Ruralità e turismo

Ruralità e turismo
a Università di Firenze, Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa

Lo sviluppo del turismo nelle aree rurali

Il turismo, almeno a partire dal secondo dopoguerra, è percepito come una risorsa sempre più importante per numerosi territori rurali europei, in particolare per quelli rimasti più al margine dei processi di modernizzazione agricola e di sviluppo delle attività del settore secondario.
Ne è testimonianza il fatto che il turismo rappresenta un elemento portante della strategia dell’Iniziativa comunitaria Leader fin dal suo avvio e una componente centrale nella gran parte dei progetti elaborati dai Gruppi di azione locale; innumerevoli sono anche le iniziative attivate dalle istituzioni locali per la promozione del turismo.
Il turismo rurale rappresenta un segmento in crescita e con interessanti opportunità di sviluppo che gli derivano dalla capacità di rispondere ad alcune delle tendenze emergenti nella domanda turistica che tendono a premiare forme di fruizione meno massificate e più attente ai valori della natura, della cultura, dell’enogastronomia, della campagna in senso lato.
Le comunità rurali vedono nello sviluppo del turismo una opportunità per diversificare l’economia delle aree rurali e rivitalizzare territori altrimenti non più competitivi a fronte delle dinamiche dei mercati e dell’evoluzione delle politiche agricole. L’interesse per il turismo come fattore di sviluppo delle aree rurali risiede in numerosi elementi, reali o presunti, quali il fabbisogno di lavoro elevato e con preparazione facilmente acquisibile, dunque in grado di garantire un elevato coinvolgimento della popolazione locale specie nelle fasce femminili e giovanili, la possibilità per gli attori locali di avviare nuove attività con investimenti privati anche limitati ma anche di attrarre flussi di investimento dall’esterno, l’attivazione di una domanda capace di creare indotto e quindi effetti estesi di attivazione su una molteplicità di attività economiche locali.
Dal punto di vista dell’agricoltura, elemento costitutivo della ruralità sia pure in maniera diversificata nei vari territori, le attese sono altrettanto forti, nella logica di una diversificazione dell’azienda agricola sinergica con l’affermazione di un modello sempre meno produttivista e sempre più multifunzionale. E’ segno evidente di questo interesse la dinamica dell’offerta agrituristica in Italia, che esprime una volontà di investire che negli ultimi quindici anni non è stata riscontrata in nessun altro comparto di attività agricola.

I tanti contenuti del turismo rurale

Il fenomeno turistico nelle aree rurali, oggetto di grande attenzione da parte dei mezzi di comunicazione e dei consumatori, di una significativa crescita quantitativa e allo stesso tempo di profonde e veloci trasformazioni, si presenta oggi molto complesso e articolato al suo interno, il che si riflette in una notevole confusione non solo dal punto di vista semantico ma anche nella individuazione dei fenomeni in atto.
Secondo una interpretazione ormai diffusa, mentre il “turismo nelle aree rurali” comprende ogni forma di turismo indipendentemente dalle motivazioni dell’ospite e dalle modalità di fruizione ed ha quindi una connotazione puramente ubicativa, il “turismo rurale” comprende invece le varie forme di turismo collegate alle risorse della ruralità e in diretto contatto con esse, ovvero le forme di turismo in cui la “cultura rurale” rappresenta una componente importante. La definizione stessa di “risorsa della ruralità” non è però neutra, bensì costruita dall’osservatore e può dunque essere diversamente interpretata: per alcuni le risorse della ruralità sono ritenute coincidenti con quelle dell’agricoltura e della trasformazione dei suoi prodotti, per altri si allargano fino a ricomprendere – oltre alle aree verdi e alle zone protette – le risorse culturali e artistiche presenti nei piccoli centri e nelle città che punteggiano le aree rurali.
Il legame con le risorse della ruralità può essere identificato dal punto di vista dell’offerta e dal punto di vista della domanda (del fruitore) ma, dal momento che le risorse della ruralità entrano nella definizione del servizio turistico-rurale in combinazione con altre risorse alcune delle quali completamente estranee alla ruralità stessa, risulta difficile valutare quale aspetto prevalga. Pertanto alcuni osservatori preferiscono caratterizzare il turismo rurale “in negativo”, enucleando le diverse pratiche turistiche riferibili alle mete balneari e montane, e alle città d'arte.
In alcuni casi, il turismo rurale è oggetto di specifica definizione normativa, ad esempio la regione Marche con la LR 3/2002 stabilisce all’art.21 che “per turismo rurale s'intende una specifica articolazione dell'offerta turistica regionale composta da un complesso di attività che possono comprendere ospitalità, ristorazione, attività sportive, del tempo libero e di servizio, finalizzate alla corretta fruizione dei beni naturalistici, ambientali e culturali del territorio rurale. In particolare, l'attività di turismo rurale deve essere esercitata in immobili già esistenti, ubicati all'esterno del territorio urbanizzato o nei borghi rurali così come delimitato dagli strumenti urbanistici vigenti, che mantengono le caratteristiche proprie dell'edilizia tradizionale della zona”.
All’interno del panorama del turismo rurale, un ruolo particolare è rivestito dall’agriturismo, regolato da una legge quadro nazionale (L. 96/2006) e da leggi regionali (in Toscana la LR 30/2003, da ultimo modificata dalla LR 28 dicembre 2009, n. 80) che lo definisce come una forma di turismo rurale che presenta caratteri particolari nell’organizzazione dell’offerta, i quali risiedono nel legame di particolare intensità tra l’esercizio dell’attività turistica e l’esercizio dell’attività agricola (connessione), che deve comunque restare prevalente. In questo modo viene garantito, almeno dal punto di vista formale, il legame tra l’attività di ricezione e ospitalità, e le risorse della ruralità, in particolare quelle riferibili all’attività agricola.
Nella pubblicistica vengono spesso utilizzati i termini turismo verde (che comprende le varie forme svolte in ambiente “verde”, dunque con un qualche contatto con la natura; talvolta viene denominato con la formula “turismo-natura”), ecoturismo (che si svolge in aree di particolare pregio ecologico, e - secondo alcuni - con forme rispettose del contesto) e turismo enogastronomico (rivolto alla fruizione di prodotti alimentari locali nell’ambito del loro contesto di produzione). Nessuno di questi termini può però essere usato come sinonimo di turismo rurale, mentre rappresentano invece particolari segmenti del turismo rurale, anche se non sempre interamente ricompresi in esso (ad esempio, il turismo enogastronomico può svolgersi anche in area non rurale).
Numerose forme di fruizione del contesto rurale riguardano attività ricreative riconducibili all’escursionismo giornaliero, senza dunque la presenza del pernottamento che è un elemento costitutivo della fruizione turistica. Anche queste forme di escursionismo svolgono un ruolo importante nell’economia delle aree rurali, in special modo nelle aree periurbane, come anche il fenomeno del turismo nelle seconde case.
Il turismo rurale quindi, anche se identificabile dal punto di vista concettuale, è un fenomeno fortemente sfocato all’atto pratico e difficilmente può essere oggetto di quantificazione sulla base delle fonti statistiche disponibili.

Turismo e ruralità: una relazione complessa

La multiformità del turismo rurale si è andata progressivamente accentuando con il passaggio dalla fase pionieristica all’attuale fase di crescita sostenuta. La relazione tra ruralità e turismo è molto complessa e articolata, in considerazione dei molteplici legami che intercorrono tra le diverse componenti della ruralità e il fenomeno turistico, e quanto più quest’ultimo da fatto pionieristico diviene uno dei motori dell’economia locale, o comunque uno dei poli delle strategie di sviluppo territoriale.
Il processo di creazione del valore mediante il turismo rurale si basa sulla combinazione, operata da un attore o - più spesso - da una pluralità di attori, di un insieme di risorse, alcune delle quali generiche e altre invece specifiche del patrimonio locale rurale, attraverso l’esercizio di attività volte alla produzione e alla vendita di uno o più servizi di tipo turistico e ricreativo.
Le risorse della ruralità potenzialmente incorporabili appartengono a diversi tipi di capitale territoriale: ambientale, culturale, sociale, economico, umano … Il ruolo effettivo giocato dalle risorse rurali è però diversificato a seconda delle situazioni. Alcune risorse rurali sono utilizzate in maniera diretta nel processo produttivo (es.: gli immobili rurali usati per l’alloggio, le aree naturali usate come supporto per i servizi di escursionismo), altre invece rappresentano degli attributi di contesto del prodotto turistico (es. : la qualità paesaggistica, la reputazione dei prodotti tipici del territorio) che però possono essere determinanti nella decisione del consumatore.
Altro aspetto rilevante è la natura collettiva e “non privata” di alcune delle risorse rurali utilizzate nel processo di creazione del valore turistico. Si tratta cioè di risorse che sono prodotte e mantenute con il contributo di numerosi attori, spesso mediante processi di lunga durata. In numerosi casi il contributo degli agricoltori risulta determinante, grazie al fatto che le aziende agricole gestiscono una grandissima parte del suolo in area rurale.
Molte risorse rurali hanno la natura di bene pubblico, ovvero sono liberamente utilizzabili da una pluralità di attori che le organizzano nel processo di produzione del bene turistico. In queste condizioni, non sempre il valore generato dall’attività turistica va a remunerare coloro che effettivamente contribuiscono al mantenimento dei capitali rurali, pregiudicando dunque la riproduzione di questi capitali e quindi la sostenibilità stessa del processo di valorizzazione turistica. Un caso emblematico è quello dei beni pubblici generati dall’attività agricola, come i paesaggi culturali, la conservazione della biodiversità agricola, la cultura materiale locale, spesso valorizzati turisticamente senza che le imprese agricole partecipino alla ripartizione dei benefici.
Fino a che il territorio rurale è dotato di una propria vitalità economica e sociale, l’agricoltura e gli altri protagonisti dell’uso del suolo e della costruzione del tessuto culturale rurale producono e rigenerano spontaneamente i capitali rurali come un sottoprodotto della loro attività principale, quella produttiva di beni. Nel momento in cui ciò non accade più, o anche quando l’evoluzione tecnica ed economica mette a disposizione nuove modalità di produzione (es.: modelli di agricoltura super-intensiva) che impattano negativamente sui capitali più integrabili con lo sviluppo turistico, si pone il problema di come garantire e come orientare la riproduzione dei capitali rurali.
Il rischio di erosione dei capitali rurali è presente in modo particolare quando il processo di sviluppo turistico è guidato da soggetti esterni al contesto rurale locale, e soprattutto quando si tratta di grandi gruppi che arrivano ad acquistare “chiavi in mano” degli interi borghi rurali per trasformarli in qualcosa di simile a villaggi vacanze. Anche senza queste situazioni limite, per la verità abbastanza frequenti nelle aree rurali di maggiore richiamo e sviluppo turistico (ad esempio in Toscana), accade spesso che l’iniziativa turistica sia attivata da soggetti non agricoli, e spesso non di origine locale, il che può rendere più difficile il raggiungimento di un equilibrio tra produzione e utilizzo dei capitali territoriali rurali.
L’agriturismo è una delle forme che, almeno per alcuni aspetti e laddove regolato con oculatezza dalle norme regionali, dovrebbe garantire la coincidenza tra esercizio dell’attività agricola e beneficio turistico, nell’ambito della singola azienda ma non a livello di territorio rurale.
Peraltro l’agriturismo, in virtù dei limiti dimensionali imposti dalle normative, difficilmente può da solo riuscire a relazionarsi in modo efficace con il mercato.
E’ evidente che approcci di tipo puramente vincolistico (norme comando-controllo sulle pratiche produttive e di uso del suolo) non possono rappresentare la soluzione del problema, specie in zone marginali dove non farebbero altro che accelerare i processi di abbandono, anche se il loro utilizzo può essere una delle componenti di una strategia territoriale.
Essenziale risulta invece la capacità di promuovere meccanismi di concertazione a livello locale che consentano non solo di aggregare gli attori locali impegnati nelle attività turistiche intorno a progetti condivisi in modo da costruire una coerenza dell’offerta territoriale e garantire una visibilità rispetto alla domanda, ma anche di sostenere percorsi di collaborazione intersettoriale rivolti al mantenimento e potenziamento delle risorse rurali. Ad esempio in Austria in numerose comunità turistiche rurali (il 49% delle 266 comunità monitorate nel 2000 da uno studio di Hackl e altri, 2007) gli agricoltori ricevono dei pagamenti volontari su base locale che li compensano della provvisione di alcuni servizi di tipo paesaggistico, quali lo sfalcio dei prati o il pascolo di animali a stabulazione libera nei mesi estivi.

Considerazioni conclusive

Il turismo rurale non è certamente una panacea in grado di risolvere i problemi di emarginazione economica e sociale delle zone rurali marginali, e anzi il tema della sostenibilità economica, sociale e ambientale dello sviluppo del turismo rurale si pone in misura maggiore proprio nelle aree più fragili. All’interno del quadro sopra brevemente delineato, alcuni temi appaiono prioritari nella definizione un’agenda di ricerche in tema di sostenibilità turismo rurale:

  • il ruolo effettivo giocato dai capitali territoriali rurali nell’offerta di turismo rurale e il grado di endogeneità delle iniziative di turismo rurale;
  • la relazione tra attività turistiche e attività non turistiche nelle aree rurali e il ruolo giocato dal turismo nella ristrutturazione delle campagne;
  • il trade-off tra benefici economici e costi ambientali e sociali, la congestione nell’uso delle risorse rurali e i possibili conflitti di utilizzo tra popolazione locale e ospiti;
  • la partecipazione ai benefici dello sviluppo turistico da parte di coloro che producono i capitali rurali, i meccanismi di riproduzione delle risorse rurali, le possibili modalità.

In ogni caso il turismo rurale non può rappresentare che una componente integrata e coordinata all’interno di modelli integrati di sviluppo rurale specifici di ciascun territorio, che sappiano garantire un equilibrio tra consumo e riproduzione delle risorse collettive rurali mediante una partecipazione delle varie categorie di portatori di interesse alle scelte strategiche così come ai benefici generati da questa attività.

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