Ricerca e consulenza per la produzione di olive e olio nel bacino del Mediterraneo

Ricerca e consulenza per la produzione di olive e olio nel bacino del Mediterraneo
a Università di Perugia, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali

Premessa

La coltivazione dell’olivo ed il suo olio rappresentano un aspetto tradizionale del settore agro-alimentare in tutti i Paesi mediterranei (Anelli, 1995). Ancor oggi, sebbene l’uso crescente degli oli di semi abbia ridotto la dominanza dell’olio d’oliva e nell’industria alimentare sempre di più s’impieghino derivati dell’olio di palma, l’importanza strategica degli oliveti e dell’olio d’oliva non deve essere sottostimata (Anania e Pupo D’Andrea, 2007). Gli oliveti caratterizzano il paesaggio di molti differenti territori e spesso sono l’unica attività agricola, specialmente in aree aride e rocciose, valorizzate e modellate dal lavoro di molte generazioni. Da un punto di vista ambientale, gli oliveti provvedono rifugio e possibilità di nidificazione a molti animali e difendono il suolo dall’erosione.
Da un punto di vista puramente economico, il lavoro richiesto dalla coltivazione dell’olivo rimane assai consistente, specialmente sui pendii scoscesi e nelle aree sud-orientali del Mediterraneo, dove la meccanizzazione non è possibile o non ancora conveniente. L’esportazione di olio, sia in grandi quantità allo stato sfuso, che imbottigliato e adeguatamente prezzato, rappresenta una fonte importante di reddito per interi territori e per centinaia di migliaia di piccoli produttori. Per tutte queste ragioni e per molte altre ancora, sono auspicabili politiche agricole coerenti (Lechi 1998, De Stefano 2000, McCalla e Josling 2001), per la difesa, il rafforzamento e anche l’espansione della coltura dell’olivo, al fine di assicurarne (Harris 2000) la sostenibilità (sociale, economica ed ecologica), visti i tanti fallimenti del mercato.
Numerose aree d’intervento potrebbero essere oggetto della politica agraria, alcune orientate direttamente per la coltura dell’olivo, ad altre invece con un’azione indiretta. Tra le seconde, bisogna menzionare la ricerca e la consulenza, oggetto di questo contributo, per guidare verso uno sviluppo duraturo, per un settore tecnicamente ed economicamente efficiente. La stessa Banca Mondiale (2003, 2008) continua ad indicare la ricerca e la consulenza come motori per lo sviluppo rurale sostenibile. Altri aspetti rilevanti (Echeverria e Beintema 2009), sono il ruolo e le relazioni tra i differenti attori: entità pubbliche (ministeri, università, agenzie per lo sviluppo agricolo e rurale, governi locali, ecc.); organizzazioni della società civile (cooperative, associazioni, gruppi informali) e aziende private profit oriented (produttrici e venditrici di mezzi tecnici, acquirenti di produzioni di base mediante contratto).

Materiali e metodi

Al fine di analizzare le politiche dei Paesi mediterranei, per lo sviluppo della produzione di olio d’oliva, si é scelto il metodo della consultazione di esperti (Miller e Salkind 2002), con una sola tornata (round) di domande, a complemento di un desk study sull’abbondante letteratura esistente. Il questionario, elaborato nell’aprile 2008, contenente 44 domande in sette gruppi: a) descrizione del settore, b) ricerca, c) consulenza, d) certificazione, e) organizzazione dei produttori, f) credito e contributi, g) promozione commerciale, è stato testato con i partecipanti al “Master internazionale su olivicoltura ed elaiotecnica” che si teneva a Perugia. Tradotto in francese ed in inglese, esso è stato inviato per e-mail, durante la prima settimana di giugno 2008, a 40 esperti di 15 Paesi, che erano stati indicati dal Cio, il Consiglio olivicolo internazionale. Alla fine di luglio, dopo due solleciti, si erano ricevuti solo da 13 esperti dei questionari ben compilati, di 11 paesi (Tabella 1). Esperti di alcuni Paesi (Algeria, Marocco e Portogallo) non hanno risposto. A causa di tali limitazioni, quest’indagine non pretende di essere esauriente né di essere rappresentativa della situazione e dinamica dell’intero bacino del Mediterraneo, ma quanto riscontrato, sui sistemi di ricerca e consulenza, è comunque rilevante e significativo per ulteriori approfondimenti.

Tabella 1 - Questionari spediti e ricevuti

Principali evidenze

La rilevanza sociale dell’olivicoltura é confermata dal fatto che, nei Paesi da cui si é avuta risposta, la struttura della produzione (Tabella 2) é generalmente caratterizzata da aziende familiari con aree modeste, dove la meccanizzazione è scarsa e la raccolta è realizzata con manodopera familiare. In Albania, la situazione é descritta come “tradizionale, non aperta alle innovazioni”, mentre in cinque Paesi (Francia, Italia, Siria, Libano e Tunisia) essa é indicata come “prevalentemente tradizionale, con alcuni casi di innovazione”; nei restanti Paesi (Grecia, Spagna, Israele, Egitto e Giordania), il settore é indicato come “moderno, aperto alle innovazioni”.

Tabella 2 - Tipo di imprese olivicole

Tutti i rispondenti, ad eccezione dell’Albania, indicano che il miglioramento della qualità dell’olio é una priorità per le politiche governative (Tabella 3), le quali hanno pure altre finalità, come la modernizzazione dell’estrazione e la riduzione dell’uso di prodotti chimici. Notoriamente, la qualità finale dell’olio d’oliva è il risultato d’appropriate tecniche colturali, raccolta al momento giusto e veloce, appropriata movimentazione e conservazione prima della molitura, corrette tecniche d’estrazione dell’olio e buon immagazzinamento. Nel caso poi di operatori che puntino al crescente mercato dell’olio biologico (Santucci 2008), altri aspetti vanno considerati, come la certificazione e la ricerca di nuovi canali commerciali. Altri obiettivi, come la riduzione dei costi mediante meccanizzazione e migliori tecniche di produzione, sono pure stati ricordati, mentre un’ulteriore espansione delle aree olivate, con e senza irrigazione, è una priorità solo in pochi Paesi. Il quadro generale è evidente: ci si attende che agricoltori e trasformatori modifichino, parzialmente o totalmente, i loro sistemi produttivi e commerciali, per essere in grado di competere sul mercato. Da ciò consegue l’esigenza forte di ricerca e consulenza, oggetto appunto di questo contributo.

Tabella 3 - Livello di priorità pubblica attribuito a diversi obiettivi

La struttura della ricerca in produzione olivicola, così come nelle tecniche estrattive, appare essere oltremodo tradizionale (Tabella 4), principalmente gestita dal Ministero dell’agricoltura e/o dalle Università, con una presenza marginale del settore privato o di altre entità pubbliche, come i centri di ricerca gestiti da governi locali (questo è il caso della Spagna), o il CNR in Italia. E’ conseguentemente ovvio che il finanziamento per tali istituzioni sia principalmente pubblico, con alcuni esperti che in ogni modo indicano la corresponsabilità economica (cost - sharing) come una nuova modalità per responsabilizzare gli operatori privati. In pochi casi, come in Giordania, Egitto e Libano, sono menzionati anche progetti finanziati da istituzioni donatrici. La qualità e la quantità dei progetti di ricerca sono considerate insufficienti dagli intervistati di quattro Paesi (Egitto, Grecia, Israele e Libano) e da uno dei due esperti spagnoli. L’altro esperto spagnolo era leggermente più ottimista ed esprimeva il giudizio sufficiente.
In sei Paesi (Albania, Egitto, Francia, Grecia, Libano e Tunisia), lo scarso livello di conoscenze degli agricoltori è considerato una debolezza da parte degli esperti, mentre i giudizi su tale aspetto risultano più favorevoli nei restanti paesi.

Tabella 4 - Ricerca applicata per olivo e produzione di olio

I servizi di consulenza (Tabella 5) sono gestiti in tre Paesi quasi esclusivamente dall’ente pubblico, all’interno del Ministero dell’agricoltura (Grecia, Siria ed Egitto), mentre nei restanti otto anche le associazioni di produttori sono in qualche modo coinvolte nell’erogazione di informazioni e formazione verso i propri aderenti. In tre Paesi, i più piccoli analizzati in questo studio (Albania Giordania e Libano), i rispondenti indicano anche nelle Organizzazioni non governative - Ong nazionali e internazionali alcuni fornitori di consulenza ai produttori di olive ed olio.
Sfortunatamente, la quantità e la qualità di tali servizi sono considerate buone solo dall’intervistato giordano e solo sufficienti da quattro altri esperti (Italia, Israele, Spagna e Tunisia). Le opinioni dei due spagnoli sono anche qui divergenti: uno considera sufficiente la quantità e la qualità della consulenza, mentre l’altro le considera insufficienti. Nei restanti cinque Paesi, il giudizio è di insufficienza.

Tabella 5 - Consulenza ai produttori di olive

Quando si comparano le opinioni su ricerca e consulenza (Tabella 6), solamente un Paese – la Giordania, sembra trovarsi in una situazione positiva, visto che entrambe le componenti sono giudicate buone. In tre Stati si ha una situazione sempre negativa, sia per la ricerca applicata che per la consulenza (Egitto, Grecia e Libano), mentre gli altri casi si trovano in una situazione sbilanciata, con una sufficiente ricerca accompagnata da un’insufficiente divulgazione, o viceversa.
Circa il ruolo delle associazioni dei produttori e le loro funzioni, va ricordato che l’esistenza, articolazione e funzione varia assai, in considerazione delle diverse legislazioni nazionali e delle dimensioni stesse del Paese. Nella maggior parte dei casi, secondo quanto indicato dagli intervistati, le organizzazioni di produttori olivicoli esistono e sono strutturate su tre livelli: locale, regionale o provinciale (governatorato in Siria e Tunisia) e nazionale. Le associazioni dei produttori non esistono in Libano, mentre il livello locale non è presente in Spagna. In Giordania, vi sono solo i livelli locale e nazionale.
In tutti i Paesi (Tabella 7), le associazioni di produttori agiscono come lobby per influenzare i rispettivi governi, al fine di avere una migliore legislazione e maggior supporto per l’olivicoltura. Era meno atteso che le associazioni di produttori avessero anche un ruolo nella ricerca applicata, mediante collaborazioni con istituzioni scientifiche. Non è ancora un finanziamento chiaro e trasparente, ma rivela una crescente condivisione dei costi, generalmente con contributi in natura: personale, veicoli, logistica, ecc. sono citati dagli intervistati di tutti i Paesi, esclusi Grecia e Tunisia. Le associazioni dei produttori sono anche coinvolte in molte attività divulgative: tutte, ad eccezione che in Francia, forniscono qualche consulenza ai propri membri, organizzano corsi di formazione (esclusa Tunisia), pubblicano libri, giornali ed hanno un sito web (meno che in Grecia e Tunisia) ed organizzano eventi di massa, come conferenze e fiere (con l’eccezione di Francia, Grecia e Tunisia).

Tabella 6 - Ricerca e divulgazione

Lo stesso si può affermare per le società cooperative, che sono peraltro assenti in Siria e Albania. In tutti gli altri Paesi (Tabella 8), il movimento cooperativo è coinvolto in molte attività, in qualche modo simili a quelle delle associazioni dei produttori. Viene fornita consulenza tecnica e manageriale agli associati in Grecia, Italia, Giordania, Libano e Spagna, si realizzano corsi di formazione per l’educazione permanente in Giordania, Libano, Italia e Spagna. Conferenze, fiere and altri eventi di massa sono organizzati dalle cooperative in sei Paesi. Solo in Tunisia, le cooperative sembrano confinate al semplice ruolo di produttori collettivi di olive e alla gestione collettiva di frantoi, lasciando tutte le altre funzioni alle associazioni di produttori. Il collegamento tra il movimento cooperativo e le istituzioni di ricerca è indicato tra le attività realizzate dalle cooperative olearie in sei Paesi: Egitto, Grecia, Israele, Italia, Giordania e Spagna. Si tratta prevalentemente di collaborazioni in natura, con risorse umane, strutture, veicoli e, a volte, laboratori messi a disposizione delle istituzioni scientifiche per qualche programma di ricerca applicata.

Tabella 7 - Associazioni dei produttori olivicoli

Tabella 8 - Cooperative di produttori di olio e di olive

Conclusioni

Malgrado la pochezza numerica delle risposte, e le contraddizioni a volte emergenti nelle opinioni dei rispondenti dello stesso paese –ma questi erano gli esperti indicati dal Cio e non sarebbe stato corretto – metodologicamente, consultare altri individui, il quadro globale appare sufficientemente delineato: intorno al Mediterraneo, le entità pubbliche (università, ministeri, agenzie di sviluppo agricolo) giocano ancora un ruolo predominante nel finanziamento e nella gestione dei servizi di ricerca e consulenza. La quantità e la qualità di tali servizi in alcuni Paesi non sono però molto buone, anche se fortunatamente solo in pochi casi sono considerate insufficienti. La società civile (cooperative e associazioni di produttori) é in espansione, contribuendo in misura crescente alla generazione di conoscenza applicata ed all’erogazione di servizi, fra cui la consulenza, l’informazione e la formazione. Di conseguenza, si può affermare che si dovrebbero rafforzare le istituzioni pubbliche e le organizzazioni della società civile e che più collaborazione sarebbe auspicabile, per evitare duplicazioni ed avere economie di scala e di scopo.
Il ruolo del settore privato profit oriented non appare ben definito, ma probabilmente esso è stato sottostimato dai rispondenti. E’ quindi necessaria più ricerca, per capire meglio cosa essi facciano nella generazione e diffusione di innovazioni per l’olivicoltura e per l’estrazione dell’olio, specialmente nei Paesi mediterranei della sponda sud.

Referimenti bibliografici

  • Anania G., Pupo D’Andrea M.R. (2007) The global market for olive oil: actors, trends, policies, prospects and research needs, 103 EAAE Seminar, Barcellona (Spagna), 23-25 aprile 2007.
  • Anelli P. (1995) a cura di, Il dono e la quiete – il mare verde dell’olio, IRRSAE, Perugia.
  • De Stefano F. (2000) Problemi di politica agraria, Il Mulino, Bologna.
  • Echeverria R.G., Beintema N.M. (2009) Mobilizing financial resources for agricultural research in developing countries, trends and mechanisms, [link]
  • Harris J.M (2000) Basic principles of sustainable development, Working Paper 4, Global development and environment institute, [link]
  • Lechi F. (1998) Politica agraria, Etaslibri, Milano.
  • McCalla A. - Josling T. (2001) Politiche agricole e mercati mondiali, Il Mulino, Bologna.
  • Miller D.C., Salkind N.J. (2002) Handbook of research design and social measurement, 6th Edition, Sage Publications, Thousand Oaks.
  • Santucci F.M. (2008) La filiera olivicola, in Giardina F., a cura di, Il biologico nel Bacino del Mediterraneo, ISMEA-IAMB, Roma e Bari.
  • World Bank (2003) Reaching the rural poor: a new strategy for rural development, Washington DC.
  • World Bank (2008) World development report 2008 – Agriculture for development, Washington DC.
Tematiche: 
Rubrica: