Politiche agricole e ambientali inerenti le risorse idriche

Politiche agricole e ambientali inerenti le risorse idriche

Principali problematiche relative ad irrigazione e ambiente

L’acqua rappresenta un fattore irrinunciabile per il settore primario; circa il 40% della produzione agricola nazionale deriva, infatti, dal comparto irriguo, mentre il rapporto tra superficie irrigata e SAU a livello nazionale è pari al 20%. Ciò deriva dal fatto che l’acqua, offrendo maggiore flessibilità e, quindi, maggior controllo sia qualitativo che quantitativo dell’offerta agricola, rappresenta uno dei più importanti fattori di competitività. Pertanto, la presenza/assenza dell’irrigazione e la qualità del servizio irriguo costituiscono fattori di sviluppo fondamentali.
L’uso irriguo dell’acqua a livello nazionale presenta specifiche caratteristiche agricole e gestionali, derivati dallo specifico assetto idrogeologico e morfologico del territorio.
In particolare, le aree del Nord presentano grandi bacini idrografici, mentre nel Sud prevalgono corsi d’acqua irregolari e di tipo torrentizio. Da tale assetto ne deriva che, storicamente, le regioni settentrionali sono state principalmente caratterizzate da problematiche incentrate sulla “difesa dalle acque”, mentre le regioni meridionali hanno dovuto affrontare ricorrenti periodi siccitosi e cronici problemi di disponibilità di risorsa idrica. Negli ultimi anni, i recenti mutamenti del clima che hanno generato periodi siccitosi anche nelle regioni centro-settentrionali, hanno reso tale distinzione meno netta.
Una sostanziale e storica differenza del fenomeno irriguo caratterizza, a livello territoriale, le regioni centro-settentrionali e quelle meridionali. Al Centro-Nord, unitamente ai grandi sistemi irrigui a scorrimento costituiti da importanti canali di irrigazione, vi è anche una estesa rete di canali aventi come principali fonti di approvvigionamento ad uso irriguo corsi d’acqua o sorgenti che, in alcuni casi, sono canali di scolo utilizzati per l’irrigazione nel corso della stagione irrigua. Nelle regioni meridionali, invece, le aree soggette alla bonifica sono limitate alle pianure alluvionali coltivate e la rete, quasi esclusivamente irrigua, è caratterizzata da grandi schemi di adduzione e distribuzione, anche interregionali, gestiti dai Consorzi di Bonifica e Irrigazione; in questi territori le principali fonti di approvvigionamento sono rappresentate dai numerosi invasi realizzati a partire dagli anni ’50.
L’agricoltura viene spesso accusata di creare notevoli problemi alle risorse idriche, sia da un punto di vista quantitativo, attraverso i continui attingimenti, sia a livello qualitativo, contribuendo all’inquinamento dei corsi d’acqua superficiali, delle falde e del suolo. A livello generale, i principali fattori, individuati a livello comunitario, e che riguardano anche il nostro Paese, inerenti il rapporto tra risorse idriche ed attività agricola sono:

  • usi produttivi dell’acqua;
  • inquinamento puntuale e diffuso generato dai prodotti chimici;
  • fenomeni di degrado del suolo (quali erosione, desertificazione, subsidenza, salinizzazione, etc.);
  • riduzione delle aree umide.

