Vincitori e vinti. L’incremento dei prezzi alimentari e gli effetti sulle famiglie nei paesi in via di sviluppo

Vincitori e vinti. L’incremento dei prezzi alimentari e gli effetti sulle famiglie nei paesi in via di sviluppo

Introduzione

Nel corso dell’anno 2008, i prezzi reali dei beni alimentari hanno raggiunto livelli incredibilmente alti. Per la prima volta dal 1981, l’indice dei prezzi reali di beni alimentari calcolato dalla Fao ha raggiunto e oltrepassato il livello di 150 punti-base (dal valore di 100 del 1998-2000) a testimoniare un aumento costante e monotòno avvenuto durante il periodo 2006-2008. L’aumento dei prezzi reali dei beni alimentari ha causato problemi di carattere sociale e politico, oltre che di natura strettamente nutrizionale, in un numero non indifferente di paesi in via di sviluppo. Ad oggi, i prezzi degli alimenti rimangono sostanzialmente più alti che prima della crisi, nonostante la riduzione intervenuta dopo il picco del 2008 (Fao, 2009).
L’aggravarsi della insicurezza alimentare mondiale è stato il tema all’ordine del giorno della conferenza mondiale di Roma del giugno 2008 che ha portato i rappresentanti di 180 paesi a decidere importanti politiche economiche volte a fronteggiare l’aumento dei prezzi alimentari. La comunità di esperti é arrivata alla conclusione che sarebbe stato necessario “prendere urgenti iniziative per combattere le conseguenze che l’aumento dei prezzi dei beni alimentari sta causando nei paesi economicamente più vulnerabili.”
I motivi per cui si sta assistendo ad un aumento dei prezzi dei beni alimentari sono molti e complessi e sono da imputare a fattori legati sia al lato della domanda che al lato dell’offerta dei prodotti. Tra i fattori scatenanti hanno sicuramente svolto un ruolo primario la crescita sensibile della domanda di alcuni beni alimentari e la contemporanea riduzione dell’offerta, i livelli delle scorte di cereali più basse rispetto al passato, una gran parte di raccolti andati perduti per via delle condizioni climatiche avverse. Tra i fattori che riguardano la domanda di beni alimentari, particolare importanza riveste l’espansione del mercato dei bio-combustibili ed i cambiamenti nelle abitudini nutrizionali dei paesi in forte crescita economica, come ad esempio India e Cina.
Mentre una parte degli studi recenti riguardanti l’aumento dei prezzi di beni alimentari si è concentrata sull’analisi dei trend presenti e futuri dei prezzi internazionali e sul loro meccanismo di trasmissione ai mercati domestici, altri hanno cercato di studiare l’impatto che questa crisi ha avuto a livello microeconomico (Ivanic and Martin, 2008; Aksoy and Isik-Dikmelik, 2008; Dessus et al., 2008; and Rios et al., 2008a).
Il presente articolo, inserendosi nel filone degli studi microeconomici, cerca di quantificare l’impatto dell’incremento dei prezzi dei beni alimentari sul reddito delle famiglie in alcuni paesi in via di sviluppo, analizzando in particolare l’impatto sulle diverse fasce sociali, su famiglie con differenti caratteristiche demografiche, di accesso al mercato e di diversificazione dell’attività lavorativa.
L’articolo si avvale dei micro dati provenienti da indagini campionarie che sono tra loro omogenee per struttura, metodo di campionamento e informazione raccolta. Il paragrafo 2 descrive brevemente i dati e la metodologia adottata; il paragrafo 3 presenta e discute i risultati descrittivi; il 4 illustra il modello empirico adottato ed i risultati ottenuti, e l’ultimo paragrafo presenta le conclusioni.

Dati e metodologia

L’incremento del prezzo del bene alimentare più largamente consumato (specifico per paese) genera un aumento (o diminuzione) del reddito a seconda che la famiglia venda (o acquisti) quel particolare prodotto. La metodologia utilizzata in quest’articolo è una variante della metodologia proposta da Deaton (1989) ed adottata in altri articoli empirici: Budd (1993), Barrett e Dorosh (1996), Minot e Goletti (2000) e, più recentemente, da Ivanic e Martin (2008) e Rios e al. (2008a).
In termini formali, l’effetto dell’incremento del prezzo del bene sul reddito può essere riassunto dalla seguente equazione:

dove Dwi rappresenta la variazione del livello del reddito per la famiglia i-esima, PRi il valore della produzione del bene per la famiglia i-esima e CRi il valore del consumo dello stesso bene per la famiglia i-esima. Per comparabilità dei risultati tra paesi diversi, si ipotizza che, per tutti i paesi e per consumatori e produttori del bene, l’incremento del prezzo dei beni alimentari sia uguale al 10 per cento (0.1). L’equazione (1) misura come varia il reddito della famiglia in seguito alla variazione del prezzo del bene. Se la famiglia produce (consuma) il più di quanto non consumi (produca) del bene preso in considerazione, la variazione del reddito sará positiva (negativa).
Benché questa analisi, possa essere in linea di principio estesa a tutti i tipi di beni (alimentari e non), nel nostro caso riguarderà solo i beni alimentari commerciabili. La tabella 1 fornisce per ogni paese oggetto d’analisi, l’anno al quale i dati si riferiscono, il numero di famiglie campionate e i prodotti alimentari di largo consumo.

Tabella 1 - Paesi oggetto d’analisi

Fonte: FAO, elaborazioni dal Rural Income Generating Activities (RIGA) database

Risultati principali

Nel breve periodo, il segno dell’impatto sul reddito di una famiglia a seguito di un incremento del prezzo dei beni alimentari di più largo consumo dipende dalla caratteristica della famiglia di essere acquirente o venditrice netta dei beni in questione.
Un principio di carattere generale, proveniente dalla letteratura -legge di Engel- e da un’analisi descrittiva dei nostri dati, è che le famiglie con redditi più bassi, in aree rurali e urbane, sono quelle la cui percentuale di spesa alimentare per il bene più largamente consumato è più alta (Figura 1).

Figura 1 - Percentuali di spesa per l’acquisto del bene alimentare più consumato (ogni campione è stato diviso in quintili di spesa)

Fonte: Elaborazioni dal database RIGA

Il primo passo dell’analisi consiste quindi nell’individuare quali famiglie risultino essere venditrici o acquirenti nette del bene alimentare di più largo consumo, e le loro caratteristiche. Una prima suddivisione è presentata nella tabella 2 in cui appare evidente come la percentuale di famiglie venditrici nette vari tra il 4 e il 10 per cento in aree urbane, e tra il 7 ed il 68 per cento in aeree rurali. Tale dato dimostra chiaramente come, in prima analisi, la grande maggioranza delle famiglie sono acquirenti nette di beni alimentari.

Tabella 2 - Percentuali di famiglie venditrici nette Fonte - Elaborazioni dal database RIGA

Il fatto che le famiglie più povere siano maggiormente colpite in termini di riduzione del reddito in seguito all’aumento dei prezzi si ricava dalla figura 2. Le famiglie sono divise a seconda dell’area di residenza e del quintile di spesa totale. L’altro dato evidente è che per le famiglie in aeree urbane il reddito si riduce in tutti i paesi sotto analisi. Il solo paese dove il guadagno è diffuso e generale è il Vietnam rurale, a motivo della distribuzione egalitaria delle risorse fondiarie e della elevata produttività, che lo porta ad essere uno dei principali paesi esportatori di riso.

Figura 2 - Variazione percentuale del reddito a seguito di un incremento del 10% nel prezzo dei beni alimentari di maggior consumo

Fonte: Elaborazioni dal database RIGA

In alcuni paesi la riduzione del reddito delle famiglie più povere, quindi appartenenti ai quintili di spesa più bassi, appare molto accentuata rispetto al trend medio delle altre famiglie relativamente più abbienti (è il caso di Bangladesh, Malawi, Pakistan, Tagikistan, Guatemala e Nicaragua).
E’ da precisare che la composizione della dieta può avere implicazioni potenzialmente molto rilevanti sui risultati dell’analisi. Nei paesi dove la dieta è più differenziata e composta anche (o principalmente) da beni non commerciabili, le famiglie sembrano risentire in maniera minore dell’aumento dei prezzi sul mercato internazionale. E’ il caso del Ghana, dove la dieta, oltre ad essere molto varia, si basa su beni come manioca e miglio difficilmente commerciabili al di fuori del mercato nazionale. Il fatto che le famiglie più povere sopportino un peso maggiore in seguito all’incremento dei prezzi di beni alimentari dovrebbe far scattare un campanello di allarme. La diminuzione di reddito reale mina la capacità di acquistare beni di più alta qualità nutrizionale, fondamentali per la sussistenza, compromettendo la possibilità di sfuggire al circolo vizioso di povertà e denutrizione.
L’analisi del campione di famiglie rurali suddivise a seconda della proprietà o meno di terra agricola evidenzia come le famiglie povere senza alcuna proprietà terriera soffrano di una riduzione di reddito maggiore (Figura 3). Con la sola eccezione delle famiglie panamensi, le perdite sono sempre più alte per i “senza terra”.

Figura 3 - Variazione percentuale del reddito per le famiglie rurali a seconda della proprietà di terra

Note: Le sfere più scure si riferiscono alle famiglie proprietarie di terra. La grandezza delle sfere riflette la numerosità relativa nel paese. I quintili di spesa sono crescenti all’aumentare della ricchezza. Fonte: Elaborazioni dal database RIGA.

Se da una parte il fatto di possedere terra agricola riduce la perdita di reddito, dall’altra le famiglie impiegate in attività agricole sembrano appartenere al gruppo al quale è associata una riduzione maggiore del reddito. La possibilità di utilizzare fertilizzanti e pesticidi, invece, insieme all’accesso a terre di proprietà, può limitare l’effetto negativo dell’aumento dei prezzi sul reddito. Le famiglie con perdite più alte, infatti, oltre ad appartenere allo strato più povero della popolazione, sono quelle impiegate a salario nel settore agricolo e non dispongono di proprietà terriere, né fanno ricorso a fertilizzanti o pesticidi. Al contrario, le famiglie specializzate in attività agricole (il cui reddito deriva per almeno il 75% da attività di coltivazione e allevamento) traggono beneficio dall’incremento dei prezzi. Questo risultato si riscontra in Bangladesh, Pakistan, Nepal e Vietnam. Vale la pena precisare come, tra le famiglie specializzate in attività agricole, quelle relativamente più abbienti non sempre guadagnino di più di quelle più povere. Ciò accade perché le prime producono beni i cui prezzi non sono aumentati (Figura 4).
L’analisi della variazione del reddito a seguito all’aumento dei prezzi fornisce risultati diversi a seconda del genere del capo famiglia. Tra le famiglie urbane, acquirenti nette di beni alimentari, quelle con capofamiglia donna sembrano soffrire di una diminuzione del reddito maggiore rispetto a quelle con capofamiglia uomo. Lo stesso accade tra le famiglie rurali. Il motivo risiede nella più elevata propensione al consumo, rispetto alla produzione, di beni alimentari. Inoltre, le famiglie del primo tipo sono solite riscontrare una gamma di ostacoli che limitano la loro capacità di produrre beni alimentari (mancanza di terra di proprietà, mancanza di macchinari agricoli, reddito medio più basso, etc…Quisumbing e Pandolfelli, 2008), e quindi di poter trarre un eventuale guadagno dalla vendita di beni i cui prezzi sono aumentati. L’unica eccezione significativa è rappresentata dal Pakistan, dove le famiglie con a capo donne presentano un’incidenza più alta tra i quintili di reddito maggiori.

Figura 4 - Variazione percentuale del reddito delle famiglie rurali secondo la specializzazione in attività agricole

Note: Le sfere più scure si riferiscono a famiglie specializzate in attività agricole. La grandezza delle sfere riflette la numerosità relativa nel paese. I quintili di spesa sono crescenti all’aumentare della ricchezza.
Fonte: Elaborazioni dal database RIGA.

Analisi multivariata

Per valutare l’affidabilità dei risultati fin qui presentati, testiamo le nostre ipotesi utilizzando un modello di regressione lineare. La variabile dipendente è rappresentata dalla variazione percentuale del reddito, mentre le variabili indipendenti tengono in considerazione la struttura e le condizioni socio-economiche della famiglia. Il modello ricalca quello utilizzato da Chen e Ravallion (2004) per studiare gli effetti sulla variazione di reddito in Cina in seguito all’ingresso nel Wto.
Per garantire la comparabilità dei risultati, lo stesso modello lineare è applicato a tutti i paesi. In tutto sono state stimate undici regressioni, una per paese, attraverso questa relazione:

