E’ stato recentemente pubblicato il volume conclusivo della ricerca europea REAPBALK (Rural Employment and Agricultural Perspective in the Balkan Applicant Countries). La ricerca, durata tre anni (2001-2004), è stata finanziata dal 5° programma quadro comunitario (Quality of Life and Management of Living Resources - Key Action 1.1.1.-5.5: “New tools and models for the integrated development of rural and other relevant areas”). Il progetto è stato realizzato sotto la responsabilità scientifica di Franco Sotte ed è stato gestito presso il Dipartimento di Economia dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona.
Il volume, curato da Andrea Bonfiglio, Roberto Esposti e Franco Sotte, raccoglie i contributi finali dei sette gruppi di ricerca provenienti dai seguenti paesi: Italia, Bulgaria, Croazia, Grecia, Romania, Slovenia e Regno Unito.
L’originalità della ricerca risiede nel considerare l’intero territorio come unità di analisi e nel tentativo di valutare gli effetti complessivamente prodotti dall’insieme di politiche di sviluppo rurale (primo e secondo pilastro), strutturali e di coesione sull’intera economia attraverso la conoscenza dei legami intersettoriali. In particolare, lo studio è volto ad analizzare, mediante l’impiego della metodologia Input-Output (I-O), le prospettive di sviluppo nel medio termine di determinate regioni rurali all’interno di 5 paesi dell’area “balcanica”: Bulgaria, Croazia, Grecia, Romania e Slovenia.
La scelta di questa area di studio è dipesa anzitutto dalla caratteristica comune dei paesi considerati di localizzarsi geograficamente in un’area cruciale per la stabilità futura dell’Europa e dell’UE e in secondo luogo dal fatto che, oltre a rappresentare un importante laboratorio per lo sviluppo di ricerche di carattere economico e rurale, questi paesi possiedono specifiche condizioni di sviluppo nonché differenti rapporti nei confronti dell’UE (membri, candidati o altro).
La ricerca ha dimostrato l’importanza che le relazioni intersettoriali rivestono nella misurazione e la valutazione degli effetti e delle finalità delle politiche comunitarie. Trascurare l’esistenza dei legami produttivi fra i settori non consente infatti di cogliere appieno gli effetti complessivi generati da una politica anche espressamente orientata ad un dato settore. Ciò è particolarmente vero per le politiche di sviluppo rurale che, a differenza di quelle rivolte esclusivamente ad un settore, contemplano misure indirizzate ad una pluralità di attività produttive. Infine, ma non da ultimo, la ricerca ha messo in evidenza come una politica di sviluppo rurale sia in grado di favorire concretamente lo sviluppo economico nelle aree meno avvantaggiate, diversamente da una politica agricola settoriale i cui effetti rimangono circoscritti e tendono ad esaurirsi nel breve-medio periodo.
Bonfiglio A., Esposti R. e Sotte F. (2006) (a cura), Rural Balkans and EU Integration. An Input-Output Approach, Associazione "Alessandro Bartola", Università Politecnica delle Marche, Franco Angeli, Milano.