Etica e agricoltura per un nuovo welfare rigenerativo

Etica e agricoltura per un nuovo welfare rigenerativo
Forum delle Fattorie Sociali della Provincia di Roma

Un'agricoltura socialmente responsabile

Tra il mondo agricolo organizzato e la vasta galassia del terzo settore si è avviata una collaborazione per realizzare percorsi terapeutici, riabilitativi e di integrazione sociale di persone svantaggiate mediante la valorizzazione delle risorse agricole e ambientali. Tale intesa potrà essere favorita nell'ambito del Forum per la promozione delle Fattorie Sociali in via di costituzione per iniziativa della Provincia di Roma. Si tratta di ideare e realizzare con le istituzioni locali, culturali, scolastiche, sociosanitarie, assistenziali, carcerarie, ospedaliere, programmi e interventi finalizzati a promuovere l'agricoltura sociale in tutte le forme possibili: aziende agricole già esistenti che ampliano le proprie attività; cooperative sociali che, utilizzando terreni pubblici e privati, intendono espandere iniziative già operanti o dar vita a nuove esperienze.
Si sta, infatti, facendo strada l'idea che l'obiettivo delle politiche sociali non dovrebbe essere tanto quello di fornire certi beni, ma di porre le persone nella condizione di sviluppare le proprie facoltà, di espandere il menù delle opportunità a loro disposizione, di rimuovere le rendite di posizione che ostacolano la piena realizzazione dei progetti di emancipazione dei singoli. Se questa è la finalità, uno degli obiettivi intermedi è quello di allargare la responsabilità individuale, ampliando la lista dei doveri che si accendono per chiunque usufruisca di diritti che hanno un costo per la società. Ma anche di dispiegare la responsabilità collettiva delle istituzioni, che devono saper ridistribuire in maniera equa i diritti, tenendo conto che operiamo in un contesto di scarse risorse.
Ecco allora il senso nuovo di un'agricoltura socialmente responsabile: quella che si attrezza in forme moderne, con le proprie imprese e il proprio sistema di servizi, per rispondere ai nuovi bisogni sociali della collettività sia rurale che urbana, promuovendo con altri soggetti pubblici e privati azioni di sviluppo nelle campagne.

Il concetto di fattoria sociale

Se poi provassimo a distinguere tra le funzioni dell'impresa agricola che vanno oltre quelle produttive - quelle private, che possono essere di tipo turistico, ricreativo e commerciale; quelle pubbliche, di carattere paesaggistico e ambientale; e quelle sociali, in cui rientrerebbero quelle didattiche e di inserimento lavorativo di persone svantaggiate - potremmo convenire più agevolmente su di una comune definizione di fattoria sociale. Essa è un'impresa economicamente e finanziariamente sostenibile, condotta in forma singola o variamente associata, che svolge l'attività produttiva agricola e zootecnica proponendo i suoi prodotti sul mercato, in modo integrato con l'offerta di servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi e occupazionali a vantaggio di soggetti deboli (portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti, anziani, bambini e adolescenti) e di aree fragili (montagna e centri isolati), in collaborazione con istituzioni pubbliche e con il vasto mondo del terzo settore. Qui la valorizzazione commerciale dei prodotti potrà avvenire sia mediante la vendita diretta in azienda, sia rifornendo i gruppi di acquisto solidale che stanno nascendo soprattutto nelle città, sia mediante l'etichettatura etica. Cruciale è il contatto diretto dei consumatori con l'azienda. In questo occorre dare spazio alla creatività delle donne, già sperimentata in altre azioni, sia di diversificazione aziendale che di consumo critico, dal momento che la presenza di imprenditrici agricole e di consumatrici è prevalente nell'ambito dell'agricoltura etica. Qualora, invece, si dovessero utilizzare i canali distributivi, sarebbe utile realizzare un sistema di garanzia con cui si informerà l'acquirente che il prodotto marchiato rappresenta il risultato finale di un processo che ha un impatto positivo sulla società.
Le attività assistenziali della fattoria sociale si potranno estendere alla cura degli anziani che non sono più autosufficienti, prevedendo soggiorni periodici che potrebbero coincidere con le visite scolastiche, e dar luogo a forme organizzate di trasmissione delle esperienze dalle generazioni più mature ai ragazzi. Si potranno insediare asili nido, ludoteche, centri di produzione artistica. Si sperimenterà la possibilità di ospitare persone che per la degenza post-ospedaliera, invece di occupare posti letto utilizzabili da altri pazienti in lista di attesa, potrebbero riabilitarsi, in minor tempo ed a costi più contenuti, stando in campagna. Si potranno installare servizi internet e postali, punti vendita di libri, giornali e materiale multimediale, sportelli di enti ed associazioni, soprattutto nei piccoli centri dispersi dove queste attività non sono economicamente sostenibili se svolte in via principale. La fattoria sociale, in sostanza, dovrà essere intesa come centro di servizi sociali, ma anche di aggregazione delle aree rurali, dove la comunità si potrà ritrovare, con le persone che vi operano, nelle più svariate iniziative, da quelle culturali a quelle ricreative e turistiche.

Un contributo alla riqualificazione del welfare

Etica e agricoltura danno così vita ad un binomio che contribuisce in modo sostanziale a riqualificare il welfare. Quello esistente ha un carattere riparativo degli squilibri prodotti dall'economia fordista ed è concepito esclusivamente per i contesti urbani in una logica di concentrazione dei servizi e degli interventi. Pertanto, esso si è rivelato inadatto alla realtà delle campagne, la cui peculiarità è il carattere diffuso degli insediamenti. Si tratta ora di sperimentare un welfare rigenerativo, cioè capace di rivitalizzare l'autenticità delle risorse rurali per soddisfare i bisogni reciproci che legano città e campagna.
Per sperimentare concretamente un nuovo welfare fondato sulla reciprocità di relazioni tra l'area metropolitana di Roma e i territori rurali della Regione Lazio, l'agricoltura sociale dovrebbe trovare la giusta collocazione nel Piano regionale di sviluppo rurale da armonizzare con il Piano dei servizi socio-sanitari. Si tratta di inserire apposite misure di intervento, tra quelle destinate alla “diversificazione delle aziende” ed alla “formazione”, a sostegno delle attività svolte dalle fattorie sociali, oltre a quanto già previsto per l'ippoterapia. Per quanto riguarda la misura relativa ai “servizi essenziali alla popolazione e all'economia rurale”, andrebbero contemplati anche quelli rivolti alle persone svantaggiate mediante l'utilizzo delle risorse agricole. A proposito degli aiuti agli investimenti alle aziende, andrebbe inserita una priorità, a parità di punteggio, a favore delle imprese che svolgono funzioni sociali, attuando così il principio delle pari opportunità.
Alcune di queste misure potrebbero essere attuate utilizzando forme di collaborazione tra amministrazioni pubbliche e aziende agricole. Con le recenti normative in materia fiscale sono, infatti, a pieno regime le novità dei decreti attuativi della “legge di orientamento”, che considerano agricola per connessione la fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda. Le strutture pubbliche potranno finalmente stabilire convenzioni e contratti con le imprese agricole anche per erogare servizi alle persone e alle famiglie.
Ma c'è anche un'ulteriore novità da cogliere. Il Decreto Legislativo 99/2004 ha previsto la possibilità per una società di persone, di capitali o cooperativa, che abbia al suo interno la presenza di almeno un imprenditore agricolo professionale, di godere di tutti i benefici previsti per questa figura. Si tratta di un'opportunità dagli innumerevoli sviluppi: cooperative sociali che potrebbero assumere la nuova configurazione agricola aprendosi agli agricoltori; operatori sociali e imprenditori agricoli che potrebbero dar vita a società agricole; giovani e anziani, operanti in aziende agricole distinte, che potrebbero unirsi in una forma societaria per realizzare quelle attività che l'imprenditore anziano ha meno propensione a svolgere; comuni ed altri enti locali che potrebbero apportare terreni di proprietà pubblica in fattorie sociali, entrando direttamente nella compagine societaria e garantendo in questo modo le finalità dell'impresa a cui si dà vita; fattorie sociali che potrebbero mettersi in società con gestori di punti vendita o ristoro nei centri urbani o in una città come Roma, che attrae migliaia di turisti ogni giorno, e ricercare insieme le forme per valorizzare in modo adeguato i propri prodotti. Ecco un modo concreto per integrare territori diversi, vincere distanze fisiche e culturali che ancora appaiono insuperabili, trovare nuove occasioni per l'accesso al capitale fondiario, favorire la collaborazione tra giovani che partono da una condizione di svantaggio e anziani a cui si apre la prospettiva di continuare a valorizzare non solo i terreni che possiedono, ma anche il proprio “saper fare”.

Il ruolo delle istituzioni e l'esperienza in Provincia di Roma e nel Lazio

Anche gli enti locali sono chiamati ad uno sforzo straordinario per concretizzare queste nuove politiche. Una via da perseguire è quella di garantire un mercato protetto ai prodotti provenienti dalle fattorie sociali, destinandoli a mense scolastiche, case di riposo e strutture sanitarie.
Si dovrebbero, peraltro, orientare le attività promozionali a sostegno di un'etichetta etica con cui contraddistinguere i prodotti delle fattorie sociali. La grande distribuzione alimentare ha attirato da tempo l'attenzione dei consumatori con scaffali destinati ai prodotti biologici e del commercio equo e solidale, contribuendo per gran parte alla crescita dei volumi di vendita di tali prodotti. Ad essi ora si potrebbero facilmente aggiungere i prodotti delle fattorie sociali.
Vi sono poi da rendere operative in questo campo le politiche per l'occupazione, che dovrebbero sostenere la formazione e l'inserimento di persone svantaggiate nelle attività aziendali in collaborazione coi centri di formazione professionale delle organizzazioni agricole, con il personale specializzato delle aziende sanitarie e dei servizi sociali degli enti locali, con gli istituti di pena, con le associazioni di volontariato e con le stesse famiglie.
Infine, è fondamentale il ruolo della ricerca e dell'alta formazione. Università come quelle di Viterbo e di Pisa si stanno lodevolmente cimentando sia in attività di ricerca sul binomio agricoltura – soggetti svantaggiati che nella definizione di profili professionali che integrino conoscenze agronomiche e competenze medico-sanitarie. L'Università della Tuscia, ad esempio, ha presentato recentemente un progetto di ricerca sugli aspetti tecnico-economici delle imprese sociali operanti nel settore agricolo all'interno della Regione Lazio. Inoltre, sta avviando il Master di primo livello in agricoltura etico-sociale, con l'intento di sviluppare una cultura interdisciplinare che leghi professionalità e competenze di tipo diverso ma utili per integrare persone svantaggiate nei percorsi lavorativi in aziende agricole.
Non sono cose semplici da farsi, perché si tratta di promuovere meccanismi di creazione e riproduzione di valori immateriali per accrescere la ricchezza. Un percorso innovativo che può realizzarsi se si presta la dovuta attenzione ad un aspetto fondamentale: coinvolgere realmente e chiamare a contribuire, nei diversi territori intorno agli enti locali, rappresentanze estese della società, dal sistema delle imprese alle istituzioni della ricerca fino al mondo variamente articolato dell'associazionismo e del volontariato.

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Commenti

Vi sono diverse tipologie di fattoria sociale. Tale espressione è, infatti, priva di un contenuto giuridico specifico, ma viene comunemente utilizzata per indicare genericamente qualsiasi forma di agricoltura sociale.
Le tipologie più importanti si potrebbero suddividere in quattro raggruppamenti:
1) strutture socio-agricole che sono imprese sociali, enti morali, fondazioni, associazioni onlus che fanno uso delle risorse agro-rurali per affrontare in modo peculiare il tema dell'inclusione, della capacitazione e della formazione. In queste realtà i processi agricoli sono messi in atto inizialmente come strumento di lavoro terapeutico e, solo successivamente, tendono ad acquisire una più evidente dimensione imprenditoriale;
2) aziende agri-sociali esplicite che sono imprese agricole (in forma singola, familiare, di società agricola o di cooperativa agricola) che svolgono attività di carattere sociale come declinazione della multifunzionalità dell'agricoltura. In esse la scelta di operare in campo sociale è, spesso, conseguente alla sovrapposizione di uno specifico interesse economico-produttivo con una dimensione etica della vita sociale dell'imprenditore. La capacità di erogare servizi sociali da parte di un'impresa agricola implica la presenza in azienda delle risorse materiali necessarie a fornire tali servizi (terra, animali adatti alle attività terapeutiche, semplici attrezzature che consentano l'espletamento delle attività sociali in strutture senza barriere architettoniche e protette, luoghi di incontro per la condivisione delle esperienze e per le terapie di gruppo, ecc.), ma soprattutto la consapevolezza dell'agricoltore del tipo di attività tutta particolare che va ad intraprendere. Tali imprese agricole devono avere i requisiti previsti dal D.lgs. 18 maggio 2001, n. 228 e i servizi sociali da esse erogati sono assoggettati alla normativa fiscale vigente per le cosiddette “attività connesse” (es. agriturismo, attività didattiche, ecc.);
3) aziende agri-sociali implicite che sono imprese agricole familiari che hanno tra i propri componenti persone con disabilità. Il coinvolgimento di questi ultimi nelle attività aziendali spesso avviene in modo del tutto informale e privo dei necessari supporti socio-sanitari. Di conseguenza le risorse aziendali non sono consapevolmente utilizzate nelle loro potenzialità a favore del familiare svantaggiato;
4) operatori part-time che affrontano i problemi del disagio sociale mediante pratiche di microagricoltura e di manutenzione del paesaggio, nonché attività produttive, ambientali, culturali e artistiche inserite in ambiti r-urbani.
Per dar vita ad una fattoria sociale sono, dunque, necessarie almeno tre condizioni:
1) acquisire uno specifico know-how da parte degli operatori mediante idonei percorsi formativi;
2) effettuare un minimo di investimenti aziendali per svolgere un'attività economicamente e finanziariamente sostenibile;
3) porre in atto un vasto sistema di relazioni tra l'agricoltura e il mondo dei servizi sociali, della sanità e del terzo settore.
L'aspetto più difficoltoso sta proprio in quest'ultima condizione perché tuttora manca una consuetudine nelle politiche ordinarie volta a porre in relazione fra loro la domanda e l'offerta di servizi sociali potenzialmente erogabili dalle aziende agricole ed a regolamentarne gli ambiti di attuazione. Da qui l'esigenza di promuovere iniziative di animazione a livello locale per identificare con chiarezza quali servizi sociali possono essere offerti dalla aziende agricole del territorio interessato, a chi potranno essere rivolti e come remunerarli attraverso forme di accordi/convenzioni tra i servizi pubblici deputati e le realtà agricole coinvolte.

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 04/01/2007.

Ciao Alfonso, tu hai fatto riferimento al D.Lgs 18/05/2001 n°228, hai altri riferimenti normativi da suggerirci???

Commento originariamente inviato da 'francesca terracina' in data 07/05/2007.

Salve!Vorrei chiedere informazioni per la realizzazione di una fattoria sociale , soprattutto a livello giuridico, tipo le condizioni relative allo spazio del terreno agricolo.... ecc...
Pertanto rimango in attesa di una vostra risposta all'indirizzo email veronicab@email.it

Commento originariamente inviato da 'veronica' in data 21/12/2006.

Per avere i recapiti di aziende agrisociali puoi rivolgerti alla Rete Fattorie Sociali (info@fattoriesociali.com).

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 27/05/2007.

Sono un giovane agronomo interessato ad operare nel campo dell'agricoltura sociale. Un consiglio su come e dove iniziare: corsi, master (Viterbo), tirocini e/o stage
Grazie

Commento originariamente inviato da 'valeria' in data 10/09/2007.

Al momento non esistono norme legislative che regolano l'agricoltura sociale. Ad essa fanno esplicito riferimento solo alcuni documenti programmatici. Il Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo Rurale 2007-2013 (PSN) considera l'agricoltura sociale una delle “azioni chiave” dell'Asse III con riferimento ad entrambi gli obiettivi: a) miglioramento dell'attrattività dei territori rurali, laddove si ravvisa “una tendenza che appare interessante promuovere e sostenere… legata alle imprese produttive anche agricole e di servizi che operano nel campo della cosiddetta agricoltura sociale (uso dell'azienda agricola per il soddisfacimento di bisogni sociali quali il recupero e l'inserimento di soggetti svantaggiati, attività didattiche per la scuola, ecc.)” (pag. 39 PSN); b) mantenimento e/o creazione di nuove opportunità occupazionali e di reddito nelle aree rurali, laddove si fanno rientrare fra le azioni chiave per creare iniziative di diversificazione “le già ricordate iniziative di agricoltura sociale” (pag. 40 PSN). A seguito di queste puntuali indicazioni, molte Regioni hanno previsto azioni per rafforzare ed estendere le pratiche di agricoltura sociale nell'ambito delle misure del proprio Piano di Sviluppo Rurale (PSR) e, in particolare, nella misura 3.1.1. “Diversificazione in attività non agricole” e in quella 3.4.1. “Servizi essenziali alle persone che vivono nei territori rurali”.

Commento originariamente inviato da 'alfonso pascale' in data 11/05/2007.

vorrei avere delle informazioni su come poter lavorare in una fattoria sociale,avere numeri o indirizzi possibilmente in lazio,aspetto risposta

Commento originariamente inviato da 'benedetta calenda' in data 21/05/2007.

Sono un dipendente pubblico, potrei ugualmente creare una mia fattoria socile mantenendo il mio impiego ?

Commento originariamente inviato da 'Loriano' in data 02/09/2007.

Il dipendente pubblico è obbligato a prestare il proprio lavoro in maniera esclusiva nei confronti dell'amministrazione da cui dipende. A questo principio di carattere generale fanno eccezione alcuni regimi speciali (ad esempio la possibilità per i docenti di esercitare la libera professione) ed il personale in part time con prestazione lavorativa non superiore al 50%.
 
Ci sono però altri casi in cui il dipendente pubblico, anche se a tempo pieno, può svolgere, se autorizzato dalla propria amministrazione, incarichi di tipo diverso.
 
Tra le attività pienamente compatibili, anche per i dipendenti a tempo pieno o con orario superiore al 50%, sono espressamente previste le attività rese a titolo gratuito presso associazioni di volontariato o cooperative a carattere socio-assistenziale senza scopo di lucro, nonché la partecipazione a società agricole a conduzione familiare quando l'impegno è modesto e di tipo non continuativo.
 
Un dipendente pubblico può, dunque, dar vita ad una fattoria sociale. Se è un dipendente part time può svolgere l'attività agricola sia come lavoratore dipendente che come imprenditore. Se è un dipendente a tempo pieno può svolgere l'attività agricola nei limiti autorizzati dall'amministrazione da cui dipende.
 
Si ricorda che la fattoria sociale si configura come un'azienda agricola quando le attività dirette a fornire servizi di carattere sociale sono svolte mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda medesima.

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 07/09/2007.

Sono in programma per ora due master post-universitari: la nuova edizione del Master di II livello in Agricoltura Etico-Sociale promosso dal DEAR dell'Università della Tuscia di Viterbo (www.agrietica.it) e il Master di II livello in Pet Therapy e qualità della vita promosso dalla Scuola superiore di Formazione Rebaudengo, affiliata all'Università Pontificia Salesiana (www.rebaudengo.it). Inoltre, la Regione Lazio valuterà prossimamente una serie di progetti formativi, da realizzare nel 2008 con finanziamenti europei FSE, in grado di promuovere una nuova ruralità con priorità per le donne. I progetti dovranno essere presentati entro il 29 settembre 2007 ed essere impostati nell'ottica della valorizzazione del territorio e delle potenzialità economiche che possono emergere anche dalla promozione delle fattorie sociali, delle fattorie didattiche, degli agriasili e di una cultura dell'accoglienza.

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 10/09/2007.

Sono state inserite alcune azioni che incentivano l'agricoltura sociale nelle misure previste dai Piani di sviluppo rurale (PSR) predisposti dalle Regioni per il periodo 2007-2013. Ad eccezione dell'Emilia Romagna e della Provincia Autonoma di Bolzano, tutte le altre Regioni lo hanno fatto. I PSR sono consultabili nei siti delle Regioni (Assessorati Agricoltura). Le misure che potrebbero contenere azioni per l'agricoltura sociale sono le seguenti: 311 - 321 - 331. La Commissione Europea ha finora approvato i PSR delle Regioni Emilia Romagna, Provincia Autonoma di Bolzano, Lombardia, Toscana e Veneto. Gli altri piani sono ancora all'esame degli uffici di Bruxelles.

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 22/09/2007.

Gentile Dott. Pascale. potrebbe darmi qualche indicazione riguardo a finanziamenti per la costituzione di aziende agricole sociali? mi servirebbero sia a livello regionale, che nazionale che europeo. Grazie

Commento originariamente inviato da 'Francesco' in data 19/09/2007.

L'agricoltura sociale offre molteplici opportunità per migliorare la qualità della vita di un ragazzo con disabilità psichica. Il contatto con esseri viventi, la varietà dei processi produttivi e i ritmi mai incalzanti delle tante attività che si possono svolgere in campagna rendono, infatti, il settore agricolo quello più adatto a generare benefici nei confronti di persone con particolari problemi psichici. Inoltre, i diversi livelli di produttività delle persone coinvolte in un'azienda agricola non hanno alcuna incidenza sulla qualità dei suoi prodotti. Ciò permette alle fattorie sociali di essere competitive come lo sono altre imprese agricole, potendo far leva sulla reputazione derivante dall'utilità sociale delle proprie attività e giovarsi del valore aggiunto incorporato nei prodotti offerti a consumatori consapevoli.

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 14/02/2008.

sono genitore di un ragazzo disabile psichico di quasi sedici anni e non ce la faccio a vederlo escluso dalle mille possibilità che la vita potrebbe offrirgli. Certamente la sua condizione non lo aiuta perché i disabili con problemi alla sfera psichica sono i difficilmente inseribili in un contesto produttivo. Ovviamente è seguito dalla struttura sanitaria oltre che da noi genitori. Che possibilità potrebbe avere in una fattoria sociale?

Commento originariamente inviato da 'Paolo P' in data 10/02/2008.

Insieme ad una altra famiglia con un figlio disabile stiamo muovendo i primi passi verso la progettazione di un fattoria sociale da realizzare in Sardegna vicino a Sassari su un fondo di 22 ettari oggi non coltivati.
 
Lei ha notizie di fondi europei? Si vorrebbe creare una struttura capace anche di accogliere nei mesi estivi le famiglie europee con figli disabili in modo da offrire alle prime la possibilità di turismo nell'isola e ai secondi accoglienza mentre il resto della famiglia visita l'isola.
 
Grazie e cordiali saluti
 
Enrico Andreoli

Commento originariamente inviato da 'Enrico Andreoli' in data 20/03/2008.

Il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Sardegna prevede un'azione nell'ambito della Misura 311 (diversificazione attività non agricole) per realizzare nelle aziende agricole spazi aziendali attrezzati per lo svolgimento di attività sociali. Prossimamente uscirà il relativo bando. Nel sito www.fattoriesociali.com troverà un link per accedere ai bandi dei PSR di tutte le Regioni. L' idea poi di ospitare famiglie con disabili provenienti da altri paesi europei è ottima e si potrebbe realizzare anche attraverso forme di collaborazione transnazionali da stabilire utilizzando le reti europee dell'agricoltura sociale (vedi http://sofar.unipi.it/).

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 25/03/2008.

Gentile Dr. Pascale,
sto cercando informazioni sui fondi regionali per la realizzazione di un centro che si occupi di terapie riabilitative con gli animali. Consultando il sito da lei suggerito (www.fattoriesociali.com) ho appurato che per la Regione Lazio non sono ancora usciti i bandi previsti dal PSR. Saprebbe indicarmi grosso modo i tempi di pubblicazione? La misura 311 sembra essere quella più indirizzata al tipo di proggetto, ma secondo lei potrebbe andar bene anche la misura 321? Grazie per l'aiuto,
Cordiali saluti

Commento originariamente inviato da 'Amanda Tedesco' in data 08/04/2008.

I bandi del PSR della Regione Lazio dovrebbero essero pubblicati nei prossimi giorni. La fornitura di servizi alle persone mediante attività e terapie assistite dagli animali è ricompresa sia nelle azioni della Misura 311 (Diversificazione delle attività non agricole) che in quelle della Misura 321 (Servizi essenziali alla popolazione). La Misura 311 è riservata agli imprenditori agricoli ed alle società agricole ed opera su tutto il territorio regionale ad eccezione dei comuni rientranti nei Poli urbani (A). La Misura 321 è, invece, destinata agli enti pubblici, ONLUS, associazioni di imprese, cooperative sociali, associazioni culturali e partenariati pubblico-privati e si applica esclusivamente nelle Aree rurali intermedie (C) e nelle Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (D).

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 11/04/2008.

Salve,sono un medico veterinario della Puglia.Ho preso una specializzazione in Pet therapy a Messina e sto completando un corso in zooantropologia didattica a Bologna(SIUA). Sto seriamente considerando l'idea di creare una fattoria sociale. Volevo capire se ci sono dei requisiti che vanno a regolamentare queste strutture, mi riferisco alla sede e al personale organizzativo.Inoltre volevo sapere qual'è la strada più semplice da seguire dal punto di vista burocratico e se ci sono al momento dei fondi regionali a tal proposito.
In attesa di riscontro,
cordialmente la saluto
Dott. Nica

Commento originariamente inviato da 'Nicam' in data 15/10/2008.

Se la sua intenzione è quella di creare una fattoria sociale per condurla direttamente, deve innanzitutto avere la disponibilità di un'azienda agricola, in proprietà o in affitto, e nell'ambito delle attività aziendali per la produzione di beni e servizi potrà svolgere anche quelle assistite dagli animali (A.A.T. e A.A.A. impropriamente definite ''Pet Therapy''). Sarà necessario, in tal caso, iscriversi alla Camera di Commercio come imprenditore agricolo e rispettare le normative igienico-sanitarie, ambientali, per la sicurezza dei luoghi di lavoro e per il benessere degli animali, a cui sono sottoposte tutte le imprese agricole. L'esercizio dell'attività come imprenditore agricolo non le impedirà di svolgere anche la sua professione di veterinario.
Se vuole, invece, esercitare le attività assistite dagli animali in un'azienda agricola già esistente, può stabilire con l'imprenditore agricolo che conduce l'azienda un accordo che permette di caratterizzarla agli occhi dei consumatori e degli utenti come un'azienda agrisociale. Anche in tal caso non ci sono norme particolari da rispettare, se non quelle che già impegnano l'imprenditore agricolo.
Qualora l'azienda agricola volesse accedere a sostegni pubblici per ristrutturare fabbricati o comprare attrezzature per poter svolgere le attività sociali, dovrà attendere la pubblicazione del bando e accedere ai finanziamenti previsti dalla Misura 311 (Diversificazione attività aziendali) del PSR 2007/2013 della Regione Puglia.

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 22/10/2008.

Sì, a patto che nell'agricampeggio si svolgano inserimenti socio-lavorativi o attività terapeutiche e riabilitative per persone svantaggiate o ancora servizi sociali (anziani, minori in difficoltà, migranti, ecc.).

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 15/01/2011.

buon giorno, vorrei sapere se il dott. Pascale ha informazioni riguardo a strumenti standardizzati, come test o questionari, che siano stati usati nelle fattorie sociali per attestare l'eventuale miglioramento nella riabilitazione di portatori di disabilità psichica.
se per caso conoscesse una bibliografia da consigliarmi per dare valore clinico alla nostra prossima esperienza di riabilitazione in una fattoria sociale.
grazie

Commento originariamente inviato da 'rita ballacci' in data 04/05/2009.

Gentile Dott.ssa Ballacci,
non conosco pubblicazioni riferite a strumenti di misurazione e verifica dei miglioramenti in persone con disabilità psichica impegnate in pratiche di agricoltura sociale.
So che il Prof. Alessandro Lenzi utilizza dei questionari per misurare gli effetti delle terapie con animali nell'azienda agricola annessa all'Università degli Studi di Pisa.
Può contattarlo al seguente indirizzo: a.lenzi@med.unipi.it
Come si evince anche dal lavoro della rete scientifica europea ''Green care in agriculture'', le conoscenze sull'efficacia delle attività di Agricoltura Sociale sono piuttosto rudimentali.
E' per questo motivo che l'INEA ha promosso un tavolo interistituzionale per avviare progetti al fine di validare le “terapie verdi” e la Rete Fattorie Sociali ha dato vita alla ''Rete dei Saperi e delle Conoscenze in Agricoltura Sociale''.
Andrebbero promosse attività di ricerca volte a conseguire nuove e migliori conoscenze sui meccanismi di funzionamento delle pratiche di Agricoltura Sociale con metodologie interdisciplinari, multiattoriali e partecipative.
Si tratta di coinvolgere il sistema della ricerca e dell'alta formazione e il patrimonio di conoscenza tecnica e contestuale dei diversi territori nei campi delle terapie con le piante e con gli animali e della medicina, dell'inclusione sociale e delle terapie occupazionali, dell'agricoltura e della formazione, delle ricadute economiche delle pratiche per le componenti pubbliche e private e degli strumenti di politica.
La Rete Fattorie Sociali è impegnata a sollecitare le istituzioni in tale direzione.

Commento originariamente inviato da 'alfonso pascale' in data 11/05/2009.

Gentile dott. Pascale,
Trovo molto stimolanti e interessanti le tematiche trattate e le istanze di cui si fa portatore e a cui mi associo non senza alcuni distinguo;
mi piacerebbe sapere da lei se un agricampeggio ecosostenibile (che cioè fa uso esclusivamente di fonti di energia rinnovabile) che sia anche un giardino/orto officinale possa rientrare nella categoria della
fattoria sociale, se portato avanti dal titolare ditta individuale con l'aiuto dei suoi familiari.Tornerò presto a far visita al sito.Grazie.

Commento originariamente inviato da 'Vincenzo Rauzino' in data 25/08/2010.

Ci sono tanti terreni e fabbricati rurali di proprietà pubblica che non vengono utilizzati; molti beni confiscati alle mafie sono in attesa di essere assegnati; è in atto un trasferimento di beni demaniali di ingenti dimensioni dallo Stato agli enti locali; infine, sono fortunatamente rimaste porzioni importanti di terre collettive. Qualora lei dovesse individuare beni pubblici o collettivi su cui non sono insediate attività agricole, si rivolga alla Rete Fattorie Sociali (nfo@fattoriesociali.com). Può trovare così un sostegno per interloquire con l'ente di riferimento, costituire un'impresa agricola e redigere un progetto volto ad avviare un'attività economica di utilità sociale.

Commento originariamente inviato da 'Alfonso Pascale' in data 16/03/2011.

Gentile dottore,
sono una ragazza di 25 anni con varie esperienze nel volontariato, nel terzo settore e nell'agricoltura, didattica e sociale (ho lavorato all'estero in fattorie con ragazzi con disagi socio-economici). Aprire una fattoria sociale sarebbe la mia piu grande apirazione, ma non ho un terreno ne la possibilità economica di comprarlo. Vorrei sapere se esistono finanziamenti che possano fare al caso mio.
La ringrazio anticipatamente.

Commento originariamente inviato da 'francesca' in data 16/02/2011.