Le aree sensibili: il caso del bacino scolante in laguna di Venezia

Le aree sensibili: il caso del bacino scolante in laguna di Venezia
a Università di Venezia Cà Foscari, Dipartimento di Scienze economiche
b Università di Venezia Cà Foscari, Dipartimento di Economia

Introduzione

Lo stretto legame tra politiche economiche e politiche ambientali è riconosciuto nel Trattato di Amsterdam che impone agli stati membri di integrare i requisiti ambientali in tutte le politiche adottate. L’obiettivo di coniugare le istanze ecologiche con quelle economiche presenta tuttavia ancora molte difficoltà. Il principio, oramai accolto e consolidato, con il quale si risponde alle pressioni ambientali è l’imputazione del costo aggiuntivo al soggetto che ha provocato l’esternalità negativa (chi inquina paga) (1) e gli strumenti utilizzati possono essere articolati in amministrativi ed economici. Ai primi appartengono tutte quelle regolamentazioni che impongono determinarti standard ambientali. Nel secondo gruppo rientrano le tasse ambientali, gli incentivi finanziari e i mercati di emissione. Nel caso degli incentivi, a differenza degli strumenti amministrativi, il processo di internalizzazione non avviene con l’imposizione di obblighi e/o divieti, ma attraverso la corresponsione di un beneficio finanziario (2).
In questo contributo si cercherà di organizzare le informazioni raccolte dal V Censimento dell’agricoltura, allo scopo di mettere a fuoco quale ruolo svolge l’agricoltura nel bacino scolante di Venezia, territorio fortemente antropizzato a causa di un modello di sviluppo che ha utilizzato il suolo e altre importanti risorse naturali alla stessa stregua delle risorse riproducibili. La struttura del territorio, come tutta la pianura veneta, è caratterizzata da un’urbanizzazione diffusa in cui forti sono le interrelazioni tra ambiente fisico, paesaggio ed emergenze storico-culturali.
L’analisi che segue è pertanto condotta seguendo la nota distinzione tra politiche prescrittive e politiche partecipative. Nella prima rientrano le politiche dell’amministrazione pubblica mirate alla riduzione della pressione sull’ambiente (ricorso allo strumento amministrativo), nella seconda le tecniche a minor impatto ambientale che prevedono il riconoscimento, nei confronti di chi le adotta, di un beneficio finanziario (strumento economico). L’analisi coniuga entrambi gli aspetti, verificando se e in quale misura le pratiche agricole a minor impatto ambientale (auspicate) incidono e si diffondono in questa porzione di territorio, soggetta a vincoli.

Il bacino scolante in laguna di Venezia

Il bacino scolante, un ambito territoriale definito da un insieme di corpi idrici che defluiscono nella laguna di Venezia, occupa una superficie di circa 1.850 km2, coinvolge 109 comuni e una popolazione di circa 1 milione di abitanti. A questo territorio si aggiungono le aree dei corpi idrici scolanti nella laguna di Venezia tramite le acque di risorgiva (Area di Ricarica) (3). Il territorio con questo ampliamento arriva a circa 2.083 km2 (pari a circa 1/9 dell’intera superficie regionale) (Figura 1).

Figura 1 - Il bacino scolante in laguna di Venezia

Gli sbocchi dei corsi d’acqua lungo l’intero sviluppo della gronda lagunare sono 27. Il bacino è delimitato a sud dal fiume Gorzone, ad ovest dalla linea dei colli Euganei e delle Prealpi Asolane e a nord dal fiume Sile. Nella definizione geografica, i sottobacini tributari della rete idrografica superficiale rappresentano i punti di riferimento.
La regione Veneto considera tutto il bacino scolante in laguna di Venezia come area sensibile. Il Piano Direttore, richiamando le disposizioni dell’art. 19 del Dls. 152/99, estende a quest’area le disposizioni previste per le aree vulnerabili (piano d’azione e codice di buona pratica agricola). Il Piano Direttore del 2000, nello specifico, rappresenta il più recente documento di programmazione regionale per gli interventi di prevenzione e di risanamento delle acque del bacino immediatamente sversante nella laguna di Venezia. I suoi obiettivi sono:

  • ridurre l’apporto annuo di nutrienti al fine di evitare la fioritura di alghe e il rischio di crisi ambientale; 
  • diminuire le concentrazioni di microinquinanti nell’acqua e nei sedimenti entro i limiti di sicurezza alimentare per pesci, crostacei e molluschi della Laguna; 
  • monitorare i microinquinanti nell’acqua;
  • garantire una qualità dell’acqua compatibile con l’uso irriguo e la vita dei pesci.

L’analisi condotta sull’uso del suolo vede una netta prevalenza delle aree agricole con incidenze che si attestano su livelli superiori al 77%, seguito dalla laguna (circa l’11%) e dallo spazio urbano (6,2%). Adottando le definizioni del Piano di Sviluppo Nazionale per il periodo 2007-2013, l’area rientra, ad eccezione del comune di Venezia (polo urbano), nella definizione di area rurale ad agricoltura estensiva specializzata.
Nell’ottica della tutela e della salvaguardia di tale territorio, la riduzione (e/o il contenimento) dell’impatto ambientale prodotto dall’esercizio dell’attività agricola è particolarmente significativa. Ma quali strutture e quali pratiche agricole risultano diffuse?
Le aziende presenti nel bacino sono poco più di 55 mila. (Tabella 1). La dimensione media, sia in termini di SAU sia di superficie totale, risulta assai modesta, restituendo l’immagine di una struttura aziendale estremamente polverizzata. Ad un’analisi più dettagliata si rileva che alla frammentazione si unisce un forte fenomeno di polarizzazione: la concentrazione per numerosità è elevata nel caso di aziende con estensioni inferiori ai 5 ettari, ma non in termini di superficie: le aziende con dimensioni superiori ai 20 ettari occupano il primo posto nella graduatoria. Tra le forme di utilizzazione agricola dominano i seminativi (i cereali quali granoturco, la soia e la barbabietola da zucchero, quest’ultime soggette a una forte ristrutturazione), con netta prevalenza dell’orticoltura (spesso in serre mobili) in alcune aree specializzate e localizzate in prossimità delle zone costiere. E’ un’agricoltura intensiva che impiega il fattore produttivo terra ricercando la massima produttività per unità di superficie e non disdegnando il ricorso agli input chimici. Il rapporto tra SAU e SAT è elevato e pari ad 83%, rispetto alla media regionale del 71.

Tabella 1 - Le aziende agricole, la superficie totale e utilizzata nel Bacino

Fonte: Dati Istat – 5° Censimento Generale dell’Agricoltura

La superficie boschiva interessa appena il 5% delle aziende con un’incidenza in termini di superficie totale del 18.7% (Tabella 2). La pratica del set-aside è adottata da circa 900 aziende (1,6% del totale) e investe il 18.7% della SAU complessiva. Il 70% di questa superficie è destinata a scopi non economici; pascoli e imboschimenti rappresentano, per contro, una quota assai modesta. La sua dimensione media non si allontana dal dato medio dell’area e la destinazione più frequente è quella del semplice ritiro. In questo caso, l’estensione delle imprese è più elevata: a dimostrazione che tale pratica è preferita da quelle di dimensioni maggiori. Anche le produzioni di qualità sono presenti (Tabella 3), pur con incidenze non particolarmente significative. Tra tutte spiccano quelle sottoposte a disciplinare, seguite dalle produzioni che adottano la lotta integrata (Tabella 4).

Tabella 2 - La superficie boschiva e set-aside (aziende e superficie)

Fonte: Dati Istat – 5° Censimento Generale dell’Agricoltura

Tabella 3 - Le produzioni vegetali e animali di qualità ed eco-compatibili (aziende e superficie)

Fonte: Dati Istat – 5° Censimento Generale dell’Agricoltura

Alcune considerazioni di sintesi

L’analisi ha messo in luce nel bacino scolante un settore agricolo poco propenso all’adozione di pratiche a minor impatto ambientale. E’, del resto, un territorio pianeggiante ad elevata redditività e le limitate dimensioni aziendali impongono scelte produttive orientate all’intensificazione delle produzioni. Le norme prescrittive contenute nel Piano Direttore, d’altra parte, risultano estremamente labili e, dal punto di vista ambientale, scarsamente incisive.
Dai risultati del censimento, infatti, le misure agroambientali non paiono aver modificato la convenienza produttiva delle aziende del bacino scolante, con una diffusione assai modesta delle tecniche e/o pratiche a minor impatto ambientale. Nel medio termine, tuttavia, l’introduzione dal 2005 della condizionalità obbligatoria per tutti gli agricoltori che beneficiano di pagamenti diretti potrà portare a risultati più positivi. I beneficiari di aiuti diretti sono infatti obbligati a mantenere tutte le superfici in buone condizioni sia dal lato agricolo che da quello ambientale. Tali condizioni includono norme relative alla protezione, alla conservazione della materia organica e della struttura del suolo, alla conservazione degli habitat e del paesaggio, inclusa la protezione dei pascoli permanenti. Il regolamento (CE) 2003/1782 e il DM 4432 del 2004 sono stati di recente recepiti dalla regione del Veneto. Nel DGR 347/2006 la regione ha definito i Criteri di Gestione Obbligatori da applicare a decorrere dal 1° gennaio 2006 e le Norme per il mantenimento dei terreni in buone condizione agronomiche ed ambientali, particolarmente importanti nel caso in esame.
Nell’ambito della politica di sviluppo rurale, poi, l’Unione Europea offre una serie di misure per promuovere la tutela dell’ambiente agricolo e la sua biodiversità. Prevede, tra l’altro, la possibilità di erogare aiuti a favore delle zone svantaggiate e misure agroambientali per coloro che applichino o superino consuete buone pratiche agricole. Tra le aree svantaggiate un posto di rilievo deve essere attribuito proprio ai territori di particolare interesse naturalistico e/o penalizzati da vincoli amministrativi al fine di compensare i minori redditi o di meglio indirizzare gli operatori del primario verso la sostenibilità. Non va tuttavia dimenticato che il contesto territoriale analizzato è un sistema molto complesso, in cui l’uso indiscriminato delle risorse non può certamente essere attribuito al settore agricolo o esclusivamente alle attività presenti nell’area. In altre parole, le analisi e i provvedimenti settoriali non sono in grado di tutelare le valenze di un territorio complesso, quale quello del bacino scolante.
Proprio per questo numerosi sono i piani e i programmi in materia di tutela ambientale e paesaggistica, nonchè di sviluppo socio economico sostenibile, che hanno interessato e interessano l’area in esame, introducendovi vincoli. I conflitti, tuttavia, tendono ad accentuarsi e la soluzione pare lontana. Le incompatibilità tra usi diversi del suolo, tra differenti esigenze contrapposte (si pensi ad esempio alle opere infrastrutturali stradali non più procrastinabili, al sistema MOSE), tra pressioni di nuovi insediamenti produttivi e residenziali, provocano impatti negativi sull’economia del settore primario, indipendentemente dalla diffusione delle pratiche sostenibili.

Note

(1) Il Polluter Pays Principle è stato introdotto quale principio del diritto ambientale positivo nel 1987. Nel Single European Act dello stresso anno, l’articolo 130R specifica che la politica della Comunità sarà basata sul principio del Polluter Should Pay. Per approfondimenti si rimanda all’ampia bibliografia in materia.
(2) Accanto agli strumenti tradizionali si sono sviluppati altri sistemi, sperimentati soprattutto nel campo energetico.
(3) La zona indicata come Area di Ricarica (AR) non scola superficialmente, ma alimenta tramite le falde sotterranee le risorgive dei corpi idrici settentrionali del bacino scolante

Riferimenti bibliografici

  • Arpav (2000), Stato Ambientale nel Territorio del Bacino Scolante in Laguna di Venezia, Padova.
  • Baldock D., Cox G., Lowe P., Winter M., (1990), “Environmentally Sensitive Areas: Incrementalism or Reform?”, Journal of Rural Studies, n. 2, pp. 143-162.
  • Coses (a cura di) (2006), La riforma della Politica Agraria Comune (PAC) nell’area del Bacino scolante in Laguna di Venezia: analisi e prospettive, Provincia di Venezia, Venezia.
  • Montresor, E. (2006), “Verso il Piano di sviluppo rurale del Veneto”, Agriregionieuropa Anno 2, n. 7.
  • Rinaldo A. (1997), Equilibrio fisico e idrogeologico della Laguna, Fondazione Enrico Mattei, Venezia.
  • Vurzel R. K. W. (2006), Environmental Policy-making in Britain, Germany and the European Union: the Europeanisation of Air and Water Pollution Control, Manchester University Press.
  • Whitby M. (1994), Incentive for Countryside Management: The Case of Environmentally Sensitive Areas, CAB, Wallingford.
  • Zolin. M. B. (2005), Imprese agricole e ambiente. Modelli di lettura del territorio, Regione del Veneto.
  • Zolin. M. B. (2006), “Risorse idriche e pratiche agricole”, Agriregionieuropa Anno 2, n. 6, settembre 2006
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