Gli effetti della nuova Pac sulle intenzioni comportamentali dei produttori di grano duro

Gli effetti della nuova Pac sulle intenzioni comportamentali dei produttori di grano duro
a Università degli Studi di Parma, Dipartimento di Scienze degli Alimenti
b Università degli Studi di Parma, Dipartimento di Bioscienze

Introduzione

La nuova riforma della Politica Agricola Comune (Pac) 2014-2020 segna un importante passo avanti verso una politica agricola europea più equa e attenta alle problematiche ambientali. Gli effetti delle politiche agricole sul comportamento dell’agricoltore sono stati ampiamente analizzati in letteratura ricorrendo soprattutto a metodologie quantitative di tipo econometrico o basate su approcci di programmazione matematica (Arfini, 2005). Il presente lavoro si pone l’obiettivo, mediante l’applicazione della teoria del comportamento pianificato o Theory of Planned Behaviour (Tpb), di valutare le intenzioni dei produttori di grano duro in Italia a modificare il proprio comportamento in seguito all’applicazione della nuova Pac. In particolare, sono stati studiati due diversi comportamenti: l’intenzione 1) a cambiare la superficie coltivata a grano duro a seguito dell’applicazione della nuova Pac e 2) di destinare almeno il 7% della superficie a seminativo ad area di interesse ecologico (Ecological Focus Area – Efa).

Materiali e Metodi

La Teoria del Comportamento Pianificato

La Tpb assume che la probabilità di realizzazione di un determinato comportamento dipenda dall’intenzione individuale a metterlo in pratica (Ajzen, 1991). L’intenzione racchiude, quindi, i fattori motivazionali che spingono un individuo ad attuare un dato comportamento. Questi fattori possono essere individuati nell’atteggiamento (attitude), ovvero la valutazione favorevole o sfavorevole del comportamento, nella norma soggettiva (subjective norm), cioè la pressione sociale avvertita dall’individuo, e nella percezione di controllo del comportamento (perceived behavioural control, Pbc), associata al livello di capacità individuale (esperienza e competenze personali). Applicata in genere all’analisi del comportamento del consumatore (si veda Menozzi e Mora, 2012), la Tpb è stata impiegata anche nell’analisi delle politiche agroambientali e delle pratiche agronomiche sostenibili (Beedel e Rehman, 2000; Corbett, 2002; Fielding et al., 2008; Wauters et al., 2010; Yazdanpanah et al., 2014). Gli effetti della nuova Pac sul comportamento dei produttori di grano duro sono stati analizzati utilizzando una forma estesa della Tpb dove le intenzioni sono determinate sia dalle variabili comportamentali dell’atteggiamento, della norma soggettiva e della Pbc sia dalle caratteristiche strutturali delle aziende. I risultati sono stati ottenuti mediante modelli ad equazioni strutturali (Structural Equation Models, Sem), basati su procedure di stima di massima verosimiglianza e tecniche di ricampionamento (Byrne, 2010).

Le informazioni sui produttori di grano duro

I dati sono stati raccolti nel periodo di giugno-luglio 2013 interessando un campione di 211 produttori di grano duro con contratto di coltivazione sottoscritto con il leader mondiale dell’industria pastaria. La costruzione del questionario è iniziata con l’identificazione dei comportamenti rilevanti attraverso i risultati ottenuti da un focus group organizzato con alcuni produttori del settore (Fioravanzi, 2013). I comportamenti rilevanti individuati grazie al focus group sono due: 1) il cambiamento, aumento o diminuzione, della superficie a grano duro a seguito dell’applicazione dei nuovi strumenti del primo pilastro della Pac e 2) la destinazione di almeno il 7% della superficie a seminativo a Efa. Per quest’ultimo comportamento la percentuale di Efa adottata tiene conto del possibile aggiustamento della Pac previsto nel 2017.
La prima parte del questionario mirava a identificare il livello di conoscenza degli agricoltori relativamente alla nuova Pac e la percezione dei possibili effetti sulla gestione delle aziende agricole. Dopo una dettagliata descrizione della regionalizzazione dei pagamenti e degli impegni di greening contenuti nella Pac 2014-2020, i due comportamenti selezionati sono stati indagati considerando le variabili determinanti dell’atteggiamento, della norma soggettiva, del controllo percepito e delle intenzioni di comportamento. Ogni domanda del questionario (item) rileva le informazioni sulle variabili misurandole su una scala Likert a 7 punti (1 = “per niente d’accordo”, 7 = “perfettamente d’accordo”).
Complessivamente sono pervenuti 71 questionari completi, di cui 15 inviati per posta ordinaria e 56 compilati on-line attraverso una webpage appositamente realizzata; nessun produttore ha richiesto l’intervista telefonica. Il basso tasso di risposta (35%) può essere spiegato dalla coincidenza dell’indagine con il periodo estivo, particolarmente impegnativo per gli agricoltori. Ciononostante, la distribuzione delle aziende tra le tre aree geografiche è risultata sostanzialmente uniforme (Tabella 1).

