Analisi per lo sviluppo delle filiere del distretto agro-industriale di San Benedetto del Tronto

Analisi per lo sviluppo delle filiere del distretto agro-industriale di San Benedetto del Tronto
a Università di Camerino, Dipartimento di Scienze Veterinarie

Introduzione

Il documento1 illustra i risultati di un'indagine per individuare i problemi delle filiere agroalimentari del Distretto agro-industriale di San Benedetto del Tronto - ortofrutta, olivicoltura, vitivinicoltura e pesce - e per gli stadi di produzione agricola e di trasformazione industriale. L'obiettivo dell’analisi è stato espresso dal Comitato di Indirizzo e Coordinamento (COICO) del Distretto ed è stato rivolto ai tre Atenei di Ancona, Macerata e Camerino per la formulazione di un progetto di interventi pubblici e privati per rilanciare l’attività economica locale. Il contributo offerto al COICO rappresenta un prodotto intermedio che si auspica utile per stimolare la discussione (Ansaloni, Pyszny 2005). I risultati dovrebbero concretizzarsi, da parte dei soggetti responsabili dell'attività di programmazione territoriale, nella successiva applicazione di proposte di intervento. Queste ultime rappresentano dei suggerimenti e, prima di essere accolte e far parte di un progetto operativo condiviso dai componenti del COICO, dovranno essere sottoposte ad una valutazione della sostenibilità tecnica, economica e socio-politica.
Il metodo di analisi adottato per realizzare l'indagine consiste nella raccolta di dati effettuata nel corso di numerosi incontri (focus group) con testimoni esperti del Distretto, in particolare con produttori dei diversi stadi delle filiere dei prodotti agro-alimentari (agricoltori e trasformatori agro-industriali) e rappresentanti di enti pubblici, associazioni di categoria ed organizzazioni di produttori. Inoltre, altri dati provengono da fonti statistiche ufficiali dei Censimenti Istat dell’agricoltura e dell’industria e dalla documentazione bibliografica sui settori economici dei Comuni del Distretto.

Le attività del Distretto Agro-industriale

Il Distretto si caratterizza per la numerosità delle attività, l'elevata qualità delle materie prime trasformate (ortaggi, vino, olive ed olio, pesce), il rilevante grado di trasformazione dei prodotti agro-alimentari e per alcune moderne tecniche di produzione agricola e di trasformazione agro-industriale (COICO 2000, 28).
Per quanto riguarda i punti di forza del Distretto, in generale si osserva la presenza di vocazioni merceologiche e una strategica posizione geografica baricentrica rispetto alle grandi direttrici di traffico nazionale nord/sud ed est/ovest (COICO 2000, 7). Nell'ambito dello stadio di trasformazione sono presenti numerose piccole e piccolissime imprese e alcune punte di eccellenza. Infine, per l'offerta di mezzi e servizi per la produzione delle imprese, sono presenti, soprattutto nella fascia costiera, specifiche infrastrutture. Per la logistica dei prodotti esistono magazzini per la conservazione e la refrigerazione e inoltre, è presente il mercato ittico Comunale di San Benedetto del Tronto e un Centro Agro-alimentare.
Tra i punti di debolezza del Distretto, forse a causa della scarsa cultura orientata al mercato, connessa a sua volta ai limitati investimenti in formazione, si osserva le ridotte dimensioni delle imprese la cui conseguenza principale consiste nella difficoltà per le stesse di superare il confine del mercato regionale (Luciani 2005).
I costi di produzione, in particolare per il lavoro, risultano elevati e gli effetti sono rappresentati da una scarsa capacità di concorrenza internazionale.
Il grado di innovazione dei prodotti, a causa delle difficoltà di risposta delle imprese ai cambiamenti della domanda, appare debole e non percepita dal mercato. La politica dell’innovazione, poi, a causa della frammentazione delle imprese e dell'individualismo imprenditoriale, non è diffusa e spesso è “importata”, per esempio con rapporti di sub-fornitura o di “conto-terzismo” nei confronti di aziende detentrici di marchi e della grande distribuzione.
A causa di un forte individualismo, della modesta cooperazione e del limitato periodo di formazione del Distretto, l'integrazione tra soggetti economici è scarsa e gli effetti consistono nella tendenza degli operatori a chiudersi. Anche tra gli stadi delle filiere l'integrazione è modesta e le situazioni conseguenti si manifestano con il ricorso all’importazione di materie prime, tecnologie e servizi da altre aree del Paese o dall’estero. Le realtà produttive del territorio mostrano difficoltà a condividere politiche, indicazioni generali, iniziative, progetti; l'omogeneità è scarsa e l'effetto si manifesta con la limitata specializzazione delle attività presenti.
I punti di debolezza specifici del settore agricolo consistono nell’elevata polverizzazione delle aziende agricole e nella scarsa diffusione di disciplinari di produzione e sistemi di controllo che, invece, risultano importanti per il rapporto con l’industria di trasformazione.
A livello delle pesca, la domanda di pesce fresco locale da parte dell'industria e della ristorazione non è pienamente soddisfatta. Infine, in riferimento alla trasformazione industriale i rapporti di mercato con la grande distribuzione sono deboli e ciò è aggravato dalla scarsa diversificazione dei canali di vendita.

Le filiere agro-alimentari del Distretto

Il maggiore problema a livello del consumo sembra consistere nella difficoltà di riconoscimento della qualità dei prodotti da parte del consumatore, condizionato dal livello dei prezzi, considerato elevato, e dalla riduzione del reddito reale. Questo problema è manifestato dal calo della domanda di prodotti locali. Inoltre, nei consumi si osserva una tendenza all'appiattimento, o perdita, della percezione del gusto del prodotto e gli acquisti vengono fatti in base al prezzo ed in funziona della pubblicità.
Le proposte di intervento potrebbero consistere nell'offerta di corsi di educazione al consumo alimentare per gli studenti delle scuole elementari e medie inferiori. Inoltre, a livello dei banchi della distribuzione al consumo, potrebbe essere vantaggioso adottare una informazione più facilmente leggibile sull'origine geografica - regione, provincia - e varietà del prodotto, stampata a grandi caratteri su cartelli espositori di ampie dimensioni. Sempre con lo scopo di favorire il consumo dei prodotti del territorio e di stagione sembrano utili anche campagne promozionali locali. Infine, un ultimo intervento consiste nella lotta alla contraffazione, realizzabile con un coordinamento delle associazioni di categoria delle imprese.
Le principali filiere agro-alimentari del Distretto sono tre. La prima filiera consiste nell’ortofrutta che ha come riferimento il mercato nazionale. I prodotti, sia freschi che surgelati, sono di tipo maturo. Parte delle materie prime trasformate provengono dalla Sicilia, dalla provincia di Latina, da Roseto degli Abruzzi, ecc. L’approvvigionamento da queste aree è giustificato dalla necessità dell'industria di garantire al distributore un flusso continuo e costante nel tempo, in termini di volume e qualità, di alimenti.
I prodotti venduti sono di tipo tradizionale (frutta, ortaggi freschi ) e tipici locali (cavolfiore bianco marchigiano-abruzzese, bietola, cicoria e lattuga scarola). La qualità dei prodotti è confermata in alcuni casi dalle certificazioni adottate (Iso 9000) e dall'offerta di prodotti a marchio ma, nel periodo più recente si osserva un forte abbandono dell'attività da parte delle imprese agricole locali.
Nella filiera sono presenti alcune Associazione di Produttori che offrono servizi di assistenza tecnica ai produttori agricoli, commercializzano prodotti e realizzano attività di selezione di nuove varietà.
In generale, il numero di clienti distributori che acquistano dai trasformatori è limitato e la tipologia prevalente è rappresentata dalla GDO. Il numero totale dei clienti distributori a livello nazionale è estremamente contenuto.
La seconda filiera è quella ittica e può essere suddivisa tra pesce fresco, pesce surgelato e congelato e pesce decongelato. Oltre un terzo del pesce è venduto dalla GDO (nord Italia e dettaglio) ed una parte importante del mercato nazionale del pesce fresco e surgelato - quantità e valore - è localizzata nel Distretto. Questa filiera subisce una forte concorrenza da parte dei minori prezzi dei prodotti provenienti dai paesi esteri ed il pesce surgelato destinato alla trasformazione è sempre più di importazione.
Accanto a numerose piccole imprese locali di trasformazione se ne osservano altre di grandi dimensioni e diffusa è la vendita del prodotto senza marchio aziendale. In generale, le tecniche di trasformazione non mostrano innovazioni sia in termini di strumenti che di organizzazione.
In alcuni casi, i rapporti tra trasformatori e distributori sono realizzati sulla base di disciplinari di produzione e contratti di filiera. Tra i clienti della trasformazione, rilevante è la presenza della GDO nazionale ed estera.
Infine, la terza filiera è quella vitivinicola che offre prodotti di elevata qualità ed il mercato nazionale è caratterizzato da una domanda ancora in crescita.

I problemi e le proposte di intervento

Dal punto di vista del gruppo di produttori agricoli intervistati, il maggiore problema percepito consiste nello scarso livello di reddito che dipende dagli insoddisfacenti livelli di prezzo incassati e dai costi aziendali. Altre cause consistono nell'assenza di capacità contrattuale che, a sua volta, nasce anche dalla scarsa propensione dei produttori all'associazionismo e all’adesione di accordi di filiera, dalla forte concorrenza estera e dal criterio di acquisto della distribuzione basato largamente sul prezzo, dal calo della domanda di prodotti locali di qualità, dall’assenza di canali di vendita e dalla scarsa conoscenza della domanda di mercato dei prodotti agricoli.
Le principali proposte di intervento consistono nel favorire lo sviluppo di contratti ed accordi di filiera, per esempio attraverso agevolazioni per le imprese che accettano di aderire a contratti. Una seconda proposta potrebbe consistere nel favorire lo sviluppo di Associazioni di Produttori per concentrare fisicamente la materia prima agricola prodotta e facilitare la commercializzazione di prodotti, per ridurre i costi di produzione e migliorare la qualità commerciale di prodotti e servizi locali.
Un’altra proposta potrebbe consistere nell'applicazione di una politica per la valorizzazione della qualità dei prodotti (tipicità, produzione locale, tecniche di coltivazione - biologico -, certificazioni, ecc.). Le modalità di applicazione dovrebbero consistere nell’adesione da parte dei produttori agricoli al rispetto di disciplinari di produzione e, da parte dei trasformatori, nel riconoscimento della qualità in termini di maggior prezzo.
A completamento, un’altra proposta consiste nella promozione della multifunzionalità delle imprese agricole, in particolare con lo sviluppo dell'offerta dei servizi di turismo rurale e country house per la degustazione e la vendita dei prodotti aziendali e locali, l'accoglienza di turisti e scolaresche per la frequentazione di corsi ricreativi. Infine, potrebbero seguire altri interventi di minore urgenza, come, per esempio, la ricognizione degli aspetti economici delle imprese e delle tendenze di mercato, finanziamenti agevolati per il rinnovo delle attrezzature aziendali, miglioramento delle infrastrutture del settore, ecc..
Al livello dell’industria di trasformazione, il principale problema consiste nella scarsa competitività generata dalla modesta capacità di cooperazione tra imprese e da un rapporto distante tra istituzioni pubbliche e imprese. Altre cause, oltre ad un aumento dei costi di produzione, consistono in un insoddisfacente rapporto di mercato, manifestato da una limitatissima capacità di contrattazione con la distribuzione, e nella scarsa conoscenza del mercato e degli strumenti di analisi di gestione economica delle imprese da parte di larga parte degli imprenditori.
Le proposte di intervento che sembrano più urgenti consistono nel favorire la cooperazione tra imprese, la richiesta di accentuazione del controllo delle frodi commerciali, in particolare per i prodotti d’importazione, e la raccolta di informazioni economiche della gestione delle imprese e delle tendenze del mercato delle filiere.
Per quanto concerne la cooperazione tra imprese si potrebbe incentivare lo sviluppo di consorzi commerciali, per favorire lo sviluppo di contratti di filiera, per l'acquisto delle materie prime di qualità e tipiche da fornitori locali, per la vendita alla distribuzione turistica locale e la creazione di associazioni di produttori per la realizzazione di servizi per la centralizzazione delle vendite. Inoltre, anche lo sviluppo di consorzi produttivi, potrebbero cooperare per la fornitura di servizi comuni connessi al trasporto dei beni alimentari, compostaggio degli scarti vegetali di lavorazione e acquisto di beni intermedi per la trasformazione (imballaggi).
Altri interventi che possono essere ricordati potrebbero consistere nella politica di valorizzazione della qualità, sostenere la tracciabilità dei prodotti e facilitare la creazione di rapporti con la rete di ristorazione regionale, migliorare la qualificazione degli addetti, favorire la domanda di innovazioni di processo e di prodotto.
In conclusione, gli interventi prioritari potrebbero consistere nell'incentivare le forme di aggregazione tra imprese e stadi delle filiere per diminuire i costi fissi e creare delle economie di scala: accordi di filiera sottoscritti da tutti i protagonisti del tavolo agro-alimentare e relativi all'accoglimento di regole del sistema economico. All'interno della filiera, e per le imprese che intendono aderirvi, si possono poi sviluppare dei progetti integrati di sviluppo caratterizzati dalla presenza di centri di servizio (agenzie). Queste agenzie dovrebbero fornire, o organizzare, un insieme di servizi a minor costo, in particolare quelli commerciali, istituzionali - valutazione ed accesso ai fondi finanziari pubblici previsti dalla normativa per il settore agricolo ed agro-industriale - e tecnologici per il trasferimento di innovazioni. Per quanto concerne le politiche, quelle che risultano di maggiore urgenza sono rivolte alla tutela della salute del consumatore, alla valorizzazione della qualità dei prodotti agroalimentari e alla formazione imprenditoriale.

Riferimenti bibliografici

  • Ansaloni F., Pyszny F. (2005) "Analisi economica del Distretto Agro-industriale di San Benedetto del Tronto", Documento interno per il Comitato di Indirizzo e Coordinamento (COICO) del Distretto Agro-industriale di San Benedetto del Tronto.
  • Arzeni A. (2005) "Distretti Rurali nelle Marche: sintesi di una esperienza di studio", AgriRegioniEuropa, Anno 1, n.1, pp. 19-20.
  • Belletti G., Marescotti A. (2005), “I distretti, opportunità di sviluppo del territorio e dell'agricoltura”, L'informatore Agrario, n.22, pp. 27-31.
  • COICO Comitato di Indirizzo e Coordinamento (2000), Programma Di Sviluppo, Distretto Agro-industriale di San Benedetto del Tronto, D.G.R. n.3260 del 20.12.99, 10 maggio 2000.
  • Conti L. (2005), “Le politiche distrettuali nella Regione Piemonte”, Agriregionieuropa, n. 2, [link].
  • Luciani F. (2005), Relazione sugli incontri del "tavolo di confronto" propedeutici alla definizione di un "patto di distretto”, COICO, Documento interno, Comitato Esecutivo, Pro-memoria, 31.3.2005, Centro agro-alimentare, S.Benedetto del Tronto 13.06.2005. Rutigliano V. (2005), "Sud, la carta dei distretti alimentari", AgriSole 13-19.
  • 1. Contributo presentato il 6 dicembre 2005 a San Benedetto del Tronto nell’ambito del Convegno “Innovazione Integrazione Sostenibilità - Verso un nuovo sviluppo distrettuale” organizzato dal Comitato di Indirizzo e Coordinamento del Distretto Agro-industriale di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno). Per la ricerca delle fonti statistiche e la revisione critica ringraziamo con affetto la Dott.ssa Carla Sopranzetti, amica e collaboratrice.
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Commenti

Vorrei contattare il Comitato di Indirizzo e Coordinamento del Distretto Agro-industriale di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno). Come posso fare?
Grazie

Commento originariamente inviato da 'davide pierleoni' in data 16/03/2006.

Il COICO (Comitato di Indirizzo e Coordinamento del Distretto Agro-industriale di San Benedetto del Tronto) ha questi collegamenti:
 
COICO
via Vallepiana, 80,
63037 San Benedetto del Tronto (AP)
 
tel. 0735- 654100 / 751680
e-mail: coicosbt@libero.it

Commento originariamente inviato da 'Franco Sotte' in data 17/03/2006.