L’innovation broker in Italia: esperienze nell’ambito dei programmi di sviluppo rurale 2007-2013

L’innovation broker in Italia: esperienze nell’ambito dei programmi di sviluppo rurale 2007-2013

Introduzione

Il Partenariato Europeo per l’Innovazione (Pei) favorisce le interrelazioni trans-disciplinari e multi-attoriali fra imprese, ricerca ed istruzione, sviluppando nuove metodologie per il trasferimento interattivo delle conoscenze. Come delineato in letteratura, tali interrelazioni incentivano modelli di sviluppo integrato e sostenibile fondati sulle caratteristiche del tessuto produttivo e culturale di uno specifico territorio (World Bank, 2006; Hall et al., 2006; Knickel et. Al., 2009).
La formazione e il funzionamento dei partenariati e dei sistemi di innovazione può essere influenzata da una serie di problematiche e asimmetrie di vario genere (Klerkx e Leeuwis, 2009), il cui superamento richiede l’intervento di specifiche figure in grado di mediare la conoscenza e facilitare l’apprendimento.
In Italia, il concetto di innovazione interattiva e il ruolo del mediatore per l’innovazione costituiscono una novità assoluta a livello di governance.
Tuttavia, nel periodo di programmazione 2007-2013, l’implementazione della misura 124 dei Programmi di sviluppo rurale (Psr) – “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e alimentare",– ha consentito di sperimentare nuovi approcci multi-attoriali basati principalmente sulla cooperazione tra ricerca e imprese agricole (Commissione Europea, 2011). La misura è stata attivata in 19 Psr su 21, con una spesa programmata, al 30 giugno 2015, di circa 211 milioni di euro. Dati empirici mostrano che, in assenza di specifiche figure e di azioni volte a supportare le attività di coordinamento e di organizzazione dei partenariati, le funzioni di intermediazione sono state svolte in maniera spontanea dai beneficiari stessi. Essi, con gradi di coinvolgimento diversi, hanno promosso l'interazione tra i diversi partner e stimolato un approccio bottom-up (“dal basso verso l'alto”) volto a fare emergere progetti innovativi. Il ruolo attivo esercitato dai beneficiari nel processo di intermediazione mette in discussione la necessità di creare nuovi soggetti deputati allo svolgimento del ruolo dell’innovation broker. Questo articolo riporta i risultati di uno studio sugli attori e sulle funzioni di intermediazione che hanno supportato i processi di identificazione, aggregazione e interazione tra i beneficiari dei progetti di cooperazione finanziati nell’ambito della misura 124 dei Psr italiani1.

Riferimenti teorici e metodologia di ricerca

I processi di cogenerazione della conoscenza richiedono la costruzione di un dialogo efficace e costruttivo tra tutti i soggetti, volto a stimolare processi di apprendimento. Le dinamiche relazionali, tuttavia, possono essere ostacolate da una serie di asimmetrie cognitive, normative ed etiche (Klerkx e Leeuwis, 2009), oppure da gap informativi e gestionali, che impediscono di individuare i potenziali partner o di acquisire e implementare nuova conoscenza.
In questo contesto, emerge il fabbisogno di attori la cui funzione principale sia stimolare e facilitare la formazione di partenariati per l'innovazione.
L’innovation broker o “intermediario dell’innovazione" è definito da Howell (2006) come 'un agente o un broker in ogni aspetto del processo di innovazione tra due o più parti’.
In base alle linee guida sul Pei (European Commission, 2014), il compito principale del broker dell’innovazione è quello di facilitare la costituzione di gruppi operativi animando le iniziative bottom-up, aiutando a perfezionare le idee innovative, fornendo il supporto per la ricerca di partner e di finanziamenti, così come per la preparazione della proposta progettuale. Tali funzioni non sono comunque esaustive del ruolo che il broker dell’innovazione può svolgere per agevolare i processi di cogenerazione della conoscenza.
Howell (2006) descrive una serie dettagliata di funzioni di intermediazione che sono indirizzate principalmente a supportare i processi innovativi di singole imprese, attraverso l’articolazione dei fabbisogni e la costituzione del network. In tale ambito, l’intermediario svolge, fra gli altri, servizi di informazione sui potenziali collaboratori, di mediazione delle transazioni tra due o più parti, di individuazione delle  fonti di finanziamento, di divulgazione dei risultati dei progetti.
Smits e Kuhlmann (2004) descrivono invece altre funzioni, di tipo più sistemico, centrate sugli aspetti relazionali e di animazione del gruppo, come la gestione delle interfacce, la costruzione e l’organizzazione dei sistemi di innovazione, l’articolazione della domanda.
Klerkx e Leeuwis (2009) sintetizzano e riconducono tali servizi a tre funzioni generiche:

  • articolazione della domanda;

  • composizione di network;

  • gestione del processo di innovazione.

