Milano: città agricola tra riscoperte e nuove prospettive

Milano: città agricola tra riscoperte e nuove prospettive
a Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito

Il contesto

L’idea di una Milano urbana e industriale è, a ben guardare, piuttosto recente. Senza volersi spingere troppo indietro nel tempo, già solo uno sguardo alla cartografia dell’Istituto Geografico Militare (Igm) di inizio Novecento (Figura 1) mostra l’enorme estensione del territorio destinato all’agricoltura attorno alla città e la chiara distinzione tra i due ambiti, urbano e rurale. È forse questa divisione ciò che più è venuto a mancare nel corso del tempo (Segre). Al contrario, spazi agricoli e permanenze storiche di quella attività agricola che è stata una delle maggiori invenzioni tecniche del territorio milanese fin dal Medioevo sono ancora oggi consistenti, inframmezzati al tessuto propriamente urbano, soprattutto nelle aree più prossime al costruito compatto della città. È peraltro all’intera area metropolitana che occorre riferirsi per trattare dell’agricoltura urbana, non certo ai soli confini amministrativi del capoluogo.
La Città metropolitana di Milano comprende 134 comuni su un’area di 1.575 km2 e conta circa 3,2 milioni di abitanti1, più del 30% dell’intera popolazione regionale.
La superficie destinata all’agricoltura (Sau) ha un’estensione di 66.461 ha. Se si dà uno sguardo alla Produzione Lorda Vendibile (Plv)2, per capire i settori di maggior peso nell’agricoltura Milanese, si constata che la produzione animale incide per quasi il 60% del totale (2013). La produzione di latte è pari al 37,7%, quella di carne al 19,2% (con una prevalenza di carne bovina pari al 9,1%), le altre produzioni animali rappresentano il 2,9% della Plv.
La produzione vegetale è pari, invece, al 40,1 % del totale con una chiara prevalenza di quella cerealicola (20,9%): in particolare al mais sono destinati 18.380 ha, al riso 12.117 ha. Importante è anche la produzione di foraggere avvicendate (13.778 ha) e permanenti (7.780 ha) di servizio all’allevamento[link]..
Le aziende agricole attive in Provincia di Milano all’ottobre 2010 risultano essere circa 2.370 (Istat, 2010).

Figura 1 - Il rapporto tra territori agricoli e urbani al 1936

Fonte: Vercelloni (1987)

Il valore dell’agricoltura: una crescente consapevolezza nelle politiche

La consapevolezza del valore, non solo produttivo, delle aree agricole, è cresciuta nel tempo.
È degli anni ’60 la prima istituzione di aree protette da sottrarre all’edificazione: il prg di Milano del 1953 destina a “verde pubblico” l’area agricola che diventerà nel 1967 parco Forlanini; nel 1974 viene istituito il Parco del Ticino, primo parco regionale di Italia. I fini sono puramente ambientali.
Nel 1990 Regione Lombardia, grazie ad un “comitato di proposta" costituito dai Comuni interessati, approva la legge regionale n. 24 che dà vita al Parco Agricolo Sud Milano (Pasm): si tratta di un’istituzione di tutela, ma che pure riconosce le attività agro-silvo-colturali come elemento centrale per lo sviluppo di questi luoghi e per la qualità di vita dell’area metropolitana.
Con la Legge Regionale 12/05 gli strumenti di pianificazione territoriale regionali e comunali sono chiamati all’identificazione di “ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico” e che vengono caratterizzati sotto molteplici punti di vista: economico-produttivo, ambientale e naturalistico, della forma del territorio e del paesaggio.
Oggi assistiamo al fiorire di una molteplicità di iniziative (sia ad opera delle istituzioni sia dei cittadini e degli agricoltori), che testimoniano anche la presa di coscienza del valore identitario insito nell’attività agricola e nel paesaggio che genera.
Si tratta di iniziative che trovano supporto in specifiche politiche elaborate alle diverse scale territoriali.