In riferimento al primo punto, l’uso di acqua per fini produttivi può generare effetti negativi sull'ambiente che si risolvono nel depauperamento dello strato acquifero, l’aumento dell’erosione dei terreni, la salinizzazione dei suoli, la contaminazione della falda freatica da minerali e la riduzione delle aree umide che porta, come conseguenza, la distruzione degli habitat naturali. Rispetto al rapporto tra disponibilità effettiva e fabbisogni irrigui, negli ultimi venti anni e, in particolare, nel triennio 2000-2002, si è assistito ad una generale e progressiva riduzione delle risorse accumulate negli invasi (in Sardegna, Sicilia, Calabria e Basilicata si concentra più del 40% della capacità di invaso artificiale italiana) e delle portate dei corsi d’acqua cui si è accompagnato, contestualmente, un aumento dei fabbisogni civili e industriali.
In relazione all’inquinamento da azoto e fosforo di origine agricola, i maggiori e più estesi problemi si riscontrano nel Nord del Paese, mentre al Sud si evidenziano specifiche problematiche solo in alcuni bacini. Per quanto riguarda l’inquinamento da fitofarmaci, le maggiori criticità sono segnalate in Lombardia (Pavese e Mantovano), in Piemonte (Alessandrino, Astigiano, Cuneese e bacino del Sesia), in Veneto (bacino scolante della Laguna di Venezia) e in Friuli (parte delle provincia di Pordenone).
L’utilizzo di fitofarmaci e fertilizzanti porta alla contaminazione locale e diffusa anche dei suoli. Con riferimento ai fenomeni di degradamento del suolo va ricordato che, a livello europeo, circa 115 milioni di ettari soffrono a causa dell'erosione del suolo dovuta al ruscellamento dell'acqua. La perdita di suolo per fenomeni di erosione è un rischio presente in tutte le aree di collina e di montagna, in particolare nelle zone prive di vegetazione, dove il suolo è particolarmente sensibile all’azione erosiva delle piogge.
Infine, il drenaggio aumenta il deterioramento delle aree umide, ma non ci sono informazioni relativamente alla loro riduzione in Europa. Le zone umide rappresentano ambienti ricchissimi di biodiversità e nel caso dell’Italia rappresentano delle zone chiave per la sosta delle specie migratrici lungo la rotta migratoria del Mar Mediterraneo centrale, che collega i continenti europeo ed africano. Le zone umide svolgono anche un ruolo importante come ecosistemi filtro, mitigando l’impatto del dilavamento degli inquinanti di origine agricola (principalmente i fertilizzanti) sugli ambienti lacustri e costieri nonché sui sistemi lagunari, alcuni dei quali minacciati dal fenomeno dell’eutrofizzazione. Svolgono, inoltre, importanti ruoli nella regolazione del ciclo delle acque e nella mitigazione degli eventi estremi (alluvioni e magre eccezionali).
Infine, insieme alle problematiche esposte, è importante ricordare che l’attività agricola e le pratiche ad essa connesse producono numerosi effetti positivi sull’ambiente e sulle risorse idriche. L’agricoltura, infatti, partecipando a definire la politica per il territorio contribuisce ad evitare il degrado territoriale e a ridurre il grado di rischio idrogeologico. Il settore primario, inoltre, può contribuire attivamente a risolvere le problematiche descritte aumentando l’efficienza della pratica irrigua, sia da un punto di vista tecnico e gestionale, sia facendo ricorso a scelte colturali più idonee alle caratteristiche agro-climatiche delle diverse aree.

Principale normativa e strumenti di programmazione per il settore irriguo e relativi risvolti sull’ambiente

In base a quanto descritto, i principali elementi di criticità del settore irriguo possono essere sintetizzati in:

  • rapporto tra disponibilità idrica e fabbisogni irrigui, problema che ha storicamente riguardato le Regioni meridionali comprese le isole e che sta diventando sempre più un fattore limitante per tutto il Paese (dato il verificarsi, nel corso degli ultimi anni, del fenomeno della siccità anche al Centro-Nord);
  • basso livello qualitativo della risorsa: deve rilevarsi che gran parte dei corsi d’acqua risultano inquinati sia dal punto di vista chimico che microbiologico.

