Il commercio dell’olio d’oliva e i Paesi del bacino mediterraneo: struttura e competitività

Il commercio dell’olio d’oliva e i Paesi del bacino mediterraneo: struttura e competitività
a Università di Pavia, Dipartimento di Ricerche Aziendali

Introduzione

A partire dal 1998 l’Unione Europea (UE) e i Paesi del Sud Mediterraneo hanno sottoscritto alcuni accordi volti a definire per il 2010 un’area di libero scambio nel Mediterraneo nel rispetto delle regole fissate dalla Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO). Il commercio dei prodotti agricoli è stato incluso in questo processo e per esso è previsto un processo di liberalizzazione per stadi.
Nel bacino mediterraneo il settore dell’olio di oliva ha un’importanza strategica che emerge considerando la produzione, il consumo e il commercio. In quest’area si concentra la quasi totalità della produzione mondiale di olio d’oliva con Spagna, Italia e Grecia che detengono più dell’80% dell’output totale, seguite da quattro paesi extra-UE, Siria, Turchia, Tunisia e Marocco (13% della produzione totale). Inoltre, il consumo è concentrato nei Paesi principali produttori: il 70% circa è detenuto dall’UE, con Italia e Francia che assorbono quasi il 50% della domanda complessiva.
Infine, all’area euro-mediterranea appartiene il 98% delle esportazioni mondiali di olio d’oliva e il 54% delle importazioni, in un mercato sempre più integrato: le esportazioni, soprattutto dopo il 1997, sono aumentate ad un ritmo superiore a quello della produzione.
In questo lavoro, ai fini della comprensione del possibile impatto derivante dal processo di liberalizzazione in corso è stata svolta una prima analisi della posizione e della specializzazione commerciale dei Paesi mediterranei nel segmento dell’olio d’oliva.

Metodologia

L’analisi empirica ha fatto riferimento a cinque indicatori quantificati attraverso i dati di fonte FAO per il periodo 2000-2004, rispetto ai 16 Paesi euro-mediterranei. Con riferimento all’intervallo temporale considerato, 5 paesi del campione sono dell’UE-15, ovvero Grecia, Italia, Francia, Spagna e Portogallo, mentre gli altri sono i partner mediterranei nel processo di Barcellona, vale a dire: Marocco, Algeria, Tunisia, Malta, Egitto, Cipro, Giordania, Siria, Israele, Libano e Turchia. L’Autorità Palestinese non è stata presa in considerazione per la mancanza di dati.
Il primo gruppo di indicatori considerato ha permesso di evidenziare la posizione commerciale relativa dei paesi analizzati in termini di quote di mercato sia per le esportazioni, sia per le importazioni.
Lo standardized trade balance ha consentito, successivamente, di porre in evidenza il peso del saldo commerciale di olio d’oliva sul totale dei flussi commerciali del prodotto, offrendo una prima indicazione della specializzazione, in considerazione del fatto che all’aumentare dell’indicatore anche la competitività dovrebbe migliorare.
Un’indicazione più accurata del vantaggio o dello svantaggio commerciale è stata ricavata quantificando l’indice dei vantaggi commerciali netti relativi che, attraverso le sue componenti, ha consentito di analizzare tali aspetti anche dal lato delle esportazioni e delle importazioni.
Infine, l’indice del vantaggio competitivo relativo ha permesso di evidenziare l’importanza del settore per la specializzazione internazionale del paese (per un puntuale riferimento alle formule utilizzate si veda Sassi, 2003).

Risultati

Come precedentemente evidenziato, l’area euro-mediterranea nel 2003-2004 detiene in media quasi il 98% delle esportazioni totali, quota che si è mantenuta stabile tra il 2000 e il 2004, e oltre il 54% delle importazioni complessive, con un aumento del 10,6% nel quinquennio considerato (Tabella 1).

Tabella 1 – Quota di mercato delle esportazioni (EMS) e delle importazioni (IMS) per paese, 2000/2004 (valori medi e variazioni %)

Fonte: ns. elaborazione dati FAO

In tale contesto, la Spagna e l’Italia sono i principali attori con una quota di mercato dal lato delle esportazioni pari, rispettivamente, al 43,35% e al 32,41%.
Per la maggior parte dei paesi considerati l’area euro-mediterranea rappresenta il primo mercato di destinazione e origine dei propri flussi commerciali (Tabella 2).

Tabella 2 - Quota di esportazioni (X) ed importazioni (M) sul mercato euro-mediterraneo per paese, 2000-2004 (valori medi e variazioni %)

Fonte: ns. elaborazione dati FAO

Ad esempio, il 70% delle esportazioni di olio d’oliva della Spagna sono in quest’area, così come l’80% delle sue importazioni. Dal lato delle esportazioni, una eccezione di rilievo è costituita dall’Italia, per la quale il Nord America e la Germania rappresentano importanti mercati di sbocco.
I paesi mediterranei dell’UE-15 sono i principali mercati di destinazione e origine dei flussi commerciali di olio d’oliva (Tabella 3).

Tabella 3 - Quota di esportazioni (X) ed importazioni (M) euro-mediterranee destinate al mercato dei paesi mediterranei dell’UE- 15, 2000/2004 (valori medi e variazioni %)

Fonte: ns. elaborazione dati FAO

Per esempio, il 98% delle esportazioni spagnole e il 97% di quelle italiane di olio d’oliva nel bacino mediterraneo si concentrano nei Paesi mediterranei dell’UE-15. Quest’area è di particolare importanza anche per i Paesi della sponda sud del Mediterraneo.
In questo contesto emerge il ruolo dell’Italia come importante area di destinazione delle esportazioni di Spagna, Marocco, Tunisia, Cipro, Siria, Turchia e Grecia.
Con riguardo ai valori assunti dall’indice di vantaggio commerciale relativo riferito alla media 2003/2004, i Paesi dell’area mediterranea si distinguono in due gruppi:

  • Grecia, Spagna, Tunisia, Cipro, Siria, Giordania, Libano, Marocco e Turchia che presentano un vantaggio netto nel commercio dell’olio di oliva;
  • Egitto, Israele, Algeria, Francia, Italia, Malta e Portogallo caratterizzati da uno svantaggio netto.

Considerando la variazione 2000/01 – 2003/04, le due categorie sono state ulteriormente suddivise in base all’intensità della variazione come illustrato dalla Tabella 4.

Tabella 4 – Vantaggio commerciare relativo per paese

Tutti i Paesi considerati, ad eccezione di Egitto, Israele, Algeria e Francia, hanno inoltre un vantaggio relativo nelle esportazioni di olio di oliva. Infine, per i paesi caratterizzati da un vantaggio competitivo netto l’olio di oliva è strategico per la loro specializzazione internazionale e per Grecia, Spagna, Tunisia e Siria il settore è strategico anche rispetto al livello di produzione.

Conclusioni

L’analisi ha posto in evidenza come la struttura del commercio di olio di oliva rappresenti una complessa rete con caratteristiche distintive rispetto al commercio delle altre commodity agricole. Tra queste, vi è, anzitutto, il ruolo giocato dall’Italia. Il paese si distingue per la sua posizione di principale importatore e, allo stesso tempo, esportatore dell’area mediterranea e per la diversificazione delle aree di destinazione delle sue esportazioni in un mercato significativamente concentrato e principalmente orientato al mercato europeo.
Un’ampia quota di olio di oliva importata è trasformata ed imbottigliata in Italia insieme alla produzione interna e, con un’etichetta italiana, è destinata sia al consumo interno sia all’esportazione. Quest’ultima parte è destinata per la quantità maggiore al mercato mondiale (USA e Canada) e la rimanente parte al mercato europeo, principalmente a quello tedesco.
La specifica struttura del commercio di olio di oliva rinforza, inoltre, l’importanza e il possibile impatto del trattamento preferenziale dei produttori agricoli nel mercato euro-mediterraneo.
La rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie potrebbe aumentare la pressione competitiva in quest’area, in particolare da parte degli Stati non membri che sono caratterizzati da significativi vantaggi comparati. Si tratta, in particolare, della Tunisia, ma anche della Turchia, Libano e Siria. Se questi paesi fossero in grado di trarre vantaggio da tale situazione, l’effetto positivo potrebbe essere per loro rilevante in termini di miglioramento non solo del reddito agricolo, ma anche in quello delle aree rurali dove la produzione olearia ha un ruolo centrale soprattutto per la mancanza di opportunità di reddito alternative.
Questo aspetto è di particolare rilevanza per l’UE e i suoi Paesi tradizionali produttori di olio di oliva e, soprattutto, per l’Italia. Sul mercato europeo la produzione di olio di oliva è crescente e, in uno scenario in cui la competitività dall’esterno è destinata ad accentuarsi, il ruolo dei nuovi mercati diventa di fondamentale importanza nel preservare l’equilibrio di mercato e nell’assicurare che non si determinino eccedenze strutturali. In tale contesto, la qualità e gli standard di sicurezza insieme a efficaci programmi promozionali potrebbero contribuire in maniera significativa a sostenere la domanda dei nuovi mercati.
Infine, vanno sottolineati i possibili effetti negativi che l’aumento della pressione competitiva potrebbe avere nelle aree svantaggiate dell’UE, dove la produzione di olio di oliva ha un ruolo centrale non solo in termini economici, ma anche sociali, culturali e ambientali. In queste aree dovrebbe essere valutata l’opportunità di attuare appropriate misure di natura strutturale volte a preservare e a rendere più efficiente il settore.

Riferimenti bibliografici

  • ADE (2002), Evaluation des impacts des principales mesures de l’OCM dans le secteur de l’huile d’olive, [link]
  • INEA (1998), Rapporto sull’olio di oliva, Roma.
  • Sassi M. (2003), “The competitiveness of agricultural products in world trade and the role of the EU”, 25th International Conference of Agricultural Economists “Reshaping Agriculture’s Contribution to Society”, Durban, South Africa, 16-22 August.
  • UNCTAD (2006a), Olive oil - Quality, [link].
  • UNCTAD (2006b), Olive oil - Market, [link].
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