Progetti di orticoltura urbana nella città di Perugia

Progetti di orticoltura urbana nella città di Perugia
a Université Rennes2, Unita Mista di Ricerca Spazio e Società (UMR ESO)
b Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali (DS3A)

Introduzione

Il lavoro riporta i risultati di una ricerca empirica condotta nel 2015 sui progetti di orticoltura urbana attivati nella città di Perugia. La metodologia di analisi utilizzata è stata quella sviluppata all’interno dell’Azione Cost “Urban Agriculture Europe” (Uae), a cui si rimanda per gli aspetti metodologici (Branduini et al., 2016). L’obiettivo generale del lavoro è quello di far emergere la complessità delle esperienze di “orticoltura urbana” (Branduini et al., 2016) e di valutarne i benefici sociali. Perugia è una delle 105 città italiane alle quali è stato riconosciuto, proprio per le loro dimensioni medie, un ruolo strategico all’interno delle politiche di sviluppo europee (Tortorella, 2013).
L'indagine è stata condotta attraverso interviste semi-strutturate ai principali stakeholder: coordinatori delle associazioni culturali, singoli ortisti, agricoltori professionali e rappresentanti delle istituzioni.

Tipologie, attori e governance

Nella città di Perugia sono stati censiti, attraverso fotointerpretazione, visite in loco e interviste ad attori chiave, 61 appezzamenti di terreni in area urbana utilizzati ad orti appartenenti alla categoria di orticoltura urbana.
Più precisamente risultano:

  • 50 orti familiari di proprietà privata;
  • 3 orti sociali di cui 2 su proprietà pubblica e 1 all’interno di una impresa agricola professionale;
  • un orto terapeutico realizzato da una cooperativa sociale;
  • 3 orti didattici di cui 2 in due scuole elementari e uno promosso dal Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali (Dsa3) dell’Università di Perugia;
  • 2 orti comunitari promossi da associazioni di quartiere.

Sono stati analizzati 7 diversi progetti (Tabella 1) che corrispondono alla quasi1 totalità dei progetti di AU nella città di Perugia ad eccezione della tipologia degli orti familiari che per il momento non è stata ancora studiata.

Tabella 1 - Casi studio

Fonte: elaborazioni degli autori

Orti sociali

La città di Perugia vanta una delle prime iniziative di promozione di orti produttivi con finalità sociali. Nel 1976, sulla base del Regolamento 167, la Provincia ha messo a disposizione, in zona di Ponte della Pietra, a pensionati o maggiori di 65 anni un lotto di 150 mq, attrezzato con punti di presa di acqua e un ricovero per gli attrezzi, per un anno rinnovabile in assenza di altre domande. Negli anni Novanta per far fonte alle numerose domande, l’amministrazione provinciale lottizza una parte del terreno dell’ex fattoria dell’ospedale psichiatrico di Santa Margherita. Nel 2011, il Regolamento 167 viene aggiornato con l’indicazione del metodo di coltivazione biologico e l’assegnazione del 5% delle aree a soggetti segnalati dai servizi sociali. A maggio 2015, 309 erano i lotti totali in entrambe le aree dei quali solo 1 assegnato ad una persona con disagi psico-fisici. Nel corso degli anni si è fortemente modificato il profilo del pensionato, mentre in passato la quasi totalità aveva un’origine rurale e quindi esperienza nella coltivazione, negli anni più recenti i nuovi pensionati sono alla loro prima esperienza agricola.
Lo scorso anno l’esperienza degli orti sociali è stata riproposta all’interno di un contesto agricolo professionale. Otto sono state le imprese agricole che in tutta l’Umbria hanno messo a disposizione delle aree per la realizzazione di orti condivisi. Questo progetto ritenuto innovativo2 è stato promosso con il duplice obiettivo di ridefinire la relazione tra agricoltura e città, offrendo ai cittadini l’opportunità di produrre prodotti sicuri, a buon mercato e a km zero, e contemporaneamente, agli agricoltori la possibilità di integrare il loro reddito. Una delle 8 aziende coinvolte è situata a pochi km dal centro storico della città di Perugia. L’azienda ha messo a disposizione 3.000 mq suddivisi in 21 lotti che sono stati coltivati, prevalentemente ad ortaggi e piante aromatiche, da 15 famiglie di diversa composizione e di diverso ceto sociale.

Orto terapeutico

Nel 2013 la cooperativa sociale Nuova Dimensione ha iniziato il progetto “orti sinergici” presso un loro centro diurno di assistenza a persone con problemi psichici. Due operatori sociali nel periodo mattutino conducono un laboratorio di ortoterapia al quale partecipano 7 persone di età differente. Il progetto è stato realizzato grazie all’entusiasmo di uno degli operatori a conclusione di un corso di ortoterapia presso la Scuola di Monza. Questo progetto nel corso degli ultimi tre anni si è esteso su una superficie di 7.000 mq divisi in due grandi lotti. Vengono coltivati soprattutto ortaggi, fiori, piante aromatiche e medicinali. Nel 2015 l’operatore sociale con l’aiuto di 3 ragazzi con problemi psichici ha progettato e realizzato un orto sinergico all’interno del Bosco di San Francesco ad Assisi, proprietà del Fai, grazie anche al sostegno finanziario dell’associazione Assisi Nature Council.

Orto didattico

A giugno 2015 il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Perugia ha promosso la riattivazione di un’area ad orto riservata agli studenti con un duplice scopo: educativo e di integrazione sociale tra gli studenti e gli abitanti del Borgo in cui il Dipartimento è collocato. Ogni semestre possono aderire al progetto un massimo di 50 studenti mentre sono circa una ventina le persone, di età molto variabile, appartenenti all’Associazione di quartiere (Borgo Bello) che frequentano l’orto. Per il momento vi è un lotto collettivo coltivato a file e alcuni cassoni a terra di due metri quadrati. Le coltivazioni prevalenti sono ortaggi ma una parte è stata destinata alla coltivazione di fiori, da usare per l’infiorata del quartiere, e di un piccolo frutteto. Il Dipartimento (Dsa3) ha firmato con l’Associazione Borgo Bello una Convenzione per facilitare l’accesso e la partecipazione.

Orti comunitari

I primi e gli unici orti comunitari della città, conosciuti come Ortobello e Orto di San Matteo degli Armeni, sono stati promossi da due Associazioni di quartiere (Borgo Bello e Vivi il Borgo). Il progetto dell’orto comunitario Ortobello è stato ideato durante un workshop organizzato da Umbria Institute3 nell’ambito del corso di progettazione sostenibile a cui hanno partecipato anche gli aderenti all’Associazione Borgo Bello4. Dal processo di progettazione partecipata con metodo placemaking, che ha coinvolto esperti, studenti e i membri dell’associazione, è emersa l’idea di costituire un orto comunitario per riqualificare le aree dei vicoli che risultavano degradate e pericolose. Il 15 aprile 2015 l’orto ha visto la luce grazie, anche, ad un patrocinio formale concesso dalla vecchia amministrazione. I rapporti con la nuova amministrazione, eletta nel 2014, è in fase di costruzione e il referente è diventato il Dirigente del Decoro urbano mentre prima era il Dirigente al Centro Storico. Per il momento l’area occupata dall’orto è limitata a 3 cassoni di pallet, per un totale di 8 metri quadrati, in cui vengono coltivate soprattutto piante aromatiche e ortaggi.
Il secondo orto comunitario è stato promosso dall’Associazione Vivi il Borgo del rione Sant’Angelo. L’idea nasce nel 2012. Da quel momento inizia una trattativa con il comune sulla possibile localizzazione dell’orto che termina nel novembre 2015 con la realizzazione dello stesso in un’area di pertinenza del complesso di San Matteo degli Armeni. Il comune ha concesso ai membri dell’Associazione la possibilità di coltivare un’area di 700 mq organizzati in un lotto collettivo e 4 lotti individuali assegnati a 4 pensionati esperti agricoltori. L’Associazione ha firmato una Convenzione con il Comune per regolare l’uso dello spazio e si doterà di un disciplinare interno per definire regole e forme di conduzione.

Benefici dell’agricoltura urbana e strategie

La quantificazione dei benefici ottenuti dalle diverse tipologie esaminate è stata calcolata attraverso la stima di 8 indicatori raggruppati in cinque classi (Tabella 2), seguendo la metodologia messa a punto durante l’azione Cost Uae (Branduini et al., 2016).

Tabella 2 - Indicatori per la valutazione dei benefici

Fonte: Alfranca et al., 2013

Come si può notare dai grafici (Figura 1, Figura 2, Figura 3) i benefici apportati variano all’interno di una stessa tipologia e tra tipologie.

Figura 1 - Benefici generati dagli orti sociali

Fonte: elaborazione autori

Figura 2 - Benefici generati dall’orto didattico e terapeutico

Fonte: elaborazione autori

Figura 3 - I benefici generati dagli orti comunitari

Fonte: elaborazione degli autori

I benefici economici sono più rilevanti nelle esperienze degli orti sociali e nel caso dell’orto terapeutico sia per la dimensione della superficie coltivata (dai 3.000 ai 16.650 mq) maggiore rispetto agli altri casi che per la finalità principalmente produttiva (soprattutto nel caso degli orti sociali). Inoltre tutte e tre le iniziative hanno personale remunerato; i due tecnici della provincia che seguono il programma, l’imprenditore agricolo per le attività di assistenza alla coltivazione all’interno della propria impresa agricola, e l’operatore sociale per l’assistenza agli ortisti diversamente abili all’interno dell’orto sinergico.
I benefici sociali sono rilevanti in tutte le esperienze anche in quelle di piccole dimensioni dove proprio il desiderio di condividere il tempo libero e gli interessi comuni rendono la partecipazione elevata. Tutte le iniziative si basano principalmente sul volontariato degli ortisti che coltivano senza ricevere una remunerazione anzi spesso investendo dei propri risparmi. Inoltre quasi tutte le esperienze svolgono attività sociali (ad esempio inclusione lavorativa di persone diversamente abili, corsi di formazione, attività ludiche) e didattiche.
Tra i benefici ambientali va sottolineata la grande attenzione alla biodiversità vegetale. L’attenzione alla produzione locale, al consumo di prodotti sani, alla cura degli spazi verdi (indipendentemente dalla sua estensione) è correlata alla tecnica di produzione biologica e alla attenzione per le risorse endogene del territorio.
L’aspetto culturale non è rilevante in nessuno delle tipologie esaminate infatti non sono presenti edifici storici e ambienti di particolare valore naturalistico.

Conclusioni: mettere in rete il grande fermento

Le iniziative di orticoltura urbana presenti nella città di Perugia coinvolgono una molteplicità di attori sia pubblici che privati e presentano forme organizzative e dispositivi di funzionamento differenti. I risultati dell’analisi confermano che l’orticoltura urbana dall’originale scopo di produzione di alimenti si è evoluta (La Malfa, 1997; Hynes and Howe, 2004; La Malfa et al., 2009) assumendo funzioni estetiche, ricreative, educative (Taylor et al., 1998; Wells, 2000), sociali (Westphal, 2003; Tei et al., 2009) e terapeutiche (Crouch, 2000; Lorenzini e Lenzi, 2003) in relazione ai mutati aspetti socio-economici e culturali (Tei e Gianquinto, 2010).
L’indagine ha permesso di constatare un crescente interesse sociale per la reintegrazione del processo produttivo agricolo all’interno degli spazi urbani e nello stesso tempo la mancanza di una rete di collegamento tra le diverse iniziative in grado di avviarne numerose altre. Dalla analisi dei progetti infatti si può notare come i 3 orti sociali abbiano fatto leva prevalentemente sulla produzione di alimenti freschi destinati all’autoconsumo, proponendosi così come strumenti adeguati per le politiche alimentari a livello comunale.
I due orti comunitari presentano una strategia di difesa dei beni comuni, legata al desiderio dei cittadini di partecipare fisicamente alle iniziative di AU per aumentare la loro conoscenza sull’origine del cibo, e alla creazione di nuove forme di solidarietà basate sul baratto di servizi. Quindi l’orto comunitario potrebbe essere uno dei dispositivi che il comune potrebbe adottare per migliorare la coesione sociale e sicurezza urbana.
L’orto didattico e quello terapeutico, invece, presentano strategie di diversificazione che riguardano la produzione di servizi sociali ed educativi. Il gemellaggio tra l’orto didattico e l’orto comunitario “Ortobello” sottolinea la presenza di una strategia di tipo esperienziale: dove l’orto è identificato come un’oasi urbana dove gli ortisti possono incontrarsi e sostare per una pausa di riflessione. Quindi gli orti didattici e terapeutici potrebbero essere degli strumenti da attivare dentro politiche sociali e integrazione e inserimento al lavoro per persone con disabilità.
Il Comune attraverso la realizzazione di strumenti adeguati potrebbe facilitare la creazione di aree ad orto, attraverso la concessione degli spazi, la loro realizzazione, fornendo una consulenza tecnica, e la loro gestione, attraverso la definizione di contratto di concessione d’uso. In merito agli spazi il Comune di Perugia, interessato a incentivare esperienze di AU, ha individuato 12 aree di proprietà comunale che verranno messe a bando per l’utilizzazione da parte di cittadini o associazioni. L’iniziativa comunale si basa sulla legge regionale della Regione Umbria N°3 del 2014, che promuove la destinazione di aree urbane e periurbane pubbliche per la coltivazione, privilegiando persone che vogliono coltivare con metodo biologico per il proprio auto-consumo. Per rendere più effettive queste iniziative il Comune dovrebbe pensarle dentro un programma specifico di agricoltura urbana e periurbana. Un programma che sia trasversale a diversi settori e servizi riconoscendo la multifunzionalità e polivalenza delle esperienze di orticoltura urbana già in corso.

Riferimenti bibliografici

  • Alfranca O., Anderson G., Berntsen I., Branduini P., Koleva G., Lorleberg W., Mendes Moreira P., Ong T., Paulen O., Polling B., Spornberger A., Torquati B., van der Schans J.W., Weissinger H. (2013), Standard questionnaire for urban agriculture case studies. Working paper for Cost-Action Urban Agriculture Europe. [Link] - Chapter "Wiki" - Subchapter "WG 3: Entrepreneurial models of Urban Agriculture" (March 18th, 2014)

  • Branduini P., Giacchè G., Laviscio R., Torquati B., Scazzosi L., (2016), Per una lettura sistemica delle Agricolture Urbane: tipologie, politiche, modelli imprenditoriali, spazialità e metabolism, Agriregionieruopa 44

  • Crouch D. (2000), Place all around us: Embodies lay geographies, Leisure and Tourism Leisure Studies 18(2), pp. 63-76

  • Hynes H. P., Howe G., (2004), Urban horticulture in the contemporary United States: Personal and community benefits, ActaHorticulturae, 643, 171-181

  • La Malfa G. (1997), Principali profili dell’orticoltura amatoriale. III Giornate Tecniche Soi “Orto-Floro-Frutticoltura amatoriale”, Cesena, 13-14 Novembre 1997: 7-26

  • La Malfa G., Branca F., Tribulato A., Romano D. (2009), New trends in Mediterranean urban vegetable gardening. 2nd International Conference on Landscape and Urban Horticulture, Bologna, 9-13 June 2009, ActaHorticulturae

  • Lorenzini G., Lenzi A. (2003), Il ruolo del verde urbano nella riabilitazione psichiatrica, L’Informatore Agrario, n. 41: 73-75

  • Taylor A.F., Wiley A., Kuo F.E., Sullivan W.C., (1998), Growing up in the inner city: green spaces as places to grow, Environment and Behaviour, 30 (1): 3-27

  • Tei F., Benincasa P., Farneselli M., Caprai M., (2009), Allotment Gardens for Senior Citizens in Italy: Current Status and Technical Proposals. 2nd International Conference on Landscape and Urban Horticulture, Bologna, 9-13 June 2009. Acta Horticulturae

  • Tei F., Gianquinto G., (2010), Diffusione e ruolo multifunzionale dell’orticoltura urbana amatoriale, ItalusHortus 17 (1): 59-73

  • Tortorella W., (a cura), 2013. L’Italia delle città medie. Quaderni di Analisi Anci-Ifel. I Comuni, Centro Documentazione e Studi dei Comuni italiani Anci-Ifel

  • Wells N. (2000), At Home with Nature: Effects of “greenness” on children’s cognitive functioning, Environment and Behavior, 32 (6): 775-795

  • Westphall L.M., (2003), Urban greening and social benefits: a study of empowerment outcomes. Journal of Arboriculture, 29 (3): 137-147

 

  • 1. Non sono stati studiati i due progetti realizzati, a settembre 2015, dentro le due scuole elementari.
  • 2. Progetto AgricityUmbria, nato da un partenariato pubblico-privato, e finanziato con la misura 1.2.4 “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e alimentare e in quello forestale” del Piano di Sviluppo Regionale (2007-2013).
  • 3. Umbra Institute è stato fondato nel 1999 a Perugia in partenariato con Arcadia University. Il centro offre dei programmi accademici di educazione per studenti di college o università americane.
  • 4. Borgo Bello è un’associazione di amici e residenti di Corso Cavour e Borgo XX Giugno. L’associazione organizza eventi culturali e sociali mensili.
Tematiche: 
Rubrica: