I giovani e l'agricoltura europea: nuove opportunità di sviluppo

I giovani e l'agricoltura europea: nuove opportunità di sviluppo

La tendenza nell’agricoltura europea

La riforma della politica agricola europea del 2003, che si sta concretizzando nei vari Stati membri in questi mesi, con la recente riforma della politica di sviluppo rurale per il periodo 2007–2013 approvata dal Consiglio lo scorso 20 giugno, consente di consolidare un modello agricolo europeo e in particolare un ruolo dell’agricoltura e dell’impresa agricola nei territori rurali. La normativa ha solo ufficializzato quanto di fatto stava e sta succedendo nelle imprese europee.
Il modello agricolo europeo sta vivendo una forte evoluzione dal modello d’agricoltura familiare ad un modello d’impresa dove innovazione e nuove idee imprenditoriali sono la chiave del successo. Questo intenso processo di innovazione è caratterizzato da nuovi metodi di produzione e nuovi tipi di collaborazione, oltre che nuovi prodotti e servizi da offrire a tutta la collettività. L’agricoltore di oggi non deve solo perseguire l’obiettivo di ridurre le spese, ma anche di analizzare la possibilità di differenziare meglio la sua produzione, con l’obiettivo di ottenere una maggior competitività sui mercati, rispondendo al meglio alle attese dei consumatori e della società europea.
I giovani agricoltori europei hanno dimostrato, nonostante le difficoltà congiunturali e strutturali del settore nell’ultimo decennio, di avere le capacità e le potenzialità per contribuire alla costruzione di un modello agricolo europeo diversificato, competitivo, innovativo, multifunzionale e sostenibile. Un modello che ha il territorio rurale e la comunità rurale al suo centro, dove l’agricoltura ne rappresenti la spina dorsale e non il fardello insostenibile, dove l’integrazione intersettoriale in termini di risposta alle esigenze della società sotto il profilo economico, ambientale e sociale, si svolga su un piano paritario ma rispettoso delle funzioni proprie di ciascun settore.
E’ sempre più evidente quindi l’esigenza di trovare e mettere in campo tutti gli strumenti che possano favorire l’insediarsi nel nostro settore di persone e di nuove professionalità che possano agevolare lo sviluppo e l’innovazione di un’agricoltura estremamente necessaria nei territori rurali europei. Un’agricoltura capace di essere componente essenziale e fonte di ricchezza del territorio in cui opera. Un’agricoltura capace di essere multifunzionale e in grado di offrire al territorio rurale beni e servizi che derivano dalle sue funzioni economiche, sociali ed ambientali. Un’agricoltura vincente e pienamente coerente con gli indirizzi della nuova PAC riformata nel 2003.
In questi anni stiamo assistendo ad una forte globalizzazione dei mercati e ad una forte evoluzione della domanda dei consumatori a cui dovremo sempre più essere capaci di rispondere con l’introduzione di nuovi prodotti e con una maggior qualità e sicurezza delle nostre produzioni.
Con l’introduzione del disaccoppiamento dell’aiuto del primo pilastro, sarà ovviamente sempre più il mercato a decidere cosa produrre nei campi europei, a patto che l’Europa sia in grado di dotarsi di regole sulla trasparenza dei mercati che permettano ai cittadini europei di esercitare questo loro diritto, e agli imprenditori di poter far valere sul mercato le loro attenzioni ed il loro impegno nel produrre.
Questo nuovo strumento di politica agricola, seppur esaltante per i suddetti motivi, può far incorrere l’agricoltura europea in alcuni rischi da non sottovalutare, quale l’abbandono produttivo a favore del solo mantenimento del terreno in buone condizioni, se non accompagnato da giusti dispositivi in grado di stimolare la dinamicità degli imprenditori europei e soprattutto l’insediamento di giovani che con la loro intraprendenza e creatività riescano a dare competitività alle loro imprese.
Inoltre, assistiamo ad una crescente volontà politica di incoraggiare gli agricoltori a proiettarsi nella produzione non alimentare, anche per la crescente necessità di trovare energie rinnovabili per sostituire parzialmente il consumo di petrolio in risposta al rincaro energetico e agli impegni presi in funzione dell’abbattimento dell’inquinamento ambientale ed atmosferico contenuti nel protocollo di Kyoto.
L’introduzione di nuovi prodotti nell’Unione Europea aggiunge una diversità culturale al modello agricolo europeo e aiuta a stimolare il suo dinamismo; dobbiamo però insieme trovare la strada per abbattere la distanza tra la terra e la tavola, che con l’aumentare della globalizzazione dei mercati si sta pericolosamente accentuando, con i consumatori che hanno sempre più difficoltà a rendersi conto del legame territoriale che esiste tra ciò che mangiano e ciò che gli agricoltori producono nei campi. Questa distanza nel settore alimentare globalizzato rischia di far dimenticare ai consumatori i ruoli del settore agricolo, i servizi pubblici che il settore agricolo fornisce alla società europea, e come esso contribuisce alla cultura europea.
Sono convinto che ci sono ancora molti giovani in Europa che hanno voglia di giocarsi queste sfide e che sono in grado di scegliere e rendere competitivo questo modello di agricoltura affinché lo stesso resti vitale, sostenibile, integrato e diversificato e affinché l’agricoltura del domani continui a rappresentare un laboratorio culturale a disposizione della società. Tale laboratorio è depositario di un’inestimabile eredità di sapere e know-how di cui i giovani agricoltori vogliono farsi portatori e protagonisti.

Il problema reale nel nuovo modello agricolo europeo

Il 2 febbraio 2005 la Commissione Europea ha rilanciato la Strategia di Lisbona per l’Unione Europea. Questa strategia cerca di affrontare il bisogno urgente dell’UE di rilanciare la crescita economica, creare posti di lavoro e aumentare la nostra competitività sui mercati mondiali. Questa è una delle maggiori priorità politiche dell’UE ed è necessario integrare questi obiettivi nel settore agricolo europeo.
Inoltre la strategia di Göteborg ha specificato che tutti i settori, incluso il settore agricolo, devono essere sostenibili a livello economico, ambientale e sociale. Per il settore agricolo europeo riscontriamo anche un desiderio di diversificazione.
Tanti obiettivi da raggiungere allo stesso tempo. Perciò è essenziale avere agricoltori con uno spirito giovanile in grado di innovare e investire in questa nuova realtà. Chi meglio dei giovani agricoltori può apportare queste innovazioni e fare questi investimenti? Le statistiche Eurostat mostrano che sono soprattutto i giovani coloro che stanno ristrutturando le loro imprese, che risultano più grandi e più specializzate rispetto a quelle degli agricoltori più vecchi.
Purtroppo, però, ancora l’ultima indagine Eurostat sugli addetti nel settore agricolo fa emergere che l’età media degli agricoltori dell’UE rimane molto elevata. Il 52% di tutti i proprietari di aziende agricole nell’UE-25 ha più di 55 anni e solo il 7% di essi ha meno di 35 anni. C’è una grande diversità tra i diversi Stati membri: Portogallo, Italia e Slovenia sono gli Stati membri col numero più basso di giovani e con quello più grande di agricoltori anziani.
L’invecchiamento nel settore agricolo non é solo un problema nell’UE, anche paesi come USA e Australia soffrono dello stesso problema, legato alla possibilità di accesso al settore. Infatti, a fronte di molti giovani interessati a intraprendere in agricoltura, si registra spesso la mancanza dei mezzi finanziari e normativi adeguati per concretizzare tale scelta. Questo problema è più sentito quando aumenta la dimensione media dell’azienda e/o la necessità di importanti ristrutturazioni. Inoltre, il più accentuato orientamento al mercato, che caratterizza anche la nuova politica agricola comunitaria, implica dare più peso alle capacità tecniche e manageriali dell’imprenditore, offrendo a tal fine anche gli strumenti più adeguati per sviluppare un’azienda sostenibile e realmente competitiva.
Ma visto che il modello agricolo europeo non é solo “business” e competitività ma è anche caratterizzato dalla fornitura di servizi e di certi standard di qualità e sicurezza alimentare ai cittadini, si aggiungono ulteriori problemi per i giovani che decideranno di entrare in agricoltura, perché ciò significa subire un forte carico amministrativo, particolarmente oneroso nei nuovi Stati membri, le cui strutture rendono difficoltoso l’immediato adeguamento.
Bisogna inoltre evidenziare come anche il cambio generazionale all’interno delle imprese agricole si stia fortemente differenziando dal passato, visto che sono sempre più i giovani che producono su terreni in affitto e sempre più spesso l’azienda non rimane nella famiglia tra una generazione e l’altra.
Questa è una tendenza che sta contraddistinguendo un po’ tutte le agricolture dei paesi sviluppati: tant’è che molti politici americani stanno iniziando a sostenere la necessità di adeguare la loro politica agricola alla nuova realtà. La stessa tendenza si vede nell’UE: nel 1999 gli agricoltori UE-15 sotto i 35 anni erano proprietari del 44% della terra che coltivavano, contro il 73% degli agricoltori che avevano più di 55 anni.
C’è da precisare che, con il disaccoppiamento, introdotto con la riforma della PAC del giugno 2003, i diritti di produzione sono stati assegnati ai giovani affittuari e non ai proprietari; ma è altrettanto vero che non si sono ancora registrate migliorie nel mercato fondiario in generale rimasto purtroppo abbastanza rigido.
Questo ci fa capire come sia giunto il momento di ragionare seriamente ed in modo strutturale su come agevolare il ricambio generazionale in agricoltura; alla luce di queste nuove tendenze risulta chiara la necessità di incoraggiare gli Stati membri a pensare a strumenti che possano mettere in contatto coloro che stanno pensando di andare in pensione ed i giovani che stanno considerando un futuro nel settore agricolo. Sono più di 10 anni che il CEJA chiede di realizzare degli information points ovunque sul territorio europeo.
Queste strutture potrebbero essere un punto di riferimento per fornire ai giovani dati e statistiche sulle caratteristiche dell’agricoltura e dell’economia della zona, utili per costruire un corretto progetto di impresa e trasformarsi con il tempo in vere e proprie strutture di accompagnamento alla costruzione e realizzazione del business plan. Inoltre potrebbero diventare punto di contatto tra chi vuole entrare ed investire nel settore e chi sta andando in pensione, evitando così un’enorme emorragia di risorse e accompagnando i giovani nel realizzare il cambio generazionale, fino ad arrivare al trasferimento dei beni.

Il bisogno di creare un pacchetto per i giovani agricoltori come parte dello sviluppo rurale

Noi siamo convinti che la chiave di successo per mantenere un modello agricolo europeo stia nell’aiutare l’agricoltore che guarda al futuro, contando su se stesso, sulla sua formazione e le sue idee, sviluppando l’azienda agricola dove lui pensa di avere un vantaggio comparato. Il modello agricolo europeo ha bisogno di agricoltori aperti, che credono in se stessi e nelle loro idee.
Permettere agli agricoltori di sviluppare queste idee sarebbe, secondo noi, essenziale per mantenere un settore agricolo europeo vitale, integrato nel territorio, capace di creare posti di lavoro nelle zone rurali, diversificato, multifunzionale, ma soprattutto sostenibile e competitivo. Per promuovere un modello agricolo europeo con uno spirito giovanile c’è però bisogno di politiche che permettano ai giovani di utilizzare il sostegno pubblico con tempi e strumenti che rispettino le esigenze di un’impresa che vuole stare sul mercato.
Negli ultimi anni il CEJA ha promosso l’idea di realizzare un “Pacchetto Giovani” come un modello integrato della politica di sviluppo rurale. L’idea di base è che ogni giovane prepari un serio business plan indicando l’insediamento e la ristrutturazione dell’azienda necessaria per ottenere un’impresa capace di assicurare gli alti standard europei e allo stesso tempo capace di garantire un reddito interessante a lungo termine. La pubblica amministrazione dovrebbe essere obbligata ad offrire un pacchetto di misure di sostegno orizzontale, aiutando i giovani agricoltori sia dal punto di vista tecnico che finanziario durante questo processo.
Noi pensiamo che quest’approccio coordinato intorno al business plan potrebbe servire a promuovere lo spirito imprenditoriale del giovane e a ridurre la burocrazia inutile, ma potrebbe anche essere una maniera per la pubblica amministrazione per ottenere maggiore sicurezza che l’investimento pubblico venga speso su progetti a lungo termine. Il compromesso del Consiglio di Lussemburgo ha sancito la nascita del pacchetto per i giovani agricoltori. Il Consiglio ha infatti deciso di mantenere il livello di aiuto all’insediamento e di cofinanziamento degli investimenti fatto dai giovani agricoltori determinato con l’accordo del 2003 per il periodo 2007-2013.
Il testo finale offre anche la possibilità agli Stati membri di legare queste due misure. Perciò un netto miglioramento è stato introdotto. Restano comunque dubbi, perché tale possibilità di legare i due strumenti è solo valida per tre anni, visto che il giovane agricoltore attualmente può chiedere una percentuale di cofinanziamento all’investimento per un periodo di 5 anni. Ci si chiede inoltre: perché legare solo misure finanziarie?
I giovani agricoltori europei chiedono un pacchetto integrato della politica di sviluppo rurale intorno al business plan che sostenga il giovane agricoltore sia a livello finanziario che a livello tecnico. Perciò pensiamo che serva un miglioramento nel testo proposto dalla Commissione nelle linee guida. Questo testo specifica che: “to enhance the generational renewal in agriculture combinations of measures available under axis 1 tailored to the needs of young farmers should be considered”, permettendo agli Stati membri di legare sia misure finanziarie che misure tecniche. Ci auguriamo adesso che il Consiglio allarghi il pacchetto orizzontale integrando misure degli assi 1 e 2, perché siamo convinti che ciò sarebbe importante per incoraggiare i giovani a fornire servizi ambientali che vadano al di là della eco-condizionalità.
Altro elemento positivo di questa riforma é rappresentato dal cosiddetto approccio strategico, che si concretizza innanzitutto nella definizione da parte dell’Unione Europea degli “Orientamenti strategici comunitari per la politica di sviluppo rurale”. Tale documento ha già visto la luce e dovrà essere approvato entro il prossimo autunno. Esso si caratterizza per l’individuazione da parte comunitaria di un numero limitato di priorità strategiche coerenti con le misure in grado di attuarle. Una sua lettura mostra come esse appaiano pienamente allineate con gli obiettivi di Lisbona e Göteborg e come si caratterizzino per la loro valenza territoriale e non meramente settoriale.
Agli orientamenti strategici comunitari segue un Piano Strategico nazionale di ciascuno Stato membro, che trasla sul piano nazionale e regionale le priorità di intervento comunitarie dando coerenza alla politica di sviluppo rurale, ma soprattutto cercando di rispondere alle diverse esigenze dei diversi territori rurali dell’Unione.
L’importanza dei due documenti “strategici” che vanno a concretizzare l’approccio strategico non va sottovalutata. Infatti, essi hanno le potenzialità per dare unitarietà alla politica di sviluppo rurale, pur rispettando e valorizzando le diversità e le diversificazioni territoriali, oltre che permettere una vera integrazione strategica di questa politica con le altre politiche settoriali e territoriali dell’Unione, disegnando per lo sviluppo rurale un ruolo primario e decisivo.
Si tratta quindi di attuare la riforma attraverso un vero approccio strategico, che metta i giovani agricoltori al centro del processo di sviluppo ruale a livello europeo e nazionale: attraverso l’implementazione dei dettati normativi in termini di semplificazione e integrazione; attraverso soprattutto la creazione di un robusto pacchetto giovani incentrato su un nuovo modello di sviluppo e di impresa e non legato a mere rivendicazioni finanziarie; chiarendo in maniera definitiva la strategicità della presenza dei giovani per l’agricoltura europea.
Il nodo, non indifferente, da sciogliere per il futuro è rappresentato dalle risorse che le prospettive finanziarie 2007-2013 sapranno mettere a disposizione di tale ambiziosa politica di sviluppo rurale. Oggi non possiamo far mancare risorse a questo ambizioso progetto di innovazione dell’agricoltura europea quando i giovani vogliono con sempre maggior determinazione partecipare alla costruzione dell’agricoltura del futuro con il loro impegno associativo ed imprenditoriale.
A tutti noi, a tutti coloro ai quali sta a cuore il futuro del modello agricolo europeo e agli amministratori territoriali, nazionali e comunitari va il compito di assecondare questa creatività e questa voglia di intraprendenza per lo sviluppo dell’Europa.

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Commenti

salve, vorrei sapere notizie riguardo al bando per nuovi insediati visto che avrei intenzione di aprire p.iva. attualmente sono collaboratore familiare presso l'azienda di mio padre.
aspetto notizie.
grazie

Commento originariamente inviato da 'Catinari Rossano' in data 02/05/2006.

Le suggerisco di rivolgersi alle organizzazioni agricole della sua regione. I riferimenti web delle principali sono i seguenti: www.coldiretti.it, www.confagricoltura.it, www.cia.it. Nei siti può trovare i link alle rispettive sedi regionali ed anche a quelli delle rispettive organizzazioni giovanili: MG Coldiretti, ANGA, AGIA.
Saluti.

Commento originariamente inviato da 'La Redazione' in data 08/05/2006.

salve,
avrei intenzione di entrare a far parte del mondo agricolo seguendo le orme di mio padre con la differenza di introdurre delle innovazioni che siano utili alla comunità e che possano garantire anche un certo reddito.Dato che l'estensione dei terreni di nostra proprietà è alquanto ridotta su cosa potrei orientarmi?

Commento originariamente inviato da 'annarita' in data 28/10/2008.