Il Parco agricolo di Casal del Marmo. Un sistema ecologico, agricolo e alimentare resiliente per Roma

Il Parco agricolo di Casal del Marmo. Un sistema ecologico, agricolo e alimentare resiliente per Roma

Introduzione

L’agricoltura non è soltanto una modalità di produzione del cibo, ma un sistema di relazioni che impronta il sistema sociale e culturale, ambientale, la struttura e le dinamiche di una comunità e lo sviluppo degli altri settori dell’economia. Nel nuovo rapporto del Teeb1 sull’agricoltura (Teeb, 2015) si parla di “sistemi ecologici, agricoli e alimentari” (“eco-agri-food systems”) per definire il complesso di ecosistemi, terreni agricoli, pascoli, risorse ittiche, lavoro, infrastrutture, tecnologia, politiche, cultura, tradizioni e istituzioni (in primo luogo i mercati) che sono, a vario titolo, connessi alla produzione, trasformazione, distribuzione e consumo di cibo. Tali sistemi costituiscono l’ossatura stessa delle comunità e dei territori e il loro status e la loro evoluzione può avere delle ricadute positive o negative sul benessere umano (Cavallo et al., 2014).
Ai diversi modelli di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo del cibo sono infatti connessi sia dei benefici, sia dei costi, comunemente chiamati “esternalità” - rispettivamente positive o negative - che non passano per il mercato, ma che influiscono sul benessere della popolazione. Riconoscere il valore di tutte le esternalità prodotte dai sistemi agricoli e alimentari, sia negative che positive, può consentire di migliorarne la pianificazione e la governance verso un modello più sostenibile e resiliente. Tali considerazioni appaiono particolarmente interessanti nelle aree urbane dove, oltre alla consueta domanda di cibo, le aree agricole sono sempre più interessate dalla richiesta di servizi che possano contribuire al benessere e alla qualità della vita.
Nella città di Roma, che rappresenta uno dei comuni agricoli più grandi d’Europa con più di 50.000 ha di aree coltivate, il rapporto tra agricoltura e città è un sistema complesso fatto di relazioni ecologiche, socio-economiche e politiche. Tale rapporto, però, è interessato da una serie di fenomeni che tendono a modificarne l’equilibrio: l’espansione urbana e i cambiamenti d’uso del suolo, la perdita di terreni coltivabili, i conflitti d’interesse tra le diverse parti sociali, la perdita di contatto tra produzione e consumo del cibo, l’insicurezza alimentare delle fasce più povere della popolazione, ecc. Per questo, anche grazie a spinte sociali ed economiche che agiscono “dal basso”, il Comune di Roma sta cercando di definire nuovi modelli di gestione integrata dei terreni agricoli in grado di perseguire finalità di natura socio-economica e ambientale. Al fine di discutere la definizione di tali modelli nel presente articolo, in particolare, si è preso quale caso di studio il Parco Agricolo di Casal del Marmo (Pacm), un’ampia area a vocazione agricola i cui caratteri precipui saranno descritti in dettaglio nel paragrafo successivo. Ciò che è importante sottolineare fin d’ora, però, è che la creazione e implementazione del Pacm, così come previsto dal Piano Regolatore Generale (Prg) di Roma, è un processo ancora in itinere e che sta coinvolgendo non solo l’amministrazione comunale, ma vede una partecipazione decisiva della comunità locale. Il raggiungimento degli obiettivi del processo, di natura ambientale e socio-economica, pone una serie di sfide per definire una strategia di sviluppo urbano che dovrebbe partire dal riconoscimento delle aree agricole urbane come agroecosistemi multifunzionali che forniscono una serie di beni e servizi materiali e immateriali, definiti dalla comunità scientifica come “servizi ecosistemici” (Eea, 2014), da cui sono strettamente dipendenti il benessere della popolazione e, più in generale, la resilienza dell’ecosistema urbano.

Il caso del Parco agricolo di Casal del Marmo

Localizzazione e sistema ambientale dell’area

Il Pacm si trova nella zona nord-ovest del Comune di Roma all’interno e a ridosso del Gra (Grande Raccordo Anulare), autostrada ad anello che circonda la città per una lunghezza di circa 68 km. Il Pacm si estende su circa 500 ettari di Agro Romano ed è circondato dalle zone insediative del sistema urbano di Palmarola a nord e Primavalle e Torrevecchia a sud-est. All’interno del Pacm sono presenti numerosi elementi d’interesse storico-archeologico e nelle adiacenze sorgono alcune importanti infrastrutture pubbliche d’interesse urbano: il complesso di Santa Maria della Pietà (ex manicomio); l’ospedale S. Filippo Neri, il liceo scientifico Pasteur e il carcere minorile di Casal del Marmo.

Figura 1 - L’area del Parco Agricolo di Casal del Marmo nel sistema delle aree protette di Roma

Fonte: Roma Natura

Il Pacm rappresenta un “residuo naturalistico” dell’Agro Romano che, precedentemente al periodo di urbanizzazione e dell’espansione disordinata della città, aveva una continuità ecosistemica con le altre aree verdi, ora protette, situate nel settore Nord-Ovest di Roma (Riserva Naturale dell’Insugherata, Parco Regionale Urbano del Pineto, Riserva Naturale di Monte Mario e Riserva Naturale della Tenuta dell’Acquafredda).
Dal punto di vista amministrativo l’area del Pacm è ricompresa nel XIV Municipio del Comune di Roma che raccoglie poco meno di 180.000 abitanti, mentre dal punto di vista morfologico si tratta di un esteso altopiano interessato da un reticolo idrografico minore costituito da tre incisioni vallive: il fosso della Polledrara (1,5 km), il fosso del marmo Nuovo (4,3 km) e il fosso del Fagiano che poi confluisce nel fosso delle Capannelle (3,6 km).
Attualmente l’uso del suolo vede la prevalenza di praterie naturali prevalentemente senza alberi e arbusti (32,5%), terreni arabili (23,4%) e prati prevalentemente senza alberi e arbusti (17,3%).

Tabella 1 - Descrizione delle principali classi (Corine Land Cover, 2000) di uso del suolo presenti nell’area

Fonte: Cafiero et al., 2004

L’uso e la gestione dell’area

Come emerge dall’uso del suolo e dal Prg di Roma l’area del Pacm si caratterizza per una forte vocazione agricola in quanto agroecosistema complesso in cui si fondono, in vario modo, fattori naturali e antropici. In questo senso, un aspetto di particolare rilievo è la ripartizione della proprietà fondiaria che per circa il 30% appartiene all’Area Metropolitana di Roma (circa 120 ettari) di cui metà (circa 60 ettari) sono affidati alla cooperativa CoBraGor (Cooperativa Braccianti Agricoli Organizzati), azienda agricola multifunzionale che, oltre alle tradizionali attività di coltivazione, comprendenti seminativi, coltivazioni permanenti (oliveto, frutteto), colture in serra e orticole di pieno campo, porta avanti da anni attività connesse legate alla trasformazione dei prodotti aziendali, alla ricezione agrituristica e didattica per le scuole.
La parte pubblica restante del Pacm comprende aree con occupazioni non regolamentate da parte di ortisti e interessa principalmente il fondovalle pianeggiante, le scarpate del tratto medio-alto del Fosso delle Campanelle per una lunghezza di circa 1,5 km. Si tratta di piccoli lotti (circa 200), recintati e non, adibiti alla coltivazione di orti urbani e con annessi manufatti edilizi di varie dimensioni e realizzati con materiali di recupero.
La porzione di proprietà privata del Pacm presenta circa il doppio dell’estensione di quella pubblica ed è attualmente adibita a seminativi sugli altipiani e prato-pascolo nelle aree interne vallive del fosso del Marmo Nuovo, del fosso della Polledrara e di parte del fosso delle Capannelle. Essa è costituita da tre grandi proprietà (Massara, Mancini e Vittorini rispettivamente di 100, 110 e 60 ha) e altri piccoli lotti inferiori all’ettaro.
La presenza di attività agricole in quest’area sia come attività economica (cooperativa CoBraGor) sia come attività sociale e per il tempo libero (orti urbani) ha senza dubbio costituito il principale presidio di questa porzione della città, impendendo ulteriore consumo di suolo a danno dell’Agro Romano e la sensibilizzazione degli abitanti per la tutela del loro quartieri. Nel 2012 si è costituito il “Comitato per il Parco di Casal del Marmo” al fine di portare avanti il Progetto di Parco Agricolo di Casal del Marmo così come previsto dal Piano Regolatore di Roma e a beneficio di tutta la città.

I servizi ecosistemici per il benessere dei cittadini

Uno dei maggiori punti di attrazione dell’area del Pacm è la sua capacità di esplicare molteplici funzioni (multifunzionalità) sulla stessa porzione di territorio a cui si associano una serie di benefici definiti come “servizi ecosistemici” (SE). La multifunzionalità del Pacm si riferisce quindi proprio alla sua capacità di fornire una serie di SE utili per l’uomo, dai servizi di approvvigionamento (cibo, materie prime, ecc.), ai servizi di regolazione e supporto alla biodiversità (purificazione dell’aria, impollinazione, ecc.), ai servizi culturali (ricreazione, paesaggio).
Attraverso un’analisi esperta condotta in occasione del workshop tenutosi dal 18 al 20 giugno 2015 nell’ambito del progetto europeo Turas (Transitioning towards Urban Resilience and Sustainability) è stata valutata la multifunzionalità del Parco identificando i SE prioritari associati al Pacm. Agli esperti nazionali e internazionali2 coinvolti all’interno del workshop è stato chiesto, attraverso un questionario ad hoc, di indicare la rilevanza (da 1 - molto bassa a 5 - molto alta) dei SE associati al Parco Agricolo di Casal del Marmo allo stato attuale e nel caso d’incertezza indicare “NS” (Non So) per quello specifico servizio (Tabella 2). Al questionario hanno risposto complessivamente 29 intervistati dal momento che, come era prevedibile, non tutti gli stakeholder avevano la stessa competenza e disponibilità nel rispondere alle domande e non tutti hanno partecipato per tutta la durata del workshop. Ciononostante il campione è risultato significativo della composizione piuttosto diversificata dei partecipanti per genere (58,6% uomini e 41,4% donne), età (da un minimo di 30 ad un massimo di 64 anni) e titolo di studio (più del 90% con un alto grado di istruzione con laurea, master e/o Phd).
Dall’analisi delle risposte è emerso che i SE di maggiore rilevanza per l’area sono: SE 1 “Produzione agricola”, SE 13 “Impollinazione e dispersione dei semi”, SE 14 “Habitat per la biodiversità”, SE 17 “Bellezze paesaggistiche”. Rispetto alla conoscenza dei SE si è constatato chiaramente che l’interesse principale per l’area del Pacm deriva dalla sua forte vocazione agricola e dalle opportunità ricreative e di godimento del paesaggio all’interno della città; tutti gli intervistati, infatti, hanno saputo attribuire un punteggio a questi SE senza indicare mai “NS”. Inoltre anche il suo ruolo ecologico è stato valutato molto positivamente soprattutto in considerazione della posizione strategica con funzione di collegamento della rete ecologica costituita dalle aree protette limitrofe.
Agli intervistati è stato chiesto di esprimersi anche in merito alle azioni da definire e implementare nei prossimi anni per aumentare la fornitura di SE. In questo senso mentre alcuni interventi individuati riguardano la tutela e la manutenzione dell’esistente, altri propongono interventi per aumentare le superfici coltivate e di nuovi impianti forestali. Molte azioni proposte si focalizzano inoltre sul miglioramento ambientale delle porzioni di Parco maggiormente inquinate e la ricostituzione degli habitat per la flora e la fauna, soprattutto lungo i fossi, presupposto per ricreare ecosistemi a maggiore naturalità e ricomporre la rete ecologica con le aree limitrofe.
I SE individuati come prioritari riflettono le principali caratteristiche dell’area del Pacm allo stato attuale e possono essere valorizzati attraverso le azioni migliorative individuate per ciascuno di essi. Si tratta di un approccio valutativo preliminare molto utile per diverse tipologie di pianificazione (alimentare, territoriale, ecc.) e in grado di fornire numerosi elementi per la governance ambientale e socio-economica delle aree agricole urbane con una particolare attenzione al benessere dei cittadini.

Tabella 2 - Elenco e descrizione dei servizi ecosistemici indagati dal questionario

Fonte: adattato da Gómez-Baggethun et Barton (2013); Kandziora, et al. (2013)

Considerazioni conclusive

Come recenti studi dimostrano (Teeb, 2015) i modelli di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo del cibo hanno delle ricadute rilevanti sugli ecosistemi e sul benessere della popolazione. Per questo soprattutto in ambito urbano, dove la domanda di cibo e di servizi ecosistemici è particolarmente concentrata, la pianificazione alimentare, insieme a quella ambientale e territoriale, potrebbe assumere un ruolo di primo piano all’interno della più generale strategia di sviluppo della città, specialmente se portata avanti attraverso un coinvolgimento attivo delle comunità locali (singoli cittadini, associazioni, ecc.), quindi attraverso la valorizzazione del capitale sociale presente sul territorio.
In questo senso il Pacm potrebbe rappresentare un contesto fertile e ad alta potenzialità per ricostruire il rapporto tra agricoltura e città, cittadini e agricoltori, spazi pubblici e privati contribuendo attivamente a migliorare la resilienza della città (Cavallo et al., 2015). Nel caso specifico esso può diventare uno strumento irrinunciabile per riconnettere tutte le aree non ancora urbane impermeabilizzate del quadrante nord-ovest della città andando a ricostruire un’infrastruttura verde (Pellegrino et al., 2013) con le aree periurbane e rurali limitrofe, riducendo la frammentazione del territorio. Affinché tale operazione possa avere successo occorre, però, definire un sistema di governance in grado di garantire la sostenibilità delle trasformazioni del territorio attraverso il mantenimento di una serie di flussi, relazioni e processi. Il Prg di Roma già individua una rete ecologica suddivisa in componenti primarie, secondarie e di completamento in base al livello di naturalità, funzionalità ecologica e geografica. Affinché essa possa diventare una infrastruttura verde realmente multifunzionale, è necessario rendere più espliciti i valori ad essa associati dando particolare rilievo a quelle componenti interstiziali e di collegamento in grado di aumentarne la funzionalità e l’accessibilità a beneficio dei cittadini.
Per questo un primo passo va fatto verso il riconoscimento del valore ambientale e socio-economico delle aree agricole urbane: il concetto di SE rappresenta quindi un riferimento molto utile in questa direzione. Emerge, infatti, sempre più la necessità di nuovi strumenti di gestione in grado di favorire un’interazione armonica e sostenibile tra paesaggio, ambiente e attività economiche locali. La valutazione dei SE forniti dalle aree verdi urbane, soprattutto quelle ad alta vocazione agricola come Pacm, potrebbe essere uno strumento sul quale basare forme innovative di gestione del patrimonio ambientale urbano (contratti di paesaggio3, reti d’impresa4, partnership pubblico-private, Pagamenti per i Servizi Ecosistemici-Pes) al fine di favorire investimenti e ottenere finanziamenti, conferire agli strumenti urbanistici una maggiore flessibilità lasciando spazio alle iniziative locali, anche spontanee, incentrate sull’autoproduzione e la resilienza economica e sociale.

Riferimenti bibliografici

  • Cafiero G., Conte G., Lucatello G. (2004), Il Parco Agricolo di Casal del Marmo: un’ipotesi di attuazione. Ecomed

  • Cavallo A., Di Donato B., Guadagno R., Marino D. (2014), The agriculture in Mediterranean urban phenomenon: Rome foodscapes as an infrastructure, in Proceedings of 6th Aesop Sustainable Food Planning conference Leeuwarden, the Netherlands, 5 -7 November 2014 (Isbn 978-90-822451-2-7)

  • Cavallo A., Di Donato B., Guadagno R., Marino D. (2015), Cities, Agriculture and Changing Landscapes in Urban Milieu: The case of Rome, Rivista di Studi sulla Sostenibilità, n. 1, 2015, pp. 79-97

  • Eea (2014), Spatial analysis of green infrastructure in Europe. Eea Technical Report. Luxembourg

  • Gómez-Baggethun E., & Barton D. N. (2013), Classifying and valuing ecosystem services for urban planning. Ecological Economics, 86, 235-245

  • Pellegrino D., Cavallo A., Marino D. (2013), “Gli agroecosistemi come infrastrutture verdi per rafforzare la resilienza urbana”, in Reticula n. 4/2013 p. 29-32 (Issn 2283- 9232)

  • Kandziora M., Burkhard B., & Müller F. (2013), Interactions of ecosystem properties, ecosystem integrity and ecosystem service indicators-A theoretical matrix exercise. Ecological Indicators, 28, 54-78

  • Teeb (2015), Teeb for Agriculture & Food: an interim report, United Nations Environment Programme, Geneva, Switzerland

Siti di riferimento

  • 1. Teeb (The Economics of Ecosystems and Biodiversity) è un’iniziativa internazionale finalizzata a rendere più “visibile” il valore della biodiversità e dei servizi ecosistemici all’interno dei processi decisionali a vario livello.
  • 2. Al workshop hanno partecipato circa 60 esperti (circa il 10% provenienti da altri paesi europei) tra i quali ricercatori e liberi professionisti (ingegneri, architetti,agronomi, urbanisti, economisti, esperti di filiera corta, dissesto idrogeologico, architettura ambientale, progettazione europea), nonché alcuni rappresentanti delle istituzioni locali (amministratori del Municipio, soci del Comitato per il Pacm, agricoltori, ecc.).
  • 3. I Contratti di Paesaggio o sue aggettivazioni (Contratti di Fiume, Lago, ecc.) sono strumenti della programmazione territoriale negoziata, facenti parte della categoria degli strumenti decisionali inclusivi, inerenti azioni inclusive di tutela e valorizzazione del territorio, volti allo sviluppo paesaggisticamente sostenibile di aree particolarmente rilevanti o sensibili, basati su intese ed accordi, con valore contrattuale, tra comunità locali ed istituzioni (Fonte: [link]).
  • 4. La Rete di Impresa è un accordo basato su un “Contratto di Rete” (Legge n. 33 del 09/04/2009) che formalizza e facilita la collaborazione, lo scambio e l’aggregazione tra imprese al fine di raggiungere degli obiettivi comuni di incremento della capacità innovativa e della competitività aziendale (Fonte: [link]).
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