Tabella 1 - Descrizione delle principali caratteristiche del campione

Fonte: nostre elaborazioni

La maggior parte delle aziende agricole intervistate sono specializzate nella produzione di seminativi, in particolare di cereali, e il 63% aderisce ad Organizzazioni di Produttori (OP). Le aziende vantano, in termini di Superficie Agricola Utilizzata (Sau), una dimensione media piuttosto elevata, superiore nelle aziende del Centro rispetto alle aziende del Nord e del Sud. L’incidenza del 35% del pagamento unico aziendale (Pua) sui ricavi totali sta a dimostrare una significativa dipendenza di queste aziende dal sostegno pubblico. Un ridimensionamento dei pagamenti disaccoppiati potrebbe effettivamente influenzare gli investimenti aziendali. L’elevata incidenza della superficie a grano duro e dei relativi ricavi conferma un notevole livello di specializzazione delle aziende del campione.

Risultati

Gli intervistati hanno riportato un livello di conoscenza della nuova Pac moderatamente basso. La tabella 2 mostra che gli agricoltori ritengono che la riforma possa influenzare in modo negativo il valore dei terreni agricoli, l’impiego di manodopera agricola e l'uso di mezzi tecnici (es. concimi, agrofarmaci, spese per macchinari, ecc.), ma non comporti variazioni significative delle superfici a grano duro e delle superfici non coltivate. Le risposte sull’attuale impegno di parte della superficie aziendale ad area ecologica mostrano una situazione polarizzata con aziende che hanno già in passato applicato questa misura ed altre che non hanno mai adottato tale strumento.

Tabella 2 - Percezione degli effetti della nuova Pac

a Scala: 1 (“Pessimo”) – 4 (“Moderato”) – 7 (“Ottimo”)
b Scala: 1 (“Forte riduzione”) – 4 (“Nessuna variazione”) – 7 (“Forte aumento”)
c Scala: 1 (“Completamente in disaccordo”) – 4 (“Né d’accordo né in disaccordo”) – 7 (“Completamente d’accordo”)
d T-Test per campione unico (sul valore 4 “Moderato”, “Nessuna variazione”, “Né d’accordo né in disaccordo”)

Fonte: nostre elaborazioni

Cambiamento della superficie a grano duro

Secondo le indicazioni ricavate dai questionari, gli agricoltori non sono disponibili a modificare in modo significativo la situazione osservata (Tabella 3). Una riduzione delle superfici a grano duro è percepita come irrealistica, almeno nel breve periodo, in quanto provocherebbe un peggioramento del reddito aziendale. Allo stesso tempo, i produttori sostengono che una diminuzione delle superfici a grano duro potrebbe fornire un contributo positivo all’ambiente, in ragione della riduzione di input di origine sintetica (fertilizzanti e agro-farmaci). Dai dati raccolti, sembra che i produttori di grano duro non ritengano che altri soggetti, quali le OP, i mulini, i pastifici e gli altri attori pubblici e privati, si aspettino da parte loro una modifica delle superfici. In altri termini, la pressione sociale percepita dagli intervistati (norma soggettiva) appare di modesta entità. Le risposte ottenute per la Pbc segnalano una rigidità al cambiamento delle superfici a grano duro causata dalla presenza di capitali fissi impiegati in azienda (es. macchine e attrezzi) e dalla mancanza di competenze specifiche collegate alle alternative disponibili.
I risultati ottenuti dal modello ad equazioni strutturali evidenziano che l’atteggiamento, la norma soggettiva, la Pbc e le altre variabili aziendali spiegano il 52% della varianza dell’intenzione a modificare la superficie a grano duro in risposta all’applicazione della nuova Pac (Figura 1). La norma soggettiva è la variabile che esercita l’influenza maggiore sull’intenzione a modificare la superficie a grano duro. Ciò mostra come la percezione della pressione sociale, esercitata ad esempio dalle industrie alimentari o dalle organizzazioni di produttori, così come il comportamento degli altri produttori (la cosiddetta norma descrittiva), condizionino in modo significativo l’intenzione dei produttori a cambiare le superfici a grano duro. Le altre variabili Tpb non appaiono essere significative, mentre alcune caratteristiche aziendali risultano avere effetto sull’intenzione. Tra queste il peso dei pagamenti disaccoppiati sui ricavi totali, a dimostrare come il Pua abbia effetti sulle decisioni produttive delle aziende, e la percentuale di terreno in affitto; in quest’ultimo caso, gli agricoltori con una maggiore incidenza di superficie in affitto manifestano una maggiore reattività ad adattare le proprie scelte allocative alle nuove misure di politica. All’aumentare della distanza dal mulino, inoltre, cresce l’intenzione a modificare le superfici a grano duro, forse per effetto di un più labile legame con le strutture di trasformazione.

Tabella 3 - Risultati per gli item di valutazione del comportamento “Cambiamento della superficie a grano duro”, media

Scala: 1 (“per niente d’accordo”) – 7 (“perfettamente d’accordo”)

Fonte: nostre elaborazioni

Figura 1 - Risultati del modello per il comportamento “Cambiamento della superficie a grano duro”: R2, coefficienti standardizzati, correlazioni, deviazione standard (parentesi)

Significatività: *** = p < 0,01; ** = p < 0,05; * = p < 0,10
Model fit: χ2/df = 1,154; Cfi = 0,957; Rmsea = 0,047

Fonte: nostre elaborazioni

Allocazione di almeno il 7% della superficie a seminativo ad Efa

L’Efa è stata considerata dai partecipanti al focus group e da alcuni studi sull’impatto della nuova riforma come la misura di greening più impegnativa e costosa (Matthews, 2013; Solazzo et al., 2014). Gli agricoltori intervistati hanno infatti dimostrato una bassa intenzione ad adottare la nuova misura agro-ambientale, sebbene sia ritenuta uno strumento per conservare e migliorare l’ambiente (Tabella 4). Evidentemente, deve ancora maturare negli agricoltori la consapevolezza dell’obbligatorietà della norma onde evitare di incorrere in decurtazioni significative del pagamento diretto. L’atteggiamento degli agricoltori, ovvero le convinzioni individuali circa il mantenimento di almeno il 7% della superficie a seminativo ad area di interesse ecologico, risulta generalmente negativo, in particolare a causa del rischio di riduzione dei profitti aziendali. L’agricoltore dimostra una certa consapevolezza del contributo positivo della misura di greening al miglioramento della qualità ambientale, nonostante le possibili perdite di reddito costituiscano un elemento di forte preoccupazione. Secondo quanto emerso dalle informazioni raccolte, solo le istituzioni pubbliche e i consumatori si aspetterebbero dagli agricoltori la piena adesione alla misura di Efa. L’obbligo morale (moral obligation) spiega l’atteggiamento nei confronti dell’Efa: la maggior parte degli intervistati crede nell’importanza dell’Efa per il benessere delle generazioni future e della società. Gli altri item della norma soggettiva ottengono punteggi bassi, suggerendo che la famiglia, le industrie, i tecnici, le OP e gli altri agricoltori non si aspettano un impegno da parte dell’agricoltore in un’azione di Efa. Questo risultato sottolinea l’esigenza di una maggiore attività di supporto (tecnico e informativo) da parte degli attori della filiera nei confronti dei produttori di grano duro, per contribuire a ridurre il più possibile i costi legati all’implementazione della misura di Efa e favorire il trasferimento di conoscenze e competenze che anche secondo i dati sulla Pbc risultano abbastanza carenti.
L’atteggiamento, la norma soggettiva, la Pbc, l’obbligo morale e le altre caratteristiche aziendali spiegano insieme il 55% della varianza dell’intenzione di destinare parte della superficie aziendale ad aree di interesse ecologico (Figura 2). La variabile relativa all’obbligo morale fornisce un’indicazione importante della responsabilità percepita dal produttore nei confronti della società sull’atteggiamento. I risultati evidenziano un effetto significativo dell’obbligo morale sull’atteggiamento, e di quest’ultimo sull’intenzione. In altre parole, gli agricoltori che percepiscono maggiormente l’importanza delle proprie azioni nei confronti della società e delle generazioni future mostrano un atteggiamento più favorevole verso l’allocazione del 7% della superficie ad Efa, e una maggiore intenzione ad attuare tale comportamento. Anche il comportamento passato ha un effetto significativo sull’intenzione, confermando quanto emerso in altri studi simili (Fielding et al., 2008). Le altre variabili Tpb non possono essere considerate componenti significative per l’attuazione del comportamento mentre, tra le variabili aziendali, l’incidenza dell’area a grano duro sembra influenzare positivamente l’intenzione.

