I servizi ecosistemici delle foreste alpine nel Veneto

I servizi ecosistemici delle foreste alpine nel Veneto
Consapevolezza e disponibilità a pagare da parte dei residenti nella regione
a Università di Padova, Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (Tesaf)

Questo articolo è la riduzione in italiano dell'articolo "Exploring the willingness to pay for forest ecosystem services by residents of the Veneto Region" pubblicato sull'ultimo numero di Bio-based and Applied Economics (Bae)

Introduzione1

Istituzioni, proprietari e gestori del sistema forestale italiano si trovano oggi ad operare in un ambito globale molto articolato, caratterizzato da un elevato numero di portatori di interesse e dall’emergere di nuovi mercati dei servizi ecosistemici. Ciò accresce la complessità della gestione forestale e mette in luce l’inadeguatezza degli strumenti finora utilizzati per garantire le funzioni più tradizionali. Accanto alle nuove domande, anche nuovi strumenti si affacciano sullo scenario internazionale, proposti con crescente enfasi dalle agenzie di sviluppo e presentati dalla letteratura come la nuova frontiera della politica forestale-ambientale: i Pagamenti per i Servizi Ambientali o Pes (Payments for Ecosystem Services). Entrati nel linguaggio dell’UE, costituiti ad elemento fondante dalle politiche forestali di diversi paesi emergenti, i Pes sembrano essere oggi uno strumento con cui ciascuna istituzione ma anche ciascun portatore d’interesse del settore deve misurarsi se intende conservare un ruolo attivo nell’arena forestale globale.
I Pes si basano sullo sviluppo di mercati per i servizi ecosistemici e richiedono quindi l’attribuzione di diritti di proprietà, l’individuazione di una disponibilità a pagare e a ricevere una compensazione, la negoziazione di accordi contrattuali tra le parti, sistemi spesso complessi di monitoraggio. L’idea è quella di stimolare la costruzione di una vera e propria "catena del valore" del servizio ecosistemico alle cui estremità stanno da un lato i produttori e dall’altro i beneficiari del servizio. Grazie ai Pes, i proprietari/gestori forestali, tradizionalmente l’anello debole delle filiere, possono godere di nuove forme di reddito.
Un Pes può essere implementato solo se i potenziali acquirenti riconoscono il valore del servizio e possiedono la consapevolezza dei suoi costi (diretti ed indiretti) rispetto ad uno status quo, oggi spesso caratterizzato dall’abbandono delle pratiche selvicolturali. Tale consapevolezza è condizione necessaria (anche se non sufficiente) al formarsi di una disponibilità a pagare da parte del "consumatore" del servizio ecosistemico. Diventa quindi importante verificare l’esistenza di queste condizioni nei potenziali utenti prima di pensare a sviluppare un Pes.
A questo scopo, è stata condotta un’indagine nelle aree alpine del Veneto. I servizi ecosistemici oggetto di studio sono stati: la conservazione della biodiversità, l’offerta di aree ricreative, la fissazione del Carbonio e la tutela del paesaggio. La popolazione di riferimento è rappresentata dai residenti nella regione, ai quali è stato proposto di sostenere interventi di conservazione forestale mediante contribuzione ad uno specifico fondo regionale.

Materiali e metodi

L’analisi bibliografica sui valori rivelati e/o espressi per i servizi ecosistemici in aree alpine ha messo in luce che la letteratura, anche se non collegata ai Pes, è ricca di casi studio (per una rassegna vedi Grêt-Regamey et al., 2008). I casi tuttavia riguardano la valutazione di singoli servizi, mentre pochi lavori affrontano il problema di valutare più servizi contemporaneamente. Esiste inoltre un’ampia variabilità anche per quanto riguarda la scala spaziale della valutazione e la natura (uso, opzione, non uso) dei valori esaminati. Risulta pertanto difficile riportare valori medi per i vari servizi.
Dal punto di vista delle metodologie impiegate è invece possibile individuare una tendenza che, partendo dalle prime applicazioni basate sul metodo del Costo del Viaggio (Merlo, 1982) o del prezzo edonico (Tangerini e Souguel, 2004), arriva all’impiego degli esperimenti di scelta (Scarpa et al., 2007) passando attraverso la Valutazione Contingente (Scarpa e Menzel, 2005). Anche il Benefit Transfer ė stato applicato, soprattutto nelle indagini ad ampia scala (Croitoru, 2007; Goio et al., 2008).
Seguendo l’evoluzione metodologica, in questa indagine sono stati utilizzati gli esperimenti di scelta (Louviere, 1992). Si tratta di un insieme di metodi basati sulla scelta, da parte dell’intervistato, tra (due o più) combinazioni alternative di diversi "attributi" e rispettivi "livelli" del bene da valutare, compreso lo status quo. Ad ogni combinazione è associato un valore monetario.
La scelta degli attributi attraverso cui esprimere i quattro servizi indagati è stata effettuata tramite consultazione di più di trenta esperti in tre tematiche specifiche: ecologia forestale e selvicoltura; ecologia del paesaggio; economia ambientale. Gli esperti sono stati inizialmente consultati a livello individuale e successivamente invitati a partecipare ad un focus group. Al termine di questo processo sono stati individuati cinque attributi: (i) la conservazione della biodiversità, (ii) la ricreazione, (iii) la fissazione del Carbonio; (iv) l’aspetto estetico del bosco inteso come impatto di diversi modelli selvicolturali (a scala di popolamento forestale) e (v) l’aspetto estetico inteso come impatto a scala di paesaggio. Ciascun attributo è stato declinato in tre livelli, oltre allo status quo.
L’indagine, condotta mediante interviste dirette, è stata effettuata nell’ottobre del 2011 utilizzando un questionario diviso in quattro parti: nella prima parte venivano raccolte informazioni sulla frequenza delle visite in aree alpine e le attività svolte; nella seconda venivano illustrati servizi ecosistemici indagati, gli attributi ed i loro livelli; in seguito veniva condotto l’esperimento di scelta; nella terza parte vi erano alcune domande di controllo, mentre l’ultima parte raccoglieva i dati socio-economici del rispondente. Il questionario è stato inizialmente testato su 74 persone2 e in seguito somministrato a tutto il campione, formato da 637 rispondenti residenti in 63 comuni della regione Veneto, stratificato secondo luogo di residenza (aree montane/non montane e dimensione della città di residenza), età, sesso e dimensione della famiglia.
Il disegno statistico dell’indagine è stato ottenuto grazie all’impiego del software Ngene©®. I modelli utilizzati sono stati di due tipi: multinomiale (Mc Fadden, 1974) e a classi latenti3 (Boxall e Adamowicz, 2002).

Risultati e discussione

Inizialmente, le alternative di scelta sono state proposte ai rispondenti senza l’attributo di costo: già in questa situazione è stata osservata una tendenza a preferire lo status quo. Questo fatto si è accentuato con l’introduzione dell’attributo "contribuzione al fondo regionale", evidenziando, in generale, una disponibilità a pagare da parte dei residenti pressoché nulla o comunque molto bassa. L’unico attributo con disponibilità positiva è stato quello relativo alle infrastrutture ricreative (aree pic-nic e sentieristica). La maggior parte delle variabili del modello multinomiale generale, tuttavia, sono risultate avere coefficienti scarsamente significativi. Pertanto si è affinato il modello escludendo le risposte di protesta, o considerando separatamente chi va in montagna (gli users) da chi non ci va (non-users) o includendo, attraverso specifiche variabili, il ruolo dell’educazione. Questi accorgimenti hanno migliorato la robustezza del modello ed hanno riconfermato la scarsa disponibilità a pagare per situazioni diverse dallo status quo. Una successiva ricodifica di alcune variabili ha apportato ulteriori elementi di interpretazione, come una certa tendenza a scegliere il livello più elevato degli attributi, senza sostanzialmente modificare i risultati precedenti.
Tralasciando, per motivi di spazio, di riportare i risultati delle diverse simulazioni in termini di coefficienti delle variabili e significatività delle stesse (riportate nell’articolo originale) nella tabella 1 viene presentata, da parte di diversi gruppi di residenti nella regione, la disponibilità per nucleo familiare a pagare i diversi servizi ecosistemici considerati nell’indagine. Come già accennato, per molti livelli dei servizi la disponibilità a pagare è nulla o addirittura negativa. In generale, la disponibilità aumenta quando si escludono le risposte di protesta (terza e quarta colonna nella tabella 1). Una differenziazione interessante appare quando si confrontano i due gruppi degli users e non-users della montagna (penultima e ultima colonna). I primi appaiono maggiormente disposti a pagare per ciò che utilizzano, soprattutto le strutture ricreative; i secondi invece mostrano una maggiore propensione a sostenere la conservazione del paesaggio e la fissazione del carbonio, servizi più orientati verso valori d’uso indiretto, e argomenti forse anche più presenti sui mezzi di comunicazione. Per interpretare tali risultati va tenuto presente che l’83% della popolazione del Veneto vive nella Pianura Padana, in aree ad elevata urbanizzazione, dove il problema del contenimento dei gas serra ed, in generale, della qualità dell’aria, viene di certo maggiormente percepito rispetto a chi risiede nelle vicinanze della aree forestali alpine. Per quanto riguarda l’aspetto estetico del bosco a scala di popolamento forestale sembra invece difficile poter identificare una ben precisa tendenza: gli intervistati sono indifferenti nei riguardi dei modelli di gestione forestale, mentre per la conservazione della biodiversità vi sono disponibilità a pagare con segno negativo.

