La biodiversità e le risaie

La biodiversità e le risaie

Introduzione1

Nel nostro immaginario la risaia richiama un paesaggio ricco di acqua e canali, dove le verdi piantine di riso che spuntano dall’acqua fanno da sfondo a garzette e aironi, e dove la mano paziente e sapiente dell’uomo (più spesso della donna: la “mondina”) prende cura della singola pianta fino a portarla a maturazione. Ebbene, se i tempi delle mondine – per buona pace della Magnani – sono finiti da un pezzo, anche il paesaggio umido e nebbioso tipico della risaia rischia di scomparire sotto i colpi delle nuove varietà di riso che impongono metodi di coltivazione molto lontani da quelli tradizionali.
Rispetto al passato, la tecnica agronomica è notevolmente cambiata perché fortemente intensificata. La gestione moderna della risaia, con livelli crescenti di meccanizzazione, ha comportato: forti accorpamenti degli appezzamenti, la scomparsa o riduzione del sistema siepe-filari, il ricorso a ruspe con sistema laser per il livellamento delle superfici, l’esecuzione di asciutte ripetute per la distribuzione di fertilizzanti e diserbanti, con significative modifiche della gestione dell’acqua irrigua e differenti calendari di sommersione (Bogliani et al. 2007).
L’effetto complessivo di questa evoluzione delle tecniche di risicoltura sull’ecosistema risaia è una diminuzione della qualità di questo ambiente, e un rischio per le specie viventi che lo abitano, ovvero per la biodiversità e per i servizi da essa forniti (Bogliani, 2010). In estrema sintesi, possiamo riassumere i possibili effetti negativi della moderna coltivazione del riso come segue. I campi grandi e spesso asciutti creano un paesaggio monotono e arido, peggiorando la qualità estetica del paesaggio risicolo tradizionale. L’assenza di siepi, alberi e canali tra i campi coltivati sottrae spazi naturali e habitat a piante (fiori, arbusti, alberi), insetti (farfalle, api), anfibi (rane, raganelle), pesci, uccelli (inclusi gli uccelli migratori) e piccoli mammiferi (lepri, porcospini). L’uso di fertilizzanti e sostanze chimiche inquina l’acqua e il suolo con effetti negativi su piante e animali selvatici. Le risaie, spesso asciutte, si comportano come “trappole ecologiche”. In primavera, quando sono allagate, attraggono numerosi organismi acquatici (rane, raganelle e altri anfibi) che vi si spostano per la riproduzione. Quando l’acqua viene tolta, le loro uova, larve e girini muoiono. Infine, contro ogni aspettativa, l’assenza di acqua favorisce la proliferazione delle zanzare poiché vengono a mancare gli insetti (es. libellule) e gli organismi acquatici (rane, raganelle, ecc.) che le predano (Bogliani et al., 2007).

Possibile cambiare?

Secondo recenti studi e sperimentazioni condotte nel novarese dall’Università di Pavia, fermare questo trend è possibile. Basterebbero piccoli interventi e modifiche alle attuali tecniche di coltivazione per preservare la biodiversità e coltivare il riso in equilibrio con i cicli della natura. Per migliorare la recettività faunistica ma anche floristica delle risaie basterebbe permettere la crescita di vegetazione spontanea lungo le sponde per tutta la stagione vegetativa; la sommersione di una parte delle stoppie del riso fino a fine inverno, creerebbe un ambiente di importante interesse naturalistico, poiché ospiterebbe cospicue popolazioni di uccelli migratori. Infine, poiché l’uso delle livellatrici laser e la pratica delle asciutte sembrano essere indispensabili nella risicoltura moderna, per la sopravvivenza degli organismi acquatici durante i periodi di asciutta una soluzione potrebbe consistere nella formazione di riserve d’acqua in forma di canali, disposti sul campo nel modo più opportuno per non intralciare i movimenti dei mezzi agricoli. Durante le asciutte, i pesci, i girini, le larve degli insetti e gli altri invertebrati acquatici troverebbero rifugio nelle riserve d’acqua e, successivamente alla nuova sommersione, tutti questi organismi potrebbero tornare ad occupare l’intera superficie della risaia, fungendo da antagonisti alle zanzare.

Disponibilità a pagare per proteggere la biodiversità

Se tecnicamente il problema appare di facile soluzione, rimane invece aperta la questione della fattibilità economica della realizzazione degli interventi sopradescritti che, per quanto minimi, comporterebbero dei costi di implementazione e una riduzione della produttività della risaia. In questo senso, uno studio pilota condotto dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) nell’ambito del progetto europeo Exiopol2 , in collaborazione con Wwf-Italia, ha stimato la disponibilità a pagare (Dap) dei residenti nelle aree con forte presenza di risaie in provincia di Milano per proteggere la biodiversità in risaia.
L’indagine, applicando tecniche di valutazione economica “non market” note come Choice Experiment (CE) (Louviere et al., 2000), basate sulla somministrazione di questionari, ha stimato la Dap per una serie di effetti migliorativi che deriverebbero dall’implementazione di politiche agro-ambientali in grado di portare ad un cambio nelle tecniche di coltivazione del riso, in linea con quanto ipotizzato dall’università di Pavia: (a) conversione di parte della superficie coltivata a riso in aree naturali; (b) miglioramento del paesaggio tramite la creazione di canali, pozze d’acqua, laghetti, boschetti ed aree con vegetazione spontanea; (c) aumento della protezione delle specie di uccelli; (d) riduzione della proliferazione delle zanzare.
In particolare, gli intervistati (in tutto 300 persone), dopo essere stati informati sui pro e i contro delle diverse tecniche di coltivazione del riso, sono stati chiamati a scegliere tra scenari di coltivazione alternativi all’attuale, comportanti benefici per la biodiversità, ma anche un costo aggiuntivo per la propria famiglia (Figura 1).

