L’anno internazionale dell’agricoltura familiare
Nel novembre 2014 si sono chiuse le celebrazioni per l’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare-2014 (Iyff-2014 nell’acronimo inglese) a Manila, nelle Filippine, il Paese che ne aveva proposta la proclamazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Unga), dopo una campagna globale di tre anni condotta dal Forum Rurale Mondiale (Wrf). Tale proclamazione era avvenuta nel 20111 il periodo di due anni intercorso tra questa data e l’inizio ufficiale nel 2014 aveva lasciato presagire che l’Iyff avrebbe goduto di un consenso internazionale e sociale senza precedenti nella storia degli anni internazionali proclamati dalle Nazioni Unite e facilitati, per mandato dell’Unga, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao). Si era trattato, infatti, di una vasta mobilitazione di centinaia di organizzazioni rurali (dell’agricoltura, pesca e allevamento di piccola scala, di comunità forestali e indigene, e di altre organizzazioni non governative), che aveva fatto breccia presso decine di paesi del Sud e del Nord, con l’obiettivo di dare maggiore visibilità all’agricoltura familiare nell’ambito delle agende nazionali di sicurezza alimentare e sviluppo rurale, in un mondo segnato dalla crisi internazionale dei prezzi degli alimenti del 2008.
Di fatto, l’Iyff-2014 è stato un successo, oltre ogni aspettativa. Migliaia di iniziative a livello locale, regionale e internazionale in tutto il mondo, hanno alimentato un robusto processo di dialogo politico tra i 197 membri della Fao, le altre agenzie delle Nazioni Unite, le organizzazioni e le reti internazionali di agricoltori familiari, della società civile, del mondo accademico e della ricerca e il settore privato.
La Fao, oltre a promuovere o appoggiare centinaia di attività presso la sede generale a Roma e i suoi uffici regionali, sub-regionali e nazionali, ha organizzato, col concorso dell’International Steering Committee (Isc) dell’Anno2 sei Dialoghi Regionali (Asia, Europa, America Latina e Caraibi, Vicino Oriente e Nord Africa, Nord America ed Africa sub Sahariana) tra tutti i soggetti menzionati; allo stesso tempo, ha posto al centro di tutte le Conferenze Regionali, anch’esse tenutesi nel corso del 2014, le questioni principali legate all’agricoltura familiare nei diversi contesti regionali, organizzando ogni volta preliminarmente ampie consultazioni con la società civile.
Il Dialogo Globale sull’Agricoltura Familiare, tenutosi a Roma dal 27 al 29 novembre 2014, è stato il momento culminante di tale dibattito, che ha contribuito ad approfondire le conoscenze scientifiche su questo settore, visto nella sua grande diversità locale, oltre a discutere le principali sfide da affrontare e le politiche da attuare per il suo consolidamento3. Il Legacy document dell’Iyff, approvato dai membri dell’International Steering Committee (e avallato nel corso dell’evento conclusivo svoltosi nelle Filippine il 27 novembre 2014, offre una sintesi dei principali risultati raggiunti nel corso dell’Anno e tratteggia le azioni da portare avanti nel prossimo futuro, al fine di valorizzare i risultati raggiunti e procedere all’implementazione delle raccomandazioni emerse4. A distanza di quasi un anno dal suo termine, appare oggi evidente quanto la mobilitazione globale per l’Iyff-2014 abbia inciso nel dibattito sull’agenda internazionale per lo sviluppo sostenibile.
La celebrazione dell’Iyff ha dato una nuova visibilità al tema dell’agricoltura familiare, in particolare nell’ambito dei seguiti: della Zero Hunger Challenge, lanciata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite nel 2012; della seconda Conferenza Internazionale sulla Nutrizione (Icn2) del 2014; nonché nell’ambito del processo di definizione della nuova Agenda di sviluppo post 2015 e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdgs nell’acronimo inglese). L’outcome document delle Nazioni Unite riguardante l’adozione della agenda di sviluppo post 2015 ribadisce l’importanza centrale che il rafforzamento dell’agricoltura sostenibile rivestirà nelle future strategie di sviluppo a livello globale. Uno specifico Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (Goal 2) prevede lo sradicamento della fame, il raggiungimento della sicurezza alimentare e la promozione dell’agricoltura sostenibile; all’interno di questo vasto obiettivo, un target specifico (il 2.3), è dedicato al rafforzamento degli agricoltori familiari, riconoscendone in tal modo il ruolo centrale nel coniugare sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare. Il target si propone di raddoppiare entro il 2030 la produttività e i redditi delle aziende di piccola scala, con esplicito riferimento agli agricoltori familiari, garantendone l’accesso alla terra e alle altre risorse e input produttivi (formazione, servizi finanziari, mercati) e promuovendo la creazione di impieghi non agricoli in ambito rurale.
Naturalmente, anche il programma di lavoro della Fao ha beneficiato dell’Iyff, in particolare grazie al lancio di 15 Iniziative Regionali che costituiscono il meccanismo principale di implementazione e realizzazione dei cinque Obiettivi Strategici dell’Organizzazione5.
Le quindici Iniziative Regionali sono state lanciate nell’ambito delle cinque diverse Conferenze regionali citate sopra. Sebbene siano tre le Iniziative che si rivolgono direttamente all’agricoltura familiare (si tratta di quelle specificamente messe in opera a sostegno dell’Obiettivo Strategico, 3 Ridurre la povertà rurale), tutte e quindici ne fanno uno dei punti centrali del proprio intervento, agendo in maniera coordinata su quei molteplici fattori strutturali di vulnerabilità che limitano il dispiegamento del potenziale di questo modello di gestione rurale.
Figura 1 - Gli obiettivi strategici e le quindici Iniziative regionali della Fao
Fonte: Fao, 2014
L’importanza della definizione del concetto e della sua misurazione per l’elaborazione delle politiche
L’agricoltura familiare costituisce la forma dominante di produzione alimentare, sia nei paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo: nel mondo ci sono oltre 500 milioni di aziende familiari (oltre il 90% del numero totale) che occupano circa il 70-80% della terra coltivabile6 e sono responsabili di oltre l’80 % della produzione alimentare mondiale in termini di valore. Le aziende familiari, la cui maggioranza è caratterizzata da un’estensione limitata (il 72% insistono su meno di un ettaro, il 12% sono comprese tra uno e due ettari), rappresentano inoltre la più importante fonte di occupazione a livello globale (Fao, 2014a).
Nonostante la sua rilevanza economica, l’agricoltura familiare è una categoria di analisi definita da aspetti riconducibili non solo alla sfera produttiva ma anche a quella culturale, alla relazione diretta tra il nucleo familiare e l’attività agricola e all’estrema variabilità geografica e agroecologica dei diversi territori (Moyano Estrada, 2014; Sourisseau et al., 2014).
La definizione formulata dalla Fao per l’Iyff ha scelto di cogliere queste dimensioni: “Un sistema per organizzare la produzione nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della pastorizia e dell’acquacoltura; un sistema gestito e realizzato da una famiglia, che si basa in modo predominante sul lavoro della famiglia, sia delle donne che degli uomini. La famiglia e l’azienda sono legate l’una all’altra, si evolvono insieme e combinano funzioni economiche, ambientali, sociali e culturali” (Fao, 2015a).
Se tale scelta ha voluto evidenziare la difficoltà e, soprattutto, l’inutilità di avere una definizione globale unica e indifferenziata dell’agricoltura familiare legata a variabili di scala, di scopo di produzione e di unità di lavoro (Castañeda, Pierri, 2014), è nondimeno auspicabile l’individuazione di alcuni criteri e parametri condivisi, che riescano a catturare le caratteristiche di questo settore nei differenti contesti culturali, sociali ed agroecologici, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, e coglierne la dinamicità nel contesto delle trasformazioni rurali contemporanee.
La preliminare identificazione del settore dell’agricoltura familiare è infatti un passaggio imprescindibile per la raccolta di dati statistici, nonché per individuare le istituzioni e le politiche specifiche che possano agire affinché una parte adeguata delle risorse pubbliche venga destinata a questo modello agricolo.
L’importanza di un tale processo è dimostrata, per esempio, dall’esperienza dei paesi del Mercato Comune del Sud, dove la definizione di criteri comuni per identificare le aziende familiari ha dato impulso, negli ultimi dieci anni, alla creazione di Registri Nazionali dell’Agricoltura Familiare. La loro costituzione ha permesso di evidenziare il reale contributo apportato all’economia regionale e facilitato la formulazione e l’implementazione di politiche agricole e di sviluppo rurale7.
A tale scopo, nell’ambito delle iniziative promosse dall’Iyff è stato creato un gruppo di lavoro internazionale (International Working Group, Iwg), con il mandato di individuare criteri comuni che rendano possibili analisi comparative di situazioni a prima vista estremamente eterogenee. L’Iwg ha condotto un’analisi delle definizioni adottate a livello nazionale, regionale e internazionale, individuando cinque criteri chiave ricorrenti nella caratterizzazione delle aziende agricole familiari: organizzazione del lavoro familiare e uso del lavoro salariato, modalità di gestione dell’azienda, origine e trasmissione del capitale, approccio al mercato, scopo e scala della produzione; criteri da declinare ed adattare alle realtà regionali e ai diversi contesti agroecologici. Il Gruppo ha, inoltre, proceduto all’identificazione di linee-guida (in fase di elaborazione)per indirizzare i processi definitori a livello nazionale, allo scopo di sostenere l’elaborazione di politiche pubbliche mirate a raggiungere gli agricoltori familiari.
Allo stesso tempo, iI Wca (World Census of Agriculture) 2020 (box 1), le cui consultazioni hanno avuto luogo nel 2014, ha proposto un’importante revisione della metodologia di rilevazione statistica che i governi nazionali saranno invitati a osservare nel corso dei prossimi censimenti agricoli.
Figura 2 - Il Programma Mondiale del Censimento in Agricoltura (World Census of Agriculture)
Fonti: Fao 2010, 2014
Ricordiamo, infine, l’iniziativa World Agriculture Watch (Waw), istituita dalla Fao in partenariato con il Centro di Cooperazione Internazionale di Ricerca Agronomica per lo Sviluppo (Cirad nell’acronimo francese), il governo francese e il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad nell’acronimo inglese). Waw sta monitorando e analizzando le trasformazioni strutturali in seno ai sistemi agricoli di un numero selezionato di paesi, anche allo scopo di classificare differenti tipi di agricoltura familiare e formulare raccomandazioni rivolte agli attori nazionali e internazionali, apportando così un significativo contributo al processo messo in atto dal Wca 20208.
La strada da percorrere e le sfide da affrontare: verso politiche pubbliche più efficaci a sostegno dell’agricoltura familiare
Le recenti proiezioni del World Population Prospects (Wwp) indicano che nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9,7 miliardi di individui e circa 11,2 miliardi nel 2100.
Più della metà della crescita prevista si localizzerà in Africa. In Asia, i picchi di crescita si registreranno in India, Pakistan e Indonesia. L’aumento demografico interesserà inoltre in modo significativo l’insieme dei 48 Paesi Meno sviluppati (Ldcs nell’acronimo inglese)9, 27 dei quali localizzati nel continente africano, e la cui popolazione raddoppierà di qui al 2050, raggiungendo 1,9 miliardi di individui, per poi crescere ulteriormente fino a raggiungere i 3,2 miliardi nel 210010. In altre parole, l’incremento demografico riguarderà quasi esclusivamente paesi in via di sviluppo. La concentrazione della crescita della popolazione in alcuni dei paesi più poveri del mondo renderà più difficile agire efficacemente per eliminare povertà, ineguaglianza e insicurezza alimentare, garantire l’accesso universale ai servizi di base e condurre le altre azioni necessarie per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile e inclusivo (Undesa, 2015).
Quanto al fabbisogno alimentare mondiale che ne segue, la Fao stima che sarà necessario produrre circa il 60% di cibo in più per nutrire gli abitanti del pianeta nel 2050, e che il 90% di tale aumento dovrà essere fornito da un incremento della produttività. Tale incremento, tuttavia, dovrà essere raggiunto in un contesto di maggiore scarsità delle materie prime disponibili per la produzione alimentare, a causa della pressione crescente di usi competitivi delle risorse rinnovabili e non rinnovabili e dell’aumento dei costi energetici e degli altri fattori produttivi (Oecd, Fao 2013).
Di fronte a questo scenario s’impone una riflessione sul tipo di sviluppo e sul ruolo che in esso giocheranno l’agricoltura e le attività rurali. I notevoli tassi di crescita del Pil registrati negli ultimi anni nei paesi emergenti sono infatti imputabili principalmente alla spettacolare crescita dei settori extra agricoli e dell’agricoltura per l’esportazione; tale crescita, benché ragguardevole, è tuttavia riuscita solo parzialmente ad assorbire la crescente offerta d’impiego rurale e a mettere in atto dinamiche di urbanizzazione sostenibile (Davis, 2006).
