Repertorio di buone pratiche per l’agricoltura delle aree interne

Repertorio di buone pratiche per l’agricoltura delle aree interne
a Università degli Studi di Teramo, Facoltà di Bioscienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali
b Università degli Studi di Teramo

Abstract

L’agricoltura nelle aree interne rappresenta un fondamentale elemento per la conservazione del paesaggio rurale tradizionale e per la sopravvivenza di comunità rurali vitali. L’articolo affronta in primo luogo alcuni concetti generali sul rapporto tra agricoltura e innovazione sociale nelle aree interne, per poi presentare una casistica di buone prassi di supporto al settore e di progetti di sistema individuati in ambito nazionale1.

Agricoltura e aree interne: tra vincoli strutturali e innovazione sociale

Nell’ambito degli scenari e delle politiche di riqualificazione delle aree interne italiane, il settore agro-silvo-pastorale rappresenta uno degli asset strategici di sviluppo socio-economico (Storti et al., 2020). Da qualche anno - anche in virtù delle riflessioni maturate intorno alla Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) - si è presa coscienza di come l’abbandono delle attività agricole, pastorali e selvicolturali che le nostre aree interne hanno conosciuto nei decenni passati abbia dato luogo ad una serie di problemi strutturali, traducendosi non solo in danno economico ma anche in grave elemento di perdita di valore ambientale e, conseguentemente, di capacità attrattiva (Fleischer, Tchetchik, 2005). La mancanza di cura dei terreni e l’assenza di presidio da parte delle comunità locali sono causa non solo del dissesto idrogeologico di molti territori montani ma anche della marginalizzazione economica dei piccoli comuni, nonché della riduzione dei profitti a livello di sussistenza delle microaziende agricole. Questi aspetti hanno innescato un effetto moltiplicatore del danno che difficilmente si arresta, se non attraverso interventi di sistema finalizzati a sollecitare percorsi innovativi, sia all’interno delle singole aziende che nel contesto in cui queste operano (García-Cortijo et al., 2019). Alcuni autori (Sanchez-Zamora et al., 2014), mettendo a fuoco gli elementi alla base del diverso articolarsi delle dinamiche territoriali in area rurale, hanno evidenziato come il consolidamento dell’intersettorialità tra agricoltura, turismo, conservazione delle risorse naturali potrebbe favorire una condizione di “pre-resilienza”, dotando le società locali della forza e della capacità di affrontare con maggiore successo crisi e cambiamenti.
Di fronte alla fragilità dell’attuale modello di sviluppo e nel quadro di politiche e governance orientate verso l’implementazione di un New Rural Paradigm (OECD, 2006), si è iniziato a parlare di nuove opportunità per il rilancio del settore agricolo delle periferie rurali, sia nei suoi aspetti più strettamente produttivi (prodotti differenziati e con forti elementi di unicità rivolti a mercati di nicchia e commercializzati attraverso filiere corte) sia grazie alle interazioni con gli altri settori economici (turismo in primo luogo, nelle sue diverse connotazioni: gastronomia, turismo esperienziale, riscoperta delle tradizioni, etc.), nel più ampio quadro della diversificazione multifunzionale.
La stessa figura dell’agricoltore è di fatto al centro di una profonda transizione (van der Ploeg, 2008; Milone, Ventura, 2019) che lo vede passare da una posizione residuale ad un ruolo attivo nell’ambito dei processi di cambiamento e di innovazione sociale, soprattutto per quanto concerne le funzioni che la propria attività aziendale può svolgere in termini di autorealizzazione nonché di rivitalizzazione sociale ed economica dei territori. Si tratta di soggetti (spesso giovani imprenditori illuminati) che promuovono una visione multisettoriale, centrata sul place e particolarmente attenta all’impatto che le attività agricole hanno sulla propria vita, sulla natura e sulla società in senso più ampio. Nell’ottica suggerita anche da orientamenti che riconducono al pensiero di Beck (1986) sulla modernità riflessiva, portare a compimento un progetto di vita come risultato di scelte attente e determinate fa di questi individui i veri costruttori della propria vita sociale, trasformandoli da recipienti passivi dei processi a soggetti attivi del cambiamento territoriale.
Grazie alla loro azione, l’agricoltura sostenibile e di piccola scala può rappresentare un driver intorno al quale costruire un nuovo modello di società riflessiva, teso, da un lato, a ricercare autonomia nelle scelte e nelle visioni, dall’altro, a prospettare una nuova mobilitazione delle risorse locali in direzione della sostenibilità degli stili di vita.
Queste opportunità – per essere colte – devono però superare una serie di limiti strutturali tipici delle aree fragili, caratterizzate da scarsità di risorse umane (specialmente giovanili), da limitate capacità progettuali e di investimento, oltre che da limiti più generali connessi alla mancanza dei servizi di base necessari a garantire pari diritti di cittadinanza e un’adeguata qualità della vita (Salvatore, Chiodo, 2017). Ecco allora che diviene fondamentale un approccio teso ad aprirsi anche all’esterno, alla ricerca di nessi, di relazioni in grado di superare sia i limiti dello sviluppo endogeno che quelli dello sviluppo esogeno (Bock, 2016). La mobilitazione delle risorse place-based trova riscontro in un coordinamento a più livelli, attraverso un piano di azione che si rafforza tramite meccanismi di reciprocità e di condivisione di obiettivi su più ampia scala. Una società rurale innovativa esce dalle costrizioni strutturali prendendosi cura delle relazioni intra ed extracomunitarie per l’allineamento di diversi gruppi e contesti verso un’agenda comune (Kania, Kramer, 2011).  
Oggi “fare agricoltura” in senso innovativo nelle aree interne comprende la capacità di fare propri la dimensione territoriale, il rispetto degli equilibri naturali e degli habitat presenti. In molte aree rurali del Paese, soprattutto in quelle di montagna, la difesa e la valorizzazione delle produzioni agricole più tipiche e tradizionali sono strettamente connesse alla tutela del paesaggio e delle identità territoriali, come pure alla capacità di mettere in campo il proprio capitale sociale-relazionale e culturale. Una visione critica ed applicativa del concetto stesso di innovazione sociale potrebbe, ad esempio, concentrarsi sul ruolo degli agenti di cambiamento sociale, ossia sulle azioni e i progetti che gli “agricoltori innovatori” possono mettere in campo. Secondo quanto suggerito di recente da Barbera e Parisi (2019), potremmo intendere questa categoria di soggetti non tanto come degli “eroi” particolarmente competenti e virtuosi quanto piuttosto come una specifica popolazione impegnata ad implementare azioni sociali individuali e collettive che, seppur circoscritte ad un contesto determinato, affrontano problemi ancora irrisolti attraverso una conoscenza ibrida ed applicata.  

