Come è cambiato il paesaggio con l'evoluzione dell'agricoltura?

Come è cambiato il paesaggio con l'evoluzione dell'agricoltura?
a Università di Teramo, Facoltà di Bioscienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali
b Università di Perugia

La qualità del paesaggio agrario rappresenta una ricchezza per le aree rurali. Le trasformazioni del paesaggio sono frutto di fenomeni di lungo periodo legati alle dinamiche sociali ed economiche, all’evoluzione delle tecniche agricole, ai mutamenti culturali. Esse possono incidere sulla capacità di attrattiva del territorio e sulle sue possibilità di valorizzazione.
Diviene allora necessario elaborare metodologie di indagine in grado di evidenziare le trasformazioni degli assetti territoriali e paesaggistici nel lungo periodo e valutarne la qualità, comprendere le dinamiche socio-economiche che ne hanno determinato il mutamento e ne condizionano oggi l’evoluzione, fornire indicazioni e strumenti operativi per inserire il “punto di vista” del paesaggio nella pianificazione urbanistica e nella programmazione economica.
La prospettiva di studio è quindi multitemporale e multisettoriale, e necessita dell’integrazione di discipline tradizionalmente settoriali (socio-demografica, urbanistica, paesaggistica, economico-agraria).

Paesaggi intermedi della dorsale marchigiana

Uno studio1, recentemente concluso, si è basato su questi assunti per indagare le trasformazioni del territorio, analizzando un’area situata lungo la "dorsale interna marchigiana" degli Appennini. E’ stato promosso dal Settore Assetto del Territorio e Difesa del Suolo della Provincia di Ancona in collaborazione con il Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, l’Associazione “Alessandro Bartola” e l’Università Politecnica delle Marche, e co-finanziato dall’Istituto Nazionale della Montagna (IMONT).
Il sistema territoriale oggetto d’indagine è un'area ecotonale, ovvero un “territorio di frontiera” nel quale si attua il raccordo tra la fascia collinare ed i rilievi montuosi della dorsale. L’area è una zona di transizione sia dal punto di vista morfologico che naturalistico, caratterizzata da un alto grado di sensibilità ambientale e dalla prevalenza di "paesaggi agrari intermedi", in cui l'attività agricola delle aree collinari incontra il sistema montano formato dal bosco e dal pascolo. In queste aree bisogna assicurare – in conformità con gli indirizzi della Convenzione Europea del Paesaggio – una regolare manutenzione del paesaggio e una sua evoluzione che renda compatibile la conservazione dei caratteri di qualità con le attese della società e dell’economia.
Il paesaggio, prevalentemente agrario, subisce l’impatto di estesi fenomeni di abbandono dell'attività agricola e di rinaturalizzazione, legati al forte spopolamento che ha caratterizzato l’area negli ultimi cinquant’anni, alla debolezza del sistema socio-economico, alle mutate condizioni di operatività e redditività delle aziende agricole.
L’indagine ha riguardato l’evoluzione del paesaggio, del sistema viario ed insediativo e del sistema economico nel periodo compreso tra i primi decenni del XIX secolo e il periodo attuale. Punto di partenza dell’analisi storica sono state le elaborazioni cartografiche effettuate partendo dalle “mappe” del Catasto Gregoriano acquisite presso l’Archivio di Stato di Roma. Attraverso la digitalizzazione e georeferenziazione degli elementi in esso contenuti, dal reticolo idrografico a quello viario al sistema insediativi fino alla trama delle particelle è stato possibile identificare in modo univoco la mappetta di appartenenza, la toponomastica e la tipologia. Questo ha permesso di disporre di una cartografia interrogabile in grado di fornire informazioni sull’utilizzo del suolo e sulla tipologia delle proprietà. Si è arrivati ad un vero rifacimento del sistema informativo catastale originario con le attuali tecniche di GIS sovrapponibile ed incrociabile con la cartografia attuale, attraverso la creazione di un codice univoco.

