Un nuovo quadro normativo per la riduzione delle emissioni di gas serra agricole e forestali

Un nuovo quadro normativo per la riduzione delle emissioni di gas serra agricole e forestali

La mitigazione delle emissioni agricole e forestali di gas a effetto serra è materia complessa e articolata. Prima di tutto perché il territorio, le produzioni agricole e le foreste sono altamente soggetti alle mutate e mutevoli condizioni climatiche; nello stesso tempo sono essi stessi causa del riscaldamento globale con le loro emissioni di gas serra ed anche parte della soluzione. Infatti, i settori considerati sono fonte di emissioni, ma sono anche in grado di sequestrare carbonio nei suoli e nelle biomasse agricole e forestali. Tale contributo positivo non era stato finora incluso negli obiettivi di mitigazione della politica climatica europea, sia per la complessità della sua contabilizzazione, che per le incertezze strutturalmente legate alla stima delle emissioni e degli assorbimenti di tali settori.
Solo recentemente, nel maggio 2018, è stato approvato il nuovo regolamento comunitario 2018/841 per l’inclusione settore c.d. Lulucf (dall’acronimo inglese di Land Use, Land Use Change and Forestry, ovvero: uso del suolo, variazione d’uso del suolo e selvicoltura), negli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati dall’Unione Europea per il 2030 che stabilisce, per il periodo 2021-2030, un sistema di contabilizzazione e reporting per il settore.
Sempre del 2018 sono la definizione di un nuovo quadro di governance per la politica climatica europea, che prevede diversi meccanismi di flessibilità tra i settori emissivi e la fissazione, coerentemente con la roadmap per la decarbonizzazione europea al 2050 (Commissione Europea, 2011), di nuovi e ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni che comprendono anche il settore agricolo.
Queste importanti modifiche del quadro normativo comunitario hanno delle notevoli ricadute a livello nazionale, perché in Italia i suoli agricoli e le foreste presentano forti specificità di intervento. Nuove ed importanti tematiche da comprendere e risolvere si impongono, al fine di poter indirizzare e definire un quadro di misure e politiche che possa garantire il raggiungimento dei obiettivi di mitigazione delle emissioni e, al contempo, garantire la produttività, nonché le necessarie misure di adattamento del settore ai cambiamenti climatici.
Sarà essenziale, innanzitutto, mettere a sistema quanto la ricerca in Italia ha prodotto sul tema della stima delle emissioni e gli assorbimenti di carbonio e di previsioni di uso del suolo. Per questo fine, il 29 gennaio 2018, l’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale (Ispra) ha organizzato un workshop dal titolo “Scenari di cambiamento a lungo termine per il settore Lulucf, dati e modelli di reporting” con l’intento di valutare la disponibilità di dati per delineare scenari di cambiamento in sinergia con le future politiche e strategie multisettoriali, che dovranno essere alla base della roadmap per la decarbonizzazione italiana.
Questo numero di Agriregionieuropa vuole contribuire al dibattito sul tema raccogliendo alcuni dei contributi presentati in quella giornata e proponendo ulteriori riflessioni.
Il numero si apre con l’articolo di Coderoni e Vitullo, che dopo aver introdotto il tema e le principali novità normative, espone i possibili impatti dell’inclusione del settore Lulucf negli obiettivi di riduzione delle emissioni; le sfide per la governance del sistema e il difficile ruolo della Pac in questo contesto.
L’articolo di Peschi et al. presenta in dettaglio il quadro delle politiche climatiche e i relativi target, mentre l’articolo di Vizzarri et al., descrive le novità introdotte dal regolamento Lulucf (Regolamento EU n.2018/841), soprattutto con riferimento alla contabilizzazione del settore forestale. Alle principali novità in tema di clima e ambiente nelle proposte sulla Pac post-2020 è dedicato il contributo di Atorino et al.
Evidentemente, i regolamenti sulla contabilizzazione delle emissioni, vogliono proporre un approccio che sia il più possibile imparziale, rispetto a eventuali politiche gestionali. Sarà poi cura dello Stato membro implementare azioni di gestione forestale sostenibile che possano portare ad assorbimenti di carbonio superiori a quando definito con il livello di riferimento, generando quindi crediti. In questo quadro normativo, rilevante è il recente Testo Unico (TU) in materia di foreste e filiere forestali, cui è dedicato un articolo di Romano, che sottolinea come al centro di questo TU ci sia il legame fra gestione forestale e massimizzazione dei servizi ecologici, sociali ed economici.
Alcuni contributi presentano poi proposte metodologiche di stima del contenuto di carbonio nel suolo più adatti alle zone mediterranee (cfr. Piccini et al.), o di nuovi fattori di emissione per la biomassa epigea in alcuni dei sistemi arborei perenni più comuni in Italia (cfr. Chiti et al.).
Infine, i contributi di Delacote et al. e Di Lallo et al. aprono la riflessione sui possibili e complessi trade-off esistenti tra i diversi interessi all’interno di ogni settore: ad esempio, nel settore forestale tra approvvigionamento legnoso o sequestro del carbonio (cfr. Delacote et al. in questo numero); o negli scenari futuri di uso del suolo (Di Lallo et al.).
In definitiva, le questioni da risolvere in conseguenza del mutato contesto normativo sono molteplici e complesse. Gli articoli presenti in questo tema espongono alcune di queste questioni e cercano di fornire delle risposte. Altre questioni, invece, rimangono aperte e dovranno per forza di cose essere oggetto di riflessione futura, che deve basarsi sui risultati forniti dalla ricerca sul tema, ma che ha bisogno anche di un chiaro indirizzo politico strategico.

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