Editoriale n.38

Editoriale n.38

Due recenti fatti rilevanti segnano lo sviluppo e le prospettive della politica agricola europea.
Il primo è la conclusione dell’iter particolarmente estenuante (specie in Italia) della formalizzazione delle decisioni nazionali sui pagamenti diretti, con cui si è definitivamente delineato il quadro normativo per i prossimi anni. Questo adempimento si accompagna alla presentazione a Bruxelles dei Programmi di sviluppo rurale delle Regioni e del corrispondente programma nazionale. Anch’essi, di fatto, entreranno in vigore nel 2015 e la riforma della Pac sarà finalmente a regime. A questi argomenti è dedicata la rubrica “Il Tema” di questo numero di Agriregionieuropa.
Il secondo fatto rilevante è il rinnovo della Commissione europea con la sostituzione alla Presidenza del portoghese José Manuel Barroso con il lussemburghese Jean-Claude Juncker e del rumeno Dacian Ciolos con l’irlandese Phil Hogan, nel ruolo di Commissario all’agricoltura e allo sviluppo rurale. Il doppio cambiamento avviene in un momento particolarmente delicato per l’Europa, dopo che pesanti critiche si sono addensate, anche tra i più europeisti, sul modo in cui l’Unione ha fin qui funzionato.
Che il campanello d’allarme sia suonato e che la nuova Commissione l’abbia inteso lo si percepisce con chiarezza alla lettura della Mission letter che Junker ha mandato ad Hogan il 10 settembre affidandogli l’incarico. La priorità principale è promuovere la crescita e creare lavoro. Detto questo, il nuovo Commissario agricolo lavorerà sotto il coordinamento di Jyrki Katainen, il potente vice-presidente conservatore finlandese per l’occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, oltre che della slovena Alenka Bratušek, vicepresidente per l’Unione dell’energia.
I compiti primari di Hogan saranno di assicurarsi che “la spesa per lo sviluppo rurale sia ben integrata in strategie di investimento per la crescita e il lavoro”, verificare “la possibilità di semplificazioni sui pagamenti diretti con particolare riferimento al greening, allo sviluppo rurale, alla politica per la qualità e al regime per frutta e ortaggi”, rinnovare gli sforzi perché l’agricoltura “contribuisca all’efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni” nei confronti del cambiamento climatico, “valutare l’efficacia dei programmi di spesa e rendicontare sulle performance dei programmi e sui risultati ottenuti”, contribuire infine alla revisione del bilancio poliennale già prevista nel 2016 “identificando le modalità per rafforzare la finalizzazione della Pac verso il lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività”.
Tre le considerazioni che suscita questo testo: la prima, la nuova Commissione, come era ovvio aspettarsi, non intende semplicemente gestire le scelte già prese per il periodo 2014-2020, ma vuole marcare il campo con una azione di rinnovamento all’insegna della crescita, dell’occupazione e dell’efficacia dell’azione politica; la seconda, sostenibilità ambientale e tutela e valorizzazione dei beni pubblici sono ancora obiettivi importanti, specie in chiave di risparmio energetico e di cambiamento climatico, ma crescita e lavoro vengono prima; la terza, la crisi incalza e la politica per l’agricoltura deve maggiormente coordinarsi ed integrarsi con il resto della strategia europea.

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