Tabella 4 - Risultati per gli item di valutazione del comportamento “Allocazione di almeno il 7% della superficie a seminativo ad Efa”, media

Scala: 1 (“per niente d’accordo”) – 7 (“perfettamente d’accordo”)

Fonte: nostre elaborazioni

Figura 2 - Risultati del modello per il comportamento “Allocazione di almeno il 7% della superficie a seminativo ad Efa”: R2, coefficienti standardizzati, correlazione e deviazione standard (parentesi)

Significatività: *** = p < 0,01; ** = p < 0,05; * = p < 0,10
Model fit: χ2/df = 1,387; Cfi = 0,922; Rmsea = 0,074

Fonte: nostre elaborazioni

Considerazioni conclusive

I risultati di questo lavoro tengono conto di uno scenario di politica che, nel giugno del 2013, non era ancora ben definito e descrivono la percezione degli agricoltori rispetto ai contenuti e agli effetti della nuova Pac.
L’effetto della norma soggettiva sull’intenzione degli agricoltori a modificare le superfici a grano duro dimostra come l’influenza esercitata, ad esempio, dalle OP e dalle industrie alimentari sia determinante nel guidare le scelte produttive degli agricoltori. I contratti di coltivazione e gli accordi di filiera sono solo alcune delle modalità attraverso le quali questa influenza viene esercitata. I risultati mostrano, inoltre, una forte influenza del pagamento unico sulle decisioni produttive delle aziende, confermando l’ipotesi secondo la quale i pagamenti disaccoppiati non sono neutrali nelle scelte aziendali. Il Pua dovrebbe quindi essere considerato nelle analisi di politica agricola come parte integrante delle risorse finanziarie a disposizione dell’imprenditore per organizzare gli input produttivi (terra, acqua, lavoro, ecc.).
L’Efa è sicuramente ritenuta dai produttori di grano duro un’iniziativa positiva per rafforzare la produzione di beni pubblici, sebbene sia al tempo stesso percepita come una misura costosa capace di deprimere il reddito aziendale. Questo studio evidenzia l’importanza dell’atteggiamento e del comportamento passato nel guidare l’intenzione dell’agricoltore a dedicare una porzione della superficie coltivata ad area di interesse ecologico. La consapevolezza che l’Efa possa effettivamente contribuire alla protezione delle risorse naturali e al miglioramento della qualità ambientale costituisce un fattore determinante del comportamento finale del produttore. Poiché le misure di greening vincoleranno le aziende a fornire nuovi servizi ambientali, le modalità e l’impegno con cui queste azioni saranno sviluppate a livello aziendale influiranno sull’efficacia della politica agro-ambientale. La forte preoccupazione sul possibile effetto negativo del greening sulle performance economiche aziendali può essere in parte attribuita a una scarsa conoscenza delle nuove misure di politica e alla debole azione informativa svolta dalle OP. Il greening, se inserito in una strategia di valorizzazione dell’attività agricola in chiave ambientale, potrebbe diventare un’opportunità (economica) per le aziende agricole. I progetti di filiere agro-energetiche locali, di valorizzazione della biodiversità agraria e del paesaggio rurale costituiscono solo alcuni esempi di come i vincoli di greening possano essere trasformati in risorsa per le aziende. Tuttavia, a fronte di costi certi per gli agricoltori, l’incertezza dei benefici e il fatto che essi dipendano dal successo di attività di valorizzazione più articolate è certamente la causa principale dello scetticismo di fondo rilevato. Per conseguire obiettivi di efficacia complessiva servono, pertanto, operazioni di trasferimento di conoscenze e di assistenza tecnica e attori della filiera che riescano a coordinare le attività delle imprese agricole.
Anche se i risultati della ricerca non possono essere generalizzati all’universo dei produttori di grano duro a causa della bassa numerosità campionaria, possono comunque contribuire a fornire un quadro delle problematiche conseguenti all’applicazione della nuova Pac e a suggerire le leve su cui agire.

Ringraziamenti

Gli autori desiderano ringraziare i due referee anonimi per gli utili suggerimenti forniti. Un ringraziamento particolare va al Dott. Cesare Ronchi, al Dott. Davide Ampollini e a tutti gli agricoltori coinvolti nell’indagine, senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare il presente studio.

Riferimenti bibliografici

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