L’evoluzione del paesaggio: evidenze empiriche e interpretazione

I principali risultati emersi dall’interrogazione della cartografia evidenziano una perdita della complessità del paesaggio agrario marchigiano con la semplificazione degli ordinamenti produttivi.
Il sistema insediativo contribuisce in modo più o meno determinante alla configurazione del paesaggio. La modifica più consistente registrata su tutta l’area di studio per quanto riguarda le tematiche insediative è sicuramente il decremento significativo dell’edilizia sparsa nell’arco temporale considerato. Il dato è degno di nota in quanto contraddice il luogo comune secondo cui, nel territorio collinare, l’aumento della diffusione insediativa extra-agricola e l’estendersi della pratica del part-time agricolo degli ultimi decenni avrebbero, comunque, largamente compensato gli effetti della diminuzione della popolazione agricola, così da determinare il complessivo incremento dell’edilizia sparsa.
L’andamento della popolazione avvalora quanto appena discusso, infatti aumenta in modo continuo dalla seconda metà del 1800 alla prima metà del 1900 concentrandosi prevalentemente nelle case sparse e nei borghi rurali; al contrario dalla seconda metà del 1900 si assiste ad una diminuzione della stessa, nell’ambito del più generale abbandono delle aree alto collinari e montane, e allo stesso tempo alla concentrazione della popolazione rimanente nei centri principali.
Per quanto riguarda il rapporto tra paesaggio agrario e paesaggio naturale, si è rilevato un incremento delle formazioni forestali nel settore montano, le quali hanno interessato soprattutto i terreni marginali occupati nell’Ottocento dal pascolo e dai seminativi. Nello specifico la riduzione ha riguardato le superfici dei seminativi arborati, i quali rappresentavano un elemento caratterizzante del paesaggio dell’Ottocento specie nelle colline marchigiane: si tratta di superfici a seminativo consociato con alberi di differenti specie (es. querce, gelsi, olivi, ecc.) o con filari di vite “maritati” (cioè consociati con aceri, ecc.). L’evoluzione delle tecniche agricole e la semplificazione dei modelli colturali avvenuti negli ultimi decenni hanno determinato una rarefazione della componente arborea contribuendo alla scomparsa di uno degli elementi principali di varietà del paesaggio.
A questo tessuto relativamente uniforme oggi si è sostituita nel territorio collinare una trama a maglie larghe formata dalle linee dove si concentra la vegetazione (corsi d’acqua, scarpate, strade, confini di proprietà) che racchiudono il vuoto dei larghi appezzamenti dei seminativi ovvero degli incolti. L’analisi ha mostrato come dal Gregoriano ad oggi, alla scomparsa degli elementi “camporili” che formavano il tessuto diffuso al centro dei poderi, abbia corrisposto il relativo incremento della consistenza delle fasce lineari ai bordi, in un processo che è sintetizzabile nello svuotamento delle estese superfici arborate contestuale allo sviluppo delle fasce arboree marginali.
In sintesi i cambiamenti paesaggistici evidenziano quelle che sono state le trasformazioni nel modello di agricoltura: abbandono dell’edilizia sparsa e diminuzione della presenza dell’agricoltore sul territorio, semplificazione del sistema colturale e passaggio dell’agricoltura da intensiva ad estensiva, rinaturalizzazione, perdita della complessità del paesaggio e diminuzione della sua capacità di attrattiva.
La semplificazione dei modelli colturali è stata indagata anche con analisi condotte su alcune aziende campione selezionate nell’area di studio, ricostruendo la loro storia spaziale e temporale con l’obiettivo di identificare modelli di impresa orientati a valorizzare i servizi ambientali, le forme di multifunzionalità aziendale e di diversificazione del reddito, in grado di invertire questo trend e di intervenire positivamente sul paesaggio medesimo.

Linee programmatiche per la pianificazione territoriale

In questa situazione un progetto di intervento a larga scala sul paesaggio agrario, soprattutto nell’area collinare, non può limitarsi a porre come obiettivo il “restauro” di singoli frammenti del paesaggio perduto, ormai troppo esigui e dispersi per essere significativi; neppure può limitarsi a proporre il ripristino dei filari di viti e di siepi vive con olivi, querce e gelsi, essendo evidente il contrasto con le attuali tecnologie dell’agricoltura e con le condizioni di fattibilità economica; dovrà, invece, porsi l’obiettivo forse più arduo di ripristinare su dimensioni territoriali significative non tanto i singoli elementi che contrassegnavano le forme del paesaggio quanto alcuni dei suoi caratteri generali: la densità della vegetazione arborea ed arbustiva, l’alternanza di colture eterogenee entro spazi piuttosto contenuti, la dislocazione relativamente uniforme degli elementi così da ridurre le differenze fra centro e margine degli appezzamenti, ecc.
Si tratta di un obiettivo che, pur non restituendo il paesaggio “così com’era” ne rievoca alcuni degli aspetti essenziali, risultando tuttavia in qualche modo compatibile con le attuali condizioni economico-produttive.
Per realizzare un tale “progetto di paesaggio” lo studio ha infine identificato una serie di opzioni per la politica agraria che vanno dal sostegno alle opportunità offerte dal mercato in termini di diversificazione delle attività e di remunerazione dei servizi ambientali fino al riconoscimento del carattere multifunzionale e di servizio dell’attività agricola; tra gli strumenti sono stati analizzati specifiche integrazioni ai Piani di Sviluppo Rurale, interventi di animazione territoriale, l’applicazione su scala territoriale locale della eco-condizionalità, il collegamento tra strumenti di politica agraria e priorità ambientali e paesaggistiche identificate nei piani territoriali, lo sviluppo di accordi agroambientali d’area per il raggiungimento di una massa critica di interventi su scala locale.
La recente riforma della Politica Agricola Comunitaria, che riavvicina l’agricoltura al mercato ma allo stesso tempo ne riconosce e valorizza la componente multifunzionale, può essere infatti l’occasione per la predisposizione di un set di strumenti di politiche agricole e territoriali finalizzato sia al mantenimento dell’attività agricola nelle aree marginali sia alla salvaguardia dell’ambiente, del territorio e del paesaggio.

  • 1. Lo studio “Paesaggi intermedi della dorsale marchigiana: sistemi insediativi, imprese agricole e gestione del territorio” è disponibile in CD ROM. La ricerca è stata promossa dal Sistema Informativo Territoriale – VII Settore Assetto del Territorio e Difesa del suolo della Provincia di Ancona. Vi hanno partecipato Massimo Orciani (responsabile), Valeria Frazzica, Lorena Colosi, Francesca Galletti.
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