La realtà produttiva del Prosecco
Come è noto la riforma del settore vitivinicolo approvata dal Consiglio dell’Unione Europea il 19 dicembre 2007 si propone di aumentare la competitività dei viticoltori comunitari, rafforzare la fama del vino europeo, recuperare i vecchi mercati nonché conquistarne di nuovi. Questi obbiettivi dovrebbero essere raggiunti attraverso regole chiare, semplici ed efficaci che assicurino l’equilibrio tra la domanda e l’offerta e che preservino nel contempo le produzioni tradizionali rafforzando, quindi, il tessuto sociale ed ambientale delle aree rurali. La riforma che entrerà in vigore, anche se con varie eccezioni, il 1° agosto 2008, lascia immutata nella sostanza la precedente OCM.
Fra le novità più importanti ci sono: l’estirpazione volontaria di 175 mila ettari di vigneto, l’eliminazione graduale dei diritti d’impianto, e la normativa sull’etichettatura. Per una trattazione completa si rimanda a Pomarici-Sardone, su questo numero.
Le implicazioni che tale riforma può avere sulla realtà vitivinicola italiana sono diversificate in relazione ai diversi ambienti. Un giudizio univoco non può prescindere dall’attenta analisi di ciascuna realtà. Al riguardo si sviluppano di seguito alcune riflessioni attinenti il distretto del Prosecco, che comprende diversi comuni nella parte più a Nord della provincia di Treviso. In questa area la maggior parte dei vigneti sono dedicati alla varietà Prosecco. L’omonimo vino ha dimostrato negli ultimi anni un trend di crescita costante (tabella 1). Questa crescita è dovuta al rafforzamento dei mercati tradizionali ma in particolar modo dalla conquista di nuovi mercati.
Tabella 1 - Elementi di inquadramento del mercato del Prosecco DOC Conegliano Valdobbiadene
Fonte: Rapporto del distretto 2007
Il successo ottenuto dal Prosecco è dovuto principalmente a tre fattori: incontra il gusto dei consumatori, ha un ottimo rapporto qualità prezzo e si colloca nella fascia premium tra i 3 e gli 8 euro. A dispetto di una domanda divenuta ormai globale l’offerta invece è concentrata in poche province del Nord Est ed in particolare nella Marca Trevigiana. La produzione è imperniata su due aree DOC di cui la principale è quella di Conegliano e Valdobbiadene che coinvolge 2800 viticoltori, 460 vinificatori e 153 case spumantistiche.
Secondo l’ultimo rapporto dell’osservatorio economico del distretto del Prosecco, la produzione di Prosecco si aggira sui 150 milioni di bottiglie di cui 50 milioni di Prosecco DOC. La produzione di IGT copre il 66% ed essa si è sviluppata nel tempo in stretta relazione con la produzione di maggior livello qualitativo. La maggior parte delle aziende produce infatti entrambe le tipologie che sono poi destinate a canali diversi (Grafico 1).
Grafico 1 - Percentuali dei vari cali distributivi per Prosecco Frizzante e Spumante DOC ed IGT
Fonte: Rapporto del distretto 2007
Le esportazioni raggiungono il 60% per quanto riguarda il Prosecco frizzante IGT, ed il 30% nel caso del Prosecco spumante DOC. I mercati principali europei sono la Germania e la Svizzera mentre nel resto del mondo i mercati maggiori sono quelli degli USA e Canada (Grafico 2).
Grafico 2 - Mercato estero per il Prosecco Spumante DOC
Fonte: Rapporto del distretto 2007
Implicazione della nuova OCM sulla realtà vitivinicola del Prosecco
Le probabili ricadute derivanti dall’applicazione della nuova OCM alla realtà vitivinicola del Prosecco presentano aspetti contrastanti e complessivamente negativi. Fra gli aspetti positivi va segnalato innanzitutto la gradualità prevista per la soppressione del regime dei diritti di impianto. Per un vino che sta vivendo una congiuntura favorevole, l’abolizione immediata del regime avrebbe potuto determinare un forte aumento della produzione a discapito della qualità e dell’equilibrio di mercato e quindi del livello dei prezzi. Questo rischio è particolarmente evidente per il prodotto ad indicazione geografica, la cui redditività si regge sul rapporto sinergico che le imprese sono in grado di instaurare con la produzione DOC. Per quest’ultima tipologia produttiva l’abolizione dei diritti di impianto non comporterebbe infatti variazioni significative della produzione per il fatto che nella zona di produzione sono rimaste solo poche aree marginali da sfruttare. Il vino ad indicazione geografica tipica invece può contare su un potenziale produttivo relativamente elevato utilizzando nuove superfici, in particolare quelle derivanti dalla riconversione di vitigni economicamente meno redditizi. A tal proposito importante è il fatto che la nuova OCM preveda che le uve atte a produrre vini DOC debbano essere raccolte e trasformate nell’area d’origine risolvendo cosi la diatriba in merito alla comparazione dei vini DOC ai prodotti DOP. Per quanto concerne i vini IGT, resta in sospeso la questione riguardante l’istituzione di una certificazione che renderebbe gravosa una procedura finora relativamente snella.
Altrettanto favorevole per la realtà del prosecco è il fatto che la normativa preveda che non possano essere vinificati nel territorio dell'Unione mosti provenienti dai paesi terzi e vieti la miscelazione dei suddetti con i mosti ed i vini europei. Nel caso del Prosecco c’è il rischio di importazione di mosto e vino da paesi vicini come quelli della Ex Jugoslavia, la Romania e la Bulgaria dove ci sono varie zone con microclima simile al area veneta. Positivo è anche il fatto che per i vini spumanti siano state confermate le regole di produzione dei vini di qualità e le deroghe esistenti che riguardano il Prosecco spumante. Il venir meno di queste disposizioni rischierebbe di compromettere la qualità del prodotto e provocherebbe un sicuro disorientamento del consumatore.
Secondariamente, altrettanto positivo è il giudizio che si ritiene di esprimere sul mantenimento di alcune misure di sostegno già operanti nell’attuale OCM quali la riconversione ed il miglioramento dei vigneti. Sulla base dell’esperienza degli ultimi anni si può ritenere che l’intervento a favore della ristrutturazione e riconversione dei vigneti possa avere un impatto positivo soprattutto per il potenziale viticolo sulle aree più carenti sul piano della meccanizzazione. Tuttavia questa misura potrebbe accentuare lo svantaggio della produzione di collina rispetto a quella di pianura.
Altre misure importanti sono gli aiuti ai mosti come pure l’introduzione di nuovi strumenti come la vendemmia verde, l’assicurazione del raccolto e la promozione sui mercati dei paesi esteri. Una parte della dotazione finanziaria sarà infatti allocata volontariamente da ogni stato nella promozione del vino europeo nei paesi terzi. Quest’ultimo aspetto assume particolare importanza per un prodotto come il Prosecco che destina la quota prevalente della produzione ai mercati esteri. La promozione nei nuovi mercati non è sempre agevole a causa della forte concorrenza dei paesi produttori di vino emergenti. Essa risulta indispensabile per supportare lo sforzo messo in atto dai produttori soprattutto nell’area del Nord America dove il prodotto sta incontrando un successo significativo che ridiede ora il raggiungimento di una massa critica minima per potersi consolidare.
Fondamentale è il ruolo delle organizzazioni di prodotto ed interprofessionali a cui vengono affidati i compiti di condurre la sfida della competitività, rispetto ai quali si pone però il problema di raccordo con gli attuali consorzi di tutela. Attualmente ai consorzi è affidato il controllo della qualità e il monitoraggio dei mercati e sarebbe auspicabile che essi potessero avere un ruolo sulle proposte di piani di sviluppo.
Per una realtà produttiva come quella del Prosecco DOC Conegliano e Valdobbiadene, che ha una forte valenza ambientale, c’è l’opportunità di favorire l’adozione di buone pratiche ambientali sfruttando gli interventi del secondo pilastro della PAC. Oltre la metà del territorio si trova infatti in zona collinare e di difficile meccanizzazione e quindi grazie alla PAC sarà possibile rafforzare gli interventi per compensare il differenziale di costi delle operazioni in verde, trattamenti e raccolta. Le misure di intervento filo ambientale trovano giustificazione anche nel fatto che, come dimostrano recenti studi di distretto, c’è un forte impatto positivo sui consumatori e sui turisti del paesaggio collinare dell’area di produzione.
Queste misure potranno perciò accrescere l’immagine del prodotto oltre che rafforzare ulteriormente l’attività enoturistica che attualmente conta 54 agriturismi, una strada del vino, circa duecentomila presenze all’anno con un trend di crescita degli ultimi anni di circa il 3%.
L’insieme di questi aspetti positivi rischiano di essere vanificati e portare ad un giudizio complessivamente non favorevole in relazione alla controversa disposizione prevista per l’etichettatura. In particolare preoccupano i produttori le disposizioni dell’ art. 50 com 2. Esso infatti da agli Stati membri la possibilità di ammettere che i produttori possano indicare per i vini senza una denominazione di origine protetta o indicazione geografica protetta (vino da tavola) l’annata e la varietà di uva. Anche se questa disposizione non avrà conseguenze dirette nel nostro paese, può tuttavia essere adottata da altri paesi europei e più in generale da paesi extra europei. C’è il rischio molto elevato che il Prosecco che è attualmente un vino varietale possa essere imitato da produttori stranieri con un conseguente grave danno per l’economia vitivinicola del Nord Est.
Riferimenti bibliografici
- Centro studi di distretto del Prosecco DOC di Conegliano e Valdobbiadene: Rapporto sull’evoluzione del distretto e dinamiche dei mercati 2007
- Pomarici E., Sardone R., in questo numero