Introduzione
Nell’ultima decade nuovi atteggiamenti verso la produzione e il consumo di cibo hanno portato alla ricerca di nuove forme organizzative, fondate su una cooperazione sempre più stretta tra produttori e consumatori, che va al di là della semplice dimensione dello scambio economico e, in misura crescente, fa riferimento ad obiettivi condivisi di sostenibilità sociale e ambientale. Queste nuove interazioni si sono mostrate in grado di dar vita a significativi processi di cambiamento nelle pratiche alimentari, ai quali non è rimasto indifferente lo stesso sistema agroalimentare dominante.
All’interno di questi processi, in tempi più recenti si sono distinte le iniziative promosse da cittadini-consumatori che, riappropriandosi di un ruolo autonomo e attivo, coinvolgono i produttori in una nuova dimensione di cittadinanza alimentare, rimodellando radicalmente le pratiche alimentari attorno ai significati altri del cibo (sociali, culturali, ambientali). Questa nuova consapevolezza rappresenta spesso il primo passo per lo sviluppo, all’interno di più complessi network, di altre iniziative di mobilitazione sociale attorno a più ampi obiettivi di cambiamento degli stili di vita e dei modelli di sviluppo (si veda al riguardo Rossi e Brunori (2011) su questa rivista). Nella letteratura più recente questi nuovi network alimentari sono riuniti sotto la denominazione di Civic Food Networks (Cfn), che ne sottolinea la componente ‘civica’, in relazione alla loro origine e alla loro tensione ideale verso obiettivi di valore sociale, e al tempo stesso la natura ibrida, come network di interazione che progressivamente coinvolgono attorno a tali obiettivi soggetti diversi (abbiamo introdotto il concetto di Cfn in Renting et al., 2012). Questi network ed i processi di innovazione da essi innescati sono significativi anche perché espressione di potenziali cambiamenti nei meccanismi di governance del sistema agro-alimentare. Gli studiosi guardano infatti con attenzione a questo nuovo ruolo autonomo e proattivo della società civile e alle forme innovative di interazione che essa appare in grado di promuovere, sia dal lato delle relazioni economiche con il mercato, sia da quello delle relazioni con il soggetto pubblico e la sfera istituzionale, vedendo in ciò una potenziale evoluzione nei tradizionali meccanismi della governance alimentare (Renting e Wiskerke, 2010).
In queste esperienze di innovazione sociale che, partendo da bisogni condivisi, danno vita a nuovi approcci (attraverso la costruzione di nuovi schemi cognitivi e normativi) e su tale base sviluppano nuove pratiche (nuovi modelli tecnici e organizzativi) lo sviluppo di capitale sociale ed i processi di co-apprendimento da esso supportati svolgono un ruolo centrale (Brunori et al., 2008).
Questo articolo si propone di contribuire alla riflessione sul potenziale innovativo di questi Cfn presentando i risultati di un caso di studio1. In esso vengono analizzati il processo di sviluppo di uno di questi network e la sua capacità di promuovere e guidare processi di innovazione (la transizione verso modelli più sostenibili), focalizzando l'attenzione sui meccanismi di apprendimento sociale.
Il caso analizza l’esperienza dell’associazione Crisoperla… liberi dai parassiti, un network alimentare locale in cui diversi attori cooperano per creare un sistema alternativo di conoscenza e di pratiche attorno al cibo e, più in generale, si impegnano per promuovere le tematiche della sostenibilità. Dell’associazione, operante tra Toscana e Liguria (sede nella provincia di Massa-Carrara), fanno parte: singole aziende agricole (ortaggi, frutta, conserve vegetali, carne); una cooperativa di produttori (Sotto lo stesso cielo, a cui a sua volta aderiscono aziende agricole e due cooperative di pescatori: Maestrale e Bio & Mare); gruppi organizzati di consumatori (cinque Gruppi di Acquisto Solidale (Gas)); un’associazione di consumatori (Associazione Consumatori Utenti Toscana); una cooperativa sociale (La foglia del Tè); una cooperativa del settore erboristico (Principio Attivo); due tecnici agronomi. Sulla base di un interesse condiviso verso la promozione e la valorizzazione dell’agricoltura biologica, ma anche di una comune percezione delle difficoltà da essa incontrate, i vari attori coinvolti hanno intrapreso un processo collettivo di riorganizzazione del sistema alimentare biologico locale e di più ampia mobilitazione attorno alle tematiche del cibo e dei modelli di sviluppo. A tale scopo il network interagisce con le istituzioni e con altri network locali, così come instaura relazioni con organizzazioni al di fuori del territorio.
