Agricoltura e città: attori, geografie e prospettive

Agricoltura e città: attori, geografie e prospettive

I rapporti tra agricoltura, cibo e città sono oggi al centro di profonde trasformazioni. La continua crescita della popolazione e il suo rapido inurbamento, la prospettiva di una riduzione delle risorse produttive primarie – ad esempio, suolo, acqua, biodiversità - e la questione dell’accesso alle stesse, i crescenti processi di concentrazione economica che, insieme alla globalizzazione, ridisegnano la geografia della produzione e dei consumi, i rapporti di forza all’interno delle filiere sono solo alcune delle determinanti che concorrono alla dinamica di tali trasformazioni.
Questi temi sono al centro di un interesse anch’esso crescente della comunità scientifica nazionale e internazionale che vi dedica, da alcuni anni, numerosi spazi di riflessione e confronto. Ne è un esempio, la conferenza internazionale Agriculture in Urbanizing Society, che ha presentato lo stato dell’arte sulle ricerche in tema di multifunzionalità agricola e relazioni urbano rurale, riunendo studiosi di molteplici filiazioni disciplinari, provenienti dal Nord e dal Sud del mondo. Dopo il primo consesso, tenutosi a Wageningen nel 2012, la seconda edizione romana del settembre scorso si è concentrata sulla ricomposizione dei rapporti tra agricoltura, cibo e bisogni sociali. Ancora, l’Association of European School of Planning (Aesop) dal 2008 contempla tra i suoi gruppi tematici quello sulla Pianificazione Alimentare Sostenibile, che a settembre prossimo inaugurerà in Germania la sua ottava conferenza annuale. Il gruppo di lavoro della rete Aesop lavora da alcuni anni per costruire una comunità mista di ricercatori ed esperti in tema di pianificazione alimentare di progettisti, decisori politici, imprese, rappresentanti della società civile. Anche in questo caso la connotazione marcatamente europea dei primi congressi è andata negli anni allargandosi alla scala globale.
La vivacità interna alla comunità scientifica si è tradotta in numerosi progetti europei nell’ultima stagione del VII Programma Quadro: Supurbfood - Towards sustainable modes of urban and peri-urban food provisioning, Food Metres - Food Planning and Innovation for Sustainable Metropolitan Regions, per citare i maggiori, tra quelli che esplorano la sostenibilità di modelli di produzione e il loro ruolo nella pianificazione locale. In questa direzione, la stessa Cost Action Urban Agriculture Europe – di cui il contributo di Branduini et al. in questo numero riassume gli esiti di ricerca - vede il coinvolgimento di oltre centoventi ricercatori e più di sessanta Atenei e istituti di ricerca, provenienti da ventuno Paesi Europei impegnati a indagare le relazioni tra agricoltura urbana e politiche agrarie, il ruolo della governance, le visioni spaziali e i modelli aziendali.
Sul fronte istituzionale la Fao, nel 2001, ha inaugurato l’iniziativa Food for Cities che riunisce quasi centoquindici paesi e si configura come una rete di pratiche che indagano i rapporti tra sistemi agroalimentari e urbanizzazione. Al suo interno va concettualizzandosi il tema del City Region Food System, una complessa rete di attori, di processi e relazioni legate alla produzione, trasformazione, commercializzazione e consumo che insistono in una determinata regione geografica dove sono compresi un ambito urbano, più o meno concentrato, e il suo intorno urbano-rurale (Donald et al., 2010).
Tra gli esiti di Expo 2015 - che si confrontava con i temi connessi a come “Nutrire il pianeta” – c’è il Milan Food Policy Pact sottoscritto da 113 città del mondo. L’impegno delle amministrazioni comunali che hanno preso parte al processo è di rendere i sistemi alimentari urbani più equi e sostenibili. Al documento hanno aderito i sindaci di otto città italiane: Alessandria, Bari, Bologna, Genova, Milano, Roma, Torino e Venezia, oltre alla stessa Milano.
Questo numero di Agriregionieuropa non ha l’ambizione di presentare un panorama della ricerca e dei suoi ambiti applicativi, che sia per la mole di contributi che per la diversità degli approcci non si presta a riduzioni. Vuole invece, anche in questo caso senza potere rappresentare la complessità e la diversificazione dei temi, gettare uno sguardo alle relazioni tra l’attività agricola e le città, anche attraverso alcuni casi territoriali.
