Finestra sulla PAC n.17

Finestra sulla PAC n.17
  Istituto Nazionale di Economia Agraria

Il 3 marzo 2010 la Commissione europea ha lanciato la strategia “Europa 2020” [pdf] [pdf], un piano di lungo periodo per uscire dalla crisi e preparare l’economia dell’Unione all’orizzonte del 2020. La nuova strategia sostituisce la strategia di Lisbona adottata nel 2000 che puntava a far divenire l’Europa “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale” entro il 2010.
“Europa 2020” si basa su tre priorità – crescita intelligente, crescita sostenibile e crescita inclusiva – per sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e l’innovazione, più efficiente nell’uso delle risorse, competitiva e più verde, con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale. A tal fine la Commissione propone cinque traguardi da raggiungere entro il 2020, che gli Stati membri dovranno tradurre in obiettivi e strategie nazionali calibrati sulla base delle situazioni di partenza.
I cinque obiettivi riguardano:

  • occupazione: il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni dovrà avere un lavoro;
  • ricerca e sviluppo: il 3% del PIL dovrà essere dedicato ad attività di R&S;
  • ambiente: raggiungimento del traguardo “20/20/20” (impegni già presi dall’UE nell’ambito del pacchetto clima-energia per ridurre del 20% le emissioni di gas-serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di energia da fonti rinnovabili);
  • scolarizzazione: (ridurre al 10% il tasso di abbandono scolastico e aumentare al 40% la percentuale di laureati tra i giovani);
  • povertà: ridurre di 20 milioni il numero delle persone a rischio povertà.

Il raggiungimento degli obiettivi sarà facilitato da un approccio tematico mediante l’attuazione di sette iniziative faro che avranno il compito di catalizzare i progressi compiuti in ciascuno degli ambiti tematici.
Nella strategia “Europa 2020” il riferimento all’agricoltura e al contributo delle sue politiche al raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo è piuttosto limitato. Si afferma che nel prossimo quadro finanziario dovrà essere fatta attenzione al modo in cui i vari strumenti di finanziamento, tra i quali i fondi di sviluppo rurale e agricolo, saranno strutturati per la realizzazione degli obiettivi di “Europa 2020”. Nell’ambito degli obiettivi, invece, il riferimento all’agricoltura si rinviene rispetto ai suoi effetti ambientali. Nell’iniziativa faro “Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse”, che ricade nella priorità della crescita sostenibile, si afferma che per raggiungere gli obiettivi in termini di riduzione delle emissioni di carbonio e di biodiversità occorre “utilizzare il contributo delle politiche di coesione, agricola, di sviluppo rurale e marittima per affrontare il cambiamento climatico, in particolare mediante misure di adattamento basate su un uso più efficiente delle risorse, che contribuiranno anche a migliorare la sicurezza alimentare mondiale.”
Nel vertice dei prossimi 25 e 26 marzo, i capi di Stato e di Governo saranno chiamati ad adottare il documento ed entro giugno gli Stati membri dovranno sottomettere i programmi e gli obiettivi nazionali. Se nessun cambiamento interverrà nel frattempo per integrarvi il ruolo che l’agricoltura può giocare nel contrastare la crisi e contribuire alla crescita dell’UE, toccherà alla Commissione incorporare nelle proposte sul futuro della PAC dopo il 2013 gli obiettivi di lungo periodo della strategia europea all’orizzonte del 2020 che verteranno principalmente sul contributo dell’agricoltura al raggiungimento degli obiettivi ambientali.

Notizie: 
Notizie flash

Valutazione delle misure della PAC relative al tabacco (agosto 2009)

Come noto, a partire dal 1° gennaio 2010 è entrata in vigore la seconda tranche della riforma prevista nel 2004 per il settore del tabacco: disaccoppiamento totale degli aiuti e trasferimento al secondo pilastro della PAC del 50% del plafond storico maturato nell'ambito del primo pilastro. Il settore è stato oggetto di due studi di valutazione degli effetti della riforma, uno da parte della Commissione europea e un altro da parte del Parlamento europeo. La Commissione ha reso noto un rapporto di valutazione [pdf] commissionato alla COGEA sull’impatto delle modifiche apportate dal regolamento (CE) n. 1782/2003 [pdf] alle misure di sostegno al tabacco. Il rapporto ha evidenziato come la riforma abbia condotto ad un miglioramento qualitativo del tabacco presente sul mercato e ad un aumento dei prezzi ricevuti dai produttori, differenziato per Stato membro e per gruppo varietale. Allo stesso tempo, si è avuta una riduzione della produzione, tanto più marcata quanto maggiore è stato il tasso di disaccoppiamento degli aiuti prescelto. Solo la Polonia negli stessi anni (2000-2008) ha aumentato la produzione. Soprattutto nei “vecchi” Stati membri la riforma ha favorito l’aumento della superficie mediamente a disposizione di ciascun tabacchicoltore. L’analisi ha inoltre messo in evidenza come le colture alternative risultino poco competitive rispetto al tabacco, sebbene le simulazioni dimostrino che le aziende che abbandonano il tabacco restano comunque in grado di produrre reddito, facendo registrare margini positivi. Questo anche grazie alla riduzione della manodopera salariata (della quale c’è meno bisogno per le colture sostitutive del tabacco) e alla massimizzazione di quella familiare. Lo studio commissionato dal Parlamento europeo [pdf] conferma la riduzione della superficie tabacchicola, soprattutto delle varietà fuori mercato, e la riduzione della produzione nei “vecchi” Stati membri, compensata dall’aumento della produzione verificatosi in seguito agli allargamenti del 2004 e del 2007. Lo studio del Parlamento europeo focalizza l’attenzione sulle conseguenze sociali connesse alla riduzione degli occupati nel settore, composti prevalentemente dalle donne della famiglia del conduttore e da immigrati (sia extra che intra-comunitari), con scarse possibilità di trovare occupazioni alternative. Lo studio sostiene che le valutazioni della DG AGRI che hanno accompagnato la riforma relativamente agli effetti sui prezzi del tabacco sono corrette, solo che il livello di prezzo tale da consentire alle aziende di continuare a produrre tabacco in assenza di sussidi non verrà raggiunto nel 2010 ma nel 2013. Per questo motivo occorrerebbe prolungare l’attuale aiuto accoppiato fino al 2013, finanziandolo con una apposita tassa applicata sul consumo di sigarette e altri prodotti tabacchicoli. Ciò consentirebbe di raggiungere gli stessi risultati in termini di adeguamento dei prezzi, ma con una minore perdita di aziende e posti di lavoro (si salverebbero circa 80.000 aziende, delle quali poco meno di 7.000 in Italia, e oltre 200.000 posti di lavoro).

Accordi euromediterranei (settembre 2009)

Un recente studio ha analizzato gli effetti degli accordi euromediterranei tra l’UE e cinque paesi del Mediterraneo (Egitto, Giordania, Israele, Marocco e Tunisia) al fine di fornire indicazioni utili ai policy-maker sui passi da intraprendere per implementare la Euro-Mediterranean Roadmap a partire dal 2010 [pdf] [pdf]. L’analisi mette in evidenza come i potenziali accordi Sud-Sud, cioè tra i paesi del bacino del mediterraneo (non europei) avranno un impatto limitato e difficilmente potranno condurre alla creazione di commercio netto. Questo perché i paesi del mediterraneo hanno strutture del commercio sempre più simili tra loro e quindi difficilmente saranno in grado di divenire l’un l’altro il partner naturale di commercio, così come lo è invece l’UE. Riguardo proprio a questo aspetto, le prime valutazioni di impatto indicano che gli Accordi sono stati efficaci nell’aumentare gli scambi con l’UE solo nel caso di Egitto e Tunisia, mentre non si rileva alcun impatto per Giordania, Israele e Marocco. Gli autori dello studio sottolineano, tuttavia, come il periodo analizzato sia troppo breve per poter valutare l’impatto complessivo degli accordi.
Riguardo all’avanzamento degli accordi tra UE e paesi del Mediterraneo si segnala la firma di un verbale con il Marocco che conclude i negoziati tra i due paesi per la liberalizzazione del commercio agricolo [pdf]. L’accordo, che dovrà essere approvato dalle rispettive autorità, prevede la liberalizzazione immediata del 45% delle importazioni del Marocco provenienti dall’UE e del 55% delle importazioni dell’UE provenienti dal Marocco. Per i prodotti più sensibili viene previsto un miglioramento delle condizioni di accesso al mercato, pur in presenza di contingenti tariffari o calendari di produzione.

Il funzionamento della filiera alimentare nell’UE (ottobre 2009)

La Commissione europea ha pubblicato una comunicazione su come migliorare il funzionamento della filiera alimentare nell’UE [pdf] [pdf] [pdf]. La Comunicazione propone di promuovere relazioni durature e basate sul mercato tra gli operatori della catena, migliorare la trasparenza lungo la catena e favorire l’integrazione e la competitività della filiera alimentare europea in tutti gli Stati membri. Tra le azioni concrete si segnalano l‘individuazione delle pratiche commerciali scorrette e la messa a punto di un sistema di monitoraggio per affrontare gli aspetti relativi alla concorrenza; la definizione di contratti standard da usare volontariamente; la messa a disposizione di informazioni sul livello dei prezzi negli Stati membri di prodotti simili; il monitoraggio della formazione dei prezzi lungo la filiera di prodotti selezionati all’interno degli Stati membri. L’obiettivo è di identificare e rimuovere le distorsioni di mercato che hanno contribuito all’asimmetria nella trasmissione dei prezzi lungo la catena di approvvigionamento alimentare. La Commissione presenterà un rapporto sullo stato di avanzamento delle misure proposte entro novembre 2010. Il dibattito che si è successivamente sviluppato tra gli Stati membri esprime un sostanziale accordo sulla necessità di una regolamentazione della filiera alimentare ma un’altrettanto ampia divergenza sulle regole da adottare, su quanto debbano essere stringenti (obbligatorie o volontarie) e su chi debba deciderle (UE o Stato membro).

Modifica del regolamento (CE) n. 73/2009 (novembre 2009)

Il regolamento (CE) n. 73/2009 [pdf] è stato modificato dal regolamento (CE) n. 1250/2009 [pdf] per chiarire alcune difficoltà di interpretazione, affrontare il verificarsi di possibili situazioni precedentemente non previste e concedere maggiore flessibilità agli Stati membri. In merito al meccanismo di disciplina finanziaria, il regolamento (CE) n. 1250/2009 chiarisce che la spesa connessa al mercato e ai pagamenti diretti, da raffrontare al submassimale della rubrica 2, deve essere quella che risulta prima dell’applicazione della modulazione e dei trasferimenti di risorse allo sviluppo rurale a vario titoli stabiliti (fondi non utilizzati ed eventuali trasferimenti dall’OCM vino). La maggiore flessibilità riguarda invece i paesi che hanno in precedenza scelto il parziale disaccoppiamento degli aiuti nel settore delle carni bovine e ovicaprine, dando loro la possibilità di differenziare l’attuazione del regime a livello regionale; inoltre, è stato esteso al 1° gennaio 2010 il termine entro il quale comunicare alla Commissione l’attivazione di specifiche misure per il settore lattiero-caseario nell’ambito dell’art. 68 del regolamento (CE) n. 73/2009.

