La bioeconomia: un nuovo modello di sviluppo

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La bioeconomia: un nuovo modello di sviluppo
a Università di Firenze, Dipatimento di Scienze per l'Economia e per l'Impresa

L'accordo Bae - Agriregionieuropa

La nascita di una nuova rivista è sempre un evento scientifico di particolare importanza. Lo è ancora di più se la rivista è promossa da una nuova associazione scientifica, in questo caso l’Associazione Italiana di Economia Agraria ed Applicata (Aieaa), fondata soltanto un anno fa. Per la sua proiezione internazionale e per le sue ambizioni scientifiche Bio-based and applied economics (Bae) è in inglese, come si conviene alle riviste scientifiche di alto livello che aspirano ad entrare nel Gotha delle pubblicazioni scientifiche. Agriregionieuropa, il cui fine è la divulgazione scientifica in lingua italiana, pubblicherà in ogni prossimo numero una versione in italiano di un articolo della Bae. Questo articolo accompagnerà una pagina con l’indice in italiano di tutti gli articoli e i rispettivi abstract. A sua volta Bio-based and applied economics promuoverà le iniziative Agriregionieuropa, specie quelle di rilievo internazionale, come Elcap, il recente corso e-Learning sulla Pac in inglese, prodotto in collaborazione con il Groupe de Bruges

La bioeconomia

La bioeconomia può essere definita come un’economia basata sull’utilizzazione sostenibile di risorse naturali rinnovabili e sulla loro trasformazione in beni e servizi finali o intermedi (European Commission, 2012b). Pertanto, la bioeconomia comprende non solo settori tradizionali come l’agricoltura, la pesca, l’acquacoltura e la selvicoltura, ma anche settori economici più moderni come quelli delle biotecnologie e delle bioenergie. Nel complesso, nel 2009 la bioeconomia in Europa totalizzava un valore aggiunto di oltre 1.000 miliardi di euro, un giro d’affari di oltre 2.000 miliardi di euro e circa 21,5 milioni di occupati (Clever Consult, 2010). Le prospettive di un’ulteriore crescita sono ancora più promettenti: secondo uno studio dell’Ocse (Oecd, 2009) si stima che nel 2030 nei paesi sviluppati le biotecnologie rappresenteranno il 35% dei prodotti chimici e industriali, l’80% dei prodotti farmaceutici e per la diagnostica e il 50% dei prodotti agricoli.
La bioeconomia, grazie al suo enorme potenziale innovativo, può essere una risposta a gran parte delle sfide globali che dovremo affrontare nei prossimi anni, dal risanamento ambientale, ai problemi del cambiamento climatico, all’invenzione di nuovi medicinali, alla necessità di sfamare un mondo in cui i fabbisogni alimentari aumenteranno del 70% da qui al 2050. In estrema sintesi, sebbene la bioeconomia non possa essere considerata la panacea di tutti i mali, almeno sembra possedere alcune carte da giocare per assicurare la sostenibilità ambientale ed economica delle nostre società.
Tuttavia, le soluzioni tecnologiche da sole non sono garanzia di successo. In effetti, le sfide globali di cui sopra richiedono un profondo cambiamento sia dell’assetto politico, che della ricerca. Riguardo al primo punto, le sfide globali richiedono il passaggio da politiche e meccanismi di governance settoriali a un approccio molto più integrato (EuropaBio, 2011). Da questo punto di vista, il carattere “trasversale” della bioeconomia offre un’opportunità unica per affrontare in maniera onnicomprensiva e sistemica sfide sociali interconnesse. Questo approccio è chiaramente presente all’interno della strategia “Europe 2020” (European Commission, 2010), che afferma esplicitamente che la creazione di una bioeconomia entro il 2020 rappresenta un fattore chiave per la creazione di un’economia basata sulla conoscenza e l’innovazione. Lo stesso fanno “Horizon 2020” (European Commission, 2011), il nuovo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico dell’UE per il periodo 2014-2020, e la recente comunicazione della Commissione Europea su “L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa” (European Commission, 2012a). L’obiettivo comune che sta dietro a tutti questi documenti è il riorientamento del modello di sviluppo europeo, promuovendo la bioeconomia come strumento per favorire la crescita e la creazione di occupazione.
Allo stesso tempo bisogna riorientare il sistema della ricerca e della formazione universitaria. Ciò sta già avvenendo a diversi livelli, come mostrato, ad esempio, dal lancio del programma Horizon 2020, dalla nascita di iniziative di cooperazione nel campo della ricerca a livello internazionale (come il gruppo di lavoro tra EU e America Latina sulla bioeconomia), la nascita di istituti/dipartimenti che hanno per oggetto la bioeconomia (come il Bioeconomy Institute presso l’Iowa State University) o reti di istituzioni e ricercatori (come il Bioeconomy Network presso la Michigan State University, il Bioeconomy Science Center presso l’Università di Aachen, e il Consorzio Internazionale per la Ricerca Applicata sulla Bioeconomia - Icabr) o, ancora, programmi di formazione post-laurea (come il Master in gestione della bioeconomia, innovazione e governance presso l’Università di Edimburgo), solo per nominarne alcune. Tutte queste iniziative hanno in comune una visione: il mondo della ricerca e dell’istruzione superiore devono essere riorientate verso un modello più inclusivo basato sulla “convergenza” di diverse discipline, riconoscendo che, se da una parte conoscenze più approfondite a livello settoriale svolgono un ruolo cruciale, il tentativo di rendere più interdisciplinare la ricerca e la formazione universitaria è essenziale per poter affrontare problemi complessi, quali quelli che ci vengono posti dalle attuali sfide.
L’Associazione Italiana di Economia Agraria e Applicata (Aieaa) è parte integrante di tale processo. Le ragioni che sono alla base della nascita dell’Aieaa derivano dalle sfide di cui sopra e dai conseguenti cambiamenti nelle tematiche e nelle metodologie nel settore dell’economia agraria e applicata (Viaggi et al., 2012; Sckokai, 2012; Schmid et al., 2012), come testimoniato dalle attività portate avanti dall’Aieaa fin dalla sua nascita, nel 2011. L’idea stessa di intitolare la rivista ufficiale dell’Associazione Bio-based and Applied Economics (Bae) riflette questa consapevolezza. Questi temi sono stati anche al centro della prima conferenza dell’Aieaa, tenutasi a Trento il 4-5 giugno 2012, con il titolo “Towards a Sustainable Bio-economy: Economic Issues and Policy Challenges”. Tutti i paper e le presentazioni di tale conferenza sono scaricabili dal sito dell’associazione (www.aieaa.org) e alcuni sono stati pubblicati sul n. 3/2012 della rivista Bae (cfr. Moschini et al., 2012; Esposti, 2012; Sckokai e Varacca, 2012; Mora et al., 2012). Su questo numero di Agriregionieuropa viene pubblicato in italiano uno dei lavori più significativi, quello di Roberto Esposti (2013), per dare modo ai lettori di Are di avere un’idea dei temi discussi nel convegno, nella speranza che questo possa suscitare l’interesse dei lettori a dare un’occhiata all’insieme dei lavori scaricabili dal sito dell’Aieaa.

Riferimenti bibliografici

  • Clever Consult Bvba (2010), The Knowledge Based Bioeconomy (Kbbe) in Europe: Achievements and Challenges, Brussels

  • Esposti R., (2012). Knowledge, Technology and Innovations for a Bio-based Economy: Lessons from the Past, Challenges for the Future. Bio-based and Applied Economics 1(3): 231-264

  • Esposti R., (2013), Conoscenza, tecnologia e innovazione per un’agricoltura sostenibile: lezioni dal passato, paradossi del presente e sfide per il futuro, Agriregionieuropa, n. 32

  • EuropaBio (2011), Building a Bio-based Economy for Europe in 2020, EuropaBio Policy Guide, Brussels.

  • European Commission (2010), Communication from the Commission “Europe 2020 A Strategy For Smart, Sustainable And Inclusive Growth”, Com(2010) 2020 final, Brussels

  • European Commission (2011), Proposal for a Council Decision establishing the Specific Programme Implementing Horizon 2020 - The Framework Programme for Research and Innovation (2014-2020), Com(2011) 811 final, Brussels

  • European Commission (2012a), Innovating for Sustainable Growth: a Bioeconomy for Europe, Brussels

  • European Commission (2012b), Commission staff working document accompanying the document “Communication on Innovating for Sustainable Growth: a Bioeconomy for Europe”, Brussels

  • Mora C., Menozzi D., Kleter G., Aramyan L. H., Valeeva N. I., Zimmermann K. L., and Pakki Reddy G. (2012), Factors Affecting the Adoption of Genetically Modified Animals in the Food and Pharmaceutical Chains. Bio-based and Applied Economics 1(3): 309-325

  • Moschini G., Cui J., and Lapan H. (2012), Economics of Biofuels: An Overview of Policies, Impacts and Prospects. Bio-based and Applied Economics 1(3): 265-292

  • Oecd (2009), The Bioeconomy to 2030: Designing a Policy Agenda. Oecd, Paris

  • Schmid M., Padel S., Levidow L. (2012) The Bio-Economy Concept and Knowledge Base in a Public Goods and Farmer Perspective. Bio-based and Applied Economics 1(1): 47-63

  • Sckokai P. (2012), Agricultural and Applied Economics: What is This? Bio-based and Applied Economics 1(1): 13-27

  • Sckokai P., and Varacca A., (2012), Product Differentiation and Brand Competition in the Italian Breakfast Cereal Market: a Distance Metric Approach. Bio-based and Applied Economics 1(3): 293-308

  • Viaggi D., Mantino F., Mazzocchi M., Moro D., and Stefani G. (2012), From Agricultural to Bio-based Economics? Context, State of the Art and Challenges Bio-based and Applied Economics 1(1): 3-11

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