Introduzione
Il rinnovato e crescente interesse per le differenti forme di agricoltura urbana, da tempo oggetto di un ampio dibattito pubblico internazionale, così come le ragioni che hanno spinto agricoltori e cittadini a (ri)praticare l’agricoltura in città, sembrano potersi attribuire alla progressiva ricerca di nuovi stili di vita e di consumo fortemente radicati al territorio. Soprattutto in Italia, dove gli impatti economici, sociali e ambientali della crisi globale sembrano farsi sempre più drammatici (Spaziante, 2013) l’agricoltura urbana ha progressivamente assunto forme e proporzioni lontane dalla marginalità attribuitagli dalla società nel recente passato. L’agricoltura urbana non rappresenta più un'attività residuale, un fenomeno temporaneo e informale, ma piuttosto un mix di nuove funzioni, espressione di una nuova tendenza culturale, che riflette una complessità spaziale alla costante ricerca di nuove dimensioni per rispondere alle esigenze della città e dei cittadini (Ingersoll, 2012; Spaziante, 2013). Si tratta di un fenomeno eterogeneo, ove l’intensità e la forma variano da un paese all'altro, e possono essere correlate alla posizione geografica, alle condizioni politiche e socio-economiche, alla morfologia del territorio, nonché ad altri fattori locali che ne accentuano o meno le diversità (Bhatt et al., 2005). In altre parole, un insieme complesso di attori, comunità, attività, luoghi ed economie focalizzate su pratiche agricole (Lohrberg et al., 2016) non solo in contesti spaziali intra-urbani e peri-urbani1, ma anche nelle aree di frangia, in spazi non edificati (parchi, foreste, ecc.) che gli agricoltori continuano a coltivare cercando di attirare l'interesse del mercato cittadino, nonché in aree dove i cittadini, a scopi sociali (autosostentamento, educazione ambientale, terapia, inclusione sociale, ecc.), coltivano il proprio orto (Branduini, 2008). Un fenomeno molto complesso che sembrerebbe configurarsi come un’opportunità per le città di correggere, almeno in parte, l’irresponsabile modello di sviluppo adottato nel corso degli ultimi decenni (Spaziante, 2013). Aree urbane e periurbane costrette a fare i conti con l’incremento delle zone abbandonate, isolate, marginali, degradate, dismesse, con le questioni che gravitano intorno al consumo di suolo e alla dispersione insediativa, con l’incremento dei costi di gestione delle aree verdi, con la salute e il benessere dei cittadini, l’inquinamento ambientale, la questione dei rifiuti e dei terreni contaminati, con i problemi legati alla sicurezza alimentare, nonché all’inclusione sociale e alla povertà urbana.
È evidente che l’agricoltura non può risolvere tutti i problemi della città; essa, tuttavia, è in grado di assolvere ad una molteplicità di obiettivi sociali, economici, culturali e ambientali che spesso le città contemporanee hanno trascurato. Non si tratta semplicemente di agricoltura di sussistenza e autoconsumo interstiziale, praticata in aree degradate delle città quale risposta sociale alla povertà urbana. L’agricoltura urbana contemporanea ha richiamato l’attenzione di un numero sempre più ampio di persone attratte principalmente dai benefici per la salute, la società e l’ambiente. Si pensi al contributo offerto in termini di rafforzamento dell’aggregazione e dell’inclusione sociale (etnica e generazionale) (Lohrberg, 2013), al miglioramento della qualità della vita (benessere fisico e mentale), ai risvolti educativi di fattorie didattiche e agri-asili, all’apporto biologico (aria, acqua, suolo), così come alle potenzialità in termini di gestione e riduzione dei costi degli spazi verdi pubblici. L’agricoltura urbana è inoltre uno strumento di tutela e presidio del suolo agricolo, ma anche un modo per ridurre le filiere, migliorare l’efficienza nei flussi di approvvigionamento e la qualità dei prodotti agricoli, attraverso la rintracciabilità del prodotto, la riduzione delle emissioni inquinanti e la distanza tra il luogo di produzione e quello di consumo. Non meno rilevante è il contributo offerto in termini fruitivi e ricreativi. Si pensi, ad esempio, al crescente fenomeno del turismo rurale (Donadieu, 2004; Tempesta, 2011) e all’importanza del recupero e del mantenimento di strutture agricole per la ricettività e lo svago (agriturismi, agri-campeggi, ecc.). L’agricoltura urbana può infine contribuire, mediante tecniche e pratiche agricole tradizionali, a ristabilire e mantenere l'identità dei luoghi, così come il valore estetico dei paesaggi agricoli (Caspersern e Olafsson, 2010; Laviscio, 2014). Si tratta dunque di un alto potenziale di conoscenza e innovazione, talvolta trascurato, ma che tuttavia può concorrere a dare un forte impulso alla maggior parte delle aree metropolitane europee.
Agricoltura urbana nell’area metropolitana di Torino: politiche e pratiche
L’importanza di tali aspetti per il genere umano è stata recentemente comprovata nientemeno che dal Santo Padre nella Lettera Enciclica "Laudato Si” sulla cura della casa comune2. Tuttavia, sebbene ampiamente riconosciuto da diverse istituzioni e livelli (europeo, nazionale e regionale) - si pensi, ad esempio, alla Politica Agricola Comune (Pac), ai più recenti progetti di ricerca europei3, ma anche alle questioni promosse da Expo 2015 - il complesso sistema di valori che gravita intorno all’agricoltura praticata nelle aree urbane e periurbane, è spesso sconosciuto o trascurato.
Si tratta di un problema che deve fare i conti con la mancanza di un quadro conoscitivo esaustivo, uniforme e strutturato delle molteplici forme di agricoltura urbana e della loro interazione con un ampio sistema di governance. In sistemi complessi ed eterogenei, come quelli appena descritti, la concezione globale è talvolta solo parziale o mirata a specifiche esigenze e funzionalità settoriali, che ci consentono di vedere solo un lato della medaglia, solo alcune sfumature di un fenomeno molto più complesso. Talvolta non conosciamo neanche i luoghi dove si pratica l’agricoltura urbana, non abbiamo un quadro esaustivo delle politiche (e dei loro effetti), dei progetti o degli attori coinvolti, sia nei processi decisionali, sia nelle diverse forme di conduzione e/o gestione (Cassatella, 2015; Gottero, 2016; Lohrberg et al., 2016).
Per rinnovare gli strumenti di governo e di pianificazione del territorio, occorre dunque operare in primo luogo sulle attuali carenze conoscitive, particolarmente evidenti nel caso dell’Area Metropolitana di Torino (Amt). Si tratta infatti di un’area formata dall’agglomerato urbano di 38 comuni, coincidente con il limite del Piano Strategico “Torino Metropoli 2025”, ove si concentrano circa il 3% delle aziende agricole sul totale regionale e il 17% di quelle del territorio provinciale (Area Città Metropolitana), collocate prevalentemente nella zona sud-ovest dell’Amt (Chieri e Moncalieri) (Figura 1), per una Sau complessiva pari circa a 36.000 ettari. Quanto alle attività primariamente orientate al mercato urbano, ovvero aziende che offrono servizi a scopi sociali, ambientali e culturali, l’indagine condotta registra la presenza di un maggior numero di agriturismi sul confine sud-ovest (Figura 2), di fattorie didattiche nella prima cintura a est e sud-ovest (Figura 3), mentre le attività ricreative e sociali sono perlopiù collocate sul versante occidentale (Figura 4).
Figura 1 - Numero di aziende agricole all’interno dell’Amt
Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat (2010)
Figura 2 - Distribuzione spaziale della percentuale di aziende agricole che svolgono attività agrituristiche all’interno dell’Amt
Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat (2010)
Figura 3 - Distribuzione spaziale della percentuale di fattorie didattiche in rapporto al numero totale di aziende agricole all’interno dell’Amt
Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat (2010)
Figura 4 - Distribuzione spaziale della percentuale di aziende agricole che svolgono attività ricreative e sociali all’interno dell’Amt
Fonte: elaborazione dell’autore su dati Istat (2010)
In tale contesto, il quadro delle attuali politiche nell’Amt non sembra ancora soddisfare le nuove domande sociali e culturali della città e dei cittadini. La mancanza di strumenti a supporto del processo decisionale per favorire l’agricoltura urbana e concretizzare le strategie tracciate da iniziative precedenti - si pensi, ad esempio, al Piano Strategico “Torino Metropoli 2025” e al ruolo dell’agricoltura per lo sviluppo dell’infrastruttura verde metropolitana (Associazione Torino Internazionale, 2015) - è particolarmente evidente nell’Amt. A livello regionale, il Psr 2007-2013 - che ha operato nel duplice tentativo di sostenere la produttività e la biodiversità - ha dimostrato di essere spesso inefficace e non molto sensibile in termini di azioni orientate al paesaggio agricolo nelle aree urbane e periurbane (Gottero, 2016). Sebbene la Pac sia rivolta a sostenere gli agricoltori e l'agricoltura anche in aree urbane, il Psr 2007-2013 piemontese, ha orientato la maggior parte dei suoi principi e obiettivi specificamente verso gli agricoltori nelle zone rurali, ad eccezione di alcune misure (soprattutto di investimento o diversificazione). Questi problemi derivano da un approccio che rivela non solo una mancanza di criteri spaziali coerenti con le priorità paesaggistiche e territoriali regionali (Spaziante e Carbone, 2012; Gottero, 2016), ma anche una scarsa integrazione con le altre politiche settoriali regionali quali, ad esempio, il Piano Territoriale (Ptr) e il Piano Paesaggistico (Ppr). Tuttavia, tra le misure del Psr 2007-2013 che tendono in qualche modo a rimarcare la dimensione urbana delle aziende agricole nell’ambito torinese, risultano particolarmente significative la produzione integrata (Misura 214.1) e biologica (Misura 214.2), nonché la partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare (Misura 132). La spazializzazione del sostegno ha evidenziato come la distribuzione dei fogli di mappa oggetto di impegno della 214.1 (Figura 5), all’interno dell’Amt, risulta considerevole e pressoché concentrata sul confine sud-est (Chieri) e nord-ovest (Druento, Venaria, Caselle), mentre la 214.2 (Figura 6), molto meno rilevante in termini di intensità rispetto alla precedente, sembra coinvolgere quasi esclusivamente i comuni sul limite meridionale (Pecetto, Trofarello, Moncalieri). Questo aspetto è significativo non tanto in termini quantitativi (superficie coinvolta dal sostegno), quanto piuttosto nell’individuazione, seppur approssimativa, dei luoghi di tali produzioni intente a soddisfare un nuova domanda proveniente dal mercato urbano, con nuove condizioni particolarmente selettive ed esigenti in termini di standard di qualità, ambiente e sicurezza alimentare. Questo è quanto emerge anche dalla territorializzazione della Misura 132 - che sostiene la partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare - ovvero la distribuzione spaziale del numero di domande per comune (Figura 7). Tale misura ricalca dunque la spazializzazione dei prodotti certificati, comprovando la diffusa presenza di prodotti agricoli (Doc, Igp, Docg) soprattutto in corrispondenza del versante orientale (Figura 8).
Figura 5 - Distribuzione spaziale dei fogli di mappa oggetto di impegno Misura 214.1 (Campagna 2013) - produzione integrata - del Psr 2007-2013 all’interno dell’Amt
Fonte: elaborazione dell’autore su dati Csi Piemonte (2013)
Figura 6 - Distribuzione spaziale dei fogli di mappa oggetto di impegno Misura 214.2 (Campagna 2013) - produzione biologica - del Psr 2007-2013 all’interno dell’Amt
Fonte: elaborazione dell’autore su dati Csi Piemonte (2013)
Figura 7 - Distribuzione spaziale del numero di adesione alla Misura 132 - Partecipazione degli agricoltori ai sistemi di qualità alimentare - del Psr 2007-2013 all’interno dell’Amt
Fonte: elaborazione dell’autore su dati Csi Piemonte (2013)
Figura 8 - Distribuzione spaziale del numero di prodotti certificati (vini Doc, prodotti Igp e Dop) all’interno dell’Amt
Elaborazione dell’autore su dati Csi - Piemonte Agriqualità (2015)
Allo stesso tempo sono state avviate altre iniziative per migliorare e potenziare il paesaggio agricolo nelle aree urbane e periurbane, in particolare mediante il Programma Operativo Regionale (Por) e il progetto strategico regionale denominato “Corona Verde”. Sebbene abbia coinvolto l’intera Amt, nell’intento di creare l’infrastruttura verde di integrazione tra le Residenze Reali e la cintura verde (parchi, fiumi e aree rurali), tale iniziativa ha contemplato solo in parte gli agricoltori e, per tali motivi, è risultata meno efficace delle aspettative.
A livello locale invece, sono state avviate diverse iniziative che testimoniano il rinnovato interesse delle istituzioni (enti locali) e dei cittadini dell’Amt per l’agricoltura urbana, soprattutto per quanto concerne il sistema alimentare urbano4. Un’area recentemente al centro di diverse attività imprenditoriali legate al cibo (ad esempio Eataly) e iniziative tra cui quelle di Slow Food (Salone del Gusto e Terra Madre), la 7th International Aesop Sustainable Food Planning Conference, così come il prossimo congresso internazionale Ifla 2016 Tasting the Landscape, ma altresì le recenti iniziative promosse dalla città e dai cittadini legate all’agricoltura sociale - quali "Torino Città da Coltivare" (Tocc), Miraorti, ecc. - che hanno dato vita a un ambiente fertile per nuove politiche e strategie territoriali per lo sviluppo di una nuova agricoltura nell’Amt. Si tratta di un’esigenza urbana comprovata anche dalle più recenti indagini condotte sul cambiamento della città negli ultimi vent’anni5.
Una proposta per l’Agricoltura Urbana torinese
Sebbene la sensibilità e l’interesse risulti in forte crescita, la limitata efficacia delle azioni promosse tramite Por e Psr in relazione al sistema dell’agricoltura urbana e periurbana - dettate primariamente dalla mancanza di coordinazione e obiettivi condivisi con gli strumenti di pianificazione - nonché la scarsa capacità delle aziende agricole di accogliere le istanze della città, raffigurano dunque un ambiente urbano che non è ancora in grado di fondare, sull’agricoltura praticata in città, un modello di sostenibilità e di sviluppo degli spazi aperti, liberi e abbandonati.
A tale scopo, nell’intento di innovare l’attuale sistema di governance e gli strumenti di pianificazione dell’Amt, è stato recentemente avviato, grazie al bando per borse di ricerca applicata Lagrange 20156, il progetto denominato “Urban agriculture innovating Torino metropolitan area. Tools for governance and planning of a complex system”. Si tratta di uno studio che ha l’intento non solo di analizzare e sistematizzare valori, limiti e potenzialità dell’agricoltura urbana nell’Amt (quadro conoscitivo), ma altresì individuare, tramite tavoli di lavoro organizzati con i principali stakeholder, strumenti a supporto del processo decisionale per incoraggiare e sostenere concretamente (anche tramite misure specifiche e l’ausilio di strumenti multifondo) le diverse forme di agricoltura urbana e periurbana.
La complessità delle questioni che coinvolgono l’agricoltura nell’Amt, così come in molte realtà europee, sottolineano la necessità di un ripensamento del sistema agricolo urbano inteso come un insieme di eventi strettamente legati al processo di trasformazione dei luoghi. Una soluzione site-specific, un approccio che sostituisca l’attuale punto di osservazione focalizzato sullo sviluppo urbano nello spazio agricolo (Branduini, 2008), in cui Regione, Città Metropolitana e società civile stabiliscano nuove tipologie di politiche pubbliche e nuove forme di governance che tengano in considerazione la molteplicità di valori in gioco. Solo così l'agricoltura potrà, almeno in parte, contribuire alla riqualificazione delle aree urbane, definendo nuovi orizzonti per la trasformazione, come catalizzatore di rigenerazione e riqualificazione degli spazi aperti residuali, sottoutilizzati e degradati.
Riferimenti bibliografici
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Branduini P. (2008), La gestione delle trasformazioni nel paesaggio agricolo periurbano. Permanenze storiche e paesaggi futuri, in Venturelli R.C., I paesaggi d’Europa tra storia, arte e natura. Atti della Conferenza Trilaterale di Ricerca 2005-2007, Loveno di Menaggio (CO), disponibile su: [Pdf] (ultimo accesso: 20/08/2015)
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Bhatt V.C., Kongshaug R., & McGill University (2005), EL 1: Making the edible landscape: a study of urban agriculture in Montreal, Montreal Minimum Cost Housing Group, School of Architecture, McGill University, Montreal, disponibile su: [Link] (ultimo accesso: 05/09/2013)
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Lohrberg F. (2013), Barcelona Declaration on Urban Agriculture and the Cap, Steering group meeting of Cost Action Urban Agriculture, June 11th-12th 2013, Brussels, disponibile su: [Pdf] (ultimo accesso: 20/08/2015)
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Spaziante A. (2013), Per rigenerare la città. Agricoltura urbana come spazio pubblico e paesaggio comune, intervento alla XVI Conferenza Nazionale Società Italiana degli Urbanisti, Napoli 9-10 maggio 2013
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Tempesta T. (2011), “Paesaggio ed economia”, in Agnoletti M., (a cura), Paesaggi rurali storici. Per un catalogo nazionale, Laterza, Roma-Bari, pp. 133-148
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Viljoen A., Bohn K., (eds) (2014), Second nature urban agriculture: designing productive cities, Routledge, London & New York
- 1. Sebbene il profondo sistema di relazioni con il contesto rurale abbia recentemente dato origine all’espressione “Urban and Periurban Agriculture” o “Metropolitan Agricolture” (Viljoen e Bohn, 2014), in questo saggio si farà riferimento al termine agricoltura urbana nella più recente accezione europea (Lohrberg et al., 2016), inteso come fenomeno profondamente integrato non solo nella struttura spaziale, ma altresì nel contesto sociale, economico e culturale della città, ovvero in aree intra-urbane e periurbane.
- 2. Si vedano, in particolare, i paragrafi "Ecologia culturale" e "Ecologia della vita quotidiana".
- 3. A tal proposito si vedano Cost Action Urban Agriculture (Uae), Plurel, Rururbance, Foodmetres.
- 4. A tal proposito si veda: Dansero e Pettenati (2015).
- 5. Si veda l’indagine condotta dal Urban Center: [Pdf] (ultimo accesso: 02/02/2016).
- 6. Progetto di ricerca condotto da Enrico Gottero nell’ambito della borsa di ricerca applicata Lagrange 2015, finanziata dalla Fondazione Crt, Fondazione Isi e Ires Piemonte, con la supervisione scientifica del dott. Stefano Aimone (Ires) e della prof.ssa Claudia Cassatella (Politecnico di Torino - Dist) Novembre 2015-Ottobre 2016. The author acknowledges a grant for Lagrange Project - Crt foundation/ISI Foundation.