Semplificazione della PAC (novembre 2009)

La Commissione europea ha presentato una relazione [pdf] nella quale raccoglie e valuta 39 proposte di semplificazione della PAC presentate dagli Stati membri al termine di un processo di consultazione. La relazione indica anche i risultati finora ottenuti facendo seguito al Piano di Azione avviato nel 2006 [pdf] e illustra i progetti di semplificazione nei quali è attualmente impegnata. Gli ambiti di riferimento delle proposte si possono ricondurre a questioni generali o legate ai mercati, ai pagamenti diretti, alla condizionalità e allo sviluppo rurale. Alcune proposte sono state accolte. Tra queste si segnalano due regolamenti con i quali sono stati abrogati 33 atti divenuti obsoleti [pdf] [pdf]. In altri casi i servizi della Commissione stanno lavorando per trovare soluzioni alternative a quelle suggerite. In altri ancora, la Commissione ritiene di non poter accettare le proposte, ad esempio perché la semplificazione suggerita non è di tipo “tecnico” ma implica cambiamenti della politica. L’obiettivo finale del processo di semplificazione è la riduzione del 25% degli oneri amministrativi entro il 2012.
Per maggiori informazioni [link].

Studio sull’impatto della condizionalità su ambiente e biodiversità (novembre 2009)

Un recente studio ha valutato gli effetti ambientali e sulla tutela della biodiversità della condizionalità [pdf]. Lo studio, condotto da Birdlife International, sottolinea la sostanziale inefficacia dello strumento principalmente a causa del fatto che, essendo disegnato per fornire una giustificazione ai pagamenti diretti del regime di pagamento unico, presenta delle debolezze strutturali che il processo di semplificazione in atto tenderà ad aggravare. Considerato l’enorme ammontare di risorse utilizzato per finanziare la PAC, gli autori auspicano che questi fondi siano utilizzati a sostegno dell’ottenimento di beni pubblici e obiettivi ambientali mediante una radicale riforma che si ispiri ai “principi” che stanno alla base delle politiche di sviluppo rurale: partenariato sociale, impegni dei beneficiari sulla base di “contratti”, trasparenza, programmazione, monitoraggio.

Studio sulle aziende agricole delle aree montane (dicembre 2009)

La Commissione europea ha reso noto un documento di lavoro nel quale si presenta un quadro aggiornato sulla situazione delle aziende agricole montane e sugli strumenti di sostegno disponibili nel primo e secondo pilastro della PAC per tali aziende [pdf] [pdf] [pdf]. Il documento vuole essere un contributo al dibattito lanciato nel 2008 dalla risoluzione del Parlamento europeo [pdf] sulla situazione e le prospettive delle aziende agricole delle aree collinari e montane. Il documento mette in evidenza come in nove Stati membri tra i 14 analizzati, il complessivo sostegno diretto pubblico ricevuto dalle aziende montane che ricadono nelle aree svantaggiate (calcolato come media del biennio 2004-2005) è superiore a quello ricevuto nelle altre aree (svantaggiate non montane e non svantaggiate). Tale dato è confermato facendo riferimento agli aiuti ricevuti tramite il primo e secondo pilastro della PAC nel 2007. Lo studio conclude indicando alcuni prerequisiti sui quali basare lo sviluppo di una politica comunitaria per le aree rurali montane e rendere il contributo della PAC più efficace.

Zucchero (dicembre 2009 - gennaio 2010)

Per tenere conto degli effetti della crisi finanziaria mondiale sui programmi di ristrutturazione nazionali nel settore dello zucchero che, in alcuni Stati membri, hanno subito rilevanti cambiamenti, il regolamento (CE) n. 1204/2009 [pdf] (che modifica il regolamento (CE) n. 968/2006 [pdf]) permette di posticipare al 30 settembre 2011 il termine entro il quale realizzare le misure e gli interventi previsti dai piani nazionali e al 30 settembre 2012 l’ultimo pagamento relativo all’aiuto alla diversificazione, all’aiuto supplementare alla diversificazione e all’aiuto transitorio. La Commissione europea ha, nel frattempo, considerato un successo la riforma dell’OCM che ha portato alla riduzione delle quote di circa 6 milioni di tonnellate, il 96,6% dell’obiettivo prefissato, rendendo il settore più competitivo [pdf]. Inoltre, tenuto conto degli elevati prezzi raggiunti dallo zucchero sul mercato mondiale e dei prezzi e dei costi di produzione interni all’UE, la Commissione ha autorizzato l’esportazione di 500 mila tonnellate di zucchero fuori quota per la sola campagna di commercializzazione 2009/10 in quanto, a tali condizioni, risulta non sovvenzionata e quindi pienamente in linea con gli obblighi internazionali dell’UE [pdf]. Si ricorda che nel 2004 un panel del WTO, promosso da Australia, Brasile e Tailandia, ha stabilito che nel computo delle esportazioni sussidiate da confrontare con gli impegni assunti dall’UE in applicazione dell’accordo GATT vanno considerate anche le esportazioni “fuori quota”, cioè quelle per le quali l’UE non paga alcuna restituzione, perché esse godono indirettamente di un sussidio (cross-subsidisation) derivante dall’elevato prezzo garantito sul mercato comunitario alla produzione di zucchero entro la quota. Questo permetterebbe di immettere sul mercato mondiale zucchero “fuori quota” ad un prezzo più basso del costo medio di produzione.

Crisi del settore lattiero-caseario (dicembre 2009 - gennaio 2010)

Facendo seguito agli impegni assunti dall’UE nel luglio 2008 per risollevare il settore lattiero-caseario in crisi [pdf], la Commissione europea ha approvato 13 programmi per la promozione del consumo di latte e derivati nell’UE per complessivi 35,8 milioni di euro, dei quali 17,9 milioni a carico dell’UE [pdf]. Per incoraggiare la ristrutturazione del settore si è stabilito che, per la sola campagna 2009/10, il prelievo sulle eccedenze a carico dei produttori di latte sia calcolato sulla quota nazionale ridotta delle quote riscattate e versate alla riserva nazionale. La differenza tra le somme prelevate e le somme dovute a Bruxelles dovrà essere utilizzata dallo Stato membro per finanziare misure di ristrutturazione del settore [pdf]. Infine, con il regolamento (CE) n. 1233/2009 [pdf] la Commissione ha reso disponibile un importo di 300 milioni di euro, il cosiddetto “fondo latte”, per sostenere i produttori di latte colpiti dalla crisi del settore. Le risorse sono state ripartite tra i paesi in funzione della produzione 2008/09 nell’ambito della quota (la somma attribuita all’Italia è pari a 23 milioni di euro). Il regolamento dispone che gli Stati membri comunichino entro il 31 marzo 2010 i criteri oggettivi utilizzati per ripartire i fondi tra i beneficiari e entro il 30 agosto 2010 gli aiuti versati, il numero e il tipo di beneficiari. I pagamenti dovranno essere effettuati entro il 30 giugno 2010.

Studio sull’impatto della modulazione (gennaio 2010)

La Commissione europea ha reso pubblico uno studio [pdf] [pdf] sull’impatto economico, sociale e ambientale della modulazione obbligatoria in due scenari: quello base (5%) e quello proposto dalla Commissione nell’ambito dell’Health Check (13%). Lo studio suggerisce che la modulazione tende a redistribuire risorse finanziarie dalle aziende più grandi a quelle più piccole, sebbene la partecipazione di queste ultime ai programmi di sviluppo rurale in alcuni Stati membri sia limitata. In particolare, la redistribuzione avviene in favore delle aziende zootecniche, che sono le principali beneficiarie dell’Asse 2, delle aziende che hanno accesso alle risorse dell’Asse 1, delle aziende forestali e della più ampia economia rurale. Attraverso modelli e casi studio nazionali, lo studio valuta l’impatto della modulazione sulle strutture aziendali, la produzione, la competitività, il reddito agricolo, l’occupazione, la qualità della vita e l’ambiente.

Studio sui beni pubblici ambientali (gennaio 2010)

L’IEEP (Institute for European Environmental Policy) ha pubblicato uno studio commissionato dalla DG AGRI sulla fornitura di beni pubblici da parte dell’agricoltura nell’Unione europea [pdf] [pdf] [pdf]. Lo studio focalizza l’attenzione solo sui beni pubblici ambientali e in particolare su quelli per i quali è evidente la presenza di uno sbilanciamento tra la domanda della società e l’offerta, e che hanno una importante interazione con l’agricoltura. Lo studio dimostra che la società attribuisce un elevato valore ai beni pubblici ambientali, i quali sono importanti, oltre che per il loro valore intrinseco, anche per il ruolo che potrebbero potenzialmente giocare nello stimolare le attività economiche in alcune aree rurali. Lo studio suggerisce che la fornitura di beni pubblici potrebbe essere una valida giustificazione per la PAC del futuro. A questo scopo, gli obiettivi ambientali dovrebbero essere meglio integrati nella cornice di riferimento della PAC e ben bilanciati rispetto alla dimensione economica e sociale dell’agricoltura. Infatti, sulla base di una valutazione qualitativa della fornitura di beni pubblici associati all’agricoltura europea all’orizzonte temporale del 2020, effettuata comparando i risultati di quattro differenti scenari, lo studio dimostra che i migliori risultati si ottengono in presenza di un set di misure tali da fornire sufficienti incentivi per incoraggiare una gestione appropriata della terra e da garantire la vitalità economica della superficie agricola.

Health Check e sviluppo rurale (gennaio 2010)

La Commissione europea ha reso nota la ripartizione dei fondi derivanti dalla modulazione aggiuntiva e dal Piano europeo di ripresa economica (EERP – European Economic Recovery Package) tra le nuove sfide lanciate dall’Health Check, compresa la diffusione della banda larga nelle aree rurali [pdf]. La salvaguardia della biodiversità ha totalizzato il 31,2% dei quasi 5 miliardi di euro supplementari a disposizione dei PSR. Seguono la gestione delle risorse idriche (26,9%), la ristrutturazione del settore lattiero-caseario (14,5%), la lotta ai cambiamenti climatici (14,2%), la diffusione della banda larga (7,3%), la promozione delle energie rinnovabili (5,6%) e l’innovazione (0,3%). Tra i paesi, Francia e Germania hanno ottenuto le maggiori risorse supplementari (rispettivamente, 20% e 19% del totale). L’Italia ha ottenuto un incremento dei PSR (solo quota comunitaria) di 465 milioni di euro (pari al 9,4% del totale), destinati per il 20% alla diffusione della banda larga, per il 19% ciascuna alla ristrutturazione del settore lattiero-caseario e alla gestione delle risorse idriche, per il 18% ciascuna alla tutela della biodiversità e ai cambiamenti climatici e per il 6% alle energie rinnovabili.

Studio sul valore economico degli ecosistemi e della biodiversità (gennaio 2010)

Facendo seguito all’invito del G8+5 dei Ministri dell’Ambiente riunitisi a Postdam nel 2007 è stato realizzato uno studio indipendente, con il sostegno finanziario della Commissione europea, sul valore economico della perdita di biodiversità. Lo studio “TEEB – The Economics of Ecosystems and Biodiversity for national and international Policy Maker 2009[pdf] si pone l’obiettivo di dimostrare ai policy-makers che il fallimento del mercato nel tenere in considerazione il valore degli ecosistemi ha un importante risvolto economico e non solo ambientale. Non riconoscere o sottovalutare i servizi resi dagli ecosistemi e dalla biodiversità conduce a scelte politiche sbagliate, che non solo aggravano la perdita di biodiversità ma hanno anche un impatto negativo sul benessere dell’uomo, in particolare degli strati più poveri delle aree rurali che sono fortemente dipendenti dalle risorse naturali di base in termini di salute pubblica, sicurezza alimentare, scelte dei consumatori e opportunità di mercato.

Health Check: regolamenti applicativi (febbraio 2010)

La Commissione europea ha emanato i regolamenti applicativi del regolamento (CE) n. 73/2009 [pdf] sui regimi di sostegno diretto. Il regolamento (CE) n. 1120/2009 [pdf] reca le modalità di applicazione del regime di pagamento unico; il regolamento (CE) n. 1121/2009 [pdf] fissa le norme per garantire una gestione efficiente dei regimi di aiuto, comunitari e nazionali, previsti nel titolo IV del regolamento 73/2009 (riso, patate da fecola, colture proteiche, frutta a guscio, ecc.) e dei pagamenti diretti in favore nei nuovi Stati membri. Il regolamento (CE) n. 1122/2009 [pdf], successivamente modificato dal regolamento (CE) n. 146/2010 [pdf], stabilisce le modalità di applicazione della modulazione, della condizionalità e del sistema integrato di gestione e controllo per tenere conto anche della inclusione del settore vitivinicolo nell’OCM unica [pdf].

Rapporto sui requisiti di sostenibilità della biomassa (febbraio 2010)

La Commissione europea ha adottato un rapporto sui requisiti di sostenibilità richiesti per gli usi energetici della biomassa, diversa da biocarburanti e bio-liquidi [pdf] [pdf] [pdf] [pdf], così come richiesto dall’articolo 17 (9) della Direttiva sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili, adottata nel 2009 [pdf]. Si ricorda che tale Direttiva ha fissato al 10% la quota di energia ottenuta da fonte rinnovabile nel settore dei trasporti da raggiungere nel 2010. Il rapporto prende spunto dai risultati della consultazione pubblica del 2008 e dallo schema adottato in favore dei biocarburanti e bioliquidi nell’ambito della Direttiva del 2009. Il rapporto afferma che l’enorme varietà di materia prima per la produzione di biomassa e l’importanza di quest’ultima nel raggiungimento degli obiettivi prefissati non rendono opportuno proporre criteri vincolanti validi per tutta l’UE. È invece più appropriato fornire raccomandazioni alle quali gli Stati membri dovranno conformarsi nell’individuazione dei criteri di sostenibilità applicati nell’ambito di ciascun regime nazionale. Tali raccomandazioni prevedono:

  • un divieto ad usare materia prima per biomassa proveniente da terreni che presentano un elevato valore in termini di biodiversità, che presentano un elevato stock di carbonio, che erano torbiere;
  • una metodologia comune di calcolo per verificare che la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra derivante dall’uso di biomassa sia pari almeno al 35 %;
  • che tale calcolo di performance non sia applicato a rifiuti e residui diversi dai residui dell’agricoltura, dell’acquacoltura, della pesca e della silvicoltura;
  • che gli Stati membri diano preferenza agli impianti che garantiscono la maggiore efficienza di conversione dell’energia.

Gli Stati membri dovranno comunicare alla Commissione tutte le informazioni necessarie a permettere il monitoraggio dell’origine della biomassa. Entro il 31 dicembre 2011, sulla base dei piani di azione nazionale presentati dagli Stati membri (la cui scadenza è il 30 giugno 2010), la Commissione produrrà un rapporto sull’applicazione dei regimi nazionali e sulla opportunità di definire dei criteri vincolanti per l’UE.

Scenar 2020-II: preparing for change (marzo 2010)

La DG AGRI ha reso noto uno studio “Scenar 2020-II” [pdf] che aggiorna un primo studio sul futuro dell’agricoltura europea e del mondo rurale (“Scenar 2020”), realizzato nel dicembre 2006 [pdf] L'obiettivo è di identificare le “forze” in grado di influenzare l’evoluzione dell’agricoltura all’orizzonte del 2020 e l'aggiornamento è stato realizzato per tenere conto dei cambiamenti intervenuti negli ultimi anni a seguito della riforma delle politiche e della crisi economico-finanziaria. Sulla base di queste “forze”, il nuovo studio mette a confronto i risultati di tre scenari, basati su alcune assunzioni relative alla evoluzione della politica agricola e commerciale dell’UE (proseguimento dell’attuale politica, conservativo e di piena liberalizzazione), su reddito e occupazione agricoli, cambiamenti strutturali, produzione, uso e prezzo della terra, ambiente. Lo studio dimostra come in tutti gli scenari è altamente probabile il declino dell’agricoltura nella formazione del reddito e dell’occupazione, con effetti diversificati tra territori per via delle forti differenze nella competitività della produzione agricola e della struttura dell’industria agroalimentare nell’UE.

Attività MIPAAF - AGEA

Applicazione della riforma dell’OCM vino (novembre 2009 – gennaio 2010)

Il MiPAAF ha proceduto alla rimodulazione tra Regioni e Province Autonome dell’importo di 98 milioni di euro destinato alla misura di ristrutturazione e riconversione dei vigneti previsto dal Piano nazionale di sostegno per il 2010 (Tabella 1) [pdf].

Tabella 1 - Italia. Ripartizione regionale dei fondi per la riconversione e ristrutturazione dei vigneti. Anno 2010

Regioni e
Province Autonome
Importi messi a disposizione del FEASR
(euro) (%)
Piemonte 7.527.700 7,7
Valle d’Aosta 0 0,0
Lombardia 4.080.100 4,2
Bolzano 603.200 0,6
Trento 7.589.500 7,7
Veneto 7.527.700 7,7
Friuli Venezia Giulia 2.413.500 2,5
Liguria 0 0,0
Emilia Romagna 8.696.600 8,9
Toscana 8.877.800 9,1
Umbria 3.221.700 3,3
Marche 3.318.200 3,4
Lazio 1.988.800 2,0
Abruzzo 3.946.400 4,0
Molise 366.600 0,4
Campania 2.197.300 2,2
Puglia 10.173.700 10,4
Basilicata 822.000 0,8
Calabria 1.964.300 2,0
Sicilia 25.606.700 26,1
Sardegna 3.322.100 3,4
Importo non assegnato 69.300 0,1
Totale 98.000.000 100,0

Fonte: MiPAAF

Relativamente al regime di estirpazione dei vigneti, il regolamento (CE) n. 1092/2009 [pdf] ha fissato, per la campagna 2009/10, al 50,125% la percentuale unica di accettazione delle domande di premio all’estirpazione presentate negli Stati membri e da questi comunicate alla Commissione. La dotazione finanziaria per il pagamento del relativo premio per l’Italia è pari a poco più di 100 milioni di euro (Tabella 2), a fronte di richieste di estirpazione che superano 202 milioni di euro per un totale di oltre 21 mila ettari [pdf]. La graduatoria nazionale delle domande (per un totale di 10.815 ettari) privilegerà i “viticoltori” che estirpano l’intera superficie vitata aziendale e i viticoltori più anziani [pdf]. I viticoltori che hanno beneficiato del premio all’estirpazione avranno diritto ad accedere al regime di pagamento unico. Ad essi verrà assegnato un titolo all’aiuto per ogni ettaro di superficie estirpata che ha beneficiato del premio. Il valore dei diritti all’aiuto è calcolato sulla base del valore medio dei titoli in ciascuna delle tre regioni individuate dal decreto, ma non potrà essere superiore a 350 euro/ha [pdf].

Tabella 2 - UE - Dotazioni finanziarie nazionali per il regime di estirpazione dei vigneti. Campagna 2009/10.

Stato Membro Dotazione finanziaria per il regime di estirpazione
(euro) (%)
Bulgaria 197.767 0,1
Repubblica ceca 33.666 0,0
Germania 492.251 0,1
Grecia 4.469.560 1,3
Spagna 149.939.881 44,9
Francia 48.343.219 14,5
Repubblica ceca 33.666 0,0
Italia 101.615.367 30,4
Cipro 3.403.165 1,0
Lussemburgo 6.146 0,0
Ungheria 12.926.940 3,9
Malta 0 0,0
Austria 2.078.319 0,6
Portogallo 7.953.097 2,4
Romania 1.208.903 0,4
Slovenia 362.533 0,1
Slovacchia 968.896 0,3
Totale 333.999.710 100,0

Fonte: elaborazioni su dati Commissione europea

Sono state inoltre fissate le modalità di attuazione della misura “vendemmia verde” [pdf], cioè della eliminazione totale dei grappoli d’uva non ancora giunti a maturazione azzerare la resa dell’intera superficie vitata della particella catastale. La dotazione finanziaria prevista per la campagna 2010 è pari a 30 milioni di euro.
Infine, a decorrere dal 1° agosto 2009 i regolamenti (CE) n. 1234/2007 (OCM unica) [pdf] e 607/2009 [pdf] si applicano al settore vitivinicolo. Ciò ha comportato la necessità di adottare le disposizioni nazionali relative alle menzioni tradizionali dei vini DOP e IGP ed all'etichettatura e presentazione di determinati prodotti vitivinicoli, oltre alla definizione delle varietà' di vite o loro sinonimi che possono figurare o da escludere nell'etichettatura e presentazione dei vini che non hanno una DOP o IGP [pdf]. Per maggiori informazioni sulla situazione di mercato comunitaria nel settore del vino si veda la pagina ad hoc predisposta dalla DG AGRI.

Condizionalità 2010 (gennaio 2010)

A seguito delle modifiche apportate dall’Health Check, il MiPAAF ha emanato il decreto di applicazione della condizionalità per il 2010, che integra in una cornice unica di riferimento anche le riduzioni ed esclusioni per infrazioni nell’ambito dello sviluppo rurale [pdf]. Il decreto tiene conto dell’abolizione di alcuni obblighi dei Criteri di gestione obbligatori non pertinenti o non di responsabilità degli agricoltori e dell’ampliamento delle misure delle Buone condizioni agronomiche e ambientali per ricomprendervi quelle per la protezione e gestione delle acque, nell’ambito delle quali è prevista l’istituzione delle fasce tampone lungo i corsi d’acqua dal 2012.

Etichettatura olio d’oliva (gennaio 2010)

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del MiPAAF contenente le disposizioni nazionali relative alle norme di commercializzazione dell’olio di oliva [pdf], al quale si è affiancata la circolare AGEA sugli adempimenti richiesti agli operatori della filiera [pdf] (per il contenuto del decreto su rimanda alla Finestra sulla PAC novembre 2009). In opposizione al decreto la Federolio (Federazione Nazionale del commercio oleario) ha presentato ricorso al TAR del Lazio sostenendo, tra le altre cose, il profilarsi di una disparità di trattamento tra gli operatori della filiera, in quanto il decreto impone numerosi obblighi amministrativi a carico di confezionatori, frantoi e commercianti dai quali sono esonerati gli olivicoltori che commercializzano olio ottenuto esclusivamente dagli oliveti della propria azienda.

Aiuti di Stato alla ricomposizione fondiaria e alle aziende in crisi (febbraio 2010)

Con il voto contrario di Danimarca, Svezia e Germania e l’astensione della Repubblica Ceca, il Consiglio dei ministri agricolo ha respinto la richiesta dell’Italia di prorogare al 31 dicembre 2013 la validità del regime di aiuti di Stato in favore del riordino fondiario [pdf]. Il regime era stato avviato nel 2001 [pdf] nell’ambito della programmazione 2000-2006 ed era stato riconfermato nel successivo periodo di programmazione fino al 31 dicembre 2009. La richiesta presentata dall’Italia prevedeva un aiuto finanziario di 100 milioni di euro che avrebbe dovuto permettere il ricambio generazionale, la costituzione e il consolidamento di aziende agricole più efficienti [pdf].
E’ stato invece approvato, nell’ambito del “Quadro temporaneo per gli aiuti di Stato”, il regime di aiuti in favore delle aziende agricole italiane in difficoltà per la recente crisi economica e finanziaria [pdf] [pdf]. Per tale regime, la cui scadenza è prevista per il 31 dicembre 2010, si stima un impegno finanziario di 320 milioni di euro in favore delle aziende piccole, medie e grandi, le cui difficoltà sono intervenute dopo il 1° luglio 2008. L’Italia stima che accederanno a tale misura straordinaria circa 1.000 imprese [pdf].

Applicazione dell’Health Check (febbraio 2010)

Il MiPAAF ha emanato due decreti che sanciscono, rispettivamente, le disposizioni relative alla gestione dei pagamenti diretti [pdf] e le modalità di integrazione dell’aiuto alla qualità del grano duro nel regime di pagamento unico [pdf].
In merito alla gestione dei pagamenti diretti si stabilisce che per ettaro ammissibile si intende qualsiasi superficie agricola dell'azienda nonché qualsiasi superficie investita a bosco ceduo a rotazione rapida (come definita dal regolamento (CE) n. 1120/2009 [pdf] coltivata con le piante elencate in allegato al decreto e con un turno di taglio non superiore a otto anni) utilizzata prevalentemente per un'attività agricola e sulla quale è possibile svolgere un’attività non agricola purché non interferisca con lo svolgimento del ciclo colturale ordinario e con il mantenimento di buone condizioni agronomiche e ambientali. Gli ettari ammissibili abbinati ai titoli dovranno essere a disposizione dell’agricoltore al 15 maggio dell’anno di presentazione della domanda. La dimensione minima delle particelle agricole che possono formare oggetto di una domanda di aiuto è fissata a 0,05 ettari. Il decreto conferma la soglia di 100 euro al di sotto della quale non saranno corrisposti pagamenti diretti in un anno civile.
Il secondo decreto contiene le modalità per integrare l’aiuto specifico alla qualità per il grano duro nel regime di pagamento unico a partire dal 1° gennaio 2010. Esso ha disposto che gli importi del premio saranno attribuiti agli agricoltori che rispondevano alle condizioni di ammissibilità all’aiuto in almeno uno degli anni compresi tra il 2005 e il 2008. L’importo di riferimento da sommare al valore dei titoli già in possesso di ciascun agricoltore (o per attribuirne di nuovi) è calcolato moltiplicando la media quadriennale delle superfici ammissibili all’aiuto alla qualità negli anni presi in considerazione (2005-2008) per l’importo dell’aiuto (40 euro/ha), entro un massimale di 42,457 milioni di euro. In caso di superamento del massimale si procederà ad una riduzione lineare degli importi calcolati per ciascun agricoltore. Solo per i nuovi agricoltori [pdf] sarà possibile calcolare l’importo di riferimento utilizzando non la media quadriennale ma quella riferita agli anni in cui è stata svolta l’attività agricola.

Art. 68 (febbraio 2010)

L’Italia ha modificato l’art. 10 del decreto di attuazione dell’art. 68 [pdf] del regolamento (CE) n. 73/2009 [pdf], per far fronte alle obiezioni mosse dalla Commissione europea che ha ritenuta la formulazione della misura non conforme ai regolamenti 73/2009 e 639/2009 [pdf]. Si tratta della misura tesa a fornire un sostegno specifico alle attività agricole che comportano un beneficio agroambientale aggiuntivo rispetto ai requisiti fissati dal regolamento (CE) n. 1689/2005 [pdf]. Il decreto del 29 luglio 2009 [pdf] prevedeva un contributo destinato agli agricoltori del centro-sud che attuano tecniche di avvicendamento triennali. Le modifiche riguardano l’accorciamento del periodo di rotazione (da triennale a biennale), l’ampliamento delle colture miglioratrici ammesse alla rotazione (alle sole colture proteiche e oleaginose si sono aggiunti tutte le leguminose da granella, le foraggere avvicendate ed erbai, maggese vestito, barbabietola) da avvicendare con i cereali autunno-vernini (dai quali sono esclusi mais e sorgo), l’eliminazione del vincolo ad usare sementi certificate per il grano duro. Le modifiche apportate dovranno ora essere approvate dalla Conferenza Stato-Regioni per essere poi trasmesse alla Commissione europea, che avrà quattro mesi di tempo per approvare la misura nella sua interezza. L’art. 68 è inoltre sotto la luce dei riflettori per quel che riguarda l’entità delle risorse finanziarie a disposizione della misura relativa alle assicurazioni agevolate. Il decreto del 29 luglio notificato a Bruxelles prevede infatti un importo annuo di 70 milioni di euro che la Legge finanziaria 2010 ha unilateralmente aumentato a 120 milioni di euro annui. Oltre al conflitto di competenza in materia tra MiPAAF e Regioni, non è stato chiarito come verrebbe ad essere finanziato tale aumento, se con un incremento della trattenuta sugli aiuti o una riduzione del finanziamento di altre misure, e se tale decisione ha qualche possibilità di essere accettata a Bruxelles, visto che il termine ultimo per notificare le scelte nazionali in merito all’applicazione dell’art. 68 è scaduto il 1° agosto 2009.

L’applicazione dell’OCM ortofrutta (marzo 2010)

Il MiPAAF ha fissato l’importo indicativo dell’aiuto per le pere, le pesche e le prugne d’Ente per il 2010 [pdf], i cui livelli restano confermati a quelli fissati per il 2008 e per il 2009: 2.200 euro/ha per le pere, 800 euro/ha per le pesche e 2.000 euro/ha per le prugne d’Ente.

Documentazione

EUROSTAT: redditi agricoli (dicembre 2009)

L’EUROSTAT ha reso noto che, sulla base delle prime stime relative al 2009, il reddito reale agricolo per unità di lavoro nei 27 paesi dell’UE si è ridotto del 12,2% rispetto al 2008, facendo seguito ad una diminuzione del 2,8% registrata nell’anno precedente [pdf]. Per l’Italia è attesa una caduta del reddito reale per occupato ancora più marcata (-25,3%), la seconda peggiore performance dopo quella prevista per l’Ungheria (-35,6). Solo cinque paesi (Grecia, Cipro, Finlandia, Malta e Regno Unito) dovrebbero registrare segni positivi. La diminuzione a livello comunitario è frutto di una contrazione del valore della produzione agricola in termini reali (-10,9%) superiore alla riduzione registrata nel costo dei consumi intermedi (-9,2%). Sul fronte delle produzioni sono state interessate al declino tanto le produzioni vegetali che quelle animali. Nel primo caso la riduzione del valore della produzione è da attribuire quasi esclusivamente alla contrazione dei prezzi. I prodotti zootecnici, invece, oltre alla riduzione dei prezzi hanno registrato anche una diminuzione delle quantità prodotte. Sul fronte dei consumi intermedi il minor costo è da imputare tanto alla riduzione dei prezzi (-6,3%) che alla diminuzione delle quantità acquistate (-3,1%).

L’agricoltura dell’Ucraina (dicembre 2009)

La Commissione europea ha pubblicato l’ultimo numero del “Monitoring Agri-trade Policy[pdf] in cui viene analizzato il settore agricolo dell’Ucraina, il più grande tra i paesi dell’UE-27, che contribuisce per l’8% alla formazione del Pil del paese, quota che sale la 20% se si tiene conto anche dell’industria alimentare, e al 17% della forza lavoro.

Relazione speciale della Corte dei Conti sul decentramento degli Organismi pagatori (dicembre 2009)

La Corte dei Conti ha pubblicato la relazione speciale sullo stato di attuazione degli Organismi Pagatori regionali e sui costi del decentramento [pdf]. La relazione mette in evidenza la persistente coesistenza di Organismi pagatori regionali e nazionali che, secondo il decreto legislativo 27 maggio 1999 [pdf], avrebbe dovuto essere temporanea, e l’incremento di costi e personale connessi al decentramento, anche a causa della mancata applicazione della norma che prevede il trasferimento del personale e delle relative risorse finanziarie da AGEA agli organismi pagatori regionali riconosciuti. Occorre precisare, tuttavia, che il decreto legislativo è molto più vincolante di quanto disposto a livello comunitario. Infatti, il regolamento (CE) n. 1290/2005 [pdf] relativo al finanziamento della politica agricola comune non obbliga gli Stati membri al decentramento degli organismi pagatori ma, anzi, stabilisce che “tenuto conto del proprio ordinamento costituzionale e della propria struttura istituzionale, ogni Stato membro limita il numero degli organismi pagatori riconosciuti al minimo necessario per garantire che le spese di cui all'articolo 3, paragrafo 1, e all'articolo 4 [del FEAGA e del FEASR] siano eseguite secondo modalità amministrative e contabili appropriate”.

Relazione annuale Corte dei Conti sull’utilizzazione dei fondi comunitari (dicembre 2009)

La Corte dei Conti ha presentato al Parlamento la relazione annuale sui rapporti finanziari dell’Italia con l’Unione europea e l’utilizzazione dei fondi comunitari (politica di coesione e politica agricola comune) fino al 31 dicembre 2008 [pdf].

EUROSTAT: agricoltura biologica (febbraio 2010)

L’EUROSTAT ha reso noti i più recenti dati (2008) relativi all’agricoltura biologica nell’UE [pdf]. Da essa emerge che nell’UE-27 la superficie coltivata secondo il metodo biologico o in conversione è aumentata del 7% rispetto al 2007. Spagna, Italia, Germania, Regno Unito e Francia sono i paesi con la maggiore estensione di superficie a biologico. Tuttavia, l’Italia è l’unico paese di quelli per i quali si dispongono dati ad avere fatto registrare una riduzione della superficie (-12,9% rispetto al 2007 e -6,3% rispetto al 2005). Allo stesso tempo il numero delle aziende biologiche è diminuito dell’1,9% in Italia ed è aumentato del 9,5% nell’UE-27 (rispetto al 2007). Riguardo invece alla zootecnia, nel 2008, rispetto all’anno precedente, in Italia si registra un aumento del numero di capi suini e ovini allevati secondo il metodo biologico e una diminuzione di quei bovini.

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