A livello mondiale la povertà si concentra soprattutto nelle zone rurali: qui, infatti, si trova circa il 75% della popolazione povera. Mettere quindi l’accento sullo sviluppo rurale sostenibile è certamente una grande sfida, assolutamente necessaria e che, se vinta, avrà un grandissimo impatto sulla vita di molti. Potrà contribuire in modo significativo ad eliminare la povertà nel mondo in linea con il primo degli obiettivi di sviluppo del millennio fissati dall’ONU: ridurre di metà la povertà nel mondo prima del 2015. Questo articolo si propone di illustrare i notevoli risultati raggiunti nell’ambito dello sviluppo rurale sostenibile dai piccoli produttori agricoli del Sahel grazie all’impiego di metodi tradizionali per la conservazione dell’acqua e del suolo. Questi metodi, spesso poco costosi e rispettosi dell’ambiente, sono stati sviluppati ed adattati dagli agricoltori stessi e hanno permesso di garantire la sicurezza alimentare anche in zone soggette a frequenti periodi di siccità. Queste tecniche rimangono poco conosciute o sottovalutate e necessitano di una maggiore divulgazione per potere essere adottate anche in altre zone del mondo.
Alcuni esempi di sviluppo rurale sostenibile dal Sahel
I piccoli produttori agricoli saheliani sono i depositari dei metodi tradizionali e hanno dimostrato di saperli utilizzare e adattare per gestire in modo efficace e innovativo le risorse naturali a loro disposizione. Sembrano quindi i più idonei per assicurare uno sviluppo rurale sostenibile. I piccoli produttori agricoli tendono a favorire i sistemi multi-colturali piuttosto che la mono-coltura perché quest’ultima comporta più rischi a causa dell’assenza di diversificazione delle colture. I sistemi multi-colturali forniscono il 20% dell’offerta mondiale di cibo e rappresentano l'80% delle zone coltivate dell’Africa occidentale.
Diverse ricerche hanno dimostrato che, se si considera la produzione totale invece del rendimento di un singolo cereale, i piccoli produttori agricoli sono più produttivi rispetto a quelli che posseggono terreni di dimensioni maggiori. Importanti esempi di questo tipo di agricoltura si trovano in diversi paesi del Sahel come il Niger e il Burkina Faso. In questi casi, le risorse naturali sono gestite utilizzando metodi tradizionali di conservazione e gestione del suolo e dell’acqua, come per esempio i tassa in Niger e gli zai in Burkina Faso: buche scavate nel terreno che permettono di contenere l’acqua e aumentare la fertilità del suolo grazie all’accumulazione di materiale organico (Figure 1 e 2).
Figura 1 - Esempio di tassa in Niger
Fonte: C. Reij
Figura 2 - Esempio di zai in Burkina Faso
Fonte: C. Reij
Altre tecniche di questo tipo prevedono piccole dighe costituite da sassi (Figura 3), semi-lune scavate nel terreno, tecniche di rigenerazione naturale e l’impiego di sistemi di agro-forestazione (Figura 4).
Figura 3 - Esempio di piccole dighe per la raccolta d’acqua
Fonte: C. Reij
Figura 4 - Esempio di sistema di agro-forestazione
Fonte: C. Reij
I sistemi di agro-forestazione sono basati su tecniche agro-ecologiche e sull’uso di risorse naturali che, attraverso l’integrazione di alberi e colture nel sistema agricolo, diversificano e sostengono la produzione, mentre aumentano i benefici ambientali, economici e sociali dell’uso della terra. Alcuni di questi benefici sono: (i) la riduzione della velocità del vento e il contenimento delle temperature; (ii) la produzione di azoto benefico per la fertilità del suolo e quella di foraggio utile per gli animali; (iii) la protezione della biodiversità; (iv) il sequestro dell’anidride carbonica dall’atmosfera; (v) la produzione di alimenti variegati quali frutta e verdura. Un esempio di pianta multiuso utilizzata nell’agro-forestazione è la moringa olifera. Originaria del nord-ovest dell’India, si caratterizza per le sue elevate qualità nutritive, ed è stata introdotta e utilizzata con successo in diversi paesi dell’Africa per combattere la malnutrizione. Alcune sue parti possono essere utilizzate per il foraggio, altre come alimento; le foglie per esempio, una volta cucinate, hanno il sapore dei funghi e sono altamente nutritive; altre parti possono essere impiegate per tingere tessuti o per produrre medicinali.