wi=a+bxi+ei (2)

dove wi rappresenta la variazione stimata nel reddito, espressa come percentuale della spesa totale pro-capite della famiglia i-esima, xi un vettore di variabili inerenti le caratteristiche della famiglia ed e il termine d’errore, distribuito secondo una curva normale gaussiana. Il primo set di variabili utilizzate nell’analisi è costituito da livello d’istruzione, età, tipo di attività lavorativa, stato civile e genere del capo famiglia, numerosità della famiglia, percentuale di membri del nucleo familiare in età non lavorativa, percentuale di donne in età lavorativa sul totale degli adulti e una variabile dummy che indica se la famiglia segue la religione più praticata nel paese.
Il secondo set di variabili, atto a misurare il reddito della famiglia, è costituito dall’estensione delle proprietà terriere (nonché la loro qualità, approssimata dalla percentuale di terra regolarmente irrigata) e da due indici che rappresentano il possesso di beni durevoli agricoli e non (trattori, trebbiatrici, televisione, video registratore, frigorifero, e così via). Il modello inoltre considera il numero d’animali allevati e due dummy che esprimono l’utilizzo di fertilizzanti e di pesticidi.
L’ultimo set di variabili indica l’accesso a canali di credito, a beni pubblici (come telefono, elettricità) e la distanza della famiglia da infrastrutture pubbliche (scuole, ospedali, città).
Il modello è stimato per ogni paese, distinguendo tra aree rurali e urbane. Nella Tabella 3 vengono riportati i risultati in forma sintetica, non essendo possibile presentare tutti i modelli per motivi di spazio (dato l’elevato numero di paesi e di variabili incluse). Il segno delle variabili di maggiore importanza viene di seguito commentato.

Tabella 3 - Segno dei parametri del modello di regressione lineare per gli 11 paesi. La variabile dipendente è la variazione percentuale del reddito


Note: i segni dei coefficienti sono conteggiati solo se statisticamente significativi almeno al 90%. Le variabili evidenziate in neretto sono discusse nel testo.
Fonte: Elaborazioni dal database RIGA.

Le famiglie che dispongono di terre proprie e che usano fertilizzanti e pesticidi traggono benefici dall’aumento del livello dei prezzi (a titolo chiarificatore, nelle aree rurali, in 10 paesi su 11 il fatto di possedere terra aumenta in maniera statisticamente diversa da zero la probabilità di osservare un aumento del reddito in seguito ad un aumento dei prezzi di beni alimentari. Nelle aree urbane lo stesso meccanismo si verifica in 3 paesi su 11). L’accesso al credito è positivamente correlato al reddito in 3 dei 4 paesi per cui questa informazione è disponibile. Per quanto riguarda la variabile associata agli animali da allevamento, i risultati non sono univoci in tutti i paesi.
Le famiglie più numerose evidenziano una perdita di reddito, così come le famiglie con a capo una donna. A livello geografico, le aree urbane e relativamente più prospere risentono di meno di un incremento dei prezzi di beni alimentari di largo consumo; ciò perché tali beni rappresentano una voce meno consistente delle spese alimentari delle famiglie in queste aree.

Conclusioni

I risultati della nostra analisi sottolineano che le famiglie più povere e con meno mezzi di sostentamento risultano essere maggiormente colpite dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari. L’evidenza, descrittiva ed empirica, sembra confermare questa indicazione per la maggior parte dei paesi e in tutte le macro aree geografiche. Le uniche eccezioni che meritano di essere menzionate sono limitate a situazioni in cui le famiglie beneficiano di risorse, di beni durevoli (terra e/o macchinari), e di un utilizzo di fertilizzanti e pesticidi per una attività agricola redditizia, con relativamente alti livelli di produttività. Dal punto di vista delle politiche da adottare, sembra doveroso porre l’accento su come i governi dei paesi maggiormente colpiti dall’incremento dei prezzi di beni alimentari debbano implementare dei programmi d’aiuto per le famiglie più disagiate, volti ad eliminare conseguenze pesanti tanto nel breve quanto nel lungo periodo.
In secondo luogo, appare importare ribadire l’importanza di flussi d’investimento costanti nel settore agricolo, incentrati all’aumento dell’accesso a risorse chiave ed a input fondamentali per praticare un agricoltura efficiente e remunerativa.

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