Repertorio di buone pratiche a sostegno dell’agricoltura nelle aree fragili

Date queste premesse teoriche, la ricerca propone un modello di analisi delle buone pratiche connesse alla innovazione sociale in agricoltura e nei sistemi socio-economici ad essa più direttamente collegati, con particolare attenzione rivolta agli strumenti di intervento utilizzati. Il tema della innovazione in agricoltura viene qui trattato in senso ampio, poiché:

  • contempla non solo il settore agricolo, ma anche tutti gli altri campi ad esso affini e complementari;
  • fa riferimento non soltanto all’avanzamento e alla messa a punto di strumenti tecnologici più efficaci ma anche a tutte quelle azioni finalizzate a migliorare la qualità della vita su territori spesso ridotti in condizioni di marginalità;
  • il campo di indagine considera al suo interno quelle zone che necessitano di una particolare attenzione in termini di tutela, che si possono generalmente definire come “fragili”.

Chi oggi conduce un’attività imprenditoriale agricola in queste aree è spesso portavoce di un’esperienza virtuosa, moderna ed innovativa perché in grado di generare impatti positivi non soltanto sulla vita dei singoli, ma anche sull’intero territorio, sia dal punto di vista del benessere delle popolazioni locali che della tutela del paesaggio (oltre che della biodiversità). Obiettivo diviene, perciò, tracciare una mappa delle esperienze economico-imprenditoriali di innovazione, attraverso l’analisi di alcuni casi rappresentativi. Da un punto di vista più strettamente metodologico, la descrizione dei singoli casi – qui presentati in modo sintetico attraverso un quadro sinottico - è legata alla necessità di individuare e analizzare i diversi strumenti adottati finora per rispondere alle esigenze delle aree rurali periferiche, proprio a partire da quanto ideato e sperimentato sul campo.
I casi sono stati distinti in due macro categorie denominate (a) Progetti di supporto, (b) Progetti di sistema.
(a) Sono stati classificati come Progetti di supporto quelli implicanti gli aspetti più istituzionali, portati avanti secondo processi formalizzati e/o in via di formalizzazione da parte delle istituzioni, sia pubbliche (soprattutto amministrazioni locali come comuni e regioni) che private (fondazioni bancarie e/o Onlus in particolare) per il sostegno delle economie rurali, per l’accompagnamento imprenditoriale e per l’innovazione sociale nelle aree rurali. Questo tipo di iniziative riguarda in genere lo startup di aziende innovative in agricoltura e nei settori complementari e/o attività di tutoraggio e mentoring alle stesse.
(b) I Progetti di sistema sono iniziative principalmente private che prevedono la stretta collaborazione di più attori che agiscono su livelli diversi e, spesso, contemplano l’integrazione tra l’agricoltura e altri settori economici. Le iniziative qui mappate riguardano principalmente attività imprenditoriali. Ci sono poi dei casi particolari (come quelli connessi alle cooperative di comunità) che, accanto al coinvolgimento dei privati, vedono anche la partecipazione delle istituzioni locali (i comuni in particolare). In ogni caso, i progetti prevedono sempre la cooperazione, il coinvolgimento di più soggetti, e spesso l’integrazione tra diversi settori. L’innovazione riguarda per lo più l’uso sperimentale di specifici strumenti di sviluppo locale, tesi a sopperire alle problematiche tipiche delle aree fragili (prima tra tutte la frammentarietà, sia di tipo sociale che fondiaria).
L’area geografica di riferimento per la raccolta delle buone pratiche è stato l’intero Paese, con una specificazione in due diverse suddivisioni territoriali (Nord e Centro-Sud). Le informazioni sono state rilevate sia attraverso ricerca desk (visione articoli, analisi materiale on line) sia attraverso la partecipazione a convegni e seminari.
All’interno delle due macro categorie di interesse (progetti di supporto e progetti di sistema) sono stati selezionati dei casi specifici. I criteri di scelta hanno riguardato la presenza, nelle attività svolte, di uno o più aspetti tra quelli elencati nella tabella a seguire (Tabella 1). 

Tabella 1 - Parametri di selezione dei casi

Fonte: Nostra elaborazione

La scelta dei casi chiaramente è arbitraria e non esclude che iniziative simili a quelle selezionate si possano trovare anche altrove. Si tratta quindi di una prima ricognizione che, non pretendendo certo di essere esaustiva, intende trarre qualche indicazione da progetti e/o da imprese che hanno trovato nello sviluppo rurale nuove possibilità di sperimentazione, dotando l’ambiente e le sue diverse risorse di un valore di mercato, contribuendo anche al mantenimento della biodiversità complessiva del territorio. Particolare attenzione è stata rivolta alle strategie e agli strumenti di intervento utilizzati, perché è dal livello di replicabilità di questi che possono giungere indicazioni di interesse. Le esperienze riportate sono quindi da intendere come esempi da cui è possibile trarre alcuni elementi distintivi della innovazione sociale delle aree rurali.
Per ogni area è stata predisposta una scheda descrittiva di dettaglio, utilizzata per la raccolta delle informazioni. Nello specifico:

(a) Per la macro area “Progetti di supporto”, la scheda è stata strutturata in modo tale da raccogliere le seguenti informazioni:

  • organizzazione promotrice del progetto: nome, tipologia e descrizione dell’organizzazione, congiuntamente ad eventuali partner coinvolti;
  • territorio interessato: localizzazione geografica degli interventi e livello territoriale di implementazione (locale/regionale/nazionale);
  • destinatari dell’intervento: descrizione dei principali destinatari dell’intervento in base a criteri come età, residenza, campo di intervento;
  • descrizione del caso: presentazione del caso studio, con descrizione degli obiettivi specifici e del livello di implementazione delle attività previste dal progetto;
  • campi/settori di intervento: indicazione dei maggiori settori di intervento, complementari ed attinenti allo sviluppo dell’agricoltura;
  • strumenti: descrizione dei principali strumenti utilizzati per raggiungere gli obiettivi determinati, anche rispetto al grado di innovazione degli stessi;
  • livello di replicabilità: livello e analisi dell’applicabilità del caso studio e dei suoi elementi distintivi in altri contesti, soprattutto con riferimento agli strumenti utilizzati.

(b) Per la macro area “Progetti di sistema”, la scheda è stata strutturata in modo tale da raccogliere le seguenti informazioni:

  • struttura organizzativa: nome e tipologia del sistema che promuove l’intervento, con descrizione del network e dei soggetti coinvolti;
  • territorio interessato: localizzazione geografica degli interventi e livello territoriale di implementazione (locale/regionale/nazionale);
  • descrizione del caso: presentazione del caso studio, con descrizione degli obiettivi specifici e del livello di implementazione delle attività previste dal progetto;
  • campi/settori di intervento: descrizione dei maggiori settori di intervento, complementari ed attinenti allo sviluppo dell’agricoltura;
  • strumenti: analisi dei principali strumenti di sviluppo sperimenti nel progetto.

Nelle tabelle successive sono riportate, sotto forma di quadri sinottici, solo le informazioni di sintesi tratte dalle schede di progetto predisposte nell’ambito della ricerca.

Tabella 2 – Quadro sinottico dei Progetti di supporto

Fonte: Nostra elaborazione

I progetti di supporto analizzati vedono principalmente le Fondazioni come soggetti promotori (Cariplo, Garrone, Grameen, Con il Sud), in particolare per il finanziamento di iniziative di startup imprenditoriale o di sviluppo locale attraverso l'emanazione di bandi e il loro accompagnamento con attività di tutoraggio, mentorship e networking.
L’agricoltura è solitamente al centro di un approccio intersettoriale allo sviluppo locale, focalizzato principalmente sulle aree montane. Quando le criticità del settore agricolo sono considerate nella loro specificità, l’aspetto che più viene affrontato è quello del riuso dei terreni agricoli inutilizzati (Terre Colte, Terre ai giovani, Banca della terra di ISMEA rappresentano solo alcuni esempi delle numerose iniziative legate all’idea di banca della terra). Importante è anche il legame che viene evidenziato in alcuni progetti tra agricoltura e terzo settore (iniziative Terre Colte e Socialfarming in the Appennines). 
I destinatari degli interventi di creazione e supporto allo startup di impresa sono solitamente i giovani (under 35 o under 40) e gli strumenti privilegiati sono quelli del concorso di idee, della formazione e del supporto alla realizzazione (in parte tramite consulenza e tutoraggio, in parte attraverso premi in denaro).
Aspetti di criticità che emergono dall’analisi sono la mancanza di continuità sia dei programmi di finanziamento che dei progetti supportati una volta concluso il programma e la loro difficile integrazione nelle politiche ordinarie. Il progetto Oltrepò Biodiverso del programma Attiv-Aree ha tentato di risolvere questo aspetto critico trovando continuità nella SNAI della stessa area.

Tabella 3 – Quadro sinottico dei Progetti di sistema

Fonte: Nostra elaborazione

I Progetti di sistema analizzati riguardano principalmente progetti di networking settoriale e/o territoriale che abbiano una natura imprenditoriale o, comunque, un’ottica di valorizzazione economica delle risorse territoriali. L’iniziativa è principalmente privata ma non mancano interventi di sostegno o attivazione da parte degli enti locali. Tra gli innumerevoli esempi sono stati individuati alcuni progetti rappresentativi o in quanto primi nello sviluppare un’idea o portatori di caratteristiche originali di innovazione.
I temi riguardano l’integrazione dell’agricoltura nel più generale progetto di sviluppo delle aree marginali attraverso il coinvolgimento delle comunità locali (Valle dei Cavalieri, Apiario di comunità e Melise Bio) e/o attraverso il recupero fisico dei villaggi nell’ambito di progetti integrati di tipo produttivo, culturale e turistico (Rifugio Paraloup, Vivi Grumes). Per quanto riguarda le specificità del settore agricolo predominano l’aspetto della creazione di reti per la gestione dei terreni (l’esempio ormai storico della cooperativa GAIA o l’Associazione Fondiaria Valle dell’Erbezzo, una delle molte associazioni fondiarie nate negli ultimi anni), per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti (Melise Bio, Apiario di Comunità, Monte Frumentario, You farmer, Amatrice Terra Viva), per lo promozione del biologico (Valle di Comino Bio, Amatrice Terra Viva, la storica cooperativa La terra e il cielo) e l’integrazione dell’elemento imprenditoriale con quello sociale e culturale (Terre AbbanDonate, Vàzapp’).
Le tipologie di soggetti coinvolti sono anche rappresentative di un’attenzione verso gli aspetti sociali oltre che strettamente produttivi, in quanto lo strumento adottato viene scelto in coerenza con obiettivi più ampi di tipo territoriale e relazionale (cooperativa sociale agricola, cooperativa di comunità, associazione fondiaria, impresa sociale, biodistretto). Tali obiettivi sono connessi ad un’idea più ampia di riqualificazione che interessa non solo il settore agricolo in senso stretto ma i contesti rurali nel loro complesso.
Anche l’ente locale, principalmente il Comune, risulta in molti casi determinante come soggetto attivatore o di supporto alle iniziative (Vivi Grumes, Valle dei Cavalieri, Associazione Fondiaria Valle dell’Erbezzo). Peculiare è l’esempio del piccolo comune di Castel del Giudice (IS) che ha promosso una serie di iniziative volte a rivitalizzare il borgo con il coinvolgimento della comunità locale, favorendo la nascita di una società agricola, di una cooperativa agricola di comunità, dell’albergo diffuso (Chiodo et al., 2019).

Considerazioni conclusive

Con questo repertorio si è cercato di presentare una serie di casi che abbiano le caratteristiche dell’innovatività, della capacità di creare reti tra gli attori (privati e pubblico-privati) e di integrare diversi settori e livelli decisionali. Le aree interne che emergono da questo quadro sono aree fragili, ma anche ricche di opportunità e di iniziative.
La replicabilità, la continuità nel tempo, il passaggio da interventi isolati ad azioni di sistema rimangono i punti critici da tenere sotto osservazione per capire se si sia effettivamente di fronte a un cambio di paradigma, non solo teorico ma anche molto concreto del ruolo dell’agricoltura per il presidio e lo sviluppo delle aree interne.
L’altro elemento, tutt’ora irrisolto, è la istituzionalizzazione e presa in carico degli interventi da parte delle politiche di sviluppo locale. Una parte di queste, come ad esempio il programma Leader, è già attiva da diversi anni, altre sono in corso di attuazione (SNAI), altre infine sono in fase di implementazione come iniziative pilota (le Green communities finanziate dal PNRR). Al momento tuttavia non si configurano ancora come riferimento unitario per la effettiva realizzazione di un nuovo paradigma di intervento nelle aree interne.

Riferimenti bibliografici

  • Barbera F, Parisi T., (2019), Innovatori sociali. La sindrome di Prometeo nell’Italia che cambia, Bologna, Il Mulino

  • Beck U., (1986), Risikogesellschaft, Frankfurt, Suhrkamp

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  • OECD, (2006), The New Rural Paradigm: Policies and Governance, Paris

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  • Sanchez-Zamora P., Gallardo-Cobos R., Ceña-Delgado F., (2014), “Rural areas face the economic crisis: Analyzing the determinants of successuful territorial dynamics”, Journal of Rural Studies, 35: 11-25

  • Storti D., Provenzano V., Arzeni A., Ascani M., Rota F.S.  (a cura) (2020), Sostenibilità e innovazione delle filiere agricole nelle aree interne. Scenari, politiche e strategie, FrancoAngeli, Roma

  • Van der Ploeg J.D., (2008), I nuovi contadini: le campagne e le risposte alla globalizzazione, Donzelli Editore, Roma

  • 1. Il lavoro è frutto dell’elaborazione del rapporto “Repertorio delle buone pratiche nell’agricoltura delle aree fragili e analisi degli strumenti di intervento”, realizzato nell’ambito della ricerca “Agricoltura Viva. Valorizzazione del settore agro-silvo-pastorale attraverso l’attivazione di percorsi imprenditoriali finalizzati al recupero dei terreni inutilizzati” svolta dagli autori in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.
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