Attraverso la descrizione del network come sistema di apprendimento (Proost et al. 2009; Brunori et al., 2012), il focus è sui processi di interazione che portano alla produzione di conoscenza, processi che sottostanno alla definizione di approcci, obiettivi, forme di comunicazione comuni, rappresentando così passaggi fondamentali nella formazione dell’identità, delle capacità e del consenso.
Quadro concettuale e approccio metodologico
La cornice teorica in cui ci siamo collocati è quella fornita dagli studi sull’innovazione sociale e dalle teorie della transizione, che hanno trovato efficace applicazione alle recenti dinamiche di cambiamento promosse dal basso attorno al cibo (Ploeg et al., 2004; Seyfang e Smith, 2006; Brunori et al., 2008; Knickel, 2009).
In questa prospettiva la produzione di nuovi modi di pensare e di fare, come primo passo per la costruzione di nuovi sistemi di conoscenza e di regole, nuovi modelli organizzativi e nuove infrastrutture materiali, vedono il ruolo centrale dei processi di apprendimento che, in risposta a bisogni o opportunità condivisi, si sviluppano all’interno della dimensione sociale dei network. Il capitale sociale che viene a formarsi in tale spazio relazionale crea un contesto favorevole all’apprendimento, favorendo attraverso lo scambio e la condivisione di esperienza l’esplicitazione e la formazione di conoscenza (‘peer-to-peer exchange’ e ‘learning by doing’); tali processi accrescono a loro volta il capitale sociale (Proost et al., 2009). La crescita dei network, la loro progressiva articolazione in relazione alla diversità e ai diversi ambiti di interesse degli attori e la loro ibridazione attraverso l’apertura a nuove relazioni e alle relative conoscenze e pratiche sono parte integrante del processo di innovazione. Attraverso di essi gli attori coinvolti negoziano principi e obiettivi, mobilizzano e condividono risorse (conoscenze, lavoro, relazioni), favorendo, nel contempo, l’ulteriore strutturazione dello spazio di apprendimento.
Per analizzare il potenziale di questi ‘network di apprendimento’ nel favorire processi di transizione verso modelli più sostenibili abbiamo fatto ricorso all’approccio sviluppato da Dacin et al., 1999. Questo guarda all’azione innovativa sul sistema socio-tecnico dominante scomponendo quest’ultimo in due aree principali di influenza: l’ambiente tecnico-economico (task environment) e quello socio-istituzionale (institutional environment). Il primo include quei gruppi sociali che interagiscono in rapporti commerciali e transazioni economiche e vede adottati criteri di performance economico-finanziaria; il secondo considera l’interazione con gruppi sociali da cui viene un’influenza di tipo non commerciale e dove i principali criteri di riferimento sono la legittimità sul piano normativo ed etico-culturale (per un approfondimento si veda Elzen et al., 2010).
La tabella 1 riporta i gruppi sociali coinvolti nel network di Crisoperla, distinguendo nei due ambiti.
Tabella 1 - Gli attori delle relazioni di Crisoperla nei due ambienti
Seguendo lo sviluppo del network, abbiamo dunque analizzato i meccanismi di creazione di nuova conoscenza, ponendo particolare attenzione al ruolo dei singoli attori, la mobilizzazione delle risorse (materiali e immateriali) in relazione alle nuove opportunità che si sono presentate, e, nel contempo, lo sviluppo di capitale sociale (le relazioni, il grado di fiducia, coesione, cooperazione e condivisione). Attraverso la crescita dell’operatività del network abbiamo letto gli effetti di questi processi su entrambi gli ambiti sopra menzionati, osservando la capacità degli attori di avviare percorsi innovativi e di creare pressione per promuovere più ampi processi di cambiamento.
Sul piano metodologico il caso di studio è stato sviluppato attraverso una combinazione di metodi qualitativi di indagine:
- interviste individuali (16), strutturate e semi-strutturate, con rappresentanti delle diverse tipologie di attori componenti il network;
- partecipazione a riunioni interne dell’Associazione, in qualità di osservatori;
- partecipazione ad iniziative ed eventi organizzati dall’Associazione;
- organizzazione di workshop tematici con i membri del network.