Nel sud del Niger, grazie allo stesso tipo di metodi di conservazione e all’agro-forestazione, 5 milioni di ettari di terreno sono stati recuperati ed hanno garantito la sicurezza alimentare a 2,5 milioni di persone. La figura 5 mostra l’impressionante aumento della vegetazione che si è realizzato nella regione di Galma (Niger) dal 1975 al 2003.
Figura 5 - Evoluzione della vegetazione nella regione di Galma (Niger) dal 1975 al 2003
Fonte: immagini satellitari, C. Reij
Inoltre, sempre nel Niger, durante la carestia del 2005, le zone dove tali metodi sono stati utilizzati hanno sofferto meno della crisi alimentare rispetto ad altre zone dove invece non sono stati impiegati. In Burkina Faso, grazie allo stesso approccio, i piccoli produttori agricoli sono oggi in grado di produrre 80 mila tonnellate di cibo supplementare l’anno e così da sfamare mezzo milione di persone nella regione.
Fra il 1984 e il 1999, in Africa occidentale, i piccoli produttori agricoli che hanno basato la propria agricoltura su sistemi di agro-forestazione, hanno avuto un incremento del reddito del 50% - 70% rispetto a quelli che hanno praticato la monocoltura del grano. Come mostra la figura 6, nella regione di Tanout nel Niger (progetto Eden Foundation), l’incremento del reddito medio annuo per nucleo familiare, percepito grazie alla vendita di prodotti derivati dai sistemi di agro-forestazione, é impressionante. Dal 1998, quando il reddito medio annuo percepito era di circa un euro per nucleo familiare, si è passati nel 2007 a un reddito medio per nucleo familiare di 74 euro.
Figura 6 - Dinamica del reddito medio annuo per nucleo familiare, percepito grazie alla vendita dei prodotti derivati dall’agro-forestazione nella regione di Tanout nel Niger
Fonte: Eden Foundation Niger [link]
Sviluppo rurale sostenibile su larga scala?
I successi del Sahel possono essere adottati anche in altre zone ed essere replicati su una scala più larga, ovviamente con l'introduzione degli opportuni adattamenti ai diversi contesti sociali, economici e ambientali. Nella zona del Sahel, questo processo di riproduzione è in corso ed è condotto principalmente dai piccoli produttori agricoli stessi e sostenuto grazie a progetti di sviluppo rurale che utilizzano approcci partecipativi che si concretizzano in campi dimostrativi, trasmissioni radio diffuse in ambiente rurale, visite di scambio fra contadini per condividere e apprendere le diverse tecniche e molti altri ancora. In Burkina Faso nel 1984, un contadino di nome Yacouba Sawadogo cominciò a organizzare due volte l’anno dei mercati per promuovere l’utilizzazione delle tecniche zai per la conservazione dell’acqua e del suolo. Nel 2000, più di cento villaggi hanno partecipato ai mercati organizzati da Sawadogo. Sempre in Burkina Faso, nel 1992, un altro di contadino di nome Ousseni Zoromè cominciò una scuola zai per formare i contadini locali, nel 2001 Zoromè aveva costituito più di 20 scuole con 1000 frequentatori motivati a utilizzare le tecniche zai per migliorare la gestione del suolo.
Diversi studi hanno dimostrato che una spontanea propagazione dei metodi di conservazione dell’acqua e del suolo basata sul “vedere per credere” è in corso: infatti molti piccoli produttori agricoli hanno fatto propri questi metodi vedendo i notevoli risultati ottenuti da altri agricoltori vicini.
Il Professore Miguel A. Altieri dell’Università di California a Berkeley, sostiene che i piccoli produttori agricoli rappresentano un capitale ecologico planetario, e secondo i dati della FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), questo capitale sarebbe di circa 1,4 miliardi. In Africa, l'80% dei produttori agricoli sono di piccole dimensioni e si parla all’incirca di 33 milioni di piccoli produttori agricoli che grazie all’utilizzazione delle proprie tecniche poco costose producono la maggior parte dei cereali, dei tuberi, delle radici e delle verdure. Come già illustrato, la loro capacità di produrre di più rispetto ai contadini che hanno a disposizione terreni con superfici più ampie è dovuta al fatto che utilizzano risorse naturali quali l’acqua, la terra e la biodiversità in modo più efficiente. Per fare sì che i piccoli produttori agricoli continuino a produrre in modo efficiente e sostenibile, occorre una volontà politica che assicuri loro l’accesso alla terra e all’acqua. Questa volontà politica dipende spesso dal livello di governance di ciascun paese ed è spesso difficilmente influenzabile da attori esterni. Occorre tenere presente che in Niger e in Burkina Faso la divulgazione di queste tecniche agricole e i notevoli risultati raggiunti sono stati possibili grazie ad un’intensa e continua collaborazione fra associazioni di piccoli produttori agricoli, ONGs, agenzie di cooperazione e governi nazionali. L’Università Libera di Amsterdam, in collaborazione con altri partners sostiene l’iniziativa Regreening Africa e utilizza il dialogo politico al fine di diffondere metodi agricoli tradizionali e, nello stesso tempo, promuovere l’accesso dei piccoli produttori agricoli alle risorse naturali.
In conclusione: trenta anni fa nessuno avrebbe predetto i risultati impressionanti che si sono ottenuti nel Sahel grazie alla rigenerazione naturale e ad altri metodi di conservazione dell’acqua e del suolo. I piccoli produttori agricoli hanno dimostrato di essere in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici, modificando le proprie tecniche per rispondere alle condizioni più severe nelle quali si ritrovano costretti a vivere e a coltivare i propri terreni. Le esperienze del Sahel ci hanno insegnato che a volte le innovazioni possono essere anche semplici e poco costose, e che sono spesso il risultato di esperimenti e visite di scambio, in cui i piccoli produttori agricoli sono gli attori principali e trainanti di questi processi.
Riferimenti bibliografici
- Miguel A. Altieri, (2009), “Agroecology, small farms, and food sovereignty”, Monthly review
- Miguel A. Altieri, (1995), “Toward sustainable agriculture”, Agroecology: the science of sustainable agriculture, Westview Press
- Miguel A. Altieri, (2008), Small farms as a planetary ecological asset: Five reasons to support the revitalization of small farms in the global South, CENSA
- Harold Brookfield, Edwin A. Gyasi, (2008), “Academics among farmers: linking intervention to research”, Geoforum Elsevier
- Jessica F. Green and W. Bradnee Chambers, (2006), The Politics of participation in sustainable development governance, United Nations University
- Chris Reij, Gray Tappan, and Melinda Smale, (2009), “Regreening the Sahel, Farmer-led innovation in Burkina Faso and Niger”, Millions fed: proven successes in agricultural development, IFPRI, pp. 54-58
- Chris Reij, Gray Tappan, and Melinda Smale, (2009), “Agroenvironmental Transformation in the Sahel: Another Kind of “Green Revolution””, IFPRI
- Chris Reij, E.M.A. Smaling, (2007), “Analyzing successes in agriculture and land management in sub-Saharan Africa: is macro-level gloom obscuring positive micro-level change?”, Elsevier, pp. 417-418