Lo sviluppo sostenibile dei sistemi economici territoriali: un percorso di ricerca

Lo sviluppo sostenibile dei sistemi economici territoriali: un percorso di ricerca
a Università della Tuscia, Department of Agriculture, Forests, Nature and Energy
b Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici, Agroali­mentari e Forestali
c Università della Tuscia, Dipartimento di Economia e Impresa
d Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento Economia e Impresa
e Agronomo
f Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento di Economia e Impresa
g Agronomo, Ordine di Viterbo

Introduzione

La crescente preoccupazione nei confronti delle prospettive future degli ecosistemi e delle società impone alla politica una profonda riflessione su obiettivi, strategie e azioni da intraprendere per gestire le complesse relazioni tra sfera sociale, economica e ambientale. Il riferimento al paradigma dello “sviluppo sostenibile” (Bruntland et al., 1987) è certamente un orientamento condiviso, che però deve trovare una sua implementazione operativa in contesti eterogenei e a scale territoriali molto diversificate. Proprio questa variabilità è all’origine di interpretazioni molto “libere” del concetto stesso, che assume connotati molto diversi in funzione del sistema di cui si considera lo sviluppo e dell’oggetto di cui si vuole promuovere la sostenibilità (Cicatiello et al., 2015).
Intorno a questo tema si sviluppano le attività del Noise, un gruppo di ricercatori che opera presso l’Università della Tuscia. Il percorso di ricerca del gruppo, nel corso degli anni, ha affrontato il tema della sostenibilità da diverse prospettive, guardando, in particolare, agli aspetti definitori del concetto, all’individuazione di caratteristiche, funzionamento e limiti dei diversi sistemi oggetto di interventi di sviluppo sostenibile, all'identificazione e alla valutazione di indicatori quantitativi capaci di misurare lo stato di sostenibilità di tali sistemi, all’analisi delle condizioni di sviluppo sostenibile di sistemi economici diversi per scala territoriale e forma di governance.
Un simile percorso di ricerca impone un approccio fortemente interdisciplinare in cui la complessa integrazione della dimensione sociale, economica e ambientale aiuti a spiegare i fenomeni in atto e ad indirizzare le decisioni politiche.
L’idea alla base di questa nota è presentare alcuni dei principali risultati, sia teorici che metodologico-empirici, ottenuti in questo percorso di studio che si è sviluppato nell’arco degli ultimi dieci anni. L’obiettivo che s’intende perseguire è quello di fornire un contributo alla discussione sulla valutazione della sostenibilità, in particolare del settore agricolo, all’interno del quale si pongono i sistemi (economico locale, produttivo aziendale e della filiera agroalimentare) oggetto di studio.

Sostenibilità dei sistemi economici: aspetti epistemologici e teorici

Nello scritto del 1971 "The entropy law and the economic process", Nicholas Georgescu-Roegen propose una teoria della produzione in cui vengono esplicitamente considerati la variabile tempo e le conseguenze del secondo principio della termodinamica. Si tratta di una interpretazione sostanzialmente fisica del processo di produzione, che lo stesso Georgescu-Roegen ha definito bioeconomia. La bioeconomia considera gli aspetti ambientali e sociali del contesto nel quale il processo economico si sviluppa (Georgescu-Roegen, 2003).
Secondo questa teoria il processo economico rappresenta un mezzo per generare il benessere della collettività, dove il termine “benessere” è definito in una prospettiva eudaimonica, vale a dire come la capacità di creare una società in cui ogni individuo percepisce la propria vita come pienamente degna di essere vissuta.
In questo modello, schematizzato in figura 1, il processo economico è costituito da due stadi distinti, i processi di produzione e i processi di consumo, che attraverso la loro azione congiunta sono responsabili della trasformazione delle risorse naturali in scarti e rifiuti e della generazione di benessere duraturo per la popolazione (Bonaiuti, 2008).

Figura 1 – Rappresentazione del sistema economico e dei flussi in ingresso/uscita

 

Fonte: nostra elaborazione da Pancino et al. (2009)

I processi di produzione operano una trasformazione che attribuisce alla materia/energia in uscita (prodotti) un valore più elevato della materia/energia in entrata (risorse naturali). I flussi in uscita dal processo di produzione sono costituiti dai prodotti, che divengono a loro volta i flussi in ingresso dei processi di consumo, cui si aggiungono gli scarti/rifiuti generati dai processi produttivi stessi. Il processo di consumo trasforma materia ed energia ad alta utilità, inglobata nei beni in uscita dalla sfera della produzione, in materia ed energia a bassa utilità (scarti e rifiuti) allo scopo di soddisfare i bisogni della collettività (Franco e Blasi, 2013).
Un simile approccio consente di descrivere le relazioni che legano la struttura e la dimensione del sistema economico (cerchio grigio di figura 1) con la sua finalità di generare benessere nella collettività (cerchio blu) e con la capacità degli ecosistemi di sostenerne il funzionamento in termini di disponibilità di risorse naturali e di assorbimento degli scarti/rifiuti (cerchi verdi) (Pancino et al., 2009).
Nel momento in cui si voglia realizzare una declinazione applicativa di questo modello diviene necessario fare esplicito riferimento ad una scala territoriale rispetto alla quale sia possibile esprimere una dimensione economica, intesa come insieme di processi di produzione e consumo, una dimensione sociale, identificabile in una definita comunità di riferimento, e una dimensione ambientale, caratterizzabile in termini di servizi (disponibilità di materia/energia e capacità di assorbimento dei rifiuti) che gli ecosistemi locali sono in grado di offrire.
Infatti, se in una logica mono-disciplinare è senza dubbio utile analizzare la sostenibilità in una chiave ambientale, economica o sociale, in una prospettiva più generale, quale quella richiesta dallo studio e dalla governance di sistemi economici, queste dimensioni vanno considerate – e valutate – congiuntamente analizzandone possibili sinergie e trade-off (Franco e Blasi, 2013).
Tentare di passare da una visione qualitativa e a-spaziale delle varie sostenibilità a una visione univoca della sostenibilità che sia applicabile a entità definite nello spazio e di cui sia possibile individuare un decision-maker (Franco e Pancino, 2010) è il costante punto di riferimento del percorso di ricerca descritto in questa nota.

Sostenibilità dei sistemi economici: aspetti metodologici ed empirici

I sistemi economici sui quali si è concentrata l’attenzione del gruppo di ricerca rientrano in tre tipologie, distinte per dimensione territoriale, destinatari del flusso di benessere generato, caratteristiche del soggetto gestore interessato a conoscerne e/o promuoverne la sostenibilità.
Per ognuna di queste tipologie (sistema economico locale, sistema produttivo aziendale, sistema della filiera agroalimentare), facendo riferimento ai principali lavori pubblicati dal gruppo, sono tracciate in forma schematica le principali caratteristiche, sono descritte le modalità con cui è possibile valutarne la sostenibilità (ambientale, economica, sociale) e viene presentato un caso di studio.
In questa sede, non è possibile entrare nel merito della descrizione della metodologia adottata nei diversi casi, dei dati utilizzati e della presentazione e discussione dei risultati. Per questa ragione si rimanda ai principali lavori pubblicati che, per le diverse tipologie di sistema analizzate, sono i seguenti:

  • per il sistema economico locale, Blasi et al. (2010); Blasi et al. (2013); Franco e Blasi (2013);
  • per il sistema produttivo aziendale, Bruni e Franco (2003); Passeri et al. (2013);
  • per il sistema della filiera agroalimentare, Cicatiello e Franco (2012); Cicatiello et al. (2014); Cicatiello et al. (2015).

Sistema economico locale

Caratterizzazione spaziale

I territori che meglio si adattano ad essere associati con il concetto di sistema economico locale sono i Sistemi Locali del Lavoro (Sll), determinati come risultato di una zonizzazione funzionale basata sui flussi giornalieri di pendolarismo. I Sll sono delle aggregazioni di comuni contigui entro i cui confini la gran parte dei lavoratori residenti trova la propria occupazione e, allo stesso tempo, i posti di lavoro disponibili sono coperti in misura predominante dalla popolazione locale. I Sll si adattano alla schematizzazione del sistema economico rappresentata in figura 1, sia per la presenza degli stock agenti di trasformazione nei processi di produzione e di consumo, sia come sede di una comunità che condivide le dinamiche quotidiane legate a residenza, lavoro e relazioni sociali.

Approccio per la valutazione della sostenibilità

  • Ambientale: bilancio ecologico calcolato come differenza fra la disponibilità complessiva di risorse presenti nel territorio (Biocapacità) e la richiesta di capitale naturale da parte delle attività antropiche che insistono all’interno dei confini del sistema locale (Impronta Ecologica).
  • Economica: livello di autosufficienza dei processi di produzione e di consumo in termini di capitale, lavoro e materie prime.
  • Sociale: livello di benessere (eudaimonico) percepito dall’insieme dei membri della collettività che vivono e lavorano nel sistema locale.

Esempio di caso di studio

Sono stati analizzati 8 Sll della provincia di Viterbo, dei quali è stata calcolata la sostenibilità ambientale (attraverso il bilancio ecologico), stimata la dimensione del sistema economico (con il valore aggiunto pro-capite) e si è valutato il livello di benessere percepito dai membri della comunità svolgendo un indagine diretta su un campione di circa 1.200 individui. Quindi sono state analizzate le relazioni fra le tre dimensioni della sostenibilità attraverso il confronto fra i valori assunti dai tre indicatori nei Sll provinciali.
I risultati mostrano che la performance economica dei sistemi locali presenta una tendenziale relazione negativa con la sostenibilità ambientale, mentre il legame con il livello di benessere è positivo. Si conferma quindi come, all’interno di un territorio, l’incremento dimensionale della struttura produttiva si accompagni a un più intenso utilizzo delle risorse naturali e quindi a una minore sostenibilità ambientale. Parallelamente, l’aumento della ricchezza distribuita determina un incremento del benessere sociale. Quest’ultimo legame, tuttavia, oltre a non essere particolarmente intenso presenta un duplice andamento. Per bassi valori del valore aggiunto l’incremento della performance economica si associa a un significativo aumento del benessere; viceversa, oltre una certa soglia, l’aumento di ricchezza si traduce in una progressiva riduzione del livello del flusso di benessere. Questo risultato, con tutti i limiti del caso, può essere una conferma di come, oltre un certo livello, la crescita della ricchezza determini una riduzione del benessere (cosiddetto paradosso di Easterlin).
La relazione fra dimensione ambientale e sociale mostra un comportamento non uniforme. Essa, infatti, presenta un andamento negativo per i sistemi nei quali è presente un’ampia dotazione di risorse naturali non utilizzate a fini produttivi, mentre diviene positiva quando i territori sono caratterizzati da situazioni di insostenibilità. Ciò sembra suggerire che la condizione in cui la domanda di risorse naturali da parte del sistema produttivo eccede la capacità di carico del territorio si traduce in una minore condizione di benessere della comunità locale.

Sistema produttivo aziendale

Caratterizzazione spaziale

La delimitazione del sistema produttivo è rappresentata dai confini entro cui si sviluppano le attività dell’impresa agricola, sia caratteristiche (coltivazioni e allevamenti), sia extra-caratteristiche.

Approccio per la valutazione della sostenibilità

  • Ambientale: bilancio ecologico calcolato come differenza fra disponibilità di risorse presenti entro i confini aziendali (Biocapacità) e richiesta di capitale naturale da parte delle attività produttive dell’impresa (Impronta Ecologica).
  • Economica: bilancio economico ottenuto come risultato di una contabilità analitica delle attività produttive (caratteristiche ed extra-caratteristiche) dell’impresa.
  • Sociale: bilancio sociale, in particolare per quanto riguarda l’impatto (misurabile) delle attività dell’impresa sulla comunità di riferimento.

Esempio di caso di studio

Per un’impresa agricola di 500 ha localizzata nella Maremma toscana si è proceduto alla valutazione della sostenibilità ambientale ed economica del suo sistema produttivo, mentre non è stata presa in considerazione la dimensione sociale.
La sostenibilità ambientale è stata valutata confrontando l’impronta ecologica di tutte attività, fra le quali sono presenti coltivazioni, allevamenti, industrie (frantoio, cantina e caseificio), servizi (ospitalità, negozio, vivaio) e management, con la biocapacità messa a disposizione dalle coltivazioni e dalle altre superfici bioproduttive (pascoli e boschi). L’elaborazione del bilancio ecologico ha prodotto un risultato positivo, evidenziando per l’intero sistema produttivo una disponibilità di biocapacità superiore alla domanda di risorse naturali.
Riguardo l’aspetto economico, si è proceduto dapprima al calcolo del reddito lordo prodotto dalle attività caratteristiche di coltivazione e allevamento e quindi ai risultati delle industrie e dei servizi; infine si è pervenuti alla determinazione del reddito operativo e del reddito netto dell’impresa dopo aver valutato il conto economico.
Il risultato più interessante, tuttavia, è rappresentato dal confronto delle performance ambientali ed economiche, in particolare a livello di processo produttivo, il quale ha evidenziato numerosi elementi di riflessione, sia rispetto alle singole coltivazioni, sia alle modalità tecniche di conduzione dei processi.

Sistema della filiera agroalimentare

Caratterizzazione spaziale

È molto difficile, se non impossibile, circoscrivere le varie forme di filiera agroalimentare all’interno di uno stesso riferimento territoriale. Infatti, né il livello di globalizzazione delle filiere "lunghe" né la dimensione locale delle filiere "corte" può essere esattamente definita a priori. Per confrontare il livello di sostenibilità di più filiere agroalimentari è però necessario definire, seppur artificiosamente, tale riferimento. La soluzione adottata ha previsto la delimitazione dei confini geografici dell'analisi e l’esclusione delle porzioni delle filiere che hanno luogo all’esterno del sistema. Ciò permette di confrontare tra loro porzioni omogenee del processo produttivo, come avviene ad esempio nel calcolo del Life Cycle Assessment (Lca).

Approccio per la valutazione della sostenibilità

  • Ambientale: impatto delle attività della filiera sulla funzione di fornitura di risorse naturali (source) e di assorbimento rifiuti (sink) degli ecosistemi presenti entro i confini definiti.
  • Economica: valore aggiunto generato lungo la filiera, equità nella distribuzione del valore aggiunto, effetto moltiplicatore sull’economia locale.
  • Sociale: impatto delle attività relative alla filiera sulla rete delle relazioni sociali all’interno della comunità locale.

Esempio di caso di studio

Con riferimento alla filiera della mela, si è confrontato il livello di sostenibilità di tre tipologie di filiera (grande distribuzione, piccolo dettaglio e filiera corta) nella provincia di Viterbo. Sono stati individuati, coerentemente con la definizione delle tre sfere della sostenibilità, indicatori di impatto ambientale, sociale ed economico, che sono stati poi misurati attraverso dati secondari. I risultati mostrano che, sorprendentemente, la grande distribuzione ha una sostenibilità ambientale molto superiore alle altre filiere. Ciò è certamente dovuto al fatto che gli impatti, seppure rilevanti, si distribuiscono su quantità largamente maggiori di prodotto e risultano quindi, alla fine, minori. La filiera corta prevale invece sotto il profilo economico, riuscendo a trattenere nel sistema locale una maggiore quota del valore aggiunto. La dimensione sociale, valutata sotto il profilo dell’impatto sul network di relazioni della comunità, viene positivamente influenzata dalla grande distribuzione e dalla filiera corta, per quanto riguarda la possibilità di intessere nuove relazioni, mentre il piccolo dettaglio mostra un forte contributo nel fortificare relazioni già esistenti.

Considerazioni conclusive

Il presente contributo ha cercato di presentare in maniera sintetica un percorso di studio che negli ultimi anni ha impegnato un gruppo interdisciplinare di ricercatori sui temi della caratterizzazione e della valutazione della sostenibilità dei sistemi economici.
L’approccio adottato muove da una visione del sistema economico basata sul paradigma bioeconomico per declinarne l’analisi ad una opportuna scala territoriale.
Dai risultati presentati si vede come un tale approccio, pur offrendo interessanti prospettive, sia metodologiche che empiriche, presenta ancora dei limiti che per essere compresi e superati richiedono ulteriori studi e approfondimenti.
Uno dei punti di forza di questo modello descrittivo del sistema economico e della capacità di esprimerne, anche in termini quantitativi, le implicazioni sulla sfera ambientale e sociale è rappresentato dalla possibilità di studiare le relazioni di causa-effetto delle scelte politiche e dei modelli di governance sugli indicatori di sostenibilità del sistema stesso.
Anche da questo punto di vista, il processo è senza dubbio lungo e necessita di costanti verifiche e approfondimenti, tuttavia dai risultati finora ottenuti sembra di poter affermare che si tratta di una strada interessante e promettente per spiegare parte della complessità dei fenomeni in atto e, soprattutto, per fornire un aiuto concreto nell’indirizzare le decisioni che i diversi livelli istituzionali sono chiamati ad assumere verso un obiettivo di effettiva e concreta sostenibilità.

Riferimenti bibliografici

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