La dimensione composita che connota i caratteri evolutivi dell’agricoltura in ambito urbano e periurbano e i processi di pianificazione e policy che la interessano è restituita in questo contribuito collettaneo, in cui si alternano riflessioni di carattere segnatamente transdisciplinare, dimensioni analitiche e metodologiche, scale di analisi ed esperienze territoriali molteplici, attraverso approcci talora inediti per la rivista stessa. L’obiettivo è di contribuire, attraverso una preliminare raccolta di alcuni esiti di ricerca, allo spazio di discussione e scambio già animato dalla Rete dei ricercatori che lavorano sui temi dell’agricoltura urbana e periurbana e della pianificazione alimentare, un gruppo tematico ospitato sulle pagine web di Agriregionieuropa. In questa direzione, il gruppo di lavoro che anima la Rete promuove da alcuni anni un’azione di proposta e stimolo al dibattito scientifico e all’agenda politica. L’intenzione sottesa alla scelta di porre insieme agricoltura urbana e periurbana e pianificazione alimentare è diretta a esplorare le relazioni figurali e funzionali tra dimensione produttiva e modelli insediativi e parimenti tra politiche e piano, ricomponendo i rapporti tra settori, scale e livelli di governo. Se il mercato propone forme inedite di incontro tra domanda e offerta, l’analisi d’insieme proietta il ruolo di una terra di mezzo in cui le difficoltà espresse dagli strumenti regolatori nell’orientare le dinamiche produttive agricole nel tessuto urbano e periurbano e la diffusione delle esperienze civiche e comunitarie, offrono spazi di sperimentazione per istituti intermedi e per processi di innovazione.
Il lavoro di Aristone e Palazzo, restituendo la dimensione evolutiva delle nuove fenomenologie urbane e agrarie nell’urbanistica e nelle vicende normative e pianificatorie italiane, introduce al ruolo delle pratiche e della governance per la ridefinizione delle morfologie insediative figurali e funzionali.
Fanfani, dopo una lettura dell’evoluzione recente del fenomeno urbano nelle sue articolazioni fisiche e sociali, discute il ruolo della prospettiva bioregionale per la riscrittura del patto tra città e campagna dentro i processi di territorializzazione degli ambiti periurbani.
I lavori di Lingua, di Poli, di Dansero et al. propongono la dimensione attuativa connessa ad alcune esperienze di governance. Lingua analizza il ruolo della disciplina territoriale e urbanistica nei comprensori vitivinicoli di qualità attraverso l’esperienza che l’Associazione Nazionale Città del Vino e l’Istituto Nazionale di Urbanistica conducono dalla seconda metà degli anni ’90 per la promozione e la pratica dei rapporti tra produzioni, processi e piano. Poli discute un quadro articolato dei processi istituzionali e autorganizzati che animano entrambe le sponde dell’Arno, offrendo significanze utili per una pianificazione urbano-rurale.
L’esperienza di Torino, sintetizzata nel denso contributo di Dansero, Di Bella, Peano e Toldo, riporta i primi esiti del percorso in atto per la costruzione della politica alimentare alla scala metropolitana. Le riflessioni di Di Donato et al., riguardano l’idea di agricoltura urbana e periurbana contenuta nei dispositivi normativi e pianificatori adottati dalle città di Roma e Montpellier.
Clementi e Scudo, inseriti all’interno della stessa matrice teorico analitica bioregionale, offrono una disamina degli strumenti sperimentali di pianificazione del metabolismo territoriale che mirano a promuovere sistemi energetici e agroalimentari integrati in grado di aumentare il livello di autosufficienza alimentare ed energetica locale, applicati in due casi studio.
La dimensione sociale della sostenibilità e il contributo del primario alla riscrittura del patto tra città e campagna attraverso percorsi di innovazione è oggetto della riflessione di Di Iacovo. Alcune evidenze in questa direzione sono fornite dal lavoro di Arzeni e Sotte che indaga le forme attraverso cui il rapporto città influenza il tessuto produttivo e i modelli aziendali in ambiti urbani e periurbani attraverso gli ultimi risultati censuari.
Ancora, tra i contributi raccolti in questo numero che indagano il ruolo delle strutture agrarie in ambito periurbano, Mastronardi e Giannelli discutono le scelte aziendali delle imprese di filiera corta in alcune aree urbane italiane, con particolare riferimento all’analisi della sostenibilità sociale, economica e ambientale. Mentre Giarè et al., esaminano la multifunzionalità dell'agricoltura periurbana attraverso un’analisi comparata di sette casi aziendali e identificano fattori che possono stimolare processi di diversificazione con particolare riguardo alle metropolitane.
Parallelamente all’analisi del tessuto produttivo alcuni studiosi guardano ai rapporti tra pratiche agricole urbane e modelli di innovazione sociale e istituzionale. Le prospettive di integrazione degli orti urbani e gli strumenti di gestione e governo di tali pratiche rappresentano il fulcro dei lavori di Tecco et al., di Pierri e Torquati e di Torquati e Giacchè e Paffarini.
Gli sviluppi, anche di carattere metodologico, legati alla dimensione spaziale e funzionale dell’agricoltura urbana e periurbana sono contenuti nei due lavori di Branduini et al. - il primo presenta una sintesi del quadro connesso alla Cost Action sull’agricoltura urbana europea, il secondo discute la tassonomia dei casi italiani indagati. Lupia et al. ragionano sugli esiti di un lavoro di mappatura e caratterizzazione delle agricolture di Roma e Milano, città quest’ultima su cui si concentrano anche Laviscio et al. Alla scala dell’area metropolitana torinese, Gottero analizza il tessuto produttivo agricolo e introduce alla necessità di una costruzione strategica in grado di integrare la pianificazione con le politiche e la programmazione. Il riconoscimento dell’agricoltura urbana nella produzione di servizi ecosistemici è oggetto dell’esperienza che Pellegrino e Marino indagano nel caso di un parco agricolo romano. Panunzi esplora il ruolo di architetture per il potenziamento delle reti ecologiche e la rigenerazione urbana. Ci richiamano ai significati, anche identitari, dei rapporti tra agricoltura e città i lavori di Messina e Marino - che esplorano le potenzialità dell’allevamento ovino nomade nell’Agroromano - e di Branduini con Laviscio e Scazzosi che ripercorrono i rapporti tra patrimonio culturale e agricoltura urbana.
Un insieme di contributi quindi ampiamente diversificato non solo sotto il profilo dei luoghi, ma anche e soprattutto nel concorrere a definire l’agricoltura urbana e periurbana nel quadro dei rapporti tra città e campagna, che restituisce altrettanto numerose direttrici di riflessione.
L’insieme raccolto pone nettamente l’accento sulle complessità degli assetti formali e funzionali dell’agricoltura urbana e periurbana, di cui la distinzione tra farming e gardening (Simon-Rojo et al., 2015), è solo preliminare espressione. La raccolta collettanea riporta la dimensione innovativa, anche connessa ai processi di transizione urbana (Loorbach, 2007), dei rapporti tra città e agricoltura. Come sottolineato da alcuni autori, si connotano nuovi sviluppi locali legati ad alcuni comparti, ai modelli di commercializzazione, alle esperienze di co-produzione e alla mobilitazione, alle pratiche connesse a nuovi modi di abitare gli spazi aperti, alla capacità dei processi di governance e di partecipazione di orientare il quadro istituzionale.
Quali temi ci proponiamo di indirizzare al dibattito pubblico e all’agenda di ricerca?
In primo luogo, affermiamo l’importanza di considerare il primario in ambito urbano e periurbano inscrivendolo nell’analisi dei sistemi agroalimentari locali, ovvero di quanto avviene a monte e a valle della produzione agricola. In questo sviluppo, consideriamo gli esiti spaziali e relazionali congiuntamente alle valenze socio-economiche e ambientali e ne costruiamo la traduzione attuativa per gli orientamenti della pianificazione e delle politiche pubbliche, proiettando in queste ultime una dimensione al tempo stesso spaziale e programmatoria.
Alcune esperienze locali restituiscono nuove geografie territoriali lì dove si ricompongono nessi tra ambiti: le valli montane con le porzioni periurbane nel caso torinese, le due sponde dell’Arno, i rapporti tra Roma e il suo intorno rurale, solo per citarne alcuni. Questo ci interroga sulla necessità di identificare criteri analitici e indicazioni di policy che coniughino il carattere policentrico e reticolare di visioni e dispositivi di ordine strategico con strumenti e azioni che lavorano a una scala di dettaglio, valorizzando le micro esperienze locali o comunitarie. Se per le città registriamo processi di autogoverno che sanciscono il farsi della “metropolizzazione” e la necessità di dispositivi normativi che accompagnino la pratica pianificatoria, le piccole e medie aree urbane possono rappresentare ambiti sperimentali per accompagnare la ruralizzazione, fenomeni in cui l’agricoltura catalizza processi di sviluppo locale e comunitario.

Riferimenti bibliografici

  • Donald B., Gertler M., Gray M., Lobao L. (2010), “Re-regionalizing the Food System?”, Cambridge Journal of Regions, Economy and Society, Issue n. 3, pp. 171‐175

  • Loorbach, D. (2007), Transition management: new mode of governance for sustainable development. Utrecht: International Books

  • Simon-Rojo M. et al. (2015), “From urban food gardening to urban farming”, in Lohrberg F., Licka L., Scazzosi L., Timpe A. (a cura), Urban Agriculture Europe, Jovis, Berlin

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