Introduzione
Ogni attività economica è esposta a fattori di rischio: l'attività agricola non rappresenta un'eccezione, anzi è verosimilmente una delle attività maggiormente vulnerabili da questo punto di vista. La genesi di tale rischiosità è l'esposizione dell'attività agricola a numerosi eventi esogeni, e quindi non controllabili da parte dell'agricoltore. Tale caratteristica dell'agricoltura, nota dall'inizio dei tempi, è oggi sotto i riflettori e rappresenta probabilmente uno dei principali temi di dibattito in sede di politica agricola comunitaria. Basti considerare la notevole attenzione della Pac 2014-2020 alla gestione del rischio (Cordier, 2015), e (con visione prospettica) al ruolo che la tematica avrà nei prossimi anni, e nella programmazione della Pac post-2020.
Queste breve considerazioni hanno spinto a proporre una riflessione sui diversi aspetti legati al rischio e all’incertezza al fine di evidenziare cause, dinamiche e strumenti di gestione. Una riflessione doverosa che non rappresenta né un punto di partenza, né uno di arrivo, ma piuttosto un momento di riflessione sullo status quo, propedeutica rilanciare lo studio della tematica e la programmazione di strategie aziendali e di strumenti normativi sempre più efficaci ed efficienti.
Cause e dinamiche dei rischi in agricoltura
L'attività agricola è una pratica essenziale per le società sviluppate, e tuttavia da sempre un'attività esposta a molteplici fattori di rischio (Santeramo et al., 2012). Tra di essi è certamente importante annoverare il rischio di produzione (derivante dalla possibilità che quantità o qualità dei prodotti siano inferiori a quelle attese per effetto di avversità atmosferiche o patogeni), il rischio di mercato (dovuto alla possibilità di non trovare sbocchi adeguati ai prezzi attesi, o non riuscire a reperire fattori di produzione a prezzi convenienti), il rischio finanziario (da ricercare nella possibilità di bancarotta per mancanza di riserve finanziarie per ripagare i debiti o per anticipare le spese), il rischio istituzionale (ovvero la possibilità che norme e regolamenti mutino in maniera imprevista dopo che alcune decisioni produttive siano state già prese) e, ultimo non per rilevanza, il rischio personale (legato alla capacità personale dell’imprenditore e degli altri addetti fissi all’impresa di continuare a svolgere efficacemente le proprie attività).
La classificazione dei fattori di rischio sulla base della loro tipologia, sebbene utile per la definizione delle cause dei fattori di rischio e della genesi dell'incertezza insita nella pratica agricola, non consente di apprezzare un'altra dimensione molto rilevante nello studio del rischio in agricoltura: la dimensione “spaziale”. A tal proposito, vorrei ricordare che i rischi possono essere catalogati in due tipologie: rischi sistemici, ovvero rischi che riguardano diversi agenti economici spazialmente vicini, o comunque legati da specifici legami di natura socio-economica, e rischi idiosincratici, ovvero rischi, generalmente derivanti da fattori esogeni, che influenzano un solo agente economico, ovvero più agenti economici non legati da vicinanza spaziale o di altra natura.
La comprensione delle cause all’origine di situazioni di rischio e incertezza è il primo passo da compiere. Lo studio delle dinamiche dei rischi, ovvero dell'evoluzione non solo delle fonti e delle tipologie di rischio, ma anche del grado di rischiosità di ciascun fattore e fonte di rischio rappresenta il secondo passaggio. Questi passaggi preliminari permetterebbero una corretta disamina della situazione e la predisposizione di piani di gestione del rischio. Nella sezione che segue saranno brevemente citati i diversi strumenti di gestione del rischio ai quali agricoltori e policymakers possono ricorrere al fine di evitare, o attenuare le conseguenze indotte da eventi negativi.
Strumenti di gestione
Gli strumenti di gestione del rischio sono molteplici. Tuttavia, prima di presentare gli strumenti di gestione del rischio occorre riflettere su un dato importante: la gestione del rischio è una scelta personale, e come tale è influenzata, prima di tutto, dalla volontà dell'agente economico (e quindi dell'agricoltore) di operare scelte che mirino a gestire il rischio, ovvero attenuare la variabilità degli effetti di eventi positivi e negativi. Dal punto di vista personale, due sono i fattori che influenzano le scelte degli strumenti di gestione del rischio. In prima istanza il grado di avversione al rischio (definita come la condizione che induce un agente economico a preferire un guadagno certo, ma di minore entità, rispetto ad un guadagno incerto, seppure avente valore atteso maggiore) è un aspetto fondamentale che guida le scelte degli agenti economici e, quindi, degli agricoltori (Moschini e Hennessy, 2001). In secondo luogo, la percezione del rischio (ovvero il grado di percezione soggettiva di rischi di natura oggettiva, e quindi caratteristica dipendente da abitudini ed esperienze pregresse personali, e variabile anche in rapporto all’accettabilità collettiva del rischio) altera le scelte decisionali in situazioni di rischio (Sjöberg, 2010). In altri termini, agricoltori molto avversi al rischio, ovvero con alta percezione dei rischi, tenderanno ad operare scelte che prevengano eventuali effetti indesiderati dovuti ai rischi cui sono esposti. Viceversa, agricoltori con bassa avversione al rischio (o con bassa percezione del rischio) tenderanno ad assumere comportamenti rischiosi, ovvero comportamenti che espongono il loro operato a conseguenze, positive e negative, molto variabili. Occorre chiarire tuttavia, che l'esempio appena esposto non ha giudizio di merito: essere avversi o non avversi al rischio è caratteristica personale dell'agricoltore e non è di per sé motivo o causa di eccellenza nelle pratiche agricole o nella gestione aziendale. È vero tuttavia, che una corretta percezione del rischio (cioè una percezione soggettiva dei rischi in linea con la loro natura oggettiva) è sempre auspicabile in quanto permette l'adozione di comportamenti strategici che orientano le scelte di gestione del rischio nella direzione più efficiente.
Quanto premesso permette di apprezzare il secondo stadio della gestione del rischio: la scelta di utilizzare strumenti di gestione ex-ante (strategie che si pongono come obiettivo di migliorare la capacità di gestione del rischio da parte degli stessi agricoltori, a prescindere dal verificarsi o meno dell'evento indesiderato) ovvero di preferire strumenti di gestione ex-post (strategie che mirano a compensare i danni derivanti da eventi negativi quali quelle che, ad esempio, suggeriscono il ricorso a fondi mutualistici). Se è vero che gli strumenti ex-post sono generalmente legati all'intervento pubblico (ad esempio il pagamento di indennizzi a seguito di eventi catastrofici) o all'intervento di agenti economici che applicano il principio di sussidiarietà (Santeramo et al., 2014) nei confronti di agenti economici che hanno sperimentato eventi molto negativi (si pensi al caso di assicurazioni informali, ovvero al mutuo aiuto fra agricoltori operato mediante prestito di fattori produttivi, o di capitale liquido sulla base di contratti informali), è altrettanto vero che il novero degli strumenti di gestione ex-ante in agricoltura è ampio e merita qualche commento aggiuntivo. Difatti è possibile menzionare, tra gli strumenti di gestione del rischio, la diversificazione colturale, l'impiego di varietà resistenti, l'utilizzo dell’irrigazione, l'adozione di teli anti-grandine, la predisposizione di barriere fisiche anti-insetti, il ricorso a prodotti chimici, quali antiparassitari o diserbanti, l'affidamento di parte del tempo a disposizione a lavoro extra-aziendale, la stipula di contratti di filiera, l'affidamento alla copertura operata con derivati finanziari, nonché la sottoscrizione di polizze assicurative. La lista è tuttavia incompleta: qualsiasi strategia volta a mitigare i possibili effetti di eventi positivi o negativi, e quindi orientata a stabilizzare rese, produzioni e prezzi, è una potenziale strategia di gestione ex-ante del rischio.
Premettendo una regola fondamentale, ovvero che la gestione del rischio parte soprattutto dall'azienda agraria, è pur vero che un ruolo sempre maggiore è oggi ricoperto dagli strumenti assicurativi (Glauber, 2015). L'assicurazione si basa su un contratto fra l'assicuratore e l'agente economico (ad esempio l'agricoltore). Quest'ultimo paga un premio (ovvero una somma in denaro) per ricevere, in caso di eventi negativi, la compensazione delle perdite dovute a rischi specifici coperti dal contratto assicurativo. Le assicurazioni agricole sono abbastanza sviluppate negli Stati Uniti e in Canada - dove tuttavia non mancano problematiche legate a come stimolare la domanda di assicurazione (Goodwin, 2001) - meno in Europa, sebbene vi sia una crescente attenzione negli ultimi anni. Il sistema di assicurazione in agricoltura è molto diversificato in Europa: diversi tipi di strumenti e di misure di intervento pubblico caratterizzano lo scenario europeo. Il tema del presente numero di Agriregionieuropa propone, fra gli altri, articoli che illustrano esperienze diverse in ambito assicurativo.
In Italia, il mercato assicurativo è ancora poco sviluppato, nonostante la forte attenzione politica e gli ingenti sussidi (fino alł’80% del premio assicurativo) versati in favore degli agricoltori. Difatti la partecipazione (ovvero la percentuale di agricoltori che stipulano contratti di assicurazione agricola) si attesta intorno al 15%. Vi sono diversi tipi di contratto: i contratti monorischio, pluririschio e multirischio. A partire dal 2004, le polizze monorischio non sono più agevolate da sussidi statali, scelta politica volta a facilitare il passaggio alle polizze pluri- e multi-rischio. Nonostante tali scelte politiche, le polizze con maggiore copertura non sono ancora le maggiormente diffuse: situazione che pone diversi interrogativi su quali siano le reali frizioni alla partecipazione al mercato assicurativo, e su come quest’utima possa essere incrementata.
Le polizze pluri- e multi-rischio prevedono indennizzo a seguito di una perizia qualitativa e quantitativa del danno riscontrato, e causato da specifiche avversità. Le polizze multirischio sono anche definite polizze sulla resa: gli agricoltori sono compensati delle mancate rese con riferimento a quelle storiche calcolate sui precedenti anni. Sebbene sovvenzionate, e (per diversi aspetti) più interessanti, le polizze pluri- e multi-rischio sono ancora oggi non molto diffuse, sebbene vi sia un trend crescente di adozione. Ancor più interessante è la dinamica del mercato assicurativo in Italia, ovvero le scelte di turnover operate dalle aziende. Santeramo et al. (2016) mostrano come il mercato italiano sia piuttosto dinamico in termini di entrata ed uscita dal mercato assicurativo, sebbene la porzione di aziende che non hanno mai stipulato contratti assicurativi è molto elevata. Quanto emerso stimola a riflettere su quali interventi possano favorire l'adozione di contratti assicurativi da parte di agricoltori che non hanno mai utilizzato questo strumento di gestione del rischio.
Considerazioni conclusive
Questa introduzione al Tema di Agriregionieuropa al centro del numero ha richiamato l'attenzione su alcuni aspetti fondamentali del rischio in agricoltura. In primo luogo sono stati classificati i fattori di rischio, ovvero le fonti di possibili eventi negativi che influenzano l'attività agricola. In secondo luogo si è cercato di schematizzare gli strumenti di gestione del rischio, ricordando la divisione temporale degli stessi (ovvero ex-ante rispetto ad ex-post) e la numerosità degli strumenti di gestione del rischio. In ultimo, si è richiamata l'attenzione verso uno strumento di gestione sul quale si concentra gran parte del dibattito accademico e politico: l'assicurazione agricola. Diversi argomenti non sono stati menzionati quali, ad esempio, il rischio di mercato indotto dalla volatilità dei prezzi, le cause e le dinamiche dell'instabilità del reddito agricolo, il ruolo degli eventi climatici sull'incertezza, gli strumenti finanziari per la gestione dei rischi. Non tutto è perduto. Il tema raccoglie diversi contributi che approfondiscono le tematiche menzionate e forniscono ulteriori spunti di riflessioni.
In chiusura, è doveroso precisare che il quadro complessivo esposto, seppure sia ben lontano dall'essere esaustivo, offre diversi spunti che stimolano nuove domande, piuttosto che fornire risposte. È pur vero, che gli spunti di riflessione sono i catalizzatori del dibattito attualmente in corso, e quindi la linfa che animerà la ricerca di soluzioni ad un problema antico quanto l'agricoltura, ed al tempo stesso particolarmente attuale.
Riferimenti bibliografici
-
Cordier J. (2015), Comparative analysis of risk management tools supported by the 2014 US Farm Bill and the Cap 2014-2020. In European Parliament, workshop of Committee on Agriculture and Rural Development (plenary session) (p. 14)
-
Glauber J. W. (2015), Agricultural Insurance and the World Trade Organization. Ifpri Discussion Paper 1473
-
Goodwin B. K. (2001), Problems with market insurance in agriculture. American Journal of Agricultural Economics, 83(3), 643-649
-
Moschini G., & Hennessy D. A. (2001), Uncertainty, risk aversion, and risk management for agricultural producers. Handbook of agricultural economics, 1, 87-153
-
Santeramo F. G., Di Pasquale J., Contò F., Tudisca S., Sgroi F. (2012), Analyzing risk management in Mediterranean Countries: the Syrian perspective. New Medit 3 (September 2012): 35-40
-
Santeramo F. G., Capitanio F., Adinolfi F. (2014), Integrating agricultural risks management strategies in selected EU Partner Countries: Syria, Tunisia, Turkey. Romanian Journal of European Affairs, 14(3)
-
Santeramo F.G., Goodwin B.K., Adinolfi F., Capitanio F. (2016), Farmer Participation, Entry and Exit decisions in the Italian Crop Insurance Program. Journal of Agricultural Economics. 67(3), 639–657
-
Sjöberg L. (2000), Factors in risk perception. Risk analysis, 20(1), 1-12