Recenti indagini (Eurobarometer 2005 (1) e 2006 (2)) hanno messo in evidenza che la maggioranza dei cittadini europei è interessata al benessere degli animali (BA) allevati per la produzione di prodotti alimentari. Tuttavia esistono diverse interpretazioni del significato di ‘benessere animale’ (Miele, M. e Bock, B., 2007), e sui mercati europei si trova una moltitudine di prodotti che fanno riferimento alla qualità della vita degli animali, ma non esiste uno standard di riferimento.
Per rispondere a questa esigenza, l’Unione Europea, nel recente ‘Action Plan’ delle iniziative sul BA da qui al 2010, ha previsto la possibilità di introdurre un sistema di certificazione e di etichettatura basato su un comune standard europeo, con l’aspettativa che attraverso la certificazione del BA si possa sviluppare un sistema informativo rivolto ai consumatori, ad esempio attraverso l’etichettatura come nel caso delle produzioni biologiche, e che questo potrebbe contribuire ad incrementare la trasparenza del mercato dei prodotti di origine animale e la qualità delle catene alimentari zootecniche.
Per sviluppare questo standard l’Unione Europea ha recentemente finanziato nell’ambito del VI programma quadro un progetto integrato chiamato Welfare Quality (3).
L’obiettivo principale del progetto Welfare Quality - Integration of Animal Welfare in the Food Quality Chain: From Public Concern to Improved Welfare and Transparent Quality - è quello di promuovere forme di allevamento che garantiscano il raggiungimento di maggiori livelli di BA attraverso la creazione di uno standard per la valutazione e il monitoraggio in azienda del BA. Questo sistema di valutazione e monitoraggio è realizzato attraverso una serie di misure della qualità della vita degli animali, identificate con criteri scientifici dai ricercatori di oltre 50 università e laboratori di ricerca europei che partecipano al progetto.
Welfare Quality si pone anche l’obiettivo di incorporare nel disegno del sistema di monitoraggio e di valutazione aziendale, gli aspetti della vita degli animali da allevamento che sono importanti per i consumatori. Il contenuto di questo articolo si basa sui risultati della ricerca condotta in Italia nell’ambito di questo progetto. In particolare presenta i risultati dell’indagine sugli atteggiamenti delle consumatrici e dei consumatori italiani nei confronti del BA (attraverso una serie di focus groups) ed esplora le loro abitudini di acquisto riguardo ai prodotti di origine animale (con un’indagine telefonica su un campione di 1.500 consumatori) (4). Vengono inoltre proposte alcune considerazioni preliminari sui possibili usi futuri di uno standard europeo del BA.
Il consumatore
Negli ultimi dieci anni è emersa una nuova sensibilità etica rispetto ai prodotti alimentari (Sassatelli, 2006) ed un crescente numero di consumatori e consumatrici mostrano maggiore attenzione rispetto alle caratteristiche intangibili dei prodotti, quali ad esempio la protezione dell’ambiente, l’equità sociale ed anche il BA. Ma la percezione di questi valori da parte del consumatore e la loro implementazione in comportamenti di acquisto non è ancora assolutamente generalizzata, soprattutto per quanto riguarda il BA.
La nostra indagine, da cui emerge che le variabili demografiche influiscono ben poco sugli atteggiamenti dei consumatori italiani nei confronti della tematica, mette in evidenza che molte persone non pensano e non sono molto preoccupate per il benessere degli animali quando acquistano i prodotti alimentari, ma condividono largamente l’opinione che un basso livello di BA abbia un impatto negativo sulla salubrità e sicurezza degli alimenti. Tuttavia quando si chiede un’opinione sull’importanza del BA, i consumatori ritengono l’argomento estremamente rilevante e associano una migliore qualità della vita degli animali da allevamento con ‘la naturalità’ delle tecniche di allevamento, caratteristica che a sua volta viene fortemente collegata proprio ad una maggiore salubrità e sicurezza alimentare.