L’insieme delle osservazioni dirette unitamente all’analisi documentale svolta in parallelo (flussi di comunicazione nell’ambito della mailing list interna, documenti redatti dall’Associazione, di articoli di stampa) hanno consentito di raccogliere informazioni relative alla storia del network, alla sua composizione ed evoluzione, alla sua organizzazione interna e alle modalità di relazione con altri network, organizzazioni ed istituzioni locali e nazionali. Su tale base informativa è stata sviluppata l’analisi proposta in questo articolo.
Il caso di studio: lo sviluppo del network
Di seguito vengono ripercorse le fasi dello sviluppo del network, dalla sua origine come gruppo informale alla sua progressiva strutturazione, e ne vengono analizzati il processo di crescita interna e la portata in termini di capacità di influenza negli ambiti individuati (tecnico-economico e socio-istituzionale).
La nascita della dimensione collettiva: la creazione di legami tra gli agricoltori
L’Associazione Crisoperla si è costituita nel 2009, ma il processo inizia qualche anno prima.
Alcuni agricoltori e due agronomi hanno cominciato ad interagire e cooperare sulla base di una concezione condivisa dell’agricoltura biologica (nella sua accezione ‘agro-ecologica’, quindi distante dai problemi legati alla cosiddetta “convenzionalizzazione” (Guthman, 1998; Fonte e Agostino, 2008), mossi dalla comune percezione dell’esistenza di alcuni problemi: la difficoltà nel portare avanti i processi produttivi (dovuta alla difficoltà di reperimento e all’alto prezzo degli input) e la mancanza di opportunità commerciali nei canali convenzionali. A ciò si aggiungeva un comune atteggiamento critico verso l’approccio dominante nei riguardi dell’agricoltura biologica e le modalità di supporto tecnico messe in atto per la sua diffusione, in particolare l’approccio verso la creazione-diffusione di conoscenze e abilità.
E’ in questo primo nucleo del network che hanno avuto luogo i primi importanti processi di apprendimento, basati sull’interazione fra pari e sull’integrazione fra diversi tipi di conoscenza; processi che hanno supportato significativi cambiamenti sul piano tecnico e organizzativo. Nella convinzione che i bisogni e i saperi degli agricoltori fossero risorse su cui investire, i due tecnici hanno infatti iniziato a promuovere tra di essi relazioni e scambi di esperienza. A integrazione di tale processo hanno fornito agli agricoltori conoscenza tecnica ed organizzativa, supportandoli nella produzione e nel marketing. Il risultato è stato lo sviluppo fra gli agricoltori di un atteggiamento pro-attivo a livello individuale, nonché di una conoscenza e di una visione collettive e di capacità di cooperazione nell’affrontare le difficoltà.
L’altro mercato: il legame con i consumatori dei Gas
Per aiutare gli agricoltori ad ampliare le opportunità di vendita, i due tecnici hanno favorito la loro entrata in contatto con tre Gas dell’area di Massa-Carrara. Questa nuova partnership è stata determinante per gli agricoltori, in quanto ha offerto loro la possibilità di instaurare una relazione diretta e stabile con consumatori critici, nonché l’ulteriore opportunità, sempre tramite i Gas, di entrare in importanti mercati contadini del territorio (Mercato Biologico e Tipico di Carrara, Spazio Contadino di Massa, Mercato contadino a km 0 e Mercato della Terra di Sarzana).
