Il prossimo dicembre avrà luogo a Bali, in Indonesia, la nona Conferenza Ministeriale del WTO. Sotto la guida del nuovo Direttore Generale, il brasiliano Roberto Carvalho de Azevêdo, non restano che alcune settimane per predisporre un possibile pacchetto negoziale. L’obiettivo è identificare un insieme di temi che possano essere estratti dal complesso equilibrio del single undertaking (l’accordo unico, che comprende tutte le materie oggetto di trattativa) raggiungendo su di essi un accordo preliminare.
Questo pacchetto potrebbe comprendere tre aree: (a) alcune tematiche inerenti l’agricoltura, (b) sviluppo / paesi meno avanzati, (c) trade facilitation.
Per quanto riguarda l'agricoltura, sul tavolo vi sono tre proposte. La meno controversa è quella del G20 sull'amministrazione delle quote a tariffa ridotta, che ha l’obiettivo di assicurare trasparenza nei meccanismi di gestione e trattare i casi di persistente sottoutilizzo delle quote. Restano ancora da chiarire alcuni punti sulle flessibilità da accordare ai paesi in via di sviluppo.
La seconda proposta, ad opera del G33, contiene due elementi. Il primo riguarda la possibilità per i paesi in via di sviluppo di beneficiare di un'estensione della scatola verde per i programmi di sostegno interno su sviluppo rurale, riforma fondiaria e infrastrutture. Il secondo elemento, molto più controverso, è la possibilità, sempre per i paesi in via di sviluppo, di consentire per aiuti alimentari domestici o costituzione di ammassi pubblici l'acquisto di cibo a prezzi sussidiati da agricoltori a basso reddito.
Secondo il G33, i paesi in via di sviluppo attualmente rischiano di eccedere i limiti della scatola gialla a causa del sistema in vigore per la notifica dei sussidi, basato non sull'effettiva spesa per i programmi di sostegno quanto piuttosto sulla differenza tra i prezzi sussidiati e i prezzi di riferimento, questi ultimi fermi ancora ai livelli (molto bassi) del triennio 1986-88. Il G33 propone dunque di non considerare come distorsivi del commercio, non sottoponendoli quindi a limitazione, i programmi d'acquisto sopra menzionati. Inoltre, in un successivo non-paper [link ICTSD], suggerisce alcuni criteri per cambiare il sistema di notifica, quali: un aumento della clausola de minimis per i paesi in via di sviluppo (attualmente fissata al 10% della produzione interna, con l'eccezione della Cina che ha negoziato l'8.5% per l'accesso al WTO); la revisione dei prezzi di riferimento; la riduzione del volume della produzione da considerarsi sussidiata (non il totale della produzione, ma solo il volume acquistato); la riduzione dei prezzi amministrati (il che è precisamente quello che il G33 vuole evitare con la sua proposta). Si tratta di una proposta estremamente controversa; una critica riguarda il fatto che è difficile identificare un legame tra la necessità di procurare cibo a sufficienza alle proprie popolazioni e il doverlo fare a prezzi sussidiati, il che fa piuttosto pensare ad un meccanismo che mira a fornire sostegno di mercato ai produttori. Gli Stati Uniti hanno criticato i paesi in via di sviluppo di legare questa proposta a posizioni difensive su trade facilitation. Anche l'accoglienza da parte dei paesi africani non è stata univoca [link ICTSD]. Le discussioni si concentrano ora sulla possibilità di accordare ai paesi in via di sviluppo un meccanismo temporaneo, una sorta di clausola di pace, che possa essere utilizzata dai paesi che sono a rischio di non rispettare i propri impegni per la scatola gialla.
La terza proposta del G20 riguarda l'eliminazione di sussidi e crediti all'esportazione. Si ricorderà che nella Conferenza Ministeriale di Hong Kong, nel 2005, era stata prevista entro il 2013. Stati Uniti e Unione Europea si sono immediatamente opposti alla misura, che era stata originariamente accettata solo come parte del single undertaking. Le possibilità di una soluzione a Bali sono quindi minime. Inoltre, un ulteriore elemento problematico è il fatto che la proposta del G20 regolamenta i sussidi all'esportazione, ma non include gli aiuti alimentari e le imprese commerciali di Stato, che pure sono incluse nel pilastro dell'export competition come forme di sostegno alle esportazioni.
Per quanto riguarda la trade facilitation, si discute della possibilità di ridurre gli ostacoli agli scambi commerciali (ad esempio, semplificazione delle procedure doganali). Anche su questo tema relativamente “neutro” non vi è accordo definitivo, e si tratta di un elemento da considerarsi nell’insieme del pacchetto negoziale.
L'area inerente allo sviluppo / paesi meno avanzati comprende il trattamento speciale e differenziato; l'accesso a tariffa zero e senza limitazioni; le regole d'origine; il commercio dei servizi; l'eliminazione dei sussidi nel settore del cotone. Anche qui le trattative stentano a decollare.
Resta ora da vedere, nei mesi che precedono l'appuntamento di Bali, come procederanno i negoziati.
In preparazione alla scorsa Ministeriale, tenutasi a Ginevra nel 2011, non ebbe successo la strategia proposta dall’allora Direttore Generale Pascal Lamy di cercare di ottenere un accordo in tempi rapidi sui temi inerenti allo sviluppo e meno controversi, in quanto estrarre un insieme di temi dal single undertaking si è rivelato estremamente complicato. Infatti, la decisione di posporre le trattative su alcuni temi suggerisce che su di essi un accordo sia comunque poco probabile, mentre riuscire a trovare una selezione di questioni che sia ristretta ma al tempo stesso bilanciata è un esercizio difficile.
Da più parti si guarda alla conferenza di Bali come all'estremo tentativo di salvare il Doha round dallo stallo in cui versa da anni. Nel frattempo, prosegue la conclusione di accordi bilaterali o plurilaterali di enorme portata (si pensi ai negoziati per un accordo tra USA e UE, al Trans Pacific Partnership Agreement), e soprattutto aumenta la lista di nuove tematiche che non hanno ancora trovato spazio nell'Agenda di Doha, lanciata nell’ormai lontano 2001.
Il dibattito sul futuro del Doha Round è quanto mai aperto; nel frattempo, il nuovo Direttore Generale ha di recente ribadito che raggiungere un risultato positivo nella conferenza di Bali è la sua priorità assoluta.
Finestra sul WTO n. 25
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Nuovo direttore generale del WTO
Roberto Carvalho de Azevêdo, ex ambasciatore del Brasile, è il nuovo direttore generale del WTO. Pascal Lamy ha lasciato l'incarico il 31 agosto. Il processo per la scelta era iniziato nel dicembre 2012, con nove candidati [link Wto], Finestra sul Wto, gennaio 2013.
Roberto Carvalho de Azevêdo è il primo direttore generale proveniente dall’America latina ed il secondo da un paese in via di sviluppo.
Accordi di libero scambio dell'UE
Si è tenuto a luglio il primo round per i negoziati tra Unione Europea e Stati Uniti per il Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership (TTIP). L'obiettivo è concludere i negoziati entro la fine del 2014 [link Commissione europea].
Al momento non è ancora chiara la data in cui sarà finalizzato l'accordo tra Canada ed Unione Europea, che era stato annunciato per giugno. Le aree di disaccordo includono l'accesso al mercato UE per la carne bovina canadese e le esportazioni in Canada dei prodotti lattiero caseari dell'UE [link Commissione europea], [link ICTSD].
UE e Giappone hanno iniziato i negoziati per un accordo di libero scambio [link Commissione europea].
Trade Policy Review per l'UE
È stato pubblicato il rapporto sulle politiche commerciali dell’UE, che, insieme a Cina, Giappone e Stati Uniti è sottoposta ogni due anni all’esame del WTO.
Il rapporto è disponibile sul sito del WTO [link WTO].
*Quanto scritto è esclusivamente di responsabilità dell’autrice e non riflette in alcun modo la posizione dell’Ufag
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