Quest’ultima comprende una serie di attività di facilitazione volte ad assicurare che le reti siano supportate e diventino produttive, ad esempio, attraverso la costruzione di fiducia, la promozione di norme di funzionamento, la facilitazione dell’apprendimento, la gestione dei conflitti e della proprietà intellettuale (Leeuwis, 2004).
Nell’ambito del Pei l’obiettivo prioritario del broker è quello di aiutare il gruppo nell'elaborazione di un buon piano progettuale, favorendo principalmente la composizione del partenariato e l’articolazione della domanda. La gestione del processo di innovazione non è invece descritta come funzione essenziale del processo di brokeraggio. Tuttavia, nel caso in cui il progetto venga finanziato, è possibile che il broker per l’innovazione possa essere coinvolto anche nella fase di attuazione, come facilitatore, nonché nella diffusione dei risultati (European Network for Rural Development, 2013b).
È importante notare che situazioni di ambiguità e non neutralità possono insorgere qualora le funzioni di brokeraggio vengano svolte dal mondo della ricerca e/o della consulenza, come attività complementare (Klerkx et al., 2009). In tali casi, infatti, gli intermediari dell’innovazione possono essere portati ad articolare i bisogni e/o selezionare i partner in favore delle proprie esigenze, o di quelle di soggetti terzi in grado di esercitare pressione, piuttosto che di quelle del cliente.
Questo contributo analizza le funzioni di brokeraggio svolte dai diversi attori nell’ambito di un quadro che tiene conto sia delle funzioni delineate dalla Commissione Europea, sia di quelle descritte in letteratura, che costituiscono, a grandi linee, le categorie già citate, ad eccezione di quelle inerenti il trasferimento e lo sviluppo dell’innovazione.
In particolare, il quadro analitico è stato definito attorno a otto funzioni principali:

  • scoperta di idee innovative; identificazione e articolazione delle esigenze degli agricoltori;

  • collegamento fra partner; individuazione di partner idonei provenienti da diversi ambiti della conoscenza;

  • supporto per il perfezionamento dell’idea progettuale, attraverso l’articolazione delle richieste e delle aspettative dei diversi partner;

  • identificazione delle fonti di finanziamento;

  • preparazione della proposta progettuale;

  • coordinamento/facilitazione del dialogo e dei processi di apprendimento;

  • partecipazione all’innovazione, nelle fasi di avviamento, sviluppo e testaggio;

  • comunicazione dei risultati; svolgimento di attività di disseminazione volte a trasferire le conoscenze sulle innovazioni.

Lo studio prende in considerazione tutti i progetti italiani finanziati nell'ambito della misura 124 nel periodo di programmazione 2007-2013. Questo ha permesso di identificare i diversi tipi di attori che hanno agito come mediatori di innovazione. I risultati sono stati ulteriormente analizzati e verificati attraverso sette casi di studio, realizzati in Toscana, Emilia Romagna e Umbria, rappresentativi delle varie tipologie progettuali analizzate attraverso l'indagine.

Uno sguardo agli attori dei processi di intermediazione

L'attuazione della misura 124 dei Psr in Italia ha spinto una serie di attori ad auto-organizzarsi per costituire partenariati con lo scopo specifico di sviluppare progetti di cooperazione per l’innovazione. Queste esperienze hanno portato all’attivazione spontanea di una serie di funzioni di intermediazione finalizzate a garantire l’istituzione delle partnership e l’implementazione delle innovazioni.
Tali funzioni sono svolte, in maniera del tutto informale, da attori non nuovi allo sviluppo rurale che, quasi sempre, sono coinvolti negli stessi progetti di cooperazione. Nella maggior parte dei casi, inoltre, tali soggetti sono leader dei partenariati e, frequentemente, occupano un ruolo chiave anche nel coordinamento e nella diffusione delle informazioni.
In generale, si osserva che le funzioni di intermediazione non sono svolte da uno specifico soggetto, così come nessun organismo sembra adattarsi meglio di altri al ruolo di innovation broker. Infatti, università, centri di ricerca, agenzie per l’innovazione, agricoltori,  soggetti pubblici e altri attori locali e settoriali dimostrano, a seconda dei diversi contesti e partenariati, di poter assumere il ruolo di broker per l’innovazione, svolgendo funzioni differenti in base alla loro tipologia.
La tabella 1 fornisce una panoramica delle funzioni svolte dagli attori coinvolti come innovation broker nei diversi casi di studio.

Tabella 1 – Funzioni di brokeraggio svolte dalle diverse tipologie di attori 

Fonte: Cristiano e Proietti (2014)

Le Università, i centri di ricerca e le agenzie per l’innovazione

Le Università e i centri di ricerca sono i soggetti maggiormente coinvolti nelle funzioni di intermediazione e dimostrano di svolgere un ruolo chiave nell’implementazione della misura 124. La loro presenza nella totalità dei progetti è superiore all’85%. Questo è dovuto, da un lato, all'interesse verso nuovi approcci per l'innovazione in agricoltura e lo sviluppo rurale e, dall’altro, alla necessità di trovare canali di finanziamento alternativi rispetto a quelli tradizionali, sottoposti a un rigoroso processo di revisione della spesa. Tali soggetti, inoltre, sono facilitati dalla maggiore esperienza nel coordinamento e amministrazione di progetti partenariali.
Un risultato che sorprende riguarda la loro piena capacità di gestione dei processi di innovazione, nonché la tempestività di risposta nella messa a punto dei risultati della ricerca per soddisfare le esigenze specifiche degli agricoltori (Cristiano e Proietti, 2013). Infatti, nonostante la loro posizione dominante all’interno dei partenariati e l’influenza esercitata nell’articolazione della domanda, l'analisi rivela che, nella maggior parte dei casi, le innovazioni implementate hanno soddisfatto le aspettative degli agricoltori coinvolti, cogliendo effettivi fabbisogni aziendali. 
Gli organi tecnici delle amministrazioni regionali (poli tecnologici e agenzie per l’innovazione), hanno un rapporto consolidato con l’imprenditoria locale e, di conseguenza, svolgono spesso il ruolo di broker dell’innovazione, fungendo da catalizzatori dei diversi partner.
In generale, sia le università che i centri di ricerca/innovazione sono anche partner leader e svolgono un ruolo importante nel coordinamento e nella diffusione delle informazioni durante l'implementazione del progetto di innovazione.

Gli attori locali

Spesso, la partecipazione diretta o indiretta delle entità pubbliche (comuni, province, ecc.) e dei soggetti pubblico-privati, come i Gruppi di azione locale (Gal), alla cooperazione per l’innovazione è caratterizzata dall’esercizio di funzioni di intermediazione limitate all’identificazione dei fabbisogni e alla costituzione dei partenariati. Tale coinvolgimento è motivato dalla finalità intrinseca di conseguire obiettivi di interesse comune alle collettività rurali di riferimento.
La conoscenza del contesto locale e dei problemi specifici, e le relazioni esistenti con il territorio costituiscono evidentemente fattori fondamentali per il raggiungimento del consenso, anche dei più riluttanti, a investire in innovazione, facilitando gli attori locali nella costituzione dei partenariati e nel rafforzamento della fiducia reciproca (Cristiano e Proietti, 2013).
Il loro grado di coinvolgimento in qualità di intermediari dell’innovazione varia a seconda del tipo di attori e di contesti. Le amministrazioni locali, ad esempio, sono maggiormente coinvolte nell’avvio dei progetti (articolazione della domanda, facilitazione dei collegamenti tra gli attori, ecc.), dato il loro ruolo di organismi delegati all’attuazione dei Psr.
Analogamente, i Gal, individuano le idee innovative e connettono gli attori, pubblici e privati, che hanno la capacità e le caratteristiche per introdurre innovazioni finalizzate a risolvere problemi comuni del territorio leader. Nei casi analizzati, essi dimostrano anche di essere in grado di sostenere i partner nel perfezionamento dell'idea progettuale, nell’individuazione delle fonti di finanziamento e nella comunicazione dei risultati.

