Abstract
L’effetto negativo del progressivo impoverimento del tessuto sociale nelle comunità locali sull’agricoltura delle aree marginali è ancora ampiamente sottovalutato. L’innovazione sociale potrebbe essere un modo per arginare tale problema e permettere la connessione delle attività agricole con i bisogni della collettività contemporanea, tra cui la generazione di servizi sociali rivolti a categorie fragili, in un’ottica multifunzionale.
Introduzione
Il rapido sviluppo economico avvenuto durante la seconda metà del XX secolo in Italia, è stato caratterizzato da una forte crescita dei settori industriale e terziario, che ha determinato una progressiva migrazione della popolazione dalle aree rurali verso le aree urbane. I principali fattori che hanno provocato tale trasformazione sono stati sia le opportunità di lavoro, sia le aspettative di una migliore qualità della vita urbana rispetto a quella rurale, da parte delle persone più giovani e relativamente più istruite.
Tale processo è avvenuto in modo simile, seppure in epoche e con dinamiche diverse, in diverse nazioni dell’EU e del resto del mondo, determinando un generalizzato spopolamento delle campagne e, in particolar modo, delle aree montuose e interne, e un progressivo ampliamento delle aree urbane industrializzate e maggiormente dotate di servizi.
Questo fenomeno era ben conosciuto anche in passato e le sue dinamiche sono state già ampiamente analizzate dagli studiosi di quel periodo. Del resto, anche la teoria economica ha interpretato positivamente la migrazione del capitale umano (le persone) dai settori meno produttivi (l’agricoltura) ai settori più innovativi e remunerativi (l’industria e il terziario), partendo dal presupposto che il settore primario è destinato ad avere un ruolo piuttosto limitato, nelle economie dei paesi industrializzati.
Tuttavia, la disciplina economica non è riuscita a cogliere l’importanza del capitale umano nella costituzione di un tessuto sociale robusto e coeso, che costituisce la base di riferimento su cui poggiano tutti gli elementi del sistema economico: la domanda, l’offerta, il mercato, gli agenti economici, le relazioni, ecc... Nel giro di alcuni decenni, alcuni territori hanno subito un processo irreversibile di “sfibramento” del tessuto socio-economico che li caratterizzava, determinandone un inevitabile declino, destinato a protrarsi in modo inarrestabile nel tempo, fino alla totale desertificazione. D’altro canto, altri territori, quelli urbani, si sono arricchiti di nuove risorse e capacità e, anche a seguito dell’insorgere di nuove problematiche (es. la crescita, il governo e il presidio delle periferie), si sono dimostrati capaci di individuare nuove soluzioni e di stimolare la nascita di nuove opportunità, anche di natura economica (es. nuovi bisogni, domanda di nuovi beni e servizi, crescita e lo sviluppo di nuove imprese e nuove soluzioni organizzative e istituzionali).
Cosa è successo nelle aree rurali durante gli ultimi decenni? Grazie al progresso tecnologico, che ha determinato una straordinaria crescita delle rese produttive e ha permesso la sostituzione del lavoro con il capitale (es. attraverso la meccanizzazione), l’agricoltura ha continuato a svolgere il proprio ruolo nel sistema economico generale: la produzione primaria è addirittura aumentata nel corso degli anni, e questo ha permesso la crescita degli altri settori economici.
La distruzione del tessuto sociale nelle aree rurali non ha generato effetti tangibili immediati; la progressiva riduzione dei servizi locali alla popolazione rurale è stata compensata (almeno in linea teorica, laddove era possibile) dalla maggiore fruibilità di quelli erogati nei centri urbani, che sono divenuti più raggiungibili, grazie ai miglioramenti della mobilità (es. investimenti nelle infrastrutture viarie e investimenti privati nei mezzi di trasporto). Anche sfruttando le nuove tecnologie di comunicazione digitale, alle comunità rurali verrà consentita solo la possibilità di fruizione dei servizi, mentre la generazione degli stessi e, di conseguenza, le opportunità lavorative extra-agricole, resteranno sempre più concentrate nelle aree urbane.
Ad ogni modo, l’effetto dello “sfibramento” del tessuto sociale, si è iniziato ad avvertire in primo luogo in materia ambientale, quando ci si è resi conto che l’agricoltura declinata in senso strettamente produttivistico aveva determinato uno sfruttamento progressivo dei territori, causando danni irreversibili all’ecosistema e al paesaggio. Tale consapevolezza ha richiesto significativi interventi di politica agricola, in una chiave più ambientalista. Il senso civico e di identità territoriale, che imponevano alle popolazioni rurali di tutelare l’ambiente in cui vivevano, in quanto era la risorsa principale da cui dipendeva il sostentamento delle future generazioni, è venuto a mancare a seguito dello spopolamento, e si è tentato di correre al riparo, introducendo meccanismi di pagamenti compensativi, volti a incentivare buone pratiche mirate alla conservazione di alcune risorse naturali, di volta in volta identificate.
Solamente negli ultimi tempi anche gli economisti hanno acquisito una certa consapevolezza dell’importanza di rafforzare il legame esistente tra l’agricoltura, l’ambiente, e le comunità locali, riconoscendo l’importanza di considerare la complessità che emerge tra una molteplicità di attori, aventi ruoli e responsabilità diverse. Ancorché gli agricoltori non siano più i principali costituenti della comunità rurale (sebbene ne siano una parte integrante fondamentale), sono ancora coloro che realmente esercitano un forte ruolo di presidio di gran parte del territorio rurale.
Già partire dagli anni ‘80, sono stati fatti dei tentativi di ripristinare il sistema delle relazioni locali, per integrare gli agricoltori nel sistema economico e per migliorare la qualità della vita delle comunità rurali. Il programma Leader, in tal senso, ha segnato un cambiamento di rotta nell’agenda politica Europea, in quanto ha stimolato la creazione di sistemi di relazioni tra gli attori locali, partendo dai bisogni delle comunità, e puntando alla cosiddetta “progettazione dal basso”, tesa a valorizzare le risorse locali e a generare nuove opportunità economiche e di miglioramento della qualità della vita.
In un certo senso, i programmi Leader (nelle varie edizioni che si sono susseguite fino ai giorni nostri) possono essere considerati i precursori dell’Innovazione Sociale, in quanto erano anche tesi a rafforzare il “capitale sociale”, ovvero il sistema di relazioni tra gli attori locali (Shucksmith, 2000).
Pertanto, la vera novità che si sta sempre più evidenziando negli ultimi anni, non riguarda particolarmente gli aspetti metodologici oppure gli strumenti di intervento ma, piuttosto, l’approccio paradigmatico al problema dello sviluppo economico e, nello specifico, dell’agricoltura nelle aree rurali. Il rafforzamento del sistema delle relazioni sociali, dall’essere una sorta di “impatto desiderato” che emerge dalle iniziative finalizzate allo sviluppo economico, assume invece un ruolo centrale, in quanto si ritiene che il rafforzamento della struttura sociale delle comunità rurali, costituisca le premesse per la progettazione e realizzazione di iniziative rivolte al perseguimento di obiettivi economici e sociali.
Tale nuovo approccio apre scenari interpretativi e di analisi molto ampi ed ambiziosi, ma che potrebbero indurre a ritenere che qualsiasi iniziativa di rafforzamento delle relazioni sociali potrebbe essere considerata una Innovazione Sociale inclusi, ad esempio, il volontariato, i movimenti politici, le funzioni delle istituzioni pubbliche, e perfino le imprese private che producono servizi.
A tal riguardo, il consorzio SIMRA, costituito grazie al finanziamento del progetto Europeo H2020 “Social Innovation in Marginalised Rural Areas”, ha apportato un notevole incremento di conoscenze, alcune delle quali verranno accennate nel prossimo paragrafo, e che si possono riassumere come segue: una definizione operativa di Innovazione Sociale, un quadro teorico di riferimento per individuare gli elementi che la caratterizzano e le dinamiche più rilevanti, e una collezione di strumenti per effettuare degli esercizi di valutazione.
Nel prossimo paragrafo si illustreranno i principali avanzamenti nella conoscenza dell’Innovazione Sociale emersi dal progetto SIMRA. Nel paragrafo successivo, sono presentati due casi studio, che consentono di comprendere in modo più chiaro l’importanza di un quadro teorico e metodologico chiaro e consistente, per mettere in luce gli impatti di iniziative di innovazione sociale che, essendo principalmente di natura intangibile, rischiano di passare inosservati. Infine, nell’ultimo paragrafo verranno riportati alcuni spunti di discussione e le considerazioni conclusive.
Quadro concettuale dell’Innovazione Sociale
Diverse sono le definizioni di Innovazione Sociale presenti nella letteratura scientifica e che sono state utilizzate nel corso degli anni, ma avevano il limite di non essere state concepite specificamente per lo sviluppo delle aree rurali marginali dei diversi contesti socio-culturali presenti nel territorio dell’UE. A tal fine, il consorzio SIMRA ha elaborato una ulteriore definizione di Innovazione Sociale, in grado di delineare i cosiddetti “confini del sistema”, ovvero ciò che è compreso dalla definizione, e ciò che viene escluso. La definizione elaborata alla fine di un intenso dibattito interdisciplinare è la seguente: “the reconfiguring of social practices, in response to societal challenges, which seeks to enhance outcomes on societal well-being and necessarily includes the engagement of civil society actors” (Polman et al., 2017).
La definizione mette in evidenza il ruolo centrale del miglioramento del benessere sociale, che deve necessariamente avvenire attraverso l’inclusione e il coinvolgimento attivo della società civile. Pertanto, pur non escludendo a priori iniziative di creazione di nuove imprese che abbiano anche scopo di lucro, l’enfasi viene posta sul perseguimento di obiettivi di natura sociale e sul fatto che diversi attori della società civile debbano essere coinvolti attivamente come, ad esempio, le associazioni di volontariato e gli enti morali, ma anche le istituzioni pubbliche preposte alla fornitura di servizi sociali.
Tale definizione esclude dall’Innovazione Sociale tutte quelle iniziative che sono promosse da singoli attori o organizzazioni che, pur perseguendo finalità sociali, non prevedono il coinvolgimento attivo della società civile. Allo stesso modo, sono escluse le iniziative promosse da movimenti politici, in quanto non opererebbero specificamente la riconfigurazione delle pratiche sociali come, ad esempio, la messa a punto di accordi e programmi d’intervento con altri attori della società civile, con cui attivamente collaborare per il raggiungimento di un miglioramento del benessere sociale.
Un altro risultato del consorzio SIMRA consiste nella messa a punto di un quadro teorico che consente di individuare gli elementi costituenti di una iniziativa di Innovazione Sociale, e il loro ruolo, in un contesto operativo. A tal riguardo, si propone il quadro concettuale rappresentato in figura 1, da cui emerge che l’Innovazione Sociale si fonda sull’esistenza di bisogni sociali espressi oppure latenti, il cui soddisfacimento richiede un coinvolgimento della società civile. Il contesto è un elemento cruciale; ogni iniziativa è unica nel suo genere, proprio in virtù di tale caratteristica. Questo aspetto costituisce un ostacolo molto rilevante per la replicabilità di casi di successo in altri territori. Un altro elemento di rilievo è la cosiddetta “agenzia” , ovvero il nucleo promotore, formato da persone particolarmente motivate e dotate di capacità visionaria, che sono impegnate nella progettazione delle attività preparatorie al progetto innovativo. L’innovazione si realizza quando si verifica la riconfigurazione delle relazioni trai soggetti coinvolti, che può riguardare nuove relazioni tra individui (reti), nuovi partenariati tra istituzioni, organizzazioni, enti, imprese (disposizioni di governance), e una rinnovata predisposizione a cogliere nuove opportunità (attitudini). Questi aspetti necessitano di ingenti investimenti di risorse (soprattutto in termini di impegno personale) e tempi piuttosto lunghi, a fronte dei quali, non si manifestano effetti o impatti direttamente percepibili, se non utilizzando strumenti di valutazione concepiti ad-hoc.
A questo punto, pertanto, la valutazione assume un ruolo di rilievo, in quanto consente di far emergere i progressi realizzati nelle prime fasi dell’innovazione sociale, che sono propedeutiche alla realizzazione delle successive fasi di progettazione e attuazione degli effettivi interventi mirati al soddisfacimento dei bisogni sociali inizialmente individuati. La mancanza di un esercizio di valutazione rischia, dunque, di scoraggiare i soggetti promotori nel cimentarsi nelle successive fasi di realizzazione delle attività progettuali, e di coinvolgere attivamente la società civile fin dall’inizio.
Figura 1 – Quadro concettuale dell’Innovazione Sociale
Fonte: Tradotto e adattato dal SIMRA Manual (Secco et al., 2020)
In merito alla valutazione, il consorzio SIMRA ha elaborato una serie molto ampia e variegata di strumenti, che possono essere applicati per varie esigenze valutative. In pratica, sono stati predisposti degli strumenti di rilevazione di dati (denominati Tools), destinati agli attori che sono coinvolti a diverso titolo nel progetto di innovazione sociale, dai promotori, ai sostenitori, ai beneficiari finali, e altri ancora. Sono stati altresì messi a punto oltre un centinaio di procedimenti di valutazione, che consentono di elaborare i dati e di pervenire alla stima di appositi indicatori, su ogni aspetto riguardante l’iniziativa intrapresa, e attraverso cui poter individuare eventuali criticità e elementi che possono compromettere la sostenibilità futura del progetto. Tali strumenti, presenti all’interno del manuale SIMRA (Secco et al., 2020), possono essere scelti in base alle necessità della valutazione, in base al livello di approfondimento (es. rapido, dettagliato, convenzionale, misto), alla tipologia della valutazione (es. rilevanza, efficienza, efficacia, impatto, sostenibilità), e al destinatario finale (es. attori promotori, membri della comunità coinvolta, finanziatori esterni).
Presentazione di due casi studio
Vengono di seguito presentati due casi studio che sono stati realizzati nella provincia di Foggia, e che hanno consentito di mettere in evidenza due possibili declinazioni dell’agricoltura in chiave sociale, in un contesto di sviluppo delle aree rurali.
Il primo caso studio riguarda la realizzazione dell’hub rurale Vazapp, realizzato da un gruppo formato da giovani agricoltori e da professionisti in ambito di sviluppo rurale, il cui scopo è quello di costituire un punto di riferimento per facilitare la creazione di nuove relazioni tra gli agricoltori e altri agricoltori, ma anche tra questi e la società urbana. L’iniziativa oggetto di studio riguarda la messa a punto di un format di comunicazione basato sulle cosiddette “Contadinner”, ovvero degli eventi serali organizzati presso le abitazioni degli agricoltori, in cui si ospitavano altri agricoltori, e che avevano il fine di instaurare nuove relazioni tra loro, secondo un procedimento codificato e standardizzato. In questo modo, sono stati coinvolti direttamente circa 300 agricoltori e, indirettamente, ha formato una comunità più estesa di un migliaio di followers di social media.
Il secondo caso studio riguarda la realizzazione del progetto SeminaMenti, che riguarda la formazione professionale di giovani disoccupati e non impegnati in percorsi formativi (denominati NEETs), in modo da favorire la loro occupabilità presso imprese agricole del territorio circostante. A loro volta, le aziende agricole sono impegnate sia ad instaurare un rapporto di vendita diretta con la popolazione, sia a comunicare i valori dell’agricoltura sostenibile e della solidarietà alimentare verso le famiglie più bisognose.
Nella seguente tabella, si riportano le caratteristiche più salienti che consentono di inquadrare le due esperienze nel contesto dell’innovazione sociale (Tabella 1).
Tabella 1 – Sintesi degli elementi caratterizzanti dei due casi studio della provincia di Foggia
Fonte: Elaborazione propria
Gli esercizi di valutazione hanno messo in evidenza una serie di progressi faticosamente conseguiti da parte del gruppo promotore. L’analisi oggettiva, basata su una metodologia rigorosa e trasparente, ha consentito di incrementare la consapevolezza dei progressi e delle criticità
In entrambi i casi, si tratta di iniziative ancora recenti, che si trovano ad affrontare le prime fasi di sviluppo, ma che sono destinate a crescere con il tempo, man mano che la società civile sarà sempre più coinvolta.
Discussione e conclusione
Gli impatti dell’innovazione sociale sull’agricoltura sono di natura molteplice, ma risiedono essenzialmente nel potenziamento delle capacità degli attori coinvolti (agricoltori, professionisti e consulenti dello sviluppo rurale, istituzioni pubbliche) nel cogliere con prontezza le opportunità di sviluppo economico e sociale che si presentano al territorio di riferimento.
Tra le diverse opportunità, merita particolare attenzione la possibilità di attivare delle iniziative di agricoltura sociale, dove cioè l’agricoltura assume il ruolo di erogatore di servizi sociali rivolti a persone appartenenti a categorie fragili (es. disabili, disoccupati, ex carcerati, ecc.). Si tratta di una opportunità che necessita di un coinvolgimento sincero e attivo da parte di una pluralità di soggetti, tra cui le aziende agricole, le associazioni di volontariato, le imprese di altri settori, gli enti pubblici.
Il perseguimento dell’approccio dell’innovazione sociale apre scenari molto interessanti, in quanto consente di concettualizzare degli schemi di collaborazione tra soggetti molto eterogenei tra loro, con una chiara distinzione di ruoli e di responsabilità. In particolare, le iniziative rivolte al miglioramento del benessere sociale necessitano inevitabilmente di un flusso finanziario di natura mista, derivante da un mix di ricavi da vendite di beni e servizi sul mercato privato, sostegno pubblico e donazioni.
L’approccio dell’Innovazione Sociale consente di perseguire un percorso in modo chiaro e trasparente, in cui il processo di valutazione rappresenta un elemento di fondamentale importanza.
I tempi sono maturi per un “salto di qualità” dell’agricoltura che, oltre a produrre beni di consumo e a fornire servizi agro-ambientali, può essere in grado di erogare servizi sociali. In tale prospettiva, il ripopolamento delle aree rurale potrebbe prefigurarsi come il processo naturale di avvicinamento della società civile ai luoghi di generazione e di fruizione di servizi sociali innovativi.
Si tratta, tuttavia, di interventi che richiedono tempi molto lunghi di preparazione e di realizzazione, che necessitano anche di un supporto professionale specializzato sia negli aspetti tecnico-gestionali (es. rispetto della normativa vigente e della sostenibilità economica), sia nell’incremento e nella qualificazione del capitale umano e relazionale, che costituiscono i principali fattori limitanti alla vitalità di tali iniziative nel lungo termine.
Riferimenti bibliografici
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Secco, L.; Ludvig, A.;Weiss, G.; Zivojinovic, I.; Górriz-Mifsud, E.; Marini-Govigli, V.; Martínez de Arano, I.; Melnykovych, M.; Tuomasiukka, D.; Den Herde, M.; et al. Evaluation Manual. Innovative Methods to Assess Social Innovation and Its Impacts in Marginalised Rural Areas. SIMRA Project. 2020. Disponibile online: [link] (accesso 05/12/2021)
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Shucksmith, M. (2000) Endogenous development, social capital and social inclusion: perspectives from LEADER in the UK. Sociologia Ruralis 40 (2) pp. 208–218