In una tale situazione, è lecito non aspettarsi, nei paesi in via di sviluppo e meno sviluppati nei quali si concentrerà la crescita demografica nel prossimo futuro (e in cui, per inciso, non sono in corso processi di industrializzazione paragonabili a quelli esperiti dagli emergenti), una crescita occupazionale dei settori non agricoli talmente estesa da assorbire l’eccesso di manodopera rurale, a maggior ragione se le strategie di produzione alimentare privilegeranno le imprese agricole di grandi dimensioni e ad alta intensità di meccanizzazione.
È auspicabile per questo aumentare gli sforzi tesi verso una strategia di modernizzazione dell’agricoltura di piccola scala, dove vi è una produttività del lavoro non completamente dispiegata. Un elemento fondamentale in questa direzione è giocato dalla creazione e diffusione di tecnologie e attrezzature specifiche per la piccola scala, che aumentino la produttività e rendano il lavoro rurale meno faticoso. È in corso in alcuni paesi un processo di dialogo tra agenzie di ricerca e servizi di assistenza e divulgazione rurale, organizzazioni dell’agricoltura familiare e imprese produttrici di macchine e attrezzature agricole, destinato a dotare i piccoli agricoltori di tali mezzi. In Brasile e Argentina, per esempio, sono in atto politiche di meccanizzazione specificamente destinate all’agricoltura familiare, che già raggiungono decine di migliaia di aziende familiari con risultati importanti non solo sui livelli di produttività, ma anche sul consolidamento dei mercati locali e sulle opportunità di sviluppo del settore industriale legato alla produzione di tali mezzi.
Certamente, una tale strategia dovrà puntare sullo sviluppo di una nuova ruralità, che generi reddito e nuove opportunità di lavoro per assorbire l’eccedenza di manodopera che, presumibilmente, alcuni necessari interventi di meccanizzazione e concentrazione delle forze produttive sono destinati a determinare (Gòmez, 2001).
Il dibattito su una nuova ruralità interessa soprattutto la condizione delle giovani generazioni e delle donne in agricoltura. La discussione online sul tema “Il futuro dell’agricoltura familiare: fornire risorse alle donne agricoltrici e ai giovani agricoltori” lanciata dal Forum Globale Fao su Sicurezza Alimentare e Nutrizione11 nell’ambito dell’Iyff, ha contribuito a stimolare la riflessione su tali tematiche e sulle possibili soluzioni da adottare.
La questione giovanile nelle aree rurali (e il conseguente esodo verso i centri urbani), è strettamente connessa all’aumento delle aspettative delle giovani generazioni, sempre più istruite e meno attratte da un lavoro ad oggi impegnativo e poco remunerativo, caratterizzato inoltre da numerose barriere all’entrata, in particolar modo, rispetto alle risorse.
Il problema dell’accesso alle risorse interessa, in molte aree, e in maniera particolare, le donne rurali, che vivono il paradosso di rappresentare in molti casi il motore trainante delle aziende agricole a carattere familiare, e di godere allo stesso tempo di un accesso ridotto, rispetto agli uomini, a quelle risorse, servizi e politiche che permetterebbero loro di dispiegare un potenziale ancora in larga parte inutilizzato. Si tratta di barriere di accesso all’educazione, alla formazione professionale, alle risorse naturali e produttive, ai mercati e al credito, che divengono cause strutturali dell’ineguaglianza e della povertà rurale. Emerge quindi la necessità di modificare politiche, programmi e legislazioni per eliminare gli ostacoli che impediscono alle donne di esprimere compiutamente il loro potenziale come attrici protagoniste nel raggiungimento della sicurezza alimentare e dello sviluppo rurale sostenibile.
Tali condizioni di fondo concorrono a generare una percezione negativa della vita rurale che sussiste in molti casi anche laddove non manchino occupazione e reddito agricolo. Il rurale, tra i giovani, è vissuto come luogo da abbandonare al raggiungimento dell’età adulta, quando l’aspettativa di realizzare la propria autonomia professionale e di vita non trova riscontro nelle possibilità offerte dai contesti rurali. In molti casi, la consapevolezza di avere meno possibilità dei colleghi urbani si traduce in un senso di inferiorità nei loro confronti; per le giovani donne a ciò s’aggiunge l’esperienza del rurale come luogo di conservazione e riproduzione delle asimmetrie di genere in termini di diritti e opportunità.
Appare sempre più evidente che una strategia centrata solo sulle politiche agricole non potrà frenare l’abbandono delle aree rurali; detta strategia andrebbe integrata da politiche volte a offrire ai giovani e soprattutto alle ragazze una migliore qualità della vita, grazie alla possibilità di usufruire di servizi sociali, educativi e di intrattenimento spesso ancora carenti in molte aree rurali.
Oltre alla necessità di immaginare e costruire strategie di sviluppo rurale in risposta alla crescita demografica dei prossimi decenni, vi è un altro imperativo che richiede all’agenda di sviluppo di porre particolare attenzione verso l’agricoltura familiare. Un volume crescente di analisi, infatti, converge sulla necessità di formulare strategie di sicurezza alimentare che vadano oltre la previsione di un aumento della produttività. A tale aspetto centrale si aggiungono quelli, sempre più rilevanti, della diversificazione delle diete alimentari (oggi dipendenti da un numero ristrettissimo di commodity) della conservazione della biodiversità e della riduzione dell'uso dei combustibili fossili lungo tutta la catena del valore.
Si tratta della transizione verso un’agricoltura a basso uso di carbonio12 le condizioni per muoversi verso una tale direzione sono molto più facilmente riscontrabili nel settore dell’agricoltura familiare che in quella di larga scala e industriale, dove la specializzazione della produzione e l’esportazione sui mercati esteri comportano un uso massiccio di combustibili fossili, riduzione della biodiversità e concentrazione del reddito.
Queste riflessioni mettono in luce il ruolo fondamentale che le autorità nazionali dovrebbero giocare nell’elaborazione e messa in opera di politiche agricole e rurali, e l’appoggio importante che le organizzazioni internazionali devono fornire ai paesi impegnati in un tale sforzo.
Dal dopoguerra ad oggi, laddove è avvenuta, la crescita agricola in grado di garantire sicurezza alimentare è stata il risultato, in primo luogo, di un forte intervento pubblico. Questa è stata la strategia della modernizzazione agricola occidentale. Pur considerando i costi associati ai flussi di migrazioni interne e internazionali che l’hanno accompagnati, la regolazione, l’intervento pubblico in agricoltura e la previdenza rurale hanno garantito sicurezza alimentare nei paesi occidentali e, più in generale, hanno concorso a costruire società del benessere. Le politiche agricole nazionali e regionali hanno indotto e guidato le diverse transizioni agrarie, indirizzando l’accesso al credito e ai fattori produttivi, garantendo prezzi minimi, promuovendo la ricerca, l’innovazione e la diffusione tecnologica, diffondendo i servizi di assistenza, sostenendo l’azione collettiva, regolando i mercati nazionali e sussidiando le esportazioni dei beni eccedenti (Chang, 2009).
La stessa attenzione d’indirizzo e finanziaria data dalla Pac alle politiche di sviluppo rurale e di equilibrio territoriale, soprattutto a partire dalla proposta di riforma del 2010, testimonia la consapevolezza che non può che essere l’intervento pubblico il primo agente induttore di sviluppo, che salvaguardi il futuro delle aree rurali e rinforzi le capacità delle loro economie di creare nuove fonti di reddito e di occupazione non agricole.
Non si intende argomentare a favore di una replica tout court dell’esperienza occidentale nei paesi in via di sviluppo, bensì di affermare che anche in questi paesi sono necessari spazi di politiche pubbliche agricole e rurali capaci di generare più opportunità di reddito e benessere e meno costi sociali e ambientali (Ellis, 2005), e di indurre una transizione agraria più equilibrata.
Nell’ultima decade, nei paesi in via di sviluppo si sta progressivamente voltando pagina rispetto alle strategie di deregolamentazione e disimpegno del sostegno pubblico promosse a partire della seconda meta degli anni ‘80. Gli insuccessi di questo approccio sono venuti alla luce con la crisi alimentare del 2008, che ha reso evidenti i costi del disimpegno pubblico in termini d’insicurezza alimentare e deterioramento delle condizioni di vita della piccola agricoltura familiare (Femise, Icarda, 2004).
Questo cambio di rotta apre la strada alla valorizzazione di modelli di gestione del rurale trascurati nel corso dei decenni precedenti. L’agricoltura familiare possiede il potenziale per affrontare efficacemente le sfide future poste da dinamiche demografiche e questioni ambientali, a patto di essere supportata da un impegno politico efficace e dall’implementazione di politiche disegnate per affrontare gli specifici bisogni di questo modello produttivo nelle sue diverse declinazioni territoriali. Il principale merito dell’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare è stato quello di riportare al centro del dibattito il contributo attuale e le potenzialità future di questo modello di fronte all’imperativo di raggiungere sistemi agroalimentari più efficaci, sostenibili e inclusivi.
Riferimenti bibliografici
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Márquez S., Ramos Á. (2013), “Differential Policies for Family Farming in Mercosur: Contribution of Political Dialogue in the Design of Public Policies and Institutionalization”, Discussion Paper prepared for the side event organized during the Thirty-third session of Ifad’s Governing Council, 18 February 2009. Rome: International Fund for Agriculture Development (Ifad) Ifad (2015), From vision to action: Ifad’s contribution to the institutionalization and political visibility of family farming in the expanded Mercosur, Ifad Mercosur Claeh Programme
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Sourisseau J.M., Bélières J.F., Bonnal P., Bosc P.M., Losch B., Marzin J. (2014), “Public policy for family farming. Definition for better support”, Cirad
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Undesa (2015), “World Population Prospects. The 2015 Revision. Key Findings and Advance Tables”
- 1. La Risoluzione A/66/446, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni unite il 22 dicembre 2011, è disponibile online al [link]
- 2. L’International Steering Commitee (Isc) ha diretto l'implementazione delle attività condotte nel corso dell’Iyff, favorendo il dialogo e promuovendo partenariati tra i soggetti interessati, comprese le organizzazioni di agricoltori familiari, le organizzazioni della società civile, i centri di ricerca e i rappresentanti del settore privato. L'Isc era composto da 12 Stati membri (Afghanistan, Angola, Argentina, Australia, Bangladesh, Brasile, Canada, Francia, Kuwait, Filippine, Slovacchia e Sud Africa), nonché da International Fund for Agricultural Development, World Food Programme, Bioversity International, Fao, World Rural Forum (Wrf), La Via Campesina, Unione Europea e World Farmers Organization (Wfo).
- 3. Il dibattito occorso durante l’ Iyff-2014 è sintetizzato in due pubblicazioni Fao: Towards stronger family farms. Voices in the International Year of Family Farming [pdf] e Global Dialogue on Family Farming [pdf].
- 4. Il documento è disponibile online all’indirizzo [pdf].
- 5. Allo scopo di tradurre la visione e gli obiettivi comuni in azioni e risultati tangibili, l’operato della Fao mira al raggiungimento di cinque obiettivi strategici (Fao, 2015): eliminare la fame, l’insicurezza alimentare e la malnutrizione; rendere l’agricoltura, la silvicoltura e il settore della pesca più produttivi e sostenibili; ridurre la povertà rurale; attivare sistemi agricoli ed alimentari inclusivi ed efficaci; aumentare la resilienza dei mezzi di sostentamento nei confronti delle minacce e delle crisi.
- 6. Le percentuali regionali sono 85% in Asia; 62% in Africa; 83% in America del Nord e Centrale; 68% in Europa e 18% in America del Sud (Fao, 2015b).
- 7. Per un approfondimento di queste esperienze si veda Susana Márquez and Álvaro Ramos (2013), Differential Policies for Family Farming in Mercosur Contribution of Political Dialogue in the Design of Public Policies and Institutionalization [pdf] e Ifad (2015), From vision to action: Ifad’s contribution to the institutionalization and political visibility of family farming in the expanded Mercosur [pdf].
- 8. Le raccomandazioni sono consultabile online al [link]
- 9. La categoria dei Paesi Meno Sviluppati è stata istituita nel 1971 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con lo scopo di canalizzare l’attenzione a livello internazionale sugli stati membri più vulnerabili. Attualmente sono inclusi nella categoria 48 paesi: 34 in Africa, 13 in Asia Pacifico e 1 in America Latina . Questi paesi presentano un reddito pro capite al di sotto della linea internazionale della povertà assoluta, oltre che un basso indice di risorse umane e un alto grado di vulnerabilità a shock di differente natura.
- 10. Undesa (2015), “World Population Prospects. The 2015 Revision. Key Findings and Advance Tables” [pdf]
- 11. Il Forum si è tenuto dal 15 settembre al 6 ottobre 2014 : www.fao.org/fsnforum
- 12. Non è questa la sede per esaminare le diverse tendenze teoriche e le fondamenta agronomiche di questi approcci, quali ad esempio “agricoltura intelligente” o “agricoltura di conservazione” o “agroecologia”.