Gli attori settoriali

Associazioni di produttori, cooperative e consorzi sono espressione della base produttiva e, generalmente, godono di consenso e fiducia a livello locale. Per questo, essi svolgono un ruolo importante, di facilitazione del dialogo con la ricerca e di informazione dei potenziali beneficiari sulle possibili opportunità del Psr.
In particolare, la loro partecipazione diretta ai progetti, in qualità di beneficiari, facilita la più ampia diffusione dei risultati tra i propri associati e lungo la filiera locale.
Anche gli agricoltori che occupano una posizione leader nell’ambito della filiera produttiva o sul territorio agiscono come mediatori di innovazione, fungendo da catalizzatori per gli altri imprenditori e le università/centri di ricerca. In particolare, le imprese agricole di grandi dimensioni dimostrano una maggiore attitudine allo sviluppo di progetti innovativi e svolgono un ruolo significativo nel coordinare e facilitare l'implementazione dell'innovazione.
Sorprendentemente, le organizzazioni professionali risultano coinvolte nei progetti di cooperazione solo in un numero molto limitato di casi e, raramente, svolgono il ruolo di mediatore dell’innovazione.

I consulenti e i formatori professionali

Consulenti e formatori professionali non mostrano una particolare pro-attività nella partecipazione ai processi di innovazione e raramente esercitano il ruolo di broker.
Nel caso in cui vengano coinvolti dalla propria clientela forniscono supporto tecnico all’imprenditore nell’implementazione dell’innovazione; tuttavia, in alcuni casi, è stato addirittura osservato un effetto ‘sostituzione’ da parte di centri di ricerca/innovazione, che spesso si sono fatti promotori dell'idea progettuale, by-passando i consulenti nell’avvicinamento e nell’assistenza agli agricoltori. Tale situazione è determinata da diversi fattori, primi fra tutti la mancanza di auto-riconoscimento del proprio ruolo nella promozione dell'innovazione, la carenza di conoscenze specifiche e aggiornate, e il crescente coinvolgimento in attività burocratiche.

Considerazioni conclusive

L’analisi consente di evidenziare alcuni aspetti, finora sconosciuti, in merito alle funzioni di brokeraggio e permette, di conseguenza, di prevedere alcune azioni migliorative per la loro implementazione nell’ambito dei gruppi operativi del Pei.
Nel contesto di cooperazione disegnato dalla misura 124 dei Psr emerge che i presupposti più importanti per svolgere spontaneamente il ruolo di mediatore dell'innovazione risiedono nel riconoscimento del proprio ruolo all’interno del processo di innovazione e nell’interesse specifico ad accedere al contributo pubblico e/o ad implementare la sperimentazione.
Un altro aspetto che incide in maniera rilevante sulla capacità di svolgimento delle funzioni di brokeraggio è rappresentato dal carattere multifunzionale di alcune organizzazioni. È il caso, ad esempio, dei poli tecnologici e dei centri locali di ricerca e innovazione, che sono in grado di supportare gli agricoltori durante e dopo l'attuazione dell'innovazione, offrendo un’ampia gamma di prestazioni, compresa l'assistenza tecnica ordinaria. In genere, questa tipologia di attori dimostra anche una certa capacità di saper guardare oltre gli obiettivi del progetto, sviluppando rapporti duraturi con i diversi soggetti. Questi aspetti sono molto importanti per rafforzare le capacità imprenditoriali, individuali e collettive, degli agricoltori e, in particolare, la loro propensione all’innovazione.
La pubblica amministrazione svolge un ruolo fondamentale per quanto riguarda la disposizione delle condizioni di accesso ai progetti di innovazione e l’organizzazione delle attività informative, definendo processi e criteri che possano favorire la parità di interazione e ridurre i rischi di posizioni dominanti. Alla luce dei risultati emersi, appare auspicabile che l’intervento delle Autorità di gestione in merito alla costituzione e al coordinamento dei partenariati sia limitato alla definizione di “regole generali del gioco”, che favoriscano una certa neutralità dei ruoli, lasciando però i diversi attori liberi di organizzarsi. Tale obiettivo potrebbe essere raggiunto, ad esempio, prevedendo che le funzioni di intermediazione siano svolte esclusivamente da partner del gruppo operativo che prendano parte anche alle altre attività previste dal piano di investimenti. La partecipazione dell’intermediario al partenariato favorisce, infatti, l’attivazione di percorsi di apprendimento collaborativo, che sono strumentali all’effettiva realizzazione dell’innovazione. Inoltre, la condivisione di obiettivi comuni attenua il rischio di progetti che non rispondano necessariamente alle reali esigenze di cambiamento degli agricoltori o del gruppo.
Nel complesso, è possibile affermare che, almeno per quanto riguarda l’esperienza italiana, non emerge alcun fabbisogno di creare figure professionali specifiche deputate a svolgere il ruolo di broker per l’innovazione, né di condizionare lo svolgimento delle funzioni di intermediazione al possesso di determinati requisiti e competenze.