Le politiche di scala regionale

A scala regionale due sono i principali strumenti di riferimento: il "Piano Territoriale Regionale (Ptr)" e il "Programma di sviluppo rurale 2014-2020 (Psr)".
Il primo è responsabile della definizione delle strategie di pianificazione e programmazione di scala regionale. Uno dei suoi obiettivi è quello di “Tutelare le aree agricole come elemento caratteristico della pianura e come presidio del paesaggio lombardo3.
Riferendosi, in particolare, all’agricoltura periurbana il Ptr sottolinea la necessità di:

  • Incentivare la multifunzionalità degli ambiti agricoli, per ridurre il processo di abbandono dei suoli attraverso la creazione di possibilità di impiego in nuovi settori, mantenere la pluralità̀ delle produzioni rurali, sostenere il recupero delle aree di frangia urbana
  • Conservare gli spazi agricoli periurbani come ambiti di mediazione fra città e campagna e per corredare l’ambiente urbano di un paesaggio gradevole4.

Anche il "Psr Programma di sviluppo rurale 2014-2020", strumento di supporto finanziario agli imprenditori agricoli e in parte attuatore della Politica Agricola Comunitaria (Pac), esprime alcune finalità strettamente connesse all'agricoltura urbana, quali l’ammodernamento, la multifunzionalità̀, il miglioramento delle redditività̀ delle aziende agricole e la migliore integrazione dei produttori primari nella filiera agroalimentare, introducendo specifiche forme di sostegno all’aggregazione di imprese agricole e altri soggetti per progetti finalizzati allo sviluppo d’innovazione, alla costituzione di filiere corte, agli interventi per la sostenibilità ambientale, all’agricoltura sociale, all’educazione ambientale e alimentare.
Regione Lombardia ha promosso, inoltre, l'istituzione di distretti agricoli (con LR 23 Gennaio 2007 "Strumenti di competitività per le imprese e per il territorio della Lombardia") a sostegno della creazione di reti tra imprese agricole e di una produzione di qualità, con lo specifico obiettivo della conservazione dell'identità del paesaggio lombardo come marchio di qualità dei prodotti alimentari e come risorsa culturale. I distretti agricoli lombardi sono oggi ventidue, dei quali quattro interessano strettamente l’area metropolitana milanese: il Distretto neorurale delle tre acque di Milano Dinamo, il Distretto Agricolo Milanese Dam, il Distretto Riso e Rane, il Distretto agricolo del Fiume Olona Davo (Figura 2).
In particolare il Dam, consorzio costituito nel 2011 e formato da più di trenta aziende agricole, site nel territorio milanese, gestisce al 2015, circa il 40 % del territorio agricolo in comune di Milano (per una superficie coltivata di 1.155 ettari).
L'agricoltura sociale è promossa da uno specifico articolo della Legge Regionale in materia di agricoltura n. 25/2011 atta a sostenere le imprese agricole “(…) che forniscono in modo continuativo, oltre all’attività̀ agricola, attività̀ sociali finalizzate alla coesione sociale, favorendo percorsi terapeutici, riabilitativi e di cura, sostenendo l’inserimento sociale e lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di marginalizzazione, realizzando attività̀ di natura ricreativa e socializzante per l’infanzia e gli anziani5.

Figura 2 - I distretti agricoli in area milanese: l’immagine evidenzia le aree facenti parte dei 4 distretti agricoli instituiti sul territorio della Città Metropolitana

In fucsia il Distretto neorurale delle tre acque di Milano Dinamo; in arancio il Distretto Agricolo Milanese Dam; in verde il Distretto Riso e Rane; in blu il Distretto agricolo del Fiume Olona Davo.
Fonte: elaborazione di Valentina Dotti

