legislatore comunitario riconosce un ruolo cruciale alla rete Natura 2000 per la realizzazione degli obiettivi strategici (competitività, ambiente, qualità della vita e diversificazione economica nelle aree rurali) assegnati alle politiche di sviluppo rurale 2007-2013.
L’analisi condotta nelle precedenti pagine offre però l’occasione per formulare alcune considerazioni:

  • l’analisi delle bozze di programmi di sviluppo rurale ha evidenziato il peso finanziario non trascurabile assegnato dalle varie Regioni all’implementazione delle misure per la rete Natura 2000. Lo stesso esame ha però evidenziato come l’attivazione delle misure Natura 2000 sia subordinata all’effettiva disponibilità dei PdG per le SIC e ZPS;
  • è alquanto limitato il numero delle Regioni (Lombardia, Lazio e Toscana) che hanno finora definito proprie misure per la conservazione dei siti della rete Natura 2000. Le altre Regioni si sono, invece, limitate ad emanare proprie linee guida di indirizzo per i soggetti (Enti locali, ecc.) con il compito della redazione dei PdG (Graziano, 2006);
  • un nuovo e rinnovato interesse verso la conservazione e la valorizzazione delle aree SIC e ZPS dovrebbe derivare dalla recente approvazione del nuovo Regolamento LIFE+ che offre consistenti risorse finanziarie alla realizzazione di nuovi e più ambiziosi progetti di implementazione della rete Natura 2000.

La scelta di delegare alle Regioni il compito di stabilire le misure per la conservazione dei siti Natura 2000 sembra finora non avere sortito gli effetti attesi e potrebbe precludere l’accesso alle rivenienze provenienti dallo sviluppo rurale 2007-2013 e da altre forme. D’altronde la presenza di un atto pianificatorio di riferimento appare indispensabile per garantire la coerenza degli interventi realizzati dagli agricoltori e dai selvicoltori nelle aree Natura 2000 con gli interessi collettivi di governo del territorio. La definizione di direttrici di sviluppo del territorio è, anche in questo caso, compito precipuo dei soggetti istituzionali e non può essere ulteriormente procrastinato. Per superare comunque l’ostacolo della indisponibilità dei PdG per l’implementazione delle misure dello sviluppo rurale nelle aree Natura 2000 si propone di:

  • riservare particolare attenzione alla promozione della misura 323 “tutela e riqualificazione del patrimonio rurale”, che prevede il sostegno agli enti gestori che intendono dotarsi di un PdG per i SIC e ZPS nelle aree Natura 2000;
  • istituire una azione di “accompagnamento” a titolarità regionale che supporti gli enti gestori nella definizione, implementazione e attuazione dei PdG e che potrebbe trovare copertura finanziaria con le risorse di assistenza tecnica previste nei piani finanziari dei PSR regionali;
  • verificare l’ipotesi di far riferimento ai Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP) laddove essi assumano la funzione di indirizzo alla gestione delle aree naturali presenti sul territorio.

Note

(1) Gli utili commenti di Patrizia Consiglio e dell'anonimo lettore della Rivista ci hanno permesso di migliorare una prima versione del lavoro.
(2) Decisione del Consiglio del 20 febbraio 2006 relativa agli orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale (periodo di programmazione 2007-2013) (2006/144/CE).
(3) Progetto “Bioitaly” cofinanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma LIFE Natura 1994. Le aree sono comunque tuttora ancora oggetto di riperimetrazioni ad opera delle amministrazioni regionali.
(4) Regolamento (CE) n. 614/2007 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 maggio 2007 riguardante lo strumento finanziario per l’ambiente (LIFE+), GU L 149 del 9.6.2007.
(5) Linee Guida per la gestione dei Siti d’Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, approvate con decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 224 del 24 settembre 2002).
(6) Secondo l’art 16 comma 1 del reg. n. 1257 del 1999: «Gli agricoltori possono usufruire di un aiuto sotto forma di pagamenti volti a compensare i costi e le perdite di reddito originati, nelle zone sottoposte a vincolo ambientale, dall'attuazione di limitazioni risultanti dall'applicazione delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE, se e per quanto detti pagamenti siano necessari per risolvere i problemi specifici derivanti dall'applicazione delle citate direttive».
(7) Secondo gli Orientamenti Strategici Comunitari «I sistemi di conduzione agricola ad elevata valenza naturale hanno un ruolo di prim’ordine nella preservazione della biodiversità e degli habitat, così come nella protezione dell’ambiente e della qualità dei suoli. Nella maggior parte degli Stati membri questo tipo di gestione agricola occupa dal 10 % al 30 % della superficie agricola, mentre in alcune zone l’abbandono dell’agricoltura potrebbe comportare gravi rischi ambientali».
(8) Il comma 7 dell’allegato II del regolamento (CE) n. 1974/2006 della Commissione del 15 dicembre 2006 “recante disposizioni di applicazione del regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)” prevede la necessità di inserire una ripartizione indicativa per misura di sviluppo rurale (in euro per l’insieme del periodo) nel testo del Programma di Sviluppo Rurale.

Riferimenti bibliografici

  • Commissione Europea, La gestione dei siti della rete Natura 2000 - Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della direttiva «Habitat» 92/43/CEE, 2000 [pdf]
  • Graziano, G., Il recepimento delle linee guida da parte delle Regioni, contributo presentato al Convegno “Il contributo di LIFE Natura all’applicazione della direttiva Uccelli e Habitat e alla conservazione della natura in Italia, Roma, 4 luglio 2006 [pdf]
  • Picchi, S., Scalera, R., Zaghi, D, Il bilancio di LIFE Natura in Italia - Indicazioni e prospettive per il futuro. Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio - Direzione Generale Protezione della Natura, Roma, 224.pp, 2006. [pdf]
  • Petrella, S., Bulgarini, F., Cerfolli, F., Polito, M., Teofili C., (a cura di), Libro Rosso degli Habitat d’Italia della Rete Natura 2000, WWF Italia, ONLUS, Roma, 2005. [pdf]
  • Romano, R., Cesaro, L., “Le politiche forestali" in INEA, (a cura di), La Riforma dello Sviluppo Rurale: Novità e Opportunità, Strumenti per la programmazione 2007-2013, Quaderno n.1, Roma, 2005.
  • Saraceno, E., “La futura politica di sviluppo rurale dell’Unione Europea”, Agriregionieuropa, n.2, Ancona, 2005. [link]
  • Spinelli O. - Comunità Ambiente, Integrated management of Natura 2000 sites. The contribution of LIFE Nature projects, LIFE Focus - Commissione Europea, 2005. [pdf]
  • Trisorio, A., Povellato, A., “Gli interventi a favore dell’agroambiente” in INEA, (a cura di), La Riforma dello Sviluppo Rurale: Novità e Opportunità, Strumenti per la programmazione 2007-2013, Quaderno n.1, Roma, 2005.

 

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