Figura 1 - Esempio di domanda CE. Consideriamo ora due interventi, A e B, descritti qui sotto, per proteggere la biodiversità nel tuo Comune. Confronta questi due interventi tra di loro e con la situazione attuale, e rispondi alle domande che seguono.

Quale intervento preferisci per il tuo Comune?

  • Situazione attuale
  • A
  • B
  • Sono indifferente

L’analisi dei dati raccolti durante le interviste, si basa sulla tecnica del Random Utility Modelling (Rum) (McFadden, 1986), e utilizza un modello Logit (per maggiori dettagli si vedano Louviere et al., 2000 e Green, 2002). I risultati dell’analisi (Travisi et al., 2010) mostrano che esiste una Dap positiva per tutti gli effetti positivi sulla biodiversità considerati. Tra gli effetti menzionati nell’indagine, la riduzione della proliferazione delle zanzare rappresenta il beneficio di maggior valore per gli intervistati, corrispondente a circa €590 per famiglia per il solo anno 2009. Analogamente, gli intervistati mostrano un apprezzamento per la rinaturalizzazione di parte delle aree coltivate stimato circa €23,5 per famiglia per la conversione dell’1% delle risaie. Per quanto riguarda il tipo di conversione, l’indagine mostra che esiste una preferenza per una modificazione del paesaggio basata sulla creazione di ambienti acquatici (canali, pozze d’acqua), piuttosto che terrestri (filari, alberi, boschetti). Infine, la protezione della biodiversità in termini di specie di uccelli mostra una Dap di circa €69,8 per famiglia per il solo anno 2009, per la protezione aggiuntiva di una specie di uccelli.
Le stime della Dap variano in modo statisticamente significativo al variare delle caratteristiche socio-economiche degli intervistati. In particolare, la Dap aumenta all’aumentare del livello di reddito e, viceversa, diminuisce nelle aree dove la presenza di risaie è meno preponderante sul territorio.
Per concludere, queste stime richiamano l’attenzione sulla fattibilità di politiche agro-ambientali finalizzate alla protezione della biodiversità. Inoltre, dal punto di vista della accettabilità da parte della popolazione, appare opportuno di porre l’accento anche sui possibili benefici antropocentrici, quale la riduzione del problema delle zanzare. Insomma, se proprio si deve pagare, che almeno ci sia un beneficio diretto e chiaramente percepibile dai cittadini.

Riferimenti Bibliografici

  • Bogliani, G. Sperimentazione di tecniche di coltivazione del riso favorevoli alla biodiversità. progetto CORINAT in collaborazione con la Regione Lombardia.
  • Bogliani, G., Calderara, M., Riservato, L. e Villa, M. (2007). Sperimentazione di tecniche per la conservazione della biodiversità e per il controllo delle zanzare in risaia. - Dipartimento di Biologia Animale - Università degli Studi di Pavia
  • Green, W.H. (2002). Econometric Analysis, 4th edition. Prentice Hall, Upper Saddle River, NY.
  • Louviere, Jordan J., Hensher, David A., J.D. Swait and W. Adamowicz (2000), Stated Choice Methods: Analysis and Applications, Cambridge University Press, Cambridge.
  • Travisi C.M. et al. (2010). Final report on valuation case studies, a report of the EXIOPOL project, in corso di pubblicazione su www.feem-project.net/exiopol/
  • 1. I risultati presentati dall’autore in questo articolo sono il risultato della ricerca condotta da Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) nell’ambito del progetto Europeo Exiopol, in collaborazione con Aline Chiabai e Paulo Nunes (anch’essi della FEEM). Per l’analisi delle pratiche di coltivazione del riso e il loro effetto sulla biodiversità FEEM si è avvalsa della collaborazione di WWF-Italia e del prof. Bogliani, Dipartimento di biologia animale, Università di Pavia.
  • 2. EXIOPOL “A New Environmental Accounting Framework Using Externality Data and Input-Output Tools for Policy Analysis” è un progetto finanziato dalla Commissione Europea [link].
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Commenti

Qualunque persona normale risponde SI alla richiesta se sia favorevole o meno alla riduzione delle zanzare. Se le si dice che questo non costa nulla, questa è ancor più favorevole. Attività di tutt'altro spessore sarebbe il proporre dati risultanti da una sperimentazione pluriennale che verifichi : -a) il successo delle strategie di contenimento. - b) il loro prezzo in termini di incremento dei costi della risicoltura, di riduzione della produzione. - c) la valutazione degli effetti ecologici del perturbamento della catena alimentare dovuto alla ipotetica eliminazione delle zanzare (mission impossible)

Commento originariamente inviato da 'Peppino Sarasso' in data 29/06/2010.