Introduzione
Lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi in Val d’Agri può costituire un’importante opportunità per l’economia della Basilicata. L’attività estrattiva, infatti, genera impatti positivi sia attraverso lo sviluppo dell’industria estrattiva e di tutte le attività economiche ad essa connesse realizzabili sul territorio che attraverso l’utilizzazione delle royalty da parte delle istituzioni locali.
In questo quadro, un ruolo particolarmente significativo può essere svolto dal Programma Operativo Regionale (Por) “Val d’Agri, Melandro, Sauro, Camastra” (Dcr 645 del 27/05/2003), avviato nel 2003 con una dotazione finanziaria di 350 milioni di euro destinati alla realizzazione di infrastrutture, regimi di aiuto di diversa natura ed erogazione di servizi.
Per valutare l’impatto socio-economico delle royalty petrolifere sull’economia lucana, due aspetti sembrano particolarmente rilevanti: il grado di apertura dell’economia regionale e gli aspetti distributivi. La forte integrazione della Basilicata con il resto dell’economia italiana in termini di scambi commerciali si riflette evidentemente nella trasmissione all’esterno dell’economia regionale di un’importante quota degli impatti positivi generati dalle nuove attività produttive e dai programmi di spesa. In questo contesto un'analisi d’impatto dell’utilizzazione delle royalty derivanti dall'attività estrattiva dovrebbe quantificare la quota di valore aggiunto trattenuta dal territorio lucano e il contributo di tale attività alla crescita dell’economia regionale. Un secondo aspetto rilevante riguarda gli aspetti distributivi. Da questo punto di vista, appare necessario dotarsi di strumenti di analisi in grado di valutare la differenziazione degli impatti diretti verso i vari gruppi socio-economici.
Una ricerca effettuata dal Dipartimento Tecnico Economico per la Gestione del Territorio Agricolo dell’Università della Basilicata per conto della Shell Italia ha cercato di rispondere a queste esigenze conoscitive attraverso al costruzione di un modello economico multisettoriale dell’economia lucana.
Metodologia
Uno strumento particolarmente utile per rispondere a queste domande di ricerca è costituito dalle matrici di contabilità sociale (social accounting matrix, Sam). Una matrice di contabilità sociale è una rappresentazione delle transazioni che avvengono all'interno di un sistema socio-economico dove la generazione del reddito è rappresentata tenendo distinte le diverse attività economiche e la distribuzione e redistribuzione dello stesso reddito è rappresentata in modo dettagliato per aggregati sociali e istituzionali (Round, 2003). Essenzialmente, la matrice di contabilità sociale è un modo di organizzare in forma compatta la contabilità economica di una società considerata nel suo complesso come formata da imprese, famiglie, amministrazioni pubbliche nelle loro relazioni interne e con il resto del mondo.
La struttura di una generica Sam è quella di una tabella quadrata composta da almeno sei blocchi di conti: attività produttive, merci, fattori produttivi (lavoro e capitale), istituzioni (famiglie imprese e governo), conto del capitale e resto del mondo (vedi figura 1). Ciascun conto compare sia sulle righe, dove sono registrate le entrate, che sulle colonne, dove sono rappresentate le uscite. Come in una qualsiasi contabilità in partita doppia, in cui alla chiusura dei conti dare e avere sono bilanciati per definizione, i totali per riga e per colonna sono uguali. In effetti la Sam può essere definita come uno schema di interdipendenza che rappresenta in modo semplice ed efficiente la fondamentale legge economica secondo cui per ogni reddito c’è un corrispondente esborso o spesa (Pyatt, 1988).
Figura 1 - Struttura di una matrice di contabilità sociale
L’uso più immediato della Sam consiste nell’analisi degli impatti a livello socio-economico di una qualunque politica di intervento sia di natura generale che settoriale. Ciò viene fatto costruendo a partire dalla Sam un modello, stazionario e di breve periodo, che viene “chiuso” rispetto alla distribuzione del reddito e al consumo. Questa espressione indica che i flussi distributivi e i consumi finali sono spiegati interamente dal modello, che nelle simulazioni “reagisce” a stimoli del esterni al funzionamento corrente dell’economia, come nel caso delle politiche economiche, delle decisioni di investimento e degli scambi dell’economia con il resto del mondo. I moltiplicatori che derivano da una Sam possono essere utilizzati per studiare in che misura un impulso dato ad una componente del sistema economico si diffonde attraverso esso e raggiunge tutte le altre componenti. In effetti essi permettono di prendere in considerazione non soltanto gli effetti diretti di un intervento su un determinato settore, ma anche gli effetti indiretti da questo generato sugli altri settori economici ad esso collegati e quelli indotti, cioè gli effetti di ritorno sull’intero sistema economico derivanti dalla crescita dell’economia, con i conseguenti incrementi del reddito dei diversi soggetti istituzionali (famiglie, imprese, pubblica amministrazione) e l’incremento che ne consegue nella domanda finale di tali soggetti.
Una Sam per la Basilicata
La stima di una Sam dell’economia lucana, opportunamente disaggregata nei settori produttivi ed istituzionali, ha messo a disposizione uno strumento semplice ed efficace per la valutazione degli impatti socio-economici dello sviluppo dell’industria estrattiva sviluppatasi in Val d’Agri. Una disaggregazione appropriata dei conti per le attività produttive e delle famiglie ha supportato una valutazione degli effetti interni all’economia lucana, sia in termini di crescita delle attività produttive, sia in termini di distribuzione del reddito generato.
Per la costruzione della Sam regionale sono state reperite le statistiche disponibili di contabilità nazionale e regionale provenienti prevalentemente da fonte Istat ed Irpet, l’Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana, che produce annualmente le tavole input-output di tutte le regioni italiane. Dalla elaborazione dei dati raccolti è stato possibile costruire una matrice di contabilità sociale regionale estremamente disaggregata (141 righe x 141 colonne) attraverso la realizzazione di 32 blocchi contenenti ciascuno diversi conti relativi a merci, branche di attività economica, fattori della produzione, imposte, pubblica amministrazione, famiglie e imprese, resto d'Italia e resto del mondo. In particolare il conto delle famiglie è stato disaggregato in 10 gruppi, ordinati per livello di reddito e residenza (urbana o rurale).
La struttura dell’economia lucana
La disponibilità di una Sam per la Basilicata ha permesso innanzitutto un’analisi strutturale delle relazioni tra le diverse componenti dell’economia regionale, capace di mettere in evidenza le relazioni che legano la struttura produttiva con i settori istituzionali (famiglie, imprese, pubblica amministrazione) attraverso il processo di formazione e distribuzione del reddito. Come rappresentato in figura 2, è emersa con chiarezza l’importanza delle attività di servizi che, con oltre 10 miliardi di Euro, rappresentano oltre il 50% del valore totale della produzione (21,4 miliardi di Euro nel 2006) e circa il 70% del valore aggiunto (6,6 miliardi rispetto ad un totale di 9,6 miliardi di Euro nel 2006) distribuito ai fattori. Industria e Costruzioni seguono con il 45% della produzione e il 26% del valore aggiunto, mentre l’agricoltura rappresenta solo il 3% della produzione e del valore aggiunto.
Figura 2 - Formazione e distribuzione del reddito ai fattori nei macrosettori
Anno 2006, Milioni di Euro
L’economia lucana, per raggiungere il massimo tasso di crescita potenziale, dovrebbe focalizzarsi nel breve periodo sui settori correlati ai servizi. Inoltre l’analisi strutturale ha mostrato come i servizi gestiti dalla pubblica amministrazione e finalizzati a soddisfare la domanda finale della popolazione risultino fondamentali, con l’attuale struttura della produzione, nel favorire la re-distribuzione del reddito.
Un’altra importante peculiarità del sistema economico lucano che emerge dall’analisi dei moltiplicatori è rappresentata dallo scarso collegamento “a monte” con il resto dell’economia lucana dell’apparato industriale regionale, mentre costruzioni, commercio e pubblici esercizi sembrano essere componenti maggiormente autonome rispetto al “resto del mondo”. Questa caratteristica strutturale indica come le attività regionali che sarebbero potenzialmente in grado di soddisfare anche una domanda proveniente dall’esterno dell’economia lucana (per esempio le attività manifatturiere), abbiano una scarsa capacità di “attivazione” del resto dell’economia regionale. La lettura della Sam permette anche di seguire il flusso di reddito generato dalle attività di produzione e percepito dai diversi fattori della produzione (lavoro e capitale) nel processo di distribuzione secondaria verso i settori istituzionali (famiglie, imprese, pubblica amministrazione), che sono i veri e propri “attori” dell’economia. Alla usuale (e attesa) quota crescente di reddito percepito dalle famiglie con redditi più elevati, in Basilicata si aggiunge una diversa importanza dei redditi lungo la dimensione urbano-rurale. In particolare la parte di popolazione rurale con redditi più alti percepisce una quota preponderante dei redditi da lavoro autonomo e derivanti dal possesso di capitali. Al contrario la popolazione urbana percepisce una quota più importante di profitti generati dalle attività produttive svolte in forma societaria o quasi-societaria.
Data la struttura attuale dell’economia regionale emerge un evidente contrasto tra crescita ed equità. In effetti si registra un impatto redistributivo negativo generato dalla crescita di tutti i macrosettori (agricoltura, industria, servizi) sia per le famiglie più povere sia per le famiglie rurali, che in presenza di crescita vedono peggiorare la loro posizione relativamente a quella degli altri gruppi. Tassi maggiori di crescita della produzione potrebbero essere sostenuti solo sopportando effetti distributivi avversi dal punto di vista dell’equità. In particolare la gran parte di impatti redistributivi negativi si indirizza verso le famiglie rurali, che nel loro complesso vedrebbero migliorare la loro posizione relativa solo nel caso della crescita dei settori dell’agricoltura e del commercio.
Una crescita delle attività manifatturiere rispetto agli altri comparti, viceversa, genererebbe un impatto redistributivo migliore nel senso dell’equità, anche se nel complesso favorirebbe maggiormente le famiglie residenti in ambito urbano rispetto a quelle rurali. Tale effetto è causato dal fatto che in esse una maggiore quota del valore aggiunto prodotto viene percepito sotto forma di reddito da lavoro dipendente. Tuttavia una crescita relativa delle attività manifatturiere rispetto alle altre attività produttive, data la presente struttura dell’economia, comporterebbe un minore tasso di crescita complessiva dell’economia lucana nel breve periodo, a causa del minore effetto moltiplicatore.
L’impatto delle royalty petrolifere sull’economia lucana nel breve periodo
Le royalty a disposizione della regione Basilicata ammontano al 7% dei proventi dell’estrazione. Nel periodo 1997-2010 gli incassi complessivi hanno raggiunto i 636 milioni di Euro. Il Programma Operativo Val d’Agri (Pov) costituisce il più importante strumento messo in atto dalla Regione (anche se utilizza solo una parte del budget complessivo) per finalizzare l’utilizzazione delle royalty favorendo un’effettiva ricaduta sul territorio regionale e, in particolare, nell’area dove avviene l’attività estrattiva. Si tratta di un Programma di spesa ambizioso, articolato in quattro “missioni” ed al quale è stato assegnato un budget complessivo di 349 milioni di Euro (www.povaldagri.basilicata.it)
Figura 3 - Principali stanziamenti e utilizzazione dei fondi nel Programma Operativo Val d’Agri
000 Euro – Totali per linea di spesa
Il settore produttivo che fino ad oggi ha maggiormente beneficiato dagli stanziamenti del Pov destinati ad azioni dirette è settore quello delle costruzioni, con opere per le quali sono stati già stanziati 75 milioni di euro. Viceversa, come illustrato in figura 4, nel caso delle erogazioni verso le imprese a sostegno di investimenti produttivi, il settore agricolo è quello che ha raccolto i maggiori benefici (47,4%).
Figura 4 - Finanziamento di investimenti delle imprese nell’ambito del Pov
Valori percentuali per settore di investimento
Ai fini della valutazione degli impatti complessivi dell’utilizzazione delle royalty è stato necessario considerare anche l’utilizzazione delle somme spese al di fuori del Programma Operativo Val d’Agri. Il complesso delle utilizzazioni delle royalty, secondo il modello costruito in base alla SAM, avrebbe dato luogo negli anni considerati a un incremento della produzione di circa mezzo miliardo di Euro, generando occupazione per circa 5.300 unità di lavoro annuali a tempo pieno.
La tabella 1 mettendo a confronto gli impatti del Pov e della restante parte dell’impiego delle royalty illustra come il POV, pur avendo a disposizione un budget inferiore rispetto alle altri fonti forme di utilizzazione, risulti maggiormente efficiente grazie ad un impiego mirato delle risorse. Al contrario, l’impiego in “Altre Utilizzazioni”, che per la gran parte è costituito dal semplice finanziamento della spesa corrente regionale, presenta un basso grad di attivazione dell’economia regionale. Questo effetto è dovuto a due cause: innanzitutto le “Altre Utilizzazioni” hanno un minore impatto diretto, dal momento che la spesa corrente regionale è rivolta all’interno dell’economia lucana solo per l’80%; inoltre i moltiplicatori del modello mostrano una sua minore capacità di generare indiretti e indotti sulla produzione e i redditi. In altre parole, una parte significativa degli effetti di crescita generati dalla spesa corrente regionale viene trasmessa all’esterno dell’economia regionale.
Tabella 1 - Forme di utilizzazione delle royalty e relativi impatti su produzione e occupazione
1997 – 2010, Valori in Euro 2006
Tuttavia, mentre l’utilizzazione dei fondi nell’ambito del POV secondo il modello avrebbe generato un impatto redistributivo diretto a favore delle famiglie a reddito più elevato, sia in ambito urbano che in ambito rurale, secondo le simulazioni ex-post effettuate utilizzando il modello Sam un effetto opposto avrebbero avuto altre forme di finanziamento del bilancio regionale, concentrando la gran parte degli impatti redistributivi positivi a favore delle famiglie più povere e rurali.
Considerazioni conclusive
I risultati presentati nei precedenti paragrafi mostrano che, in base al modello costruito a partire dalla SAM della Basilicata, è possibile quantificare un impatto dell’utilizzazione di oltre 630 milioni di royalty nel periodo che va dal 1997 al 2010 pari ad un incremento di circa 500 milioni di Euro della produzione regionale e di circa 5.300 Unità di Lavoro. Pur trattandosi di valori rilevanti in senso assoluto, soprattutto in tempi di crisi economica, si tratta tuttavia di risultati deludenti e sicuramente inferiori alle potenzialità, anche considerando che si tratta solo di effetti di breve periodo. Tenendo conto che lo sviluppo dell’economia lucana nel periodo considerato non ha presentato tassi di crescita significativamente migliori rispetto a quelli del resto dell’economia nazionale, si può ragionevolmente ipotizzare che l’utilizzazione delle royalty sia servita solo a limitare i potenziali effetti negativi del rallentamento che l’economia italiana ha mostrato nell’ultimo decennio.
Al di fuori dei settori dei servizi della pubblica amministrazione e di quelli comunque rivolti prevalentemente alla soddisfazione della domanda finale (commercio, costruzioni) la Basilicata mostra una struttura produttiva fortemente dipendente dall’esterno per la soddisfazione della domanda interna e scarsamente capace di “moltiplicare” al suo interno gli effetti della crescita della domanda finale. In assenza di una significativa crescita della domanda proveniente dall’esterno del sistema economico regionale, la semplice utilizzazione delle royalty per qualsiasi programma di interventi possa essere predisposto, non solo produrrebbe un effetto non duraturo nel tempo, ma non sarebbe nemmeno in grado di portare ad una crescita significativa nel breve periodo.
Si tratta di risultati che suggeriscono un ripensamento della destinazione dei fondi aggiuntivi generati dall’estrazione di petrolio rispetto alle scelte effettuate fino ad oggi. La significativa disponibilità finanziaria costituita dalle royalty, più che una semplice fonte di finanziamento del bilancio regionale, dovrebbe essere vista soprattutto come una preziosa opportunità per favorire, mediante opportuni investimenti, l’ evoluzione del sistema produttivo regionale verso una maggiore competitività. Obiettivi prioritari dovrebbero essere l’attrazione di quote crescenti di domanda globale ed la “cattura” all’interno dell’economia lucana di porzioni crescenti del valore aggiunto generato dalle sue attività produttive. Il Programma Operativo Val d’Agri costituisce un primo esempio di questa strategia: non solo ha generato un maggiore impatto sull’economia lucana nel breve periodo ma, essendo in misura significativa costituito da investimenti produttivi, dovrebbe favorire nel lungo periodo un percorso virtuoso di sviluppo nel territorio a cui si è rivolto. Un simile approccio potrebbe essere esteso favorendo l’utilizzazione di una quota maggiore del budget aggiuntivo proveniente dalle royalty verso investimenti capaci di accompagnare l’evoluzione di tutta la struttura produttiva regionale verso un percorso virtuoso di sviluppo.
Riferimenti bibliografici
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Pyatt G. (1988), "A Sam approach to modeling", Journal of Policy Modeling n.10,pp. 327-352
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Round J. (2003), "Constructing Sams for Development Policy Analysis: lessons learned and Challenges Ahead" Economic Systems Research, n.15, pp.162-183