Riferimenti bibliografici

  • Birner R., Davis K., Pender J., Nkonya J., Anandajayasekeram E., Ekboir P., et al. (2006), From best practice to best fit. A framework for analyzing pluralistic agricultural advisory services worldwide. Isnar Discussion paper n°5, Ifpri, Washington

  • Brannen J. (2005), Mixing methods: The entry of qualitative and quantitative approaches into the research process. The International Journal of Social Research Methodology, Special Issue, 8(3): 173-185

  • Commissione Europea, DG Agri (2013), Regolamento (UE) N. 1305/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo Europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) Com(2011) 627/3

  • Cristiano S., Proietti P. (2014), Acting as Agricultural Innovation brokerage in Italy: experiences from the Rural Development Programmes 2007-2013. 11th European Ifsa symposium, Berlin 1-4 April 2014

  • Cristiano S., Proietti P. (2013), Farm Innovation through Rural Development Programmes: experiences and pathways of innovation in Italy. The 21st Esee, Antalya, Turkey, 2-6 September 2013

  • European Commission, DG Agri (2014), Guidelines on programming for innovation and the implementation of the Eip for agricultural productivity and sustainability

  • European Commission, DG Agri (2011), Implementation Measure 124 Working Document-48-634-11

  • European Network for Rural Development (2013a), Focus Group on Knowledge Transfer & Innovation. Eip Operational Groups: Lessons and recommendations from from the 2007-2013 Rural Development Programmes. Final draft. Bruxelles

  • European Network for Rural Development (2013b), Focus Group on Knowledge Transfer & Innovation. Towards Successful Innovation Brokerage: Insights from the 2007-2013 Rural Development Programmes. Final draft. Bruxelles

  • Hall A., Janssen W., Pehu E., & Rajalahti R. (2006), Enhancing agricultural innovation: How to go beyond the strengthening of research systems. Washington, DC: World Bank

  • Hargadon A., Sutton R.I. (1997), Technology brokering and innovation in a product development firm. Administrative Science Quarterly 42: 718–749

  • Howells J. (2006), Intermediation and the role of intermediaries in innovation. Research Policy 35: 715-728

  • Klerkx L., Van Mierlo B., & Leeuwis C. (2012), Evolution of systems approaches to agricultural innovation: concepts, analysis and interventions. In I. Darnhofer, D. Gibbon, & B. Dedieu. Farming systems Research into the 21st Century: The new dynamic. Dordrect: Spring Science

  • Klerkx L., Hall A., Leeuwis C. (2009), Strengthening agricultural innovation capacity: are innovation brokers the answer? International Journal of Agricultural Resources, Governance and Ecology 8: 409-438

  • Klerkx L., Leeuwis C. (2009), Establishment and embedding of innovation brokers at different innovation system levels: Insights from the Dutch agricultural sector. Technological Forecasting & Social Change 76 (2009) 849–860 

  • Klerkx L., Leeuwis C. (2008), Balancing multiple interests: Embedding innovation intermediation in the agricultural knowledge infrastructure. Technovation 28: 364–378

  • Knickel K., Brunori G., Rand S., & Proost J. (2009), Towards a better conceptual framework for innovation proceses in agricultural and rural development: from linear models to systemic approaches: Journal of Agricultural Education and Extension 15(2)

  • Smits R., Kuhlmann S., (2004), The rise of systemic instruments in innovation policy. International Journal of Foresight and Innovation Policy 1: 4-30

  • World Bank, (2006), Enhancing Agricultural Innovation: How to Go Beyond the Strengthening of Research Systems. Washington DC: The World Bank

  • 1. Cristiano, S., Proietti, P. (2014). Acting as Agricultural Innovation brokerage in Italy: experiences from the Rural Development Programmes 2007-2013. 11th European Ifsa symposium, Berlin 1-4 April 2014.
Tematiche: 
Rubrica: