Attitudini all’acquisto di yogurt geneticamente modificati sul territorio trentino

Attitudini all’acquisto di yogurt geneticamente modificati sul territorio trentino

Introduzione

Attraverso il cosiddetto “trasferimento tecnologico” la società civile riceve i risultati della ricerca scientifica, fino a quel momento circoscritti alla pura teoria o alle sperimentazioni entro i confini del laboratorio.
Le finalità sottese al processo di trasferimento tecnologico sono generalmente migliorative rispetto ad un certo stato di cose, poiché grazie all’introduzione di innovazioni tecno-scientifiche fasce sempre maggiori di popolazione acquisiscono la possibilità di fruire a costi ridotti di prodotti di migliore qualità o di beni e servizi prima non disponibili, comunque finalizzati ad un accrescimento dei livelli di benessere.
In alcune situazioni, tuttavia, l’introduzione di innovazioni nel contesto sociale può divenire particolarmente problematica, nonostante i benefici “promessi”. Questo è stato il caso delle biotecnologie e in particolare delle loro applicazioni al settore agro-alimentare.
Con il termine “biotecnologie” si fa riferimento all’insieme delle conoscenze e delle tecniche concepite in seno alla biologia molecolare che, a partire dagli Anni Settanta del secolo scorso, hanno reso possibile il trasferimento di geni in organismi viventi di specie diverse.
Nel settore medico-farmaceutico le biotecnologie hanno permesso di sintetizzare nuovi farmaci e vaccini, come l’insulina, e persino organi e tessuti. Nel recupero ambientale, la ricerca in campo biotech sta facendo progressi nel perfezionamento di sistemi di bonifica e depurazione di aree inquinate. Ma le applicazioni forse più note delle biotecnologie riguardano il settore agro-alimentare e sono costituite dagli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), organismi viventi in cui, attraverso le tecniche di DNA ricombinante, sono inserite nuove caratteristiche desiderate. In agricoltura, le biotecnologie hanno due utilizzi principali, in quanto consentono sia di accrescere la produttività delle colture che di migliorare la qualità delle piante interessate dal trasferimento genico.
Attualmente gli OGM coltivati a scopi commerciali risultano essere prevalentemente rappresentati da soia, mais, cotone e colza, modificati con caratteri di resistenza agli erbicidi e agli insetti. Secondo il rapporto dell’International Association for the Acquisition of Agro-biotechnologies, l’estensione delle colture Geneticamente Modificate (GM) dal 1996, anno della loro introduzione sui mercati, è aumentata più di sessanta volte e attualmente ammonta a più di 90 milioni di ettari (ISAAA, 2006). L’entità di tale diffusione può essere meglio compresa se si pensa che mais, soia e composti derivati rappresentano ingredienti frequentemente utilizzati nei processi di trasformazione di cibi destinati all’alimentazione umana (come olii e farine, lecitine e amidi usati per produrre zuppe, creme, prodotti dolciari e da forno, bibite, carni macinate, oppure germogli di soia e chicchi di mais dolce nelle insalate, ecc.), e componenti primarie dei mangimi destinati alla zootecnia. Un semplice alimento come lo yogurt, ad esempio, potrebbe essere ottenuto utilizzando latte da bestiame alimentato con mangimi contenenti granelle GM oppure potrebbe essere stato ottenuto con fermenti lattici (ovvero batteri) GM.
Oltre alle varietà colturali a maggiore efficienza produttiva, la ricerca scientifica si sta orientando allo sviluppo di nuove specie “migliorate” con caratteristiche ingegnerizzate al fine di produrre sostanze benefiche per l’uomo da assimilare attraverso il consumo umano. Un esempio è il cosiddetto riso dorato (Golden Rice), che permette di sintetizzare meglio e in maggiore quantità la vitamina A, la cui carenza è responsabile di problemi di cecità e addirittura di morte nei Paesi in Via di Sviluppo (Potrykus, 2001).
Nel caso delle biotecnologie agro-alimentari le aspettative della ricerca non sembrano, tuttavia, incontrare quelle del pubblico, almeno per quanto concerne il territorio europeo. L’attitudine generale nei confronti dei prodotti delle agro-biotecnologie all’interno dell’Unione Europea è connotata da tratti fortemente negativi (Eurobarometer, 2006).
I maggiori timori riguardano il trasferimento all’uomo della resistenza agli antibiotici, l’aumento di allergie e intolleranze, la possibile erosione di biodiversità a seguito di fenomeni di impollinazione incrociata tra varietà GM e non GM, l’eventuale trasmissione indesiderata dei caratteri di resistenza a specie infestanti.
Il dibattito sulle biotecnologie risulta caratterizzato da un’ulteriore considerazione. Le tecniche di trasferimento genico, rendendo di fatto possibile scavalcare i confini che separano una specie vivente dall’altra, conferiscono all’uomo un potere vastissimo, che è quello di intervenire sulla Natura e sui suoi equilibri in risposta alle esigenze e alla volontà umana.
La percezione dei rischi, infine, è amplificata dal fatto che la stessa comunità scientifica non riesce a dare evidenze definitive sulla questione, apparendo profondamente divisa agli occhi di quegli stessi cittadini che ad essa chiedono risposte.
Allo scopo di verificare se il pregiudizio nei confronti dell’OGM fosse dettato da inamovibili convinzioni o se, invero, esso potesse essere modificato dalla presenza di benefici quali prezzi più ridotti, un minore impatto ambientale delle pratiche colturali o funzionalità preventive per la salute, è stata condotta un’indagine sul territorio della Provincia di Trento.

Metodologia

Le preferenze dei consumatori nei confronti di cibi geneticamente modificati sono state analizzate impiegando la metodologia dei Modelli a Scelta Discreta (McFadden, 1974; Train, 2003; Hensher et al., 2005). Tale metodologia consente di valutare un certo bene a partire dalla sua disgregazione in diverse caratteristiche (o attributi) e dall’osservazione delle preferenze per i singoli attributi presi in considerazione. In questo modo, l’importanza di certi attributi rispetto ad altri può essere approssimata dalle disponibilità a pagare che l’individuo esprime, dovendo ordinare, valutare o scegliere tra differenti combinazioni di attributi.
Lo yogurt è apparso il prodotto più idoneo al perseguimento degli obiettivi preposti. Non solo fa parte delle produzioni tipiche del Trentino e del limitrofo Alto Adige, ma le sue caratteristiche di notorietà, gusto e salubrità, associate alla penetrazione sul mercato locale, rendono questo prodotto particolarmente adatto ai fini della costruzione dello scenario ipotetico. Inoltre, il fatto che alcuni yogurt non GM con proprietà funzionali (ad es. coadiuvanti nel trattamento del colesterolo) siano già in commercio, ha indotto a considerare una possibilità verosimile, ai fini di questa ricerca, l’attribuzione allo stesso di ipotetiche proprietà salutistiche. Infine, un futuro impiego di ingredienti GM nella produzione di yogurt ci è apparso più credibile rispetto ad altri prodotti alimentari, dato che il processo con cui è convenzionalmente ottenuto rappresenta di fatto una delle applicazioni più antiche delle biotecnologie al settore alimentare.
L’indagine è stata preceduta da una ricerca di tipo qualitativo, basata su focus groups a gruppi di consumatori per la verifica dell’oggetto di studio (yogurt) e l’individuazione degli attributi rilevanti da utilizzare per l’analisi delle scelte. Sulla base dei focus groups è stato quindi possibile definire il questionario, somministrato ad un campione casuale di 532 consumatori trentini, a cui è stato richiesto di esprimere la propria preferenza tra lo yogurt usualmente acquistato e alcuni yogurt ottenuti a partire da OGM. Gli ipotetici yogurt a base OGM sono stati associati a tre tipologie di beneficio: una maggiore resa in agricoltura, un minore impatto sull’ambiente e una funzionalità per la salute, nei termini di una presunta azione preventiva contro i tumori. La misura del beneficio pertanto è stata definita dalle differenze di prezzo e dal tipo di vantaggio che potrebbe essere ottenuto attraverso il consumo di questi prodotti: altrui (agricoltore), individuale, attraverso il prezzo o l’effetto per la salute, collettivo in un’accezione ampia e “altruista”, per cui il beneficio è rivolto all’ambiente o alla salute in generale attraverso il minore uso e contenuto di sostanze chimiche. Oltre a questa richiesta specifica, si sono anche indagate attitudini più generali nei confronti di diverse applicazioni delle biotecnologie.

Risultati

Dei 532 consumatori interpellati, 317 hanno accettato di rispondere al questionario (tasso di risposta 60%).
Per quanto riguarda le domande a carattere attitudinale, il 34,6% degli intervistati ha dichiarato il proprio totale disaccordo per l’uso di OGM in agricoltura ai fini di aumentarne la produttività (solo il 9,4% è favorevole), il 21,1% per ridurre l’uso di insetticidi (23,8% di favorevoli) il 17,2% per sviluppare nuovi prodotti funzionali rispondenti a specifiche esigenze di salute (la cui necessità è decisamente condivisa dal 24,1% della popolazione intervistata). Per quel che riguarda la necessità di approfondire rischi e benefici degli OGM attraverso un investimento pubblico in attività di ricerca scientifica, le persone “molto d’accordo” si rivelano costituire circa il 47% del campione. Assommando a tale valore la percentuale di chi si dichiara “abbastanza d’accordo” viene raggiunta la quota dell’82%, risultato che indica un bisogno condiviso e diffuso di maggiori conoscenze di queste tecnologie e sui rischi e benefici ad esse associati. Questa tendenza risulta in linea con l’elevata percentuale di persone (79,5%) che si sono dimostrate avverse al rischio, avendo dichiarato, durante l’intervista, di non essere disposte a scommettere una somma certa di 50 Euro con una probabilità su cento di decuplicare la somma giocata.
Questa generalizzata avversione al rischio è emersa anche in riferimento ai prodotti GM, pur in presenza di tutti i benefici ipotizzati. Il solo differenziale di prezzo non è apparso modificare i comportamenti d’acquisto in favore di prodotti GM, ma nemmeno un ipotetico vantaggio per l’ambiente o per la salute hanno determinato un cambiamento deciso nelle preferenze. Tuttavia nel caso dello yogurt GM antitumore si è registrato un grado di avversione minore, suggerendo che il beneficio per la salute in parte potrebbe mitigare la percezione del rischio. La perdita di utilità nel caso dell’attributo di resa (che conferirebbe vantaggi diretti solo al produttore) e dell’attributo “basso impatto ambientale” associati all’OGM sembrano invece suggerire che il beneficio atteso dallo yogurt GM debba essere direttamente rivolto al consumatore, ossia a colui che si assume il rischio legato all’incertezza.
L’analisi svolta ha inoltre permesso di definire l’entità di sconto richiesta (rispetto al prezzo medio di uno yogurt convenzionale) per scegliere yogurt GM, cioè il tasso a cui un consumatore sarebbe disposto a scambiare lo yogurt convenzionale con uno dei tre yogurt a base di OGM. Nel presente studio si è rilevato che la disponibilità a pagare per yogurt da OGM è sempre negativa, suggerendo che il consumatore dovrebbe ricevere uno sconto di circa 1 Euro su un prezzo medio di 40 cents per essere indotto a prendere in considerazione lo yogurt funzionale. Il valore dello sconto richiesto aumenta a circa 2,4 e 2,8 Euro rispettivamente per lo yogurt da OGM a basso impetto ambientale o da OGM a elevata resa.
L’elevato importo dei valori di sconto rispetto ai prezzi medi di vendita dello yogurt convenzionale lascia presupporre che l’ipotesi d’acquisto di yogurt GM non possa attualmente essere presa in considerazione dai consumatori trentini.
I dati sulle scelte compiute dagli intervistati sono stati ulteriormente elaborati per cogliere le differenze di gusti per le alternative e/o attributi analizzati, segmentando la domanda espressa dal campione esaminato. Le stime prodotte, tuttavia, non hanno permesso di catturare variazioni nelle preferenze espresse per gli yogurt, rivelando una certa omogeneità all’interno del campione esaminato. Questo risultato rafforza l’idea di un’opposizione molto netta, da parte dei consumatori intervistati, alla presenza di yogurt derivanti o contenenti OGM nella distribuzione, tale per cui nemmeno l’associazione dell’OGM a funzionalità per la salute (e, in misura minore, a effetti positivi per l'ambiente) sembra avere effetti significativi ai fini di distinguere specifiche classi di preferenze nel campione.
Un approccio di tipo “precauzionale” è stato visto accomunare la maggioranza delle persone interpellate che, riproponendo la necessità di una maggiore conoscenza delle implicazioni associate all’OGM, sembra comunque aperta ad eventuali futuri sviluppi e approfondimenti attraverso lo studio e la sperimentazione. Molti dei responsi forniti, come visto, hanno dato indicazione di una valutazione positiva della ricerca scientifica da parte degli intervistati, concretizzata dalla condivisione della necessità oggettiva di sostenerla.
Un terzo argomento riguarda la funzione attribuita ad eventuali misure distintive sui prodotti locali, quale può essere l’apposizione di un marchio di qualità non-OGM. In questi termini, gli strumenti di certificazione sono stati visti rappresentare una garanzia aggiuntiva ma non sufficiente a rassicurare il cittadino-consumatore. Il marchio, infatti, permette sicuramente una maggiore trasparenza informativa e costituisce lo strumento primo con cui si rende possibile la scelta consapevole. Sebbene una quota maggioritaria di persone abbia dichiarato la propria disponibilità a supportare l’iniziativa di un marchio non-OGM per i prodotti del territorio, quasi un quarto del campione ha mostrato una palese incertezza mentre una quota di circa un terzo si è dichiarata contraria. Potrebbero essere gli indecisi, dunque, a determinare il successo o il fallimento di una politica di questo tipo. L’incertezza del consumatore però, a quanto emerge anche dall’indagine qualitativa che ha preceduto la ricerca empirica, sembra essere rivolta all’intero sistema dei controlli alimentari e sembra trovare risposte più credibili nella costruzione di un insieme di conoscenze più approfondite e autorevoli sulla questione.

Considerazioni conclusive

I risultati ottenuti in questo studio offrono un contributo all’analisi della percezione pubblica degli OGM attraverso l’individuazione dell’importanza relativa di differenti applicazioni del trasferimento genico negli alimenti e di alcune priorità che i cittadini-consumatori locali potrebbero esprimere con riferimento alle agro-biotecnologie.
In particolare è stata confermata la tendenziale avversione agli OGM, già rilevata in ambito europeo e nazionale. Una ragione importante del minor valore riconosciuto può essere attribuita agli elementi di identità e storia di cui si permea la produzione agricola in Trentino. Secondo McCluskey e Loureiro (2003) e Caswell e Joseph (2007), infatti, le differenze di atteggiamento verso i prodotti GM possono essere spiegate dal contesto di sviluppo socio-economico e dalla cultura di riferimento. Il prodotto dell’agricoltura trentina, regolata da specifici protocolli di autodisciplina che garantiscono elevati standard di qualità e salubrità, per il consumatore, per il produttore e per l’ambiente circostante, raffrontato con l’opzione GM (per lo più associato a sistemi di produzione intensivi e omologati), risulta essere preferito dai consumatori locali anche in presenza di elevati differenziali di prezzo o beneficio. Ciononostante, lo studio avvalora l’ipotesi per cui i criteri di valutazione differirebbero in base al tipo di funzione attribuita all’OGM, suggerendo che un futuro sviluppo di alimenti GM funzionali alla salute umana potrebbe riscontrare un’opposizione sempre più moderata. Questo risultato è un’ulteriore conferma delle attitudini verso differenti applicazioni delle agro-biotecnologie rilevate in letteratura (Loureiro e Bugbee, 2005; Moon e Balasubramanian, 2003; Burton e Pearse, 2003; Lusk et al. 2003, Chen e Chern, 2002; Loureiro e Hine, 2002; Bech-Larsen e Grunert, 2000).
Le disponibilità a pagare negative riscontrate per gli yogurt GM rispetto ai convenzionali nonostante i benefici prospettati suggeriscono tuttavia la necessità aggiuntiva di affrontare la questione del trasferimento tecnologico delle biotecnologie attraverso un approccio interdisciplinare, in cui una corretta e completa comunicazione giochi un ruolo preponderante. Una gestione completa della sicurezza, infatti, dovrebbe partire dalla valutazione di tutti i possibili impatti associati all’evento. Le implicazioni “tecniche” potranno essere valutate attraverso la ricerca scientifica, la necessità della quale è largamente sentita nella popolazione trentina (l’82% del campione vede favorevolmente l’investimento di denaro nella ricerca). I fattori “non tecnici” potranno essere individuati essenzialmente attraverso uno studio delle percezioni del cittadino-consumatore a cui rispondere nell’immediato attraverso misure istituzionali di tutela. Nel lungo periodo, tuttavia, uno strumento prezioso può essere dato da una circolazione delle informazioni il più possibile flessibile e diffusa, che consenta di raggiungere anche gli interessi più periferici e di cogliere tutte le possibili prospettive di analisi della questione.

Ringraziamenti

La ricerca qui presentata è stata realizzata nell’ambito dei progetti OSSERVA3 (Rintracciabilità degli OGM nella filiera agro-alimentare) e EcoGenEtic.Com (Geni eco-compatibili: dalla ricerca scientifica alla gestione della sicurezza, questioni bioetiche e prassi comunicative) finanziati dalla Provincia Autonoma di Trento, Fondo per la Ricerca, e coordinati dalla Dr. Lucia Martinelli (Ist. Agrario di San Michele all’Adige). Un ringraziamento particolare è dovuto al Prof. Gianni Cicia, alla Dr. Teresa del Giudice e al Prof. Riccardo Scarpa per il loro prezioso aiuto nelle fasi di progettazione dell’indagine empirica e di analisi dei dati.

Riferimenti bibliografici

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