Una politica agricola comune per la produzione di beni pubblici europei. La risposta del Copa-Cogeca

Una politica agricola comune per la produzione di beni pubblici europei. La risposta del Copa-Cogeca

Bruxelles, 18 novembre 2009

Introduzione (1)

Di recente, un gruppo di influenti economisti agrari ha elaborato il documento Una politica agricola comune per la produzione di beni pubblici europei. Si tratta di una dichiarazione interessante che offre un contributo al dibattito sul futuro della Pac.
Il gruppo di economisti presenta nella sua presa di posizione tre raccomandazioni principali: in primo luogo, la fornitura di beni pubblici dovrebbe essere al centro della Pac del futuro; in secondo luogo, tutti i meccanismi d’intervento del mercato ancora in essere andrebbero aboliti e, infine, tutti i pagamenti a titolo della Pac dovrebbero essere cofinanziati dagli Stati membri. Da parte del Copa-Cogeca si avverte la necessità di chiarire un certo modo di pensare errato ma comune, come pure certe argomentazioni fuorvianti avanzate in merito alla riforma della Pac. Cerco dunque di spiegare il motivo per cui al centro della Pac del futuro si dovrebbe ritrovare piuttosto la sicurezza alimentare e, inoltre, chiarire perché avremo ancora bisogno degli strumenti di gestione del mercato e la ragione per la quale il pagamento unico aziendale dovrebbe continuare a essere integralmente finanziato dall’Unione europea.

La sicurezza alimentare dovrebbe essere al centro della Pac del futuro

L’UE ha un ruolo da svolgere per soddisfare il fabbisogno alimentare mondiale

Secondo le previsioni della Fao, nutrire una popolazione mondiale crescente con un reddito pro-capite che si registrerà in aumento, richiederebbe un incremento della produzione alimentare complessiva di circa il 70% entro il 2050. Il mese scorso, i capi di Stato e di governo si sono riuniti a Roma per discutere proprio la questione della sicurezza alimentare. Quindi, il problema dell’insicurezza alimentare oggi è in cima alla lista delle priorità fissate a livello internazionale, come pure di quelle europee.
La presa di posizione nega che l’Unione europea abbia un ruolo da svolgere in rapporto alla sicurezza alimentare mondiale. Questa opinione ignora il fatto che, secondo le previsioni, l’impatto negativo del cambiamento climatico in agricoltura sarà molto più dannoso per i paesi in via di sviluppo e che l’Africa sub-sahariana sarà la più colpita. Per questo motivo un approccio globale nei confronti della sicurezza alimentare deve riconosce il ruolo strategico esplicato dalla produzione agricola nelle zone temperate, come l’Unione europea. Come già accade per l’energia, i prodotti alimentari diverranno uno strumento strategico per il controllo del pianeta.

L’UE deve sviluppare la propria sicurezza alimentare

Nella presa di posizione, si legge che “in questo momento, la sicurezza alimentare nell’UE non è messa in discussione” e che l’UE può “approvvigionarsi sui mercati mondiali”. Questa visione è troppo semplicistica: l’UE è già un importatore netto di prodotti agricoli e non è autosufficiente per alcuni prodotti essenziali come il frumento duro, le proteine vegetali, lo zucchero, le carni bovine, il pollame e le carni ovi-caprine. Se una parte eccessiva dell’offerta alimentare mondiale si concentra solo in poche regioni del mondo, essa sarà pericolosamente vulnerabile alle turbative causate dalle malattie o dalle condizioni climatiche avverse. Le restrizioni all’esportazione introdotte da trentuno paesi al mondo per reagire alla crisi alimentare del 2007 rappresentano solo uno degli esempi recenti del rischio che l’UE correrebbe se dovesse dipendere dalle importazioni, sui cui metodi di produzione può esercitare, nella migliore delle ipotesi, un controllo limitato o altrimenti del tutto inesistente. A questo proposito, in Europa è stato il ricco Regno Unito a sollevare preoccupazioni circa l’aumento dei prezzi alimentari, che in quel momento si aggirava sul 5%. Quindi, non va sopravvalutata la disponibilità delle nazioni ricche a pagare un giusto prezzo per i loro alimenti. L’UE non può permettersi che i suoi agricoltori abbandonino i loro terreni e che la produzione sia trasferita nelle zone più competitive e industrializzate del mondo e, pertanto, essa ha la responsabilità di utilizzare il proprio potenziale agricolo per sviluppare il suo approvvigionamento alimentare.

Gli strumenti di gestione del mercato fanno parte della strategia per la sicurezza alimentare

Negli ultimi cinquant’anni, la Pac ha assicurato un approvvigionamento alimentare stabile ai consumatori. Oggi, purtroppo, ciò non può più essere dato per scontato. Lo smantellamento della Pac ha fatto dell’agricoltura europea un settore maggiormente orientato verso il mercato, che è sostenuto dagli agricoltori. Tuttavia, le forze di mercato non possono garantire da sole la sicurezza e la stabilità della produzione alimentare. Una maggiore volatilità dei prezzi si tradurrà in più forti oscillazioni dell’approvvigionamento. Inoltre, i fenomeni legati al clima e le malattie vegetali e animali minacceranno con forza crescente la sicurezza alimentare. Di conseguenza, questo non è il momento più opportuno per indebolire ulteriormente gli strumenti di gestione del mercato, poiché gli agricoltori hanno bisogno di un quadro stabile per pianificare in anticipo i loro investimenti e assicurare un approvvigionamento alimentare costante. Le conseguenze della diminuzione dei prezzi e della crisi di mercato potrebbero rivelarsi disastrose in quanto, in assenza di una protezione, gli agricoltori potrebbero abbandonare la produzione con il rischio di compromettere la capacità di produzione alimentare dell’UE, talvolta in maniera irreversibile. Di questa situazione, chi ne soffrirà di più saranno i consumatori e soprattutto le famiglie più povere. Per tutti questi motivi, la sicurezza alimentare dovrebbe essere al centro della Pac del futuro.

La produzione agricola dell’UE: rispetto dei criteri di sicurezza e di sostenibilità

La Pac garantisce sia la sicurezza alimentare, sia che gli alimenti soddisfino le aspettative della società in termini di sicurezza, qualità e sostenibilità.
Innanzitutto, la Pac stabilisce le misure di sicurezza alimentare in assoluto più severe e rigorose intese a rassicurare i consumatori che possono nutrire la massima fiducia negli alimenti che acquistano e garantisce anche un’offerta diversificata di prodotti di qualità elevata. Inoltre, in risposta alle preoccupazioni dei cittadini, l’UE ha optato per un modello di agricoltura capace di garantire che tutta la produzione soddisfi criteri di sostenibilità come il rispetto dell’ambiente, il benessere degli animali, la biodiversità e il mantenimento di aziende di tipo familiare al centro dell’agricoltura europea come pure di zone rurali attrattive e vitali. Infine, per rispondere alle preoccupazioni della società, i responsabili politici dell’UE hanno deciso che i produttori europei non dovrebbero fare un uso illimitato delle tecniche intese a migliorare la produttività (biotecnologie, ormoni, clonazione, stimolatori della crescita, ecc.) di cui si avvalgono i loro concorrenti, ricavandone un forte vantaggio competitivo.
Da tutto questo si evince che l’UE, per sua scelta, ha optato per una politica di lungo periodo che prevede un tipo di agricoltura più costosa rispetto a quella praticata dalla maggior parte dei suoi concorrenti. Gli agricoltori rispettano le scelte effettuate dalla società europea, ma è necessario che la Pac tenga conto del loro impatto. Se così non fosse, l’agricoltura europea sarebbe delocalizzata e i consumatori finirebbero con il comprare prodotti che non soddisfano le loro aspettative in termini di metodi di produzione.
Il primo pilastro consente agli agricoltori di garantire che tutta la produzione comunitaria soddisfi criteri sostenibili rigorosi e sia allo stesso tempo competitiva sui mercati mondiali.
Grazie alla Pac, l’Europa è riuscita a mantenere il proprio stile di agricoltura pur con una diversità sia di produzione sia di sistemi di agricoltura. Le aziende agricole dell’UE danno lavoro a 30 milioni di addetti e l’agricoltura è la principale attività svolta nelle campagne. Qualsiasi taglio al bilancio sarebbe fonte di enormi squilibri sociali ed economici, oltre che di disoccupazione; le regioni rurali sarebbero totalmente spopolate e tornerebbero a essere zone selvatiche. Basti analizzare la recente crisi del mercato del latte.

Permettere agli agricoltori di fornire servizi pubblici aggiuntivi

Attraverso le misure di sviluppo rurale, la Pac incoraggia inoltre gli agricoltori a mettere a frutto le loro capacità di gestione del territorio per fornire servizi pubblici supplementari a vantaggio delle zone rurali, come le attività agrituristiche, la tutela della biodiversità e la preservazione del patrimonio rurale.
Ad esempio, se le uniche parole d’ordine fossero economia ed efficienza, le siepi, i boschi cedui e gli stagni sarebbero già scomparsi dalle nostre campagne ma, grazie al sostegno finanziario della Pac, gli agricoltori ne sono i custodi. Le misure introdotte per incoraggiare gli agricoltori a fornire servizi pubblici supplementari andrebbero mantenute e rafforzate nella Pac del futuro.