Queste stesse priorità emergono anche a livello dell’UE che, con la direttiva quadro per le acque 2000/60/CE, ha enfatizzato l’importanza del raggiungimento di obiettivi ambientali sui corpi idrici, principalmente in termini di tutela della qualità più che della quantità, da raggiungere attraverso un approccio integrato su scala di bacino idrografico. In questa ottica anche la riforma della Politica Agricola Comunitaria presenta delle opportunità in quanto prevede la possibilità di supportare le azioni previste dalla direttiva quadro per le acque, soprattutto attraverso il disaccoppiamento, la cross-compliance, ed il rafforzamento della politica di sviluppo rurale.
La recente evoluzione normativa a livello comunitario ha lanciato una sfida importante proponendo la realizzazione di una gestione sostenibile e più razionale delle risorse naturali, attraverso lo sviluppo di interventi innovativi che possano coniugare, al contempo, la prevenzione dell’inquinamento, lo sviluppo rurale, quello industriale e la valorizzazione degli ecosistemi naturali. Tutto questo senza dimenticare l’aumento della concorrenzialità del sistema agricolo italiano, necessaria per la sopravvivenza in questo mutato quadro comunitario e mondiale.
Già i vecchi Programmi Operativi Regionali e Piani di Sviluppo Rurale relativi alla programmazione 2000-2006 prevedevano diverse misure connesse alla tematica della tutela della risorsa idrica.
La tutela qualitativa delle acque rappresentava l’obiettivo di diverse misure agroambientali, perseguibile attraverso la riduzione delle pressioni che l’agricoltura e la zootecnia esercitano sui corpi idrici, sostanzialmente in termini di rilascio di nutrienti e di sostanze pericolose che affluiscono nei copri idrici. Per quanto attiene la tutela quantitativa, era presente una specifica misura, la misura q, “gestione delle risorse idriche in agricoltura”, che prevedeva investimenti esplicitamente finalizzati all’uso dell’acqua per il settore agricolo, con obiettivi di miglioramento della gestione, razionalizzazione dell’uso e, quindi, di risparmio idrico. Si tratta, in questo caso, di interventi essenzialmente infrastrutturali.
Da un punto di vista tecnico, con i vecchi programmi, nelle regioni meridionali i fondi sono stati finalizzati prevalentemente alla riconversione dei sistemi irrigui aziendali e interaziendale ai fini del risparmio idrico (sulla captazione e la grande distribuzione intervengono prevalentemente gli investimenti nazionali), mentre nelle regioni centro settentrionali si sono concentrati sull’adeguamento e la razionalizzazione di reti obsolete, il completamento di impianti esistenti, ma anche nuove opere di approvvigionamento e di potenziamento degli impianti irrigui, quali vasche di accumulo e nuove piccole opere di captazione. Inoltre, ad eccezione dell’area umbro-toscana, le regioni centrali nonostante i problemi di approvvigionamento e distribuzione che caratterizzano il settore irriguo hanno dedicato scarsa attenzione a tale tematica.
Dal nuovo Regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale, (CE) n. 1698/05 emerge chiaramente che la componente territoriale di tale politica ha lo scopo di accompagnare l’agricoltura nella realizzazione della sua multifunzionalità, ed in particolare nel suo importante ruolo di gestione del territorio, integrandolo in una economia rurale diversificata, in modo da contribuire allo sviluppo socioeconomico delle zone rurali.
La programmazione 2007/2013 dovrà, infatti, prevedere alla realizzazione di una gestione sostenibile e più razionale delle risorse naturali. In accordo con quanto stabilito nel corso della Dichiarazione di Dublino relativa ad acqua e ambiente (1992) sarà importante riuscire a contemplare la dimensione ecologica (l’acqua è una risorsa vulnerabile e scarsa), quella sociale (esigenza di un approccio partecipatorio e democratico nelle decisioni di politica dell’acqua) ed economica (acqua come bene economico da allocare in maniera efficiente). Sarà, pertanto, opportuno sviluppare interventi innovativi che possano coniugare, al contempo, la prevenzione dall’inquinamento, lo sviluppo rurale, lo sviluppo industriale e la valorizzazione degli ecosistemi naturali.
A livello centrale il Piano Strategico Nazionale, che aveva l’obiettivo di dare indicazioni sulle strategie di sviluppo da individuare, relativamente alla gestione delle risorse idriche, ha prodotto un documento di accompagnamento nel quale sono stati indicati gli obiettivi generali da perseguire rappresentati da:

  • il miglioramento dell’efficienza della gestione della risorsa idrica in agricoltura, in modo da assicurare il risparmio idrico, energetico e la tutela idrogeologica del territorio, in un’ottica di minor impatto ambientale possibile, anche attraverso l’adeguamento e l’ammodernamento delle opere;
  • a riduzione del rilascio di inquinanti (nutrienti e fitofarmaci) nei corpi idrici, con obiettivi di tutela qualitativa.

Partendo da questi macro obiettivi sono state, inoltre, individuate quattro possibili categorie di obiettivi specifici, da verificare a livello territoriale, in virtù delle esigenze specifiche che dovranno emergere a livello regionale anche in base alla localizzazione degli interventi definita a livello regionale:

  • tutela e miglioramento quantitativo della risorsa idrica;
  • tutela e miglioramento qualitativo della risorsa idrica;
  • aumento dell’efficienza gestionale degli schemi idrici;
  • tutela idrogeologica del territorio.

Infine, è bene ricordare che tutti e quattro gli assi previsti dal Regolamento sullo sviluppo rurale possono contribuire a realizzare gli obiettivi individuati ai fini della tutela delle risorse idriche in maniera sia diretta che indiretta.

Riferimenti bibliografici

  • Associazione Nazionale Bonifiche, Irrigazioni e Miglioramenti fondiari (2002): L’azione della bonifica e dell’irrigazione in Italia – Monografie per ambiti territoriali
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  • INEA (2007): Uso irriguo dell’acqua e principali implicazioni di natura ambientale, INEA Roma
  • Mathieu Carole: Keynote on the interaction of Common Agricultural Policy and the implementation of the Water Framework Directive, 2nd Policy- Workshop: Interaction of CAP and the implementation of the WFD, 4/5th April 2005, Brussels, Belgium
  • Zaccarini C. e Zucaro R. (a cura di) (2005): Risorse idriche e sviluppo rurale – Contributo tematico alla stesura del Piano Strategico Nazionale, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
  • Zucaro R. (a cura di) (2004): Rapporto di analisi degli investimenti irrigui nelle regioni centro settentrionali, Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA)
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