L’interazione con i Gas rappresenta un altro momento significativo nello sviluppo di questo network di apprendimento. Nata come un opportunità per gli agricoltori di ampliare il mercato, essa va molto oltre, rappresentando un incontro tra due mondi diversi: quello dei consumatori urbanizzati, con pratiche di consumo consolidate e con precaria cultura alimentare, per quanto critici e desiderosi di un’alternativa, e quello dei produttori, spesso dotati di aziende di piccole dimensioni e localizzate in aree rurali disagiate, ma determinati nel perseguire un proprio modello di attività. Per entrambe le parti questa relazione diretta offre un importante, ulteriore stimolo alla riflessione e favorisce profondi cambiamenti interni, per la necessità di acquisire nuove conoscenze e abilità, riorganizzare le routines, ridefinire la propria identità e responsabilità come produttori e consumatori; il tutto verso un significativo cambiamento di prospettiva nell’approccio verso le pratiche di produzione-consumo, che vengono ad essere concepite nel loro insieme (Rossi e Brunori, 2012). Questa interazione favorisce anche un mutuo rafforzamento ed una maturazione degli obiettivi di sostenibilità, i quali, all’interno di un approccio più ampio, non sono più riferiti solamente alle pratiche agricole aziendali e di consumo (la comune scelta dell’agricoltura biologica), ma guardano più in generale ai sistemi e modelli alimentari, con implicazioni a diversi livelli (di marketing, di cultura, di quadro istituzionale, di relazione con i territori). Su questa crescente consapevolezza si rafforza la dimensione dell’azione collettiva.
Accanto all’esperienza individuale con i Gas, la partecipazione collettiva ai mercati ha ulteriormente contribuito ad aumentare fra gli agricoltori l’autostima e il senso di appartenenza e ad incoraggiare l’auto-organizzazione e la cooperazione. A ciò si aggiunge un aumento di visibilità all’esterno, sia verso i consumatori che verso le istituzioni pubbliche locali.
Altra imprenditorialità: l’arricchimento del network, tra managerialità e valori
Un altro importante avanzamento nello sviluppo di questo network è stato il contemporaneo stabilirsi di una relazione con due cooperative di pescatori che operano a Carrara (Maestrale e Bio & Mare), anch’esse legate ai Gas. Questa relazione ha dato agli agricoltori la possibilità di entrare in contatto con un’esperienza più strutturata di gestione collettiva, sia dal punto di vista della produzione, ispirata ai principi della sostenibilità (una delle due cooperative ha richiesto la certificazione di pesca sostenibile), sia di marketing, per la gestione manageriale e l’approccio alternativo al ‘mercato’. L’interazione con le due cooperative ha anche portato ulteriori opportunità di mercato per le aziende: ha infatti fornito un altro sbocco commerciale per i loro prodotti (come ingredienti di preparazioni a base di pesce, essendo una delle due cooperative impegnata anche in attività di trasformazione del pescato) e ha esteso le relazioni con Gas anche al di fuori dell’area.
La strutturazione del network: stessa mission, due campi di attività
Questi processi di co-apprendimento hanno favorito l’ulteriore strutturazione del network, attraverso due passaggi importanti:
- la definizione di due ambiti di attività separati, per quanto strettamente integrati attorno agli stessi obiettivi di fondo: le attività relative a produzione e marketing e quelle più specificamente legate ad aspetti relazionali, politici e culturali; una focalizzazione utile in termini di maggior efficacia nei processi di apprendimento e di capacità sul piano operativo;
- la formalizzazione del gruppo di agricoltori, tecnici, Gas e altre organizzazioni nell’Associazione Crisoperla e la costituzione di una Cooperativa (Sotto lo Stesso Cielo) tra alcune aziende di Crisoperla, altre aziende esterne e i pescatori; un processo di istituzionalizzazione del capitale sociale molto importante per il consolidamento delle relazioni interne e delle interazioni con l’esterno.
Questa riorganizzazione del network incontra le esigenze dei membri: quelle dei produttori di creare una struttura più adeguata per gestire gli aspetti tecnici e la presenza sul mercato, oltre alla volontà di tutti gli attori di assumere un ruolo pro-attivo come organizzazione della società civile, migliorando le attività di relazione e assumendo un ruolo politico.
La crescita della capacità di interazione del network
I benefici della crescita della capacità di azione collettiva e della strutturazione del network sono evidenti nell’interazione con l’esterno. Crisoperla stabilisce infatti relazioni a livello locale, con altre organizzazioni della società civile, con le amministrazioni locali (comunali e provinciale), con istituti scolastici, ma interagisce anche ad un livello territoriale più ampio, come nel caso della partecipazione a forme di interlocuzione con i governi regionali toscano e ligure, o del collegamento e della cooperazione con altre reti dell’economia solidale operanti a livello nazionale, o dell’interazione con le organizzazioni nazionali dell’agricoltura biologica, o degli scambi di esperienze avviati con la realtà delle Amap francesi.
