“C’è stata un’infatuazione, un innamoramento che non era meno intenso per i problemi che in quegli anni travagliavano quest’area, cioè i sequestri. La riappropriazione del territorio è partita da noi, escursionisti della domenica, ma escursionisti lo siamo diventati dopo… dopo abbiamo scoperto che c’era la moda del trekking”.
L’Aspromonte è un’area marginale e arretrata rispetto a numerosi indicatori qualitativi e quantitativi di natura socio-economica. Se la costa è segnata e spesso deturpata da una cementificazione selvaggia, le zone montuose dell’interno presentano caratteri di isolamento, spopolamento, scarso controllo del territorio. Ancora oggi, del resto, nell’immaginario collettivo il termine «Aspromonte» evoca immagini che rimandano più alla cronaca nera che alla presenza di una natura incontaminata e di interessanti eredità culturali.
Eppure poche altre aree del Mezzogiorno possono competere con l’Aspromonte per la ricchezza di esperienze e iniziative innovative, per le tradizioni culturali e per la bellezza del paesaggio. La valorizzazione delle risorse (naturali, paesaggistiche, culturali, sociali e umane) e delle conoscenze locali, recuperate e trasformate nel quadro di percorsi di sviluppo endogeno e sostenibile, è il filo conduttore del volume, che si avvale anche della collaborazione di Maurizio Agostino, e che si propone di coinvolgere gli attori, le istituzioni e le imprese interessati alle sorti del Mezzogiorno rurale. La speranza è che la riflessione e il dibattito stimolino un coinvolgimento più esteso e profondo delle istituzioni nella promozione di uno sforzo collettivo per costruire, dalle diverse e spesso discontinue iniziative locali, una coerente strategia di sviluppo, che ne potenzi gli effetti positivi sul territorio.
Aspromonte
Aspromonte
Natura e cultura nell'Italia estrema
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