Raccogliere le nuove sfide

Come già indicato, la popolazione e la ricchezza crescenti si tradurranno in un aumento della domanda mondiale di prodotti alimentari. Per garantire in futuro una produzione alimentare a prezzi ragionevoli, la Pac dovrà aiutare gli agricoltori a diventare più competitivi sui mercati mondiali, promuovendo l’innovazione e la modernizzazione. Tenuto conto di ciò, abbiamo iniziato a preoccuparci per i recenti sviluppi verificatisi nell’UE, dove la produttività agricola dava segni di stagnazione. Una situazione del genere è pericolosa poiché è difficile che il settore economico primario possa prosperare se la produttività è in declino. Occorre anche una distribuzione più equa dei margini tra gli operatori che intervengono nelle diverse fasi della catena alimentare, condizione che, di fatto, non si è verificata ultimamente.
Per far fronte alla crescita demografica, gli agricoltori dovranno massimizzare la loro resa produttiva, minimizzando però il ricorso ai fattori di produzione per offrire alimenti accessibili e di qualità elevata, secondo i metodi di sostenibilità ambientale.
Gli agricoltori sono anche in prima linea quando si parla di adattamento al cambiamento climatico. Il settore agricolo è riuscito a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20% tra il 1990 e il 2006, mentre in altri settori si è registrata una riduzione di appena il 6%. Va aggiunto inoltre che gli agricoltori svolgono un ruolo vitale per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico attraverso la cattura del carbonio, la produzione di energie rinnovabili, ecc. Su questo fronte la scienza potrebbe fornire, ancora una volta, delle risposte che ci aiutino a capire come sviluppare la produzione e il Copa-Cogeca è pronto a collaborare in tal senso.
Con il passare del tempo, il declino dei prezzi dei prodotti agricoli ha incentivato sempre meno la ricerca in campo agricolo e alimentare, ma gli sviluppi recenti sui mercati delle commodity hanno messo in risalto l’esigenza di maggiori investimenti, sia pubblici che privati e l’importanza che i risultati della ricerca siano efficacemente messi in pratica in ambito agricolo. Se l’UE intende garantire la propria sicurezza alimentare e contribuire a rispondere alle nuove sfide rappresentate dall’aumento della domanda alimentare e dal cambiamento climatico, la prerogativa sarà quella di assistere gli agricoltori e le loro cooperative a fare dell’agricoltura un settore dinamico e competitivo.

Osservazioni conclusive

Negli ultimi cinquant’anni l’abbondanza dell’offerta alimentare in Europa ci ha cullato in un falso senso di sicurezza. Sembra che siano stati dimenticati velocemente gli eventi che hanno influenzato il mercato delle commodity e il mercato alimentare negli ultimi due anni. Tutte le situazioni di fronte alle quali ci troviamo oggi, come l’atteso aumento della domanda alimentare, l’impatto del cambiamento climatico e la volatilità dei prezzi, indicano che non può più essere data per scontata la sicurezza alimentare. I governi hanno quindi la responsabilità di elaborare una strategia che serva a scongiurare il peggio. E la Pac è proprio “quella” strategia.
Oggi più che mai occorre che la Pac del futuro metta gli agricoltori nelle condizioni di svolgere il loro ruolo economico primario di garanti dell’approvvigionamento alimentare di 500 milioni di consumatori e consenta loro di farlo nel rispetto di criteri di sicurezza e di sostenibilità molto severi. D’altro canto, oltre 15 milioni di agricoltori e di silvicoltori si occupano del mantenimento di tre quarti del territorio e se gli agricoltori abbandonassero la terra, ne conseguirebbero il degrado del paesaggio e la scomparsa di aree a elevata biodiversità. Pertanto, se gli ambientalisti vogliono ottenere ciò che reclamano, devono prevedere degli incentivi e collaborare con gli agricoltori, rispettando il fatto che gli agricoltori devono anzitutto produrre derrate alimentari. Altrimenti chi lo farebbe?
Dunque, nonostante quanto affermato nel documento citato inizialmente e che ci si è proposti di confutare, il primo pilastro serve in realtà a promuovere gli interessi della società e a realizzare gli obiettivi di protezione dell’ambiente. Ed è per questo motivo che in futuro avremo bisogno di un primo pilastro forte.
Infine, la Pac rimarrà una politica comune con regole comuni intese a garantire una concorrenza non distorta, pur continuando sempre a tenere conto della diversità dell’agricoltura europea. Analogamente, anche il bilancio continuerà a essere comune, perlomeno per finanziare le misure di mercato e i pagamenti diretti e per assicurare che all’interno del mercato unico europeo non si verifichino tra i produttori pericolose distorsioni della concorrenza.

Note

(1) Sintesi del discorso tenuto dal Segretario Generale del Copa-Cogeca Pekka Pesonen il 18 novembre 2009 a Bruxelles in occasione della presentazione della presa di posizione Una politica agricola comune per la produzione di beni pubblici europei.

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