La redditività delle aziende agricole in Calabria

La redditività delle aziende agricole in Calabria
a CREA, Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia

Abstract

Le aziende calabresi sono specializzate nelle coltivazioni permanenti (olivicoltura, agrumi), condotte da uomini di 40-65 anni di età, col diploma di maturità. Gli indici economici mostrano una discreta redditività ma, con differenze a livello altimetrico. Dipendono dai sussidi pubblici e non valorizzano l’aspetto multifunzionale.

Introduzione

La Calabria presenta un sistema produttivo stagnante che non garantisce ritmi di crescita e sviluppo importanti (Unioncamere, 2019) ma, negli ultimi anni, è stata interessata da un processo di miglioramento delle condizioni economiche pur sé con oscillazioni temporali. Infatti, dopo l’incremento registrato nel 2017 (+2%), la frenata della domanda estera e il contenimento di quella interna ne hanno rallentato la progressione registrando, nel 2018, un -0,3%. Ciò sembrerebbe dovuta ai risultati negativi del settore agricolo (-12% del prodotto) e degli investimenti (-4%) (Regione Calabria, 2020). Nel 2019, il valore aggiunto agricolo segna un +20% ma, nel 2020, segna una riduzione del 9% (Casolaro e D’Acunzo, 2021). Tali fluttuazioni sembrerebbero dovute alla riduzione del prodotto in quanto, il settore agricolo è caratterizzato dalla presenza delle coltivazioni di olivo ed agrumi che hanno visto le proprie produzioni ridursi drasticamente, così come gli altri fruttiferi. Ancora, le produzioni non alimentari hanno risentito delle limitazioni alla mobilità e dell’interruzione dei canali commerciali durante l’emergenza Covid (Banca d’Italia, 2019). Tuttavia, il comparto agricolo rimane importante per l’economia regionale.
Il PIL regionale, nel 2019, era di 33,4 miliardi di euro (+1,1% rispetto al 2018) mentre, a livello pro-capite è stato pari a 17.500 euro (56% della media europea e 65% della media italiana).
Obiettivo del lavoro è di fornire un’analisi della redditività delle aziende calabresi.

La base dati

Le informazioni usate nell’analisi sono desunte dal database della Rete d’Informazione Contabile Agricola (RICA) che è l’unica fonte ufficiale di dati a livello aziendale su strutture, produzione e risultati economici, nonché una serie di altre informazioni. È una indagine di natura economico contabile svolta su un campione di aziende, allo scopo di valutare l’evoluzione dei redditi degli imprenditori agricoli e il funzionamento delle aziende. La selezione delle aziende del campione RICA avviene, su base casuale, tra quelle che realizzano una certa soglia di Produzione Standard (pari almeno a 8.000 euro). Si escludono, pertanto, quelle più piccole in base alla loro dimensione economica. L’analisi è stata condotta estraendo, dal database RICA, le aziende calabresi relative al periodo 2016-2019, la cui sommatoria è pari a 1.990 unità (tabella 1).

Tabella 1 – Numero di aziende per altimetria e provincia

Fonte: nostre elaborazioni 

La metodologia di analisi

L’analisi della redditività delle aziende viene determinata a partire dall’esame dei risultati economici di bilancio che, a loro volta, sono usati per calcolare il reddito netto nonché altri indici che permettono di interpretarne la situazione economico-patrimoniale.
Si è usato, quindi, un gruppo di parametri tecnici che descrivono la struttura aziendale, ovvero le quantità di fattori fissi di cui l’azienda è dotata nel breve periodo e che, costituiscono gli elementi base per determinare gli indici strutturali (Tabella 2).

Tabella 2 – Indici strutturali

Fonte: nostre elaborazioni

La valutazione dei risultati di esercizio è avvenuta attraverso un gruppo di indici economici che misurano la redditività dell’azienda, ovvero la capacità del reddito di compensare i fattori produttivi impiegati. Si sono usati i risultati di bilancio per calcolare tali indici (Tabella 3).

Tabella 3 – Indici economici

Fonte: nostre elaborazioni su dati Rica 2016-2019

 

I risultati dell’analisi

Gli aspetti strutturali

La Calabria è costituita da una superficie territoriale di oltre 1,5 milioni di ettari così ripartiti: 42% in montagna, 49% in collina e, 9% in pianura (Istat, 2013) e, al censimento dell’agricoltura del 2010 comprendeva 137.790 aziende che occupavano una SAU di 549.254 ettari (SAU media pari a 4 ha). Tutto ciò determina sia delle difficili condizioni ambientali (collina e montagna) in cui esse operano, sia una frammentazione della superficie aziendale: il 96% delle aziende possiede fino a 5 corpi aziendali di terreno e, coprono l’81% della SAU. Le aziende Rica hanno, invece, una superficie media maggiore, risultando pari a 14,3 ettari. In particolare, è pari a: 14,7 ettari in montagna, 12,6 in collina e, 18,4 in pianura (figura 1).

Figura 1 – Dimensione media delle aziende per provincia e altimetria

Fonte: nostre elaborazioni su dati Rica 2016-2019

L’analisi della tabella 4 mostra come la SAU in proprietà sia il 62,5% della SAU totale e, non vi sono differenze significative a livello altimetrico. Mentre la SAU in affitto rappresenta il 19% della SAU totale. L’affitto dei terreni sta crescendo sempre più nel corso del tempo, risultando, di fatto, la soluzione per aumentare la superficie a disposizione dell’agricoltore. Poco oltre il 18% della SAU viene irrigato. Naturalmente, le percentuali più alte si registrano tra le aziende di pianura.

Tabella 4 – Variabili strutturali delle aziende per altimetria

Fonte: nostre elaborazioni su dati RICA, 2016-2019

L’impiego di lavoro è ridotto, circa due unità lavorative per azienda (1,75 UL) ed è fornito soprattutto dalla famiglia coltivatrice (0,97 ULF). L’impiego di lavoro per ettaro di SAU, misurata dall’intensità di lavoro, è di 0,2 UL per ettaro. Si evince un buon grado di meccanizzazione delle aziende.
Le aziende sono specializzate nelle coltivazioni permanenti, ovvero olivicoltura (54%), agrumi (15,6%) e fruttiferi (14,6%). Del tutto trascurabile è la zootecnia, soprattutto gli allevamenti di granivori (figura 2).

Figura 2 – Distribuzione delle aziende per ordinamento produttivo e altimetria

Fonte: nostre elaborazioni su dati Rica 2016-2019

Il grado di intensità fondiaria mostra come le aziende investano 14.000 euro ad ettaro in miglioramenti fondiari, con valori più elevati in pianura e collina. Il grado di intensità di esercizio mostra un valore decisamente inferiore, pari a 5.900 euro di capitale di esercizio impiegato ad ettaro e, il valore maggiore si registra in collina. Il grado di intensità aziendale, essendo l’investimento complessivo medio, dato dalla somma dei 2 precedenti indici, ne rispecchia l’andamento. Esso è pari a 20.000 euro per ettaro (Tabella 5).

Tabella 5 – Investimenti medi per ettaro

Fonte: nostre elaborazioni su dati RICA, 2016-2019

L’indice investimenti, stimando il valore dei nuovi investimenti per ettaro, rappresenta una misura della dinamicità aziendale. Tuttavia, il suo valore è davvero basso, evidenziando una certa staticità delle aziende.

Gli aspetti socio-economici

Il 77,5% delle aziende sono condotte da maschi e, il 22,5% da donne. Il 56% dei conduttori ha una età compresa tra 40 e 65 anni. I conduttori giovani (età inferiore a 40 anni) sono il 15,6% mentre, quelli con un’età superiore a 65 anni il 28,5%. Oltre il 78% di conduttori nelle prime 2 classi di età e circa il 76% tra gli over 65 sono di sesso maschile. La percentuale più elevata di conduttori giovani (18,6%) si trova nelle aziende localizzate in montagna (figura 3).

Figura 3 – Distribuzione dei conduttori per sesso e classe di età

Fonte: nostre elaborazioni su dati Rica 2016-2019

Il livello di istruzione è medio-basso. Solo il 12,3% dei conduttori possiede la laurea. Per contro oltre il 54% possiede il diploma di maturità. I conduttori con la licenza media sono il 25,5% e, quelli con la licenza elementare il 6%. Infine, il 2% dei conduttori è privo di titolo di studio e presenta un’età superiore ai 65 anni (figura 5).

Figura 4 – Distribuzione dei conduttori per titolo di studio

Fonte: nostre elaborazioni su dati Rica 2016-2019

Il valore della produzione agricola regionale, nel 2019, era pari a 2,2 miliardi di euro. Essa deriva per oltre il 70% dalle coltivazioni, soprattutto dai settori ortofloricolo (34%) e olivicolo (27%). I consumi intermedi rappresentano il 38% del valore della produzione agricola mentre, il valore aggiunto del settore, che rimane costante negli anni, è pari al 6% (Cimino, 2021). L’analisi degli aspetti economici ha evidenziato, inoltre, come nelle aziende vi sia una scarsa presenza di attività connesse a quelle strettamente agricole.
L’analisi degli indici economici è stata condotta rapportando le performance delle aziende sia alla superficie agricola (figura 5), sia alle unità di lavoro totali (figura 6). In particolare, data la logica alla base dello schema a scalare di riclassificazione del conto economico adottato dalla RICA, l’analisi mostra che scorrendo dai ricavi totali al reddito netto il loro valore tende a diminuire. Infatti, si passa, in media, dai circa 4.800 euro per ettaro nel caso dei ricavi totali ai 2.500 euro dell’indice reddito netto per ettaro di superficie.
Tuttavia, ci si focalizza sul reddito netto, poiché rappresenta l’insieme dei redditi che spettano all’imprenditore agricolo nonché l’indicatore economico di sintesi delle scelte tecniche, commerciali e organizzative della produzione e, pertanto, misura la capacità delle aziende di remunerare tutti i fattori produttivi usati nel ciclo produttivo.

Figura 5 – Indici economici delle aziende per superficie agricola utilizzata (SAU) e altimetria

Fonte: nostre elaborazioni su dati Rica 2019

Gli indici economici rapportati alle unità di lavoro risultano decisamente più elevati in quanto fanno riferimento al numero degli addetti (1,75 ULT) e non al numero degli ettari di SAU (14,3 ha).
In particolare, l’indice reddito netto per unità di lavoro totale (RN/ULT) in figura 6, evidenzia un buon valore del reddito di esercizio spettante ad ogni unità lavorativa, ovvero 17.310 euro per occupato. Se confrontato con il PIL per abitante, ovvero l’indicatore usato per misurare il livello di sviluppo di un’area, pari a 17.500 euro, la performance in termini di reddito netto per addetto impiegato è del tutto soddisfacente sia perché risulta in linea col PIL pro-capite regionale, sia perché trattasi dei risultati del settore primario che, notoriamente, godono della fama di essere inferiori a quelli degli altri settori produttivi.

Figura 6 – Indici economici delle aziende per unità di lavoro totale (ULT) e altimetria

Fonte: nostre elaborazioni su dati Rica 2019

Le aziende calabresi ricevono un cospicuo sostegno pubblico beneficiando, nel 2019, di oltre 9.900 euro di aiuti rivolti maggiormente al sostegno del reddito. Infatti, oltre il 70% dei finanziamenti proviene dal Primo pilastro della PAC. La figura 7 sintetizza l’incidenza media dei sussidi del I Pilastro percepiti dalle aziende su ricavi totali e reddito netto; nel caso dei ricavi totali essa è pari al 20%, mentre quella sul reddito netto al 41%. Ciò evidenzia il forte peso dei sussidi nella formazione del reddito netto.

Figura 7 – Incidenza percentuale degli aiuti I Pilastro su RTA e RN

Fonte: nostre elaborazioni su dati Rica 2019

La ripartizione degli aiuti tra le aziende a seconda della localizzazione geografica mostra come la quota maggiore di sostegno vada alle aziende di pianura con oltre 12.100 euro (pari al 40% del reddito netto), seguono le aziende di montagna con circa 10.500 euro che, rappresentano il 50,4% del reddito netto conseguito. Per contro, le aziende che ricevono meno aiuti sono quelle collinari che percepiscono, in media, 8.900 euro (pari al 38% del reddito netto).

Considerazioni conclusive

Il lavoro ha evidenziato alcuni aspetti strutturali ed economici delle aziende calabresi che, in base agli indici proposti, presentano una diversificazione altimetrica.
Prevalgono le aziende specializzate nelle coltivazioni permanenti che ricorrono a manodopera esterna in modo più o meno temporaneo per lo svolgimento delle operazioni colturali (soprattutto per la raccolta). Prevalgono i conduttori di sesso maschile, con una età compresa tra 40 e 65 anni e col diploma di maturità. Solo il 12% possiede la laurea.
La Calabria si pone agli ultimi posti tra le regioni europee a causa della presenza di diverse aree rurali in via di sviluppo in cui la crescita tarda a manifestarsi. Tuttavia, mostra una discreta sostenibilità economica delle aziende ma, con gli aiuti pubblici percepiti che giocano un ruolo importante nella formazione del reddito aziendale. Gli indici relativi alla produttività del lavoro registrano il valore più elevato.

Riferimenti bibliografici

  • Banca d’Italia (2019), L’economia della Calabria, Economie regionali, n. 18. Divisione Editoria e stampa della Banca d’Italia, Roma.

  • Casolaro A., D’Acunzo E. (2021), Bollettino Mezzogiorno 01 2021. Calabria. Edito da SRM, Napoli.

  • Cimino O., (2021), Calabria, in Arzeni A. (a cura) “Le aziende agricole in Italia. Risultati economici e produttivi, caratteristiche strutturali, sociali ed ambientali. Rapporto RICA 2021. Periodo 2016-2019”. Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia, Roma.

  • ISTAT (2013), Annuario Statistico Italiano, Roma.

  • Regione Calabria (2020), Documento di Economia e Finanza per il triennio 2020-2022.

  • Unioncamere (2019), Report Regione Calabria. Dati e informazioni sullo stato e sull’evoluzione del profitto socio-economico del territorio I.2019. Report regionale semestrale realizzato nell’ambito del Progetto Sistema Integrato di Supporto alla Progettazione degli Interventi Territoriali.

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