Le politiche di scala metropolitana

Guida le politiche di area metropolitana, il modello del parco agricolo. Il Pasm costituisce nel panorama europeo, la prima esperienza di parco agricolo realizzato ed è considerato un esempio cui fare riferimento. Ha un territorio complesso, che si estende su una superficie di circa 47.000 ettari (di cui più di 35.000 utilizzati per l’agricoltura) e comprende 61 comuni; al suo interno sono presenti più di 1000 aziende agricole la cui attività principale è l'allevamento di bovini e suini. In linea con quanto rilevato per l’intera area metropolitana, le colture più diffuse sono quelle cerealicole (25.636 ha), con una prevalenza di riso (11.477 ha) e mais (9.645 ha). Le colture foraggere avvicendate coprono 3.241 ha mentre i prati permanenti 271 ha [link].. Al 2013, risultano censite all’interno del parco 38 "marcite” (Provincia di Milano, Pasm, 2013), prati irrigui storici mantenuti con tecniche tradizionali.
Il Pasm ha un proprio marchio di qualità e promuove diversi progetti per sostenere la produzione agricola e la fruizione da parte dei cittadini del paesaggio agrario, come ad esempio il progetto "Let Landscape Expo Tour", pensato per migliorare il paesaggio agrario collegandolo ad altre risorse del territorio attraverso percorsi pedonali.
Oltre e all’interno del Pasm molti altri parchi agricoli sono stati istituiti in anni recenti quale risultato, nella maggior parte dei casi, di un approccio bottom-up a cui cittadini e agricoltori lavorano congiuntamente per la loro formazione e gestione: è il caso del Parco delle Risaie o del Parco del Ticinello.
Il Parco delle Risaie (Figura 3), che copre un’area agricola di 650 ettari nel sud-ovest della città di Milano e, in parte, nei comuni di Buccinasco e Assago, completamente circondata dal tessuto urbano, è considerato una sperimentazione pilota.

Figura 3 - Il Parco delle Risaie nel 2008

Fonte: studio Gioia Gibelli

Il progetto nasce nel 2008 dall'associazione omonima di agricoltori e cittadini allo scopo di preservare la produzione agricola e il paesaggio delle risaie, che, appartenenti alla cultura milanese da secoli, sono percepiti come fattori importanti per la qualità della vita, l'ambiente e l'identità locale. Il progetto prefigura uno scenario strategico da costruirsi nel tempo che permetta ai visitatori di utilizzare e apprezzare questo paesaggio senza interferire con le attività agricole. Per esempio, nel disegno del parco, attraverso un processo partecipativo, la stretta partecipazione di cittadini, agricoltori e tecnici ha definito in modo preciso, le zone da destinare alla fruizione, quelle fruibili solo in alcuni periodi dell’anno, quelle ad uso esclusivo dei mezzi agricoli. L’attività bottom-up è stata in seguito supportata da Fondazioni e dalle amministrazioni locali.
Peraltro nell’area metropolitana milanese è in corso una azione di valorizzazione delle attività agricole da parte di alcuni dei grandi storici proprietari terrieri (Fondazione Ospedale Maggiore, Curia arcivescovile, Istituti assistenziali, oltre allo stesso Comune di Milano), attraverso il rinnovo e l’allungamento dei contratti di affitto agli agricoltori, l’investimento sul miglioramento edilizio, la costruzione di una immagine di qualità delle produzioni.

Le politiche di scala comunale

Va sotto il nome di "Milano Metropoli rurale" il modello di governance sottoscritto dal Comune di Milano per perseguire la valorizzazione del proprio vasto patrimonio agricolo. Si tratta di un Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (Aqst) nato formalmente nel maggio 2012 con la firma, da parte di Regione, Provincia, Comune di Milano e Consorzio Dam, del Protocollo di Intesa per la condivisione della strategia di sviluppo urbano/rurale del sistema territoriale metropolitano milanese. Il Piano d’Azione dell’Aqst “Milano Metropoli Rurale” si suddivide in sette macro azioni che riguardano il potenziamento e il miglioramento del sistema irriguo e la riqualificazione e valorizzazione paesaggistico ambientale, l’innovazione dei prodotti e dei processi di produzione, la filiera corta e la multifunzionalità, la valorizzazione e la promozione della cultura rurale.
A tutte le scale emerge, dunque, oltre a una forte crescita della multifunzionalità (per altro propria delle aziende milanesi già a partire dagli anni ’90), la presenza di vari tipi di cooperazione tra agricoltori e cittadini.

Forme di agricoltura urbana a Milano: tra tradizione e innovazione

L’agricoltura a Milano e nella sua area è, dunque, oggi sia la permanenza di forme agricole di lunga storia, sia il fiorire di nuove pratiche, di nuovi usi urbani, di nuove economie.
Il seguente paragrafo presenta i risultati di un primo tentativo di censimento delle tipologie di Agricoltura Urbana (AU) in area milanese6.
La definizione delle tipologie prende le mosse dagli esiti della Cost Action TD 1106 Urban Agriculture Europe (Uae), 2012-2016 [link]. che riconosce, innanzitutto, due grandi categorie di AU: quella dello urban food gardening (“orticoltura urbana”) e quella dello urban farming (“agricoltura urbana professionale”)7 (Simon-Rojo et al., 2015).
All’interno di tali grandi categorie, sono state prese in considerazione le tipologie che, a scala europea, sono state considerate le più diffuse e consistenti ovvero gli “orti familiari”, gli “orti sociali”, gli “orti didattici”, gli “orti terapeutici” e gli “orti comunitari” all’interno della famiglia del food gardening; le “fattorie didattiche”, le “fattorie turistico-ricreative”, le “fattorie sociali”, le “fattorie terapeutiche”, le “fattorie con vendita diretta”, le “fattorie agro-ambientali”, le “fattorie culturali” e le “fattorie sperimentali” all’interno del farming8.
Milano offre un quadro ricco e variegato di molte di tali forme di AU (Laviscio, 2015).

L’agricoltura urbana professionale

Fenomeno certamente consolidato e in ulteriore espansione è quello della vendita diretta praticata dalle fattorie (153 in area metropolitana), ma anche attraverso i mercati agricoli (50 mercati agricoli che si tengono con varie periodicità)9 e una fitta rete di Gruppi di Acquisto Solidale (Gas), istituiti, senza scopo di lucro, per effettuare l'acquisto collettivo di beni e la loro distribuzione con finalità etiche, sociali e ambientali sostenibili. Si tratta di un modello associativo di grande rilievo (si contano 151 Gas in area metropolitana, 83 nella sola città di Milano10) sorto spontaneamente con gli obiettivi di ricerca di prodotti locali e di qualità, di dignità del lavoro agricolo, di rispetto dell’ambiente.
Esistono a Milano anche altre forme innovative di filiera corta come l’iniziativa promossa dalla Confederazione Italiana Agricoltori "MiGusto Città e Campagna", mercato con ristorazione agricola a filiera corta nato dall'incontro di contadini, cuochi, studenti, aziende e istituzioni.
Lo sviluppo delle filiere corte e la promozione di un cibo di qualità sono obiettivi specifici anche del Distretto di Economia Solidale Rurale (Desr), associazione di cittadini e agricoltori nata nel 2008 all’interno del Pasm, una delle molteplici iniziative di collaborazione tra attori che caratterizzano oggi l’agricoltura della metropoli.
Anche le “fattorie turistico-ricreative” sono una presenza consistente e diffusa nelle forme, innanzitutto, dell’agriturismo (93) e del centro equestre (77).
Fenomeno emergente è quello delle “fattorie sociali”, destinate soprattutto al reinserimento lavorativo; i dati disponibili si riferiscono all’intera regione (70)11; possono comunque segnalarsi alcune esperienze significative in area metropolitana quali la cooperativa sociale “La Cordata” e l’associazione “Quarta Coordinata” che lavorano con le disabilità, l’associazione “Comunità Nuova” e la cooperativa sociale “Cascina Bollate” volte al reinserimento lavorativo dei detenuti.
Emergenti sono anche le “fattorie agro-ambientali”: all’interno del Pasm 27 sono le fattorie che agiscono esplicitamente in favore dell’ambiente guadagnandosi il “Marchio di qualità ambientale – Parco Agricolo Sud Milano”. Dal 2001, inoltre, la Provincia di Milano ha attivato il “Progetto biodiversità” per la tutela di specie autoctone: 18 sono oggi le fattorie che allevano la razza “Varzese” autoctona della Lombardia e 3 quelle che allevano il pollo “Milanino”, anch’esso razza autoctona.
Diversi sono gli esempi di aziende che assumono consapevolmente anche una funzione “culturale”, comunicando valori storici e tradizionali là dove è possibile apprezzare la permanenza di edifici storici e di paesaggi agrari mantenuti mediante tecniche antiche.
Aldilà della funzione prevalente, che permette di riferire l’attività agricola ad una specifica tipologia, le aziende milanesi presentano una spiccata multifunzionalità. Ne è un esempio Cascina Femegro (Figura 4). Circondata da campi di riso, all’interno del Pasm, Cascina Femegro si trova vicino a una piccola città nel sud-ovest di Milano (Zibido San Giacomo), a circa 15 km dal centro della città e facilmente raggiungibile in auto o in bicicletta grazie a percorsi ciclo-pedonali. Si tratta di un esempio molto significativo per la permanenza degli edifici antichi (in cui funzioni agricole innovative sono inserite con grande rispetto per le preesistenze) e di pratiche agricole condotte in maniera tradizionale.
Il paesaggio aperto intorno alla cascina include campi irrigui risalenti al Medioevo e incrementati con la costruzione del Naviglio Pavese e ancor di più nel XVIII secolo. Si tratta di una azienda familiare con una superficie agricola di 90 ettari in proprietà; la produzione è destinata all’alimentazione del bestiame (mais, soia, erba medica) e all’alimentazione umana (riso). Le vacche da latte sono di razza Frisona e il latte prodotto è certificato con il marchio di "alta qualità" dal Consorzio. Cascina Femegro offre anche servizi didattici e di vendita diretta. L'attività didattica è rivolta a visitatori di ogni fascia di età e mira alla diffusione della conoscenza dei valori del patrimonio culturale che l’azienda preserva, della tradizionalità con cui alcune attività sono svolte e della qualità che accompagna ogni prodotto realizzato.

Figura 4 - Gli edifici storici di Cascina Femegro

Fonte: Andrea L'Erario

L’orticoltura urbana

Anche l’esperienza degli orti ha a Milano una lunga storia. Nel 1942 gli orti destinati alla produzione di derrate alimentari per sostenere la popolazione (orti di guerra) furono più di 10.000, molti dei quali sorti su aree di proprietà comunale. Negli anni ’60 la città vede diffondersi gli orti abusivi, sorti in particolare ai margini delle periferie; il fenomeno dell’abusivismo prevale fino agli anni ’80 quando il Comune inizia l’assegnazione di propri terreni a persone prevalentemente anziane. Alla fine degli anni ’80 l’area metropolitana milanese conta circa 290 ettari di orti individuali e viene definita capitale italiana degli orti urbani. Oggi sono ampiamente diffuse diverse tipologie di orti, da quelli terapeutici, a quelli didattici, a quelli comunitari.
Tipologia consolidata e comunque in crescita è quella degli “orti sociali” che conta 1378 lotti nella sola città di Milano. Di questi 874 sono di proprietà comunale; gli altri sono gestiti da altre istituzioni pubbliche, associazioni o anche privati: è il caso degli orti di via Chiodi (180 lotti) e del Parco Nord (330 lotti). Il fenomeno è comunque in espansione anche nell’hinterland.
Fenomeno emergