La centralità dei temi della conoscenza e dell’innovazione è stata probabilmente la vera novità delle politiche agricole del periodo di programmazione in corso. Non ha precedenti né l’approccio scelto dalla Commissione europea di considerarle elementi a supporto di qualunque altro intervento previsto, né la disponibilità di più strumenti operativi e finanziari dedicati.
Oltre al più prevedibile Programma Quadro Horizon 2020, è stato il Fondo dedicato allo sviluppo rurale (Feasr) a fornire strumenti specifici ed inediti. Infatti, nella complessa logica di priorità e focus area di cui si compone, la priorità relativa alla conoscenza e all’innovazione (la prima) è trasversale a tutte le altre e può concorrere al raggiungimento degli obiettivi di ciascuna. Ad oggi le Regioni hanno indirizzato a tale finalità circa 730 milioni di euro utilizzabili in azioni di informazione, formazione, consulenza e trasferimento dell’innovazione in senso stretto. Si tratta del 3,5% dell’intero investimento dei Psr, peso percentuale che è raddoppiato rispetto al precedente periodo di programmazione.
Tale importanza proviene da un scelta strategica realizzata a monte ed esplicitata nel documento Europa 2020 nell’ambito del quale, alla parola crescita, è stato affiancato l’aggettivo “intelligente” insieme a sostenibile e inclusiva per indicare la prospettiva verso cui l’Unione europea deve tendere per i prossimi anni.
La problematica legata allo scarso (presunto) utilizzo delle tecnologie e dell’innovazione più in generale da parte delle imprese agricole italiane è invece oggetto di dibattito da molto tempo. Non è mai facile correlare deficit di produttività e redditività alla necessità di innovazione, tuttavia le analisi qualitative disponibili (Piano strategico innovazione e ricerca, Mipaaf 2014 ), la scarsa propensione agli investimenti, l’elevato peso dei costi di produzione (Rica Italia) consentono di concludere che una più diffusa propensione all’adozione di innovazioni potrebbe risolvere almeno una parte dei problemi nei quali incorrono soprattutto le piccole e medie imprese agricole italiane.
Il presente numero di Agriregionieuropa dedica la sua parte monografica ad un’innovazione, la cosiddetta Agricoltura di precisione (AdP), che in questi anni è stata oggetto di approfondimenti scientifici e tecnici ed è stata proposta anche a livello istituzionale come una delle soluzioni ai variegati bisogni del tessuto imprenditoriale.
Uno degli elementi più evidenti, che emerge dagli articoli che seguono, è il complesso mondo di applicazioni scientifiche, tecnologie e strumenti di comunicazione che sono correlabili all’ambito dell’Agricoltura di precisione.
Il contributo introduttivo di Pisante e Cillo evidenzia come essa consenta di realizzare tecniche produttive indispensabili quali ad esempio la difesa dalle malattie, la concimazione e il diserbo con un approccio “su misura” correlando insieme tecnologie meccaniche, georeferenziazione mediante il telerilevamento, sensori ottici e strumenti digitali. Si riesce “a fare la cosa giusta al momento giusto” (Pierce e Nowak, 1999) rispondendo così a due esigenze molto sentite: la riduzione dei costi dei presidi, del lavoro e dell’uso delle macchine e la diminuzione degli effetti sull’ambiente dei presidi stessi.
Più che di un insieme di innovazioni, l’Agricoltura di precisione è una strategia di gestione dell’attività agricola che richiede un cambiamento di metodo nell’attuazione delle coltivazioni o dell’allevamento. Occorre monitorare e approfondire le conoscenze dei propri strumenti di produzione, terreni, animali, piante, e poi gestirli in modo diversificato a secondo delle esigenze rilevate sia nello spazio che nel tempo.
L’articolo di Bisaglia, oltre a offrire una disamina delle principali applicazioni dell’AdP nel settore delle colture erbacee di pieno campo, fornisce un ulteriore elemento di riflessione sugli effetti di questo pacchetto di innovazioni con riferimento al tema della attuale sostanziale stagnazione della produttività agricola dovuta soprattutto alla necessità di non spingere oltre sugli agroecosistemi con l’utilizzo di input chimici e meccanici. L’AdP, intervenendo in maniera mirata sulle esigenze dei sistemi produttivi, consente di realizzare uno degli obiettivi della attuale politica agricola europea: produrre di più con meno.
Come evidenziano Vieri, Sarri, Lombardo e Rimediotti, tale modalità di lavoro richiede un approccio multiattore e multicompetenza nel quale l’imprenditore ha bisogno di incrementare le proprie conoscenze, ma anche di avere a disposizione altre professionalità di supporto. Inoltre, occorre una particolare “attenzione deontologica” da parte di chi concorre all’ideazione e alla trasformazione in tecnologia della macchina (o strumento) di precisione perché essa deve essere calibrata al tipo di produzione e alle caratteristiche strutturali dell’impresa che lo utilizza. Alla passione per la novità tecnologica dovrebbe in sostanza essere correlato un particolare interesse alle problematiche specifiche dell’utente.
Le logiche applicative dell’AdP danno risultati positivi anche nell’attività zootecnica. Il contributo di Galli Abeni evidenzia che essa fa passare la gestione dell’allevamento da un approccio per gruppo di capi ad un approccio per singolo capo supportando l’allevatore soprattutto nell’ambito dell’alimentazione, ma anche nel controllo della qualità del latte e nella rilevazione dello stato fisiologico e di salute di ciascun capo. Viene inoltre sottolineato come l’AdP ha potuto potenziare notevolmente i suoi effetti, con l’applicazione di sensori direttamente sugli animali e con l’avvento della digitalizzazione, perché ha consentito di agire sulla prevenzione delle problematiche piuttosto che sulla loro risoluzione una volta presenti.
Il settore forestale italiano sta attraversando una importante fase di rinnovamento che passa attraverso la valorizzazione di tutte le sue potenzialità, fra le quali quella produttiva richiede un particolare sforzo di sviluppo. Corona e gli altri autori dell’articolo sulla Precision Forestry indicano tre ambiti di applicazione delle tecnologie di precisione alle foreste: monitoraggio e pianificazione forestale; applicazioni sito-specifiche di tipo colturale e di utilizzazione forestale; applicazioni relative alla tracciatura dei prodotti nella filiera foresta-legno. Sottolineano tuttavia che sarebbe necessario uno sforzo scientifico e tecnologico per rendere più consone alle caratteristiche delle foreste italiane le tecnologie già disponibili, pensate per un’altra tipologia di forestazione quale quella americana.
Gli ultimi tre articoli affrontano il tema da un’ottica di contesto e di ricadute generali.
Il Mipaaf, in considerazione degli effetti positivi su produttività, sostenibilità e redditività dell’AdP, si è fatto carico di promuovere la redazione e la pubblicazione di un testo di Linee guida (22 dicembre 2017) che vengono offerte alle istituzioni e agli altri addetti del mondo agricolo come un contributo per comprenderne meglio potenzialità e limiti. Falzarano, nel dare atto dell’ampio processo di consultazione promosso per la redazione del documento ministeriale, evidenzia alcune criticità del sistema agricolo italiano legate all’ampia dotazione del parco macchine delle imprese, ma probabilmente vetusto e difficilmente adattabile alle necessità dell’AdP, cui si aggiungono altre difficoltà strutturali, quali la ridotta ampiezza media e la carenza di collegamenti Internet.
Lattanzi approfondisce alcuni profili giuridici dell’utilizzo dell’AdP affrontando soprattutto le questioni applicative legate all’utilizzo dei droni e le problematiche connesse alla grande produzione di informazioni che deriva dall’applicazione dell’AdP presso le imprese. Vengono affrontati gli aspetti legati alla protezione dei dati relativi all’attività agricola e alla loro “proprietà” con particolare riferimento al potenziale uso commerciale che le ditte produttrici delle tecnologie potrebbero farne traendone un profitto che però potrebbe non coinvolgere le imprese stesse, nonostante siano le fornitrici dei dati.
Il contributo di Frascarelli verte sull’analisi economica dell’utilizzo dell’AdP avendo come focus l’applicazione aziendale ed in particolare alcuni casi studio di coltivazione del mais. Gli elementi di analisi economica dell’AdP sono forse quelli che ne rendono più problematica l’adozione da parte delle imprese in quanto le tecnologie più avanzate e performanti richiedono di sostenere costi fissi piuttosto elevati che solo le imprese di grandi dimensioni riescono ammortizzare. D’altro canto però l’AdP consente discreti risparmi in termini di costi d’uso quali quelli legati all’utilizzo delle macchine, ai tempi di lavoro e ai mezzi tecnici. Sarebbe di utilità prendere in considerazione un eventuale uso consortile delle macchine fra più aziende o la possibilità di usufruire del contoterzismo.
Il quadro che gli articoli proposti offrono sul pacchetto di innovazioni denominati Agricoltura di precisione (o forse meglio Agricoltura digitale) è completo e consente di farsi un’idea variegata delle possibili applicazioni e relativi vantaggi.
In conclusione, appare utile sottolineare che ogni contributo ha richiamato un aspetto di contesto ritenuto indispensabile alla diffusione di tale novità tecnologica: la necessità di investire sulla formazione professionale dell’imprenditore agricolo e sulla disponibilità di professionalità tecniche che svolgano un ruolo di assistenza e consulenza nei suoi riguardi per l’adozione e l’utilizzo. È un annoso problema del sistema agricolo italiano spesso affrontato anche da politiche specifiche e mai risolto.
I primi documenti forniti dalla Commissione europea sull’impostazione della prossima programmazione della Pac sembrano recare alcune novità interessanti in tal senso perché, nonostante gli interventi dedicati allo scopo in questa fase, le piccole e medie imprese agricole europee sembrano ancora poco interessate ad innovare. Un intervento che sappia fare massa critica su questo aspetto sarà sicuramente di grande utilità anche per la diffusione dell’AdP.
Riferimenti bibliografici
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Mipaaf (2015), Piano strategico per l’innovazione e la ricerca nel settore agricolo, alimentare e forestale, Allegato A – Schede di settore produttivo, Roma
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Pierce, F.J., Nowak, P., 1999. Aspects of precision agriculture, Advances in agronomy, Elsevier