Infatti la maggioranza dei consumatori, pur avendo una scarsa conoscenza delle pratiche attualmente utilizzate nei moderni sistemi di allevamento, associa gli allevamenti intensivi a condizioni di scarso BA (mancanza di accesso all’aperto, spazi ristretti, alimentazione forzata e innaturale, somministrazione continua di antibiotici e ormoni, mutilazioni ecc.), e la mancanza di BA viene fortemente associata a maggiori rischi per la salute sia come causa diretta di insorgenza di malattie (BSE, salmonella) o per l’uso costante di prodotti come antibiotici e ormoni che potrebbero mettere a rischio la salute umana. Viceversa, espressioni quali “da agricoltura biologica”, “animali allevati all’aperto” o “a terra” sono associate a pratiche di allevamento “più naturali”, rispettose delle esigenze degli animali, e i prodotti contraddistinti da queste etichette vengono percepiti come prodotti di qualità, sani, sicuri e saporiti. Difatti, sono molti a ritenere che i piccoli allevamenti garantiscano un maggior benessere degli animali allevati e che esiste una differenza tra allevamenti biologici e allevamenti intensivi, in quanto biologico è spesso inteso anche come sinonimo di migliore qualità della vita degli animali allevati.
In ogni caso, le preoccupazioni dei consumatori italiani sono molteplici; alcune sono chiaramente antropocentriche, come illustrato sopra, ma altre sono di tipo ‘altruistico’ e riguardano la qualità della vita degli animali indipendentemente dalle ripercussioni che queste possono avere sulla salute umana. Infatti gran parte dei consumatori ritiene che gli animali d'allevamento hanno il diritto di essere rispettati, che debbano essere tutelati dalla legge e da sistemi di controllo e che non debbano soffrire nell’arco della loro vita o al momento della macellazione.
Inoltre molti consumatori lamentano la carenza di informazioni chiare, adeguate e specifiche relativamente alle tecniche di allevamento, all’origine dei prodotti animali e anche una scarsa attenzione dei media (che si mobilitano soltanto quando ci sono dei problemi come la BSE) e delle istituzioni preposte all’educazione degli studenti nelle scuole e all’attuazione di campagne di comunicazione collettiva, alla tematica degli allevamenti animali.
Il benessere animale e le pratiche di acquisto
Secondo i risultati dell’indagine telefonica, i consumatori italiani identificano i polli come gli animali con le peggiori condizioni di vita, mentre pensano che non ci siano problemi di BA per le vacche da latte.
La connotazione antropocentrica del BA viene evidenziata dal fatto che molte persone ritengono importante che gli animali non siano trattati con ormoni e antibiotici e che un buon livello di BA consenta di migliorare la salute umana, il gusto della carne e ancora la produttività degli animali.
Ma sono presenti anche considerazioni svincolate dall’impatto sulla salute umana dei prodotti alimentari di origine animale e più orientate alla qualità intrinseca della vita degli animali, anche quando questa non ha un impatto immediato sulla qualità dei prodotti.
Grafico 1 - La connotazione antropocentrica del Benessere Animale
Infatti dalle nostre indagini emerge che sono ritenuti molto importanti il trattamento degli animali, i metodi di macellazione e l’accesso a spazi all’aperto almeno per una parte dell’anno; inoltre molti consumatori ritengono che le pratiche di allevamento dovrebbero escludere le mutilazioni routinarie, come ad esempio il taglio della coda nei suini e il taglio del becco nelle galline ovaiole, praticate negli allevamenti intensivi per tenere sotto controllo grandi masse di animali costretti a vivere in spazi ristretti, e che gli animali da allevamento dovrebbero avere l’opportunità di esprimere comportamenti naturali e sociali. Per di più, sebbene si ritenga che negli ultimi 10 anni le generali condizioni di igiene, sicurezza e benessere siano comunque migliorate anche per i maggiori controlli dopo il caso della BSE, molti consumatori pensano che la qualità della vita degli animali negli allevamenti industriali sia molto limitata e sono particolarmente preoccupati per le modalità di trasporto e di macellazione che dovrebbero minimizzare la sofferenza e lo stress degli animali.
L’impegno e il coinvolgimento dei consumatori nelle tematiche del BA possono manifestarsi in forme ed arene diverse; acquistare prodotti che sono presentati come ottenuti con tecniche di allevamento rispettose del BA può essere un modo, ma al momento attuale solo una minoranza dei consumatori italiani sembra scegliere questa modalità. Da questo punto di vista, nonostante la generale rilevanza attribuita al BA, una parte dei consumatori si dimentica o pensa molto poco a tale tematica al momento degli acquisti alimentari. Infatti i consumatori, mentre fanno la spesa, sono guidati dalla propria esperienza e abitudine e da considerazioni relative al gusto e alla comodità piuttosto che da problematiche e dubbi sulle condizioni di vita degli animali.
Mancanza di tempo e pratiche routinarie di acquisto sono spesso indicate quali motivazioni che svolgono un ruolo rilevante nel delineare tali comportamenti. Una buona parte di consumatori ha a cuore la tutela degli animali, ma ritiene che ci voglia troppo tempo per cercare prodotti ad alto contenuto di BA e/o che non possa reperire facilmente questi prodotti mentre fa la spesa nei supermercati o nei negozi abituali. A tal proposito è importante sottolineare che in Italia non esiste un vero e proprio mercato di prodotti animal-friendly ma che esistono iniziative di produttori e distributori con prodotti ed etichette che in qualche modo ed in maniera diversa fanno riferimento a contenuti di BA. E’ anche importante notare che un considerevole numero di consumatori italiani, quando acquistano i prodotti di marca o i prodotti a marchio proprio delle grandi catene di supermercati, si aspettano che questi prodotti siano maggiormente controllati e che siano ottenuti da produttori che garantiscono l’adozione di metodi di allevamento rispettosi del BA.
Grafico 2 - Alcune considerazioni dei consumatori sugli aspetti intrinseci sulla qualità della vita degli animali
Gli ostacoli al consumo di prodotti ad alto contenuto di benessere animale e le aspettative dei consumatori
Una delle principali barriere identificate nell’acquisto dei prodotti animal-friendly è il prezzo; infatti la difficile situazione economica nazionale e l'aumento generale del costo della vita ovviamente influenzano fortemente la possibilità di acquistare prodotti di prezzo alto, anche se dall’indagine telefonica questo fattore sembra invece essere meno importante, e infatti molti intervistati affermano che è inevitabile pagare un surplus per l’acquisto di prodotti animal-friendly. Inoltre, come già evidenziato in precedenza, viene rilevata la non facile reperibilità e riconoscibilità sul mercato dei prodotti con contenuto di BA, situazione che ovviamente può essere d’ostacolo al loro acquisto.
Una barriera relativa al “consumo consapevole” è identificata nella scarsità di informazioni che impedisce a coloro che sono potenzialmente interessati di svolgere un ruolo attivo. Le principali aspettative dei consumatori riguardano proprio la diffusione di una corretta informazione e l’ampliamento del dibattito sul BA negli allevamenti in quanto ritenuti fattori determinanti nel creare le condizioni per un coinvolgimento ulteriore delle persone, così da stimolare la crescita di un movimento di opinione pubblica necessario per individuare soluzioni ai problemi di BA negli allevamenti e per rimodulare i comportamenti di acquisto. Da questo punto di vista, per facilitare la comunicazione delle caratteristiche di BA presenti negli alimenti, molti consumatori riterrebbero di grande utilità l’utilizzo di un logo, magari comunitario, che indichi chiaramente il contenuto di BA del prodotto, come nel caso dell’etichettatura obbligatoria per le uova. Tuttavia alcuni consumatori hanno espresso il parere per cui i prodotti ottenuti con tecniche di allevamento non rispettose del BA non dovrebbero arrivare sul mercato, e hanno auspicato un ruolo di maggiore controllo da parte delle istituzioni pubbliche nel tutelare il BA per tutti gli animali come “bene pubblico” e non come mera caratteristica o modalità della qualità dei prodotti.
Alcune riflessioni finali
Il progetto Welfare Quality ha l’obiettivo di mettere a punto un sistema di valutazione e di monitoraggio aziendale del BA, per promuovere tecniche di allevamento che lo rispettino maggiormente attraverso la definizione di uno standard europeo di BA. Tuttavia il modo in cui questo sistema di valutazione e monitoraggio verrà utilizzato è ancora in fase di discussione e, in questa fase del progetto, è in corso una vasta consultazione con i soggetti interessati (produttori, rivenditori, NGOs, associazioni di consumatori, rappresentanti di istituzioni pubbliche ecc....) per definire quelle che potrebbero essere le migliori modalità di applicazione di tale standard.
Una delle ipotesi in discussione è quella di cambiare la regolamentazione europea, che attualmente definisce il ‘minimo standard’ di BA esclusivamente su parametri ambientali, e di ridefinire questo standard sulla base di un livello minimo, misurato attraverso il metodo di valutazione e di monitoraggio del benessere percepito dagli animali proposto dal progetto Welfare Quality. I parametri ambientali attualmente indicati nella regolamentazione europea, come la dimensione delle gabbie per le galline ovaiole, la dimensione dei locali di ricovero degli animali e così via, sono fattori di rischio (le galline nelle gabbie hanno poche opportunità di esprimere comportamenti normali per la specie) o indicano opportunità di benessere (nel caso degli allevamenti free range) ma non possono garantire automaticamente il raggiungimento di un livello soddisfacente di benessere che dovrebbe invece essere garantito agli animali, in quanto altri fattori, come la gestione aziendale, la razza, eccetera, interferiscono con l’ambiente e possono produrre effetti molto diversi.
Tuttavia l’ipotesi di cambiare la regolamentazione europea è considerata problematica da molte parti interessate, perché costosa (a causa delle ispezioni aziendali) e non necessariamente desiderabile per la possibile penalizzazione dei produttori europei rispetto ai produttori extra-UE in quanto innalzerebbe il minimo standard in Europa ma, per effetto delle norme del WTO, le stesse regole di produzione non potrebbero essere richieste per i prodotti importati.
Altra ipotesi in discussione è quella proposta nell’ambito dell’Action Plan dell’Unione Europea, come accennato prima, che prevede l’uso del sistema di valutazione e monitoraggio per l’implementazione di sistemi di certificazione ed etichettatura volontaria. Nell’ambito di questa ipotesi si potrebbe prevedere o una etichetta dedicata al BA (come ad esempio Freedom Food in Gran Bretagna) o la regolamentazione delle dichiarazioni di BA dei marchi esistenti (ad esempio indicando nelle etichette ‘prodotto ottenuto da animali allevati con alto livello di benessere animale’ se si vuole rendere esplicita la componente di BA).
Le maggiori perplessità che emergono dalla discussione con i soggetti delle filiere alimentari zootecniche a proposito di questa seconda ipotesi sono i dubbi rispetto all’efficacia di un’altra etichetta o marchio che segnali direttamente al consumatore lo stato etico dei prodotti animali, dal momento che recenti indagini sui comportamenti di acquisto dei consumatori europei, confermati anche dall’indagine sui consumatori italiani condotta nell’ambito di Welfare Quality e qui presentata, mettono in evidenza che la maggioranza dei consumatori ritiene che il BA sia importante ma solo una minoranza di consumatori traduce questa preoccupazione in reali comportamenti di acquisto, soprattutto quando il BA è associato ad altre caratteristiche dei prodotti quali la maggiore sicurezza, la salubrità e il sapore.
Pertanto l’ipotesi più probabile d’uso dello standard europeo come sviluppato nell’ambito del progetto Welfare Quality è di fornire uno strumento di valutazione e monitoraggio del BA nell’ambito della certificazione di qualità di quei prodotti che sono già presenti sul mercato con marchi di qualità e che vogliono garantire la trasparenza, la consistenza e la validità delle loro dichiarazioni rispetto alla BA.
Dalla nostra indagine sugli atteggiamenti e sui comportamenti di acquisto dei consumatori italiani si può pensare che questo intervento nell’ambito del mercato europeo e, in particolare, del mercato italiano vada a soddisfare una domanda condivisa di trasparenza e informazione di un certo segmento di consumatori. Tuttavia, se l’obiettivo di questo intervento è quello di individuare azioni e politiche per migliorare la qualità della vita degli animali da allevamento in Europa, i consumatori italiani lo potrebbero percepire come estremamente limitato, poiché andrebbe a promuovere azioni positive per cambiare in meglio soltanto la vita degli animali utilizzati nelle filiere dei prodotti di qualità, mentre la maggioranza degli animali destinati a filiere di prodotti ‘ordinari’ resterebbe esclusa.
Quindi riteniamo che uno standard europeo di BA possa attivare meccanismi di miglioramento della qualità della vita di una parte degli animali allevati in Europa e che il sistema standardizzato di valutazione e monitoraggio del BA proposto nel progetto Welfare Quality possa offrire l’opportunità di recepire la domanda dei consumatori italiani di trasparenza e validità delle affermazioni sul BA presenti sui prodotti venduti con marchi di qualità. Tuttavia esiste anche un’altra domanda, meno esplicita ma più diffusa, relativa ad azioni positive e a politiche per migliorare la qualità della vita di tutti gli animali allevati in Europa, e a garanzia del rispetto degli animali e dei comportamenti etici delle aziende che producono tutti i prodotti animali che circolano sui mercati europei. In questo senso è importante sottolineare che le aspettative di benessere che dovrebbe essere garantito agli animali, espresse dalla maggioranza dei consumatori italiani per tutti i prodotti di origine animale, comprendono aspetti della vita degli animali che sono costantemente ignorati nelle tecniche di allevamento intensivo, le quali rappresentano le condizioni di allevamento della stragrande maggioranza degli animali in Europa (l’accesso a spazi aperti, la possibilità di esprimere comportamenti naturali, come stendere le ali o fare il nido per le galline ovaiole, vivere in gruppi familiari per i suini, il comportamento sociale dei vitelli eccetera).
E’ pertanto nostra opinione che per rispondere a questa domanda di politiche più generali per il miglioramento del benessere degli animali siano necessari interventi diversi e di lungo periodo, che superino la logica e gli ambiti della certificazione di qualità e che prendano in considerazione aspetti quali la direzione e gli orizzonti futuri della ricerca scientifica nell’ambito delle produzioni zootecniche, le forme di sostegno per gli allevamenti estensivi e per le razze locali, la promozione della riduzione dei consumi dei prodotti di origine animale e molti altri aspetti che non possono essere affrontati nell’ambito di questo articolo ma che dovrebbero informare una discussione più ampia su come favorire lo sviluppo delle filiere zootecniche in sintonia con una esigenza crescente di rispetto della qualità della vita degli animali espressa dai cittadini in Italia come nel resto d’Europa.
Note
(1) Vedi [link]
(2) Vedi [link]
(3) Vedi [link]
(4) Per una descrizione dettagliata della metodologia e dei risultati dei focus group si rimanda a Evans, A. e Miele, M. (2007) Consumers’ Views about Farm Animal Welfare (Part 1 National Reports based on Focus Group Research) ‘Welfare Quality Report Series N.4, e per descrizione dettagliata della metodologia e dei risultati dell’indagine telefonica vedi Kjarnes, U., Miele, M. and Roex, J.(2007) Attitudes of Consumers, Retailers and Producers to Farm Animal Welfare, Welfare Quality Reports, N.2.
Riferimenti bibliografici
- Miele, M. and Bock, B. (2007) Competing discourses about animal welfare and agro-food restructuring, International Journal of Sociology of Agriculture and Food, Vol. 15 n.3.(1-7).
- Miele, M. e Parisi, V. (eds) (2000) Atteggiamento dei consumatori e politiche di qualità della carne in Italia e in Europa negli anni novanta., Milano: Franco Angeli (pp. 289).
- Miele, M. and Parisi, V. (2001) ‘L’Etica del Mangiare, i valori e le preoccupazioni dei consumatori per il benessere animale negli allevamenti: un’applicazione dell’analisi Means-end Chain’ Rivista di Economia Agraria, Anno LVI, n.1 (pp. 81-103).
- Sassatelli, R. (2006). Virtue, Responsibility and Consumer Choice: Framing Critical Consumerism, in J. Brewer and F. Trentmann (eds) Consuming cultures, global perspectives, Berg, Oxford (pp.219-278).
Rapporti di ricerca:
- Ara A., M. Miele M., Pinducciu D. (2005), “Consumers’ views about farm animal welfare and how it should be assessed and communicated. Report on Consumer Focus Group”, Italian country report 2005, Work package 1.1, subtask 1.1.2.1, Welfare Quality EUFood-CT-2004-506508.
- Ara A., Pinducciu D. (2006), “Public opinion survey on farm animal welfare and consumption”, Italian country report 2006, Work package 1.1, Sub-deliverable 1.1.3, Welfare Quality EUFood-CT-2004-506508.