Questa capacità di interazione è espressione della crescita di consapevolezza a livello politico e di senso di cittadinanza. Questo consente di mobilizzare ulteriormente le risorse interne (relazioni, conoscenze ed abilità personali), di cogliere le opportunità emergenti sia sul territorio che all’esterno (nuove relazioni, nuove iniziative, nuovi ambiti di azione), di mobilitarsi per sviluppare e diffondere approcci e pratiche innovative. La consapevolezza della possibilità di agire come soggetto politico rappresenta un fattore sempre più importante nella costruzione dell’identità e della missione del gruppo.
L’azione del network: influenze sull’ambiente tecnico e socio-istituzionale
Secondo l’approccio teorico adottato, possiamo guardare al potenziale di questo network rispetto alla sua capacità di esercitare pressione nei due “ambienti” in cui opera: tecnico-economico e socio-istituzionale. E’ in entrambe queste aree, lavorando su aspetti concreti riguardanti la produzione, il marketing, i quadri politico e istituzionale, la cultura e l’opinione pubblica, che il network sta cercando di affermare e diffondere i principi della sostenibilità. Sul piano operativo tali principi vengono declinati attorno a due priorità:
- l’affermazione sul mercato dell’agricoltura biologica e, più in generale, dei sistemi produttivi e delle relazioni economiche che fanno riferimento a principi etici (ecompatibilità, solidarietà, equità sociale);
- lo sviluppo di una riflessione pubblica, che coinvolga le istituzioni come la società civile, sugli stessi temi, dal sostegno all’agricoltura biologica al riconoscimento della necessità di una transizione verso modelli di produzione-consumo e in generale stili di vita più sostenibili.
E’ in questo quadro che possono essere lette le molteplici iniziative, di valenza sia economica che politico-culturale, a cui Crisoperla ha preso parte o che essa stessa ha promosso, sul territorio e al di fuori di esso, dal momento della sua formalizzazione nel 2009.
Tra le varie iniziative (tutte oggetto di analisi nello studio) è stata particolarmente importante la partecipazione a “Tutta un’altra città”, un evento pubblico focalizzato sulle tematiche della sostenibilità e dell’economia solidale che viene organizzato ogni anno dall’omonima associazione (Tuac) operante sul territorio massese. Nell’edizione 2010 Crisoperla è stata coinvolta nell’animazione delle attività culturali (workshop, seminari) e nella gestione della ristorazione, organizzata dai produttori con i loro prodotti. Quest’esperienza ha rappresentato per l’Associazione una grande opportunità, sia per la visibilità acquisita sia per le relazioni stabilite: è da qui che è derivata l’adesione a Tuac e a co mitati di gestione di alcuni mercati contadini, come anche l‘acquisizione di nuovi soci, fra cui l’Associazione Consumatori Utenti (Acu) della Toscana, molto attiva sui temi del consumo sostenibile, nonché i Gas e le aziende agricole in territorio ligure.
A seguito di queste nuove relazioni nel corso del 2011 Crisoperla è stata coinvolta in alcune iniziative pubbliche in Liguria, sia di natura commerciale che culturale: i produttori hanno cominciato a partecipare al mercato contadino di Sarzana e l’associazione ha preso parte attiva in “Fa’ la Cosa Giusta”, un’altra manifestazione sull’economia solidale. Inoltre, a livello politico-istituzionale, essa è stata coinvolta dall’amministrazione regionale, insieme ad altre organizzazioni del territorio, nel percorso verso la definizione di norme e di strumenti di supporto per l’economia solidale (una Legge Regionale sui Distretti di Economia Solidale).
L’azione di pressione sulle istituzioni e l’opinione pubblica locali trova espressione anche in altre iniziative, come la partecipazione all’organizzazione a Massa di “Sbarchi in piazza”, la prima edizione a livello nazionale di una manifestazione itinerante promossa dal 2011 dalla Rete di Economia Solidale del Sud (Ressud), e la collaborazione con l’amministrazione locale nell’organizzazione di “Sapori”, un importante evento cultural-gastronomico che si tiene da molti anni a Fivizzano (MS). In entrambi i casi l’Associazione ha assunto un ruolo di ‘soggetto politico’, portando all’attenzione dell’opinione pubblica questioni sociali importanti e chiamando le istituzioni locali ad una riflessione sulle politiche adottate sul territorio.
E’ evidente in questa crescente capacità di mobilitazione il ruolo positivo svolto dall’attivazione di relazioni con altri network, le quali hanno rappresentato per Crisoperla uno stimolo ed un supporto nel processo di definizione della propria identità e della propria mission; ciò ha a sua volta rafforzato la sua capacità di interazione con l’esterno. Emblematica, in tal senso, è anche la relazione attivata con le organizzazioni del biologico operanti a livello nazionale e la relativa possibilità di prendere parte alle iniziative messe in atto per esercitare pressione sul piano istituzionale a supporto dell’agricoltura biologica. L’Associazione si è mossa in modo proattivo all’interno di tale ambito relazionale e ha dimostrato di saper cogliere appieno gli spazi di opportunità che le si offrivano. In occasione della manifestazione “Sapori”, ad esempio, sfruttando il ruolo affidatole dalle istituzioni locali, essa ha coinvolto le più importanti organizzazioni del biologico in un intenso dibattito sullo stato e sulle prospettive dell’agricoltura biologica in Italia, evidenziando le criticità e chiamando tutti ad un’assunzione di responsabilità. Allo stesso tempo, l’Associazione ha utilizzato la riflessione interna che la gestione dell’iniziativa ha richiesto per prendere posizione presso il governo regionale toscano a supporto della propria concezione di agricoltura biologica (attraverso la redazione di un documento politico).
Le lezioni apprese dal caso di studio
Il caso di studio presentato conferma il ruolo potenziale che i network civici che si sviluppano attorno al cibo, attraverso il progressivo coinvolgimento di attori della società civile, del mondo della produzione e delle istituzioni, assumono nella promozione e realizzazione di processi di innovazione orientati ad obiettivi di sostenibilità. L’analisi del processo di sviluppo del network (e del relativo capitale sociale) ha evidenziato come alla base di questa capacità di promuovere cambiamenti ci siano processi di apprendimento sociale che, integrando risorse diverse, portano alla creazione di nuovi sistemi di conoscenza e di norme condivisi, e su tale base allo sviluppo di percorsi innovativi sul piano operativo e strategico. E’ attingendo a questo patrimonio comune che vengono ad essere rimodellate le pratiche individuali, ma hanno anche modo di svilupparsi nuove identità e nuove progettualità in forma collettiva, così come una dimensione condivisa di cittadinanza. Questi processi si traducono nella capacità di chiedere e portare innovazione in ambiti diversi: i modelli produttivi, le relazioni di mercato, il sistema normativo e le politiche pubbliche, il contesto istituzionale (il sistema delle rappresentanze, le forme di interazione tra soggetti pubblici e privati, etc.), la cultura e il sistema di creazione della conoscenza, i modelli di consumo e in generale gli stili di vita.
In una logica di necessaria transizione verso sistemi di produzione e consumo più sostenibili la comprensione di questo potenziale innovativo e delle dinamiche che ne consentono l’espressione appare fondamentale e da tenere in considerazione, unitamente ad una val utazione del loro impatto in termini sociali ed economici, tanto nell’agenda di ricerca quanto in quella delle politiche pubbliche.
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- 1. L’analisi qui riportata è parte di una riflessione più generale sul potenziale innovativo dei network promossi da cittadini-consumatori, sviluppata all’interno del Prin 2008 (Agricoltura locale e consumo sostenibile nelle reti alimentari alternative, coord. scient. Anna Maria Vitale) dall’UO di Pisa (coord. Francesco Di Iacovo): “Alla ricerca di modelli innovativi di produzione-consumo: i percorsi di ricerca di coerenza attivati dai cittadini-consumatori”.
Il presente articolo riprende alcuni contenuti di lavori presentati dagli autori alla conferenza internazionale su ‘Multifunctional Agriculture and Urban-Rural Relations: Agriculture in an Urbanizing Society’ (Aprile 2012, Wageningen, NL) (si veda Brunori et al., 2012) e al XIII Congresso Mondiale di Sociologia Rurale (Agosto 2012, Lisbona). Il lavoro si affianca ad un’altra indagine sul potenziale di innovazione di questi network civici, letto attraverso l’esperienza dei Gas (Rossi e Brunori, 2011).