Tabella 1 - Disponibilità a pagare per alcuni servizi ecosistemici prodotti dalle foreste alpine del Veneto rispetto allo status quo per diversi modelli multinomiali

Considerazioni conclusive

I modelli impiegati hanno contribuito solo in parte a spiegare la disponibilità a pagare da parte dei residenti nella regione per i servizi ecosistemici e che cosa la determina. Questo fatto è anche legato alla complessità dell’indagine, alla numerosità degli attributi e livelli proposti che non sempre hanno messo il rispondente nelle condizioni di effettuare una scelta in piena consapevolezza. La difficoltà della scelta può in parte spiegare perché molti rispondenti abbiano prudentemente optato per il mantenimento dello status quo. Il messaggio che emerge dal lavoro è la scarsa conoscenza del ruolo che le foreste hanno, o avranno nel futuro, nel produrre servizi ecosistemici; nė sembrano percepiti i rischi territoriali ed ambientali legati alla situazione di progressivo abbandono di diverse foreste alpine. Una buona parte dei residenti nella regione sembra considerare soprattutto biodiversità e paesaggio come beni già acquisiti, o comunque servizi i cui costi di produzione non possono o non devono essere sostenuti dai beneficiari.
Con l’eccezione degli aspetti ricreativi, i risultati ottenuti mettono seriamente in discussione un’eventuale implementazione di meccanismi Pes su larga scala. Nella prospettiva di sostenere un settore forestale più che mai esposto alla competizione globale e più fragile anche come sistema socio-ecologico, appare quindi importante che le azioni di politica si concentrino innanzitutto sul promuovere azioni di informazione e formazione, accrescendo la consapevolezza dell’importanza degli ambienti naturali e delle loro funzioni; inoltre, che i meccanismi Pes vengano attivati su scala locale, cioè in quei contesti dove i beneficiari possano più direttamente mettersi in relazione con i fornitori di servizi ambientali ed apprezzare le azioni di gestione corretta delle risorse.

Riferimenti bibliografici

  • Boxall P., Adamowicz V. (2002), Understanding heterogeneous preferences in random utility models: The use of latent class analysis, Environmental and Resource Economics, N. 23

  • Croitoru L. (2007), How much are Mediterranean forests worth?, Forest Policy and Economics, N. 9

  • Goio I., Gios G., Pollini C. (2008), The development of forest accounting in the province of Trento (Italy), Journal of Forest Economics, N. 14

  • Grêt-Regamey A., Walt A., Bebi P. (2008), Valuing ecosystem services for sustainable landscape planning in Alpine regions, Mountain Research and Development, N. 28

  • Louviere J.J. (1992), Experimental choice analysis: Introduction and overview, Journal of Business Research, N. 24

  • McFadden D. (1974), The measurement of urban travel demand, Journal of Public Economics, N. 3

  • Merlo M. (1982), La stima del valore ricreazionale dei boschi. Un’applicazione del metodo Clawson alla pineta di Val Rosandra, Atti XII incontro CeSet, Tip. Baccini e Chiappi, Firenze

  • Scarpa R., Menzel S. (2005), Protection Motivation Theory and Contingent Valuation: Perceived Realism, Threat and Wtp Estimates for Biodiversity Protection, Siev Sustainability Indicators and Environmental Valuation, Milano: Fondazione Enrico Mattei

  • Scarpa R., Thiene M., Tempesta T. (2007), Latent class count models of total visitation demand: days out in the Eastern Alps, Environmental and Resource Economics, N. 38

  • Tangerini A., Soguel N. (2004), Evaluation monétaire de la qualité du paysage, Idheap Working Paper 6/2004, Swiss Graduate School of Public Administration (Idheap). Switzerland: Chavannes-près-Renens

  • 1. L'indagine è stata realizzata grazie ai fondi del 7° Programma Quadro della CE - Progetto Newforex (New Ways to Value and Market Forest Externalities).
  • 2. Grazie al test pilota è stato deciso di tralasciare un ulteriore servizio, la regimazione delle acque, inizialmente considerato dall’indagine. Infatti questa è stata avviata poco dopo il verificarsi di forti allagamenti nella regione, che avevano provocato diversi danni per i quali si era in attesa di risarcimento. Molti intervistati nel test pilota hanno colto l’occasione del questionario per esprimere il loro dissenso circa le politiche regionali sulla regimazione delle acque e questo ha generato numerose risposte di protesta che avrebbero inficiato la validità dell’indagine a piena scala.
  • 3. Per questi ultimi si rimanda all’articolo originale.
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