Agricoltura sociale: innovazione multifunzionale nelle aree rurali europee

Agricoltura sociale: innovazione multifunzionale nelle aree rurali europee
a Università di Pisa, Dipartimento di Scienze Veterinarie

Introduzione

In Italia e non solo, a lungo il dibattito sulla multifunzionalità dell’agricoltura (AM) ha ignorato, a dispetto delle esperienze di campo, il tema dei servizi alla persona. Questa disattenzione è figlia del dibattito stimolato dall’OCSE (OECD, 1998, 2001, 2005), concentratosi su due aspetti: (a) gli strumenti e le giustificazioni politiche per il sostegno ai beni pubblici dell’AM, piuttosto che sulle possibili intersezioni con il cambiamento rurale; (b) alcune tipologie di servizio –ambientali, turistico-culturali e di qualità alimentare - rispetto ad altre di natura sociale. Pur essendo un output multiplo dei processi agro-zootecnici, la riflessione sull’agricoltura sociale (AS) non si lega al dibattito sui fallimenti del mercato quanto, in modo più esteso, ad una diversa visione dei processi di creazione di benessere collettivo (Bruni et al., 2002), con l’idea di legare la produzione di ricchezza economica e sociale, rompere gli steccati tra specialismi e settori, e rimescolare la separazione che caratterizza gli Stati moderni, tra produzione privata della ricchezza economica e redistribuzione pubblica. In virtù di queste implicazioni il tema dell’AS è guardato con incertezza, sebbene si moltiplichino discussioni, azioni e percorsi che ne rafforzano la diffusione (Tabella 1).

Tabella 1 - Numero iniziative di agricoltura sociale in Paesi dell'UE

Fonte: SoFar, 2009

Le pratiche d’AS riguardano iniziative volte a promuovere azioni co-terapeutiche, di inclusione sociale e lavorativa, di educazione e formazione per soggetti a più bassa contrattualità (persone con disabilità psichiatriche o mentali, persone con disabilità fisiche, migranti, anziani, disoccupati di lunga durata, dipendenti da alcool o droghe, persone in regime alternativo al carcere o ex detenuti, minori con difficoltà di apprendimento, vittime della tratta, ecc.), ma anche interventi volti a rafforzare la rete dei servizi nelle aree rurali e in quelle peri-urbane (agri-asili, servizi di prossimità per anziani abili, turismo sociale, centri per anziani e giovani, ecc.) (Di Iacovo, 2008a).
L’AS fa leva sul rapporto con le piante e gli animali, ma anche sull’ingresso di soggetti a bassa contrattualità in ambienti e reti informali, dove il contatto umano è facilitato dalla presenza di piccoli gruppi di persone, familiari e non. Il contatto con piante e animali stimola la prova delle proprie capacità e accresce routine e senso di responsabilità, al di fuori di specifici giudizi che ricorrono nei contatti con persone. L’ingresso in ambienti di vita e professionali non medicalizzati consente, poi, il contatto con un mondo reale che amplifica le possibilità inclusive. L’AS rafforza le reti di protezione sociale e diversifica gli strumenti e i percorsi disponibili per l’inclusione. Nelle aree rurali poi, l’AS amplia le reti di prossimità e offre risposte utili per contrastare l’erosione in atto dei servizi alla persona fornendo risposte a interrogativi che le politiche di sviluppo rurale iniziano a porsi, sul legame tra sviluppo sociale e sviluppo rurale (Dormal Marino, 2008; Di Iacovo, 2003).

Le implicazioni concettuali dell’agricoltura sociale

L’AS può essere classificata tra le terapie verdi, sebbene se ne distingua per essere legata alla conduzione professionale di processi agricoli da parte di soggetti agricoli e non (Figura 1). Il termine AS lega più settori di competenza ed indica la coproduzione di servizi da parte di soggetti con diversa professionalità che valorizzano conoscenze complementari, agricole e sociali. La natura integrata dei servizi caratterizza le pratiche d’AS e, al contempo, ne rende complesso l’avvio. Questo aspetto rende insufficiente l’uso di incentivi monetari per promuovere l’offerta di servizi d’AS, aprendo la strada ad una revisione delle riflessioni sull’AM, sulla produzione di beni pubblici e sul ruolo delle politiche.

Figura 1 - Possibile classificazione delle terapie verdi

Fonte: SoFar, 2009

L’AS, al pari di altri aspetti dell’AM, richiede l’allineamento di numerosi attori locali e l’avvio di percorsi di costruzione di conoscenza collettiva condivisa. A livello locale le pratiche d’AS sottintendono la revisione dei meccanismi di produzione e redistribuzione della ricchezza. Le aree rurali, se sono state le ultime a trarre vantaggio dall’estendersi dello Stato sociale, sono state anche le prime ad avvertire i limiti dell’organizzazione di servizi professionali di massa, basati su economie di scala e sulla sola leva fiscale. La crisi fiscale dello Stato e l’emergere della località come nodo organizzativo di una competizione più aperta implicano nuovi rapporti nel sistema locale e l’adozione di attitudini innovative da parte d’imprese, amministratori e società civile (Di Iacovo, 2004).
Per gli agricoltori, il passaggio ad una nuova centralità della località, richiede una partecipazione responsabile alla costruzione di un sistema territoriale a più elevata vivibilità: nella produzione di cibo, di servizi ambientali e alla persona. La contropartita di questa rinnovata partecipazione è data dalla crescita della reputazione e della visibilità aziendale e dall’avvio di processi di nuova economia legati ad un rapporto più intenso e diretto con consumatori ed amministratori locali (Di Iacovo et al, 2005).
Per gli Enti locali, la crisi di risorse pubbliche implica la necessità di cercare ipotesi di lavoro utili per rispondere ai bisogni delle popolazioni locali. Ciò modifica la natura dello sviluppo, spostando l’attenzione dalla sola esigenza di attrarre flussi economico-finanziari dall’esterno verso una più attenta capacità di mobilizzare risorse interne non specialistiche, per contribuire a generare territori a più alto grado di vivibilità. L’uso sociale dell’agricoltura risponde a questo requisito, accrescendo le possibilità di fronteggiare la crisi dei servizi pubblici, ampliando la gamma di risposte disponibili nelle aree peri-urbane e favorendo la creazione di nuovi servizi in aree rurali e periurbane.
L’AS è anche campo per la creazione di opportunità di occupazione per soggetti a bassa contrattualità, di formazione di nuovi agricoltori, di valorizzazione di risorse fondiarie abbandonate. L’innovazione dei sistemi locali implica l’attivazione di percorsi capaci di generare nuova conoscenza condivisa e di attivare risorse poco valorizzate. La promozione dell’AS richiede metodi e strumenti di lavoro inusuali rispetto a quelli solitamente usati per l’assistenza tecnica in agricoltura, secondo una spirale dell’innovazione che implica coproduzione e formazione di reti ibride di attori (Figura 2).

Figura 2 - I percorsi di evoluzione in Agricoltura Sociale

Seguendo questa spirale, sono gli innovatori sociali a produrre iniziative pilota che consentono di sperimentare nuove applicazioni e soluzioni. L’analisi degli esiti di queste iniziative in arene locali ibride, composte da soggetti diversamente specializzati e competenti, permette lo sviluppo di nuovi codici di comunicazione e la formazione di conoscenza condivisa tra persone non abituate a comunicare e progettare insieme. Questa fase è cruciale e problematica perché richiede metodo e capacità di animazione per allineare saperi e obiettivi e trovare soluzioni “tutti vincenti”, capaci di assicurare vantaggi estesi e il formarsi di nuove coalizioni: ad esempio tra agricoltori e operatori sociali, pubblici e del terzo settore (Figura 3). La creazione di conoscenza comune tra soggetti dotati, inizialmente, di competenze e visioni diverse, e la definizione di regole condivise, sono passaggi cruciali per replicare le iniziative pilota in altre aziende e territori. L’emergere di buone pratiche, poi, rafforza visibilità e credibilità della tematica, fino a renderla politicamente spendibile, alimentando consenso e supporto da parte dei soggetti istituzionali e l’ingresso nelle arene concertate delle politiche di sviluppo rurale, socio-sanitarie, dell’educazione, della giustizia, ecc. E’ utile osservare come il percorso dell’innovazione leghi in modo più intimo la formazione delle politiche alle dinamiche di campo e alla capacità operativa degli attori coinvolti.

Figura 3 - Gli impatti di soluzioni tutti vincenti in AS

L’agricoltura sociale nell’Unione Europea

Il progetto SoFar, nell’ambito del VI programma quadro dell’UE, ha analizzato specificità e caratteristiche dell’AS europea e, con il coinvolgimento diretto dei portatori di interesse, ha precisato strategie innovative per le politiche dell’UE. Dalla ricerca SoFar emerge come l’AS sia pratica informale che appartiene alla vita delle comunità e delle famiglie agricole tradizionali in ambienti poveri di servizi. Il diffondersi di sistemi di welfare nelle campagne e la modernizzazione agricola, ha rotto questa tradizione, impegnando le imprese agricole nella produzione della ricchezza nazionale e, lo Stato, nella diffusione dei servizi alla persona nelle campagne.
Negli anni Settanta, un poco ovunque in Europa, sono nati percorsi di nuova agricoltura da parte di giovani. Quelle esperienze, spesso ancora vitali, si caratterizzavano per lo stretto legame tra impegno produttivo e sociale. Più di recente, a seguito di iniziative scaturite dal basso da soggetti motivati, l’AS ha esteso la sua azione in molti campi, legandosi in modo non uniforme, a livello nazionale o locale, alle politiche sociosanitarie, educative, della formazione professionale, della giustizia. La diversa organizzazione e regolazione dell’AS nell’UE (Tabella 2 e Grafico 1), (Di Iacovo, 2008b) riflette un quadro asimmetrico generato dalla forte omogeneità della PAC a fronte di sistemi di welfare diversi, che riflettono cultura e competenze nazionali (Anderson, 1995, Sibilla, 2008).
Seguendo lo schema in Figura 2, l’evoluzione dell’AS in Europa presenta diversi stadi di cambiamento (Wiskerke, 2004; Brunori et al, 2008). In alcuni territori, le iniziative d’AS vivono una fase pionieristica, con pochi progetti sperimentali isolati; altrove, si consolidano grappoli di iniziative collegate, oppure, si articolano nuovi paradigmi (sistemi di conoscenza) e nuovi sistemi di regole (regimi) che rendono l’AS una pratica consolidata, diffusa e accettata dal mondo agricolo e dei servizi (Figura 4). I passaggi tra singoli stadi sono alimentati dal consolidarsi di reti di soggetti con una missione politica di cambiamento (policy network) (Di Iacovo, 2007).
Date le diversità in atto, la definizione di politiche di supporto per l’AS necessita di un’ampia gamma di strumenti, difficili da ridurre al semplice riconoscimento monetario dei servizi resi dalle aziende agricole (Di Iacovo et al, 2009). Le politiche per l’AS si legano a percorsi d’innovazione sociale e alla formazione di reti ibride che, un poco ovunque, si stanno organizzando nell’UE. Schemi di lavoro che guardano al fallimento del mercato per giustificare l’intervento pubblico, poi, contraddicono meccanismi di internalizzazione dei vantaggi pubblici prodotti legati ad attitudini di responsabilità sociale, confina le pratiche di AS entro i vincoli, angusti, della spesa pubblica, e rischia di formalizzare in modo inappropriato la valenza relazionale e inclusiva delle reti che si formano tra soggetti locali e consumatori.

Tabella 2 - La diversità dell'AS in EU in regimi differenti ed azioni di supporto

Fonte: SoFar, 2009

Grafico 1 - Consapevolezza attori pubblici ed organizzazione dell'agricoltura sociale in Europa

Fonte: SoFar, 2009

Agricoltura sociale e politiche per l’innovazione sociale nelle aree rurali

L’AS in Europa, al pari di altre innovazioni agricole e rurali, è già presente sul terreno, indipendentemente dalle riflessioni della teoria e dalle politiche di supporto attivate. Questa semplice evidenza può essere estesa ad altre innovazioni che si organizzano grazie all’intuito spontaneo di portatori di progetto. In una fase storica in cui l’innovazione dei sistemi produttivi e sociali è centrale per la possibilità di assicurare sostenibile continuità ai sistemi locali, diviene impellente definire sentieri di cambiamento radicale capaci di collaborare con uno scenario sostanzialmente mutato dell’azione pubblica e privata.
Nelle aree rurali, l’innovazione sociale ha bisogno di essere promossa e salvaguardata, in primo luogo stimolando la creazione di ambienti fertili e tolleranti al cambiamento e all’azione di soggetti sociali, pubblici e privati di diversa appartenenza. La ridondanza delle iniziative rappresenta spesso una possibile chiave di successo adattativo a fronte dell’esigenza di trovare soluzioni inusuali. Pratiche inizialmente ritenute poco comprensibili, com’è stato per l’AS degli anni Settanta, possono acquisire utilità a grande distanza di tempo. La logica settoriale e specialistica è incapace di far fronte alle esigenze di cambiamento delle aree rurali, e i servizi alla persona svolgono un ruolo cruciale per il benessere sociale ed economico dei territori (OECD, 1998, 2001, 2005). Le politiche rurali dell’Unione, ma anche quelle del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo per lo sviluppo regionale, in una logica integrata di azione (sito Europa nei link), dovrebbero, in una prospettiva rinnovata, prevedere iniziative e strumenti di supporto semplici, dotati di un basso contenuto di formalità e di limitate risorse. Strumenti quasi a perdere, capaci, però di sostenere, al di là delle rigidità formali di iniziative quali Leader, il supporto all’azione di piccoli gruppi spontanei, ibridi, per sostenerne la capacità di azione e la promozione di reti e iniziative autonome. Saranno questi gruppi a produrre realizzazioni che potranno, nel tempo, divenire patrimonio di utilità comune per la definizione di risposte innovative di cui poi politiche, istituzioni, e una più vasta platea di portatori di interesse, potrà trarre vantaggio. Ciò è avvenuto per l’AS, un’innovazione sociale che con gran rapidità è passata dall’ombra alla ribalta delle politiche di sviluppo rurale. Un cambiamento, quello dell’innovazione sociale nelle aree rurali, che riguarda lo stesso mondo della ricerca e la sua partecipazione a processi attivi di creazione di nuova conoscenza.

Figura 4 - AS: i policy network e l'evoluzione delle strutture locali 

Riferimenti bibliografici

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  • Di Iacovo F. (2004), Welfare rigenerativo e nuove forme di dialogo nel rurbano toscano, REA, n.4.
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  • Di Iacovo F. (2008) Social farming: charity work, income generation - or something else? pp 55-70, in: Dessein J. (ed) Proceedings. of the Community of Practice Farming for Health Ghent. ILVO Belgium Di Iacovo F., Ciofani D. (2005), Le funzioni sociali dell’agricoltura: analisi teorica ed evidenze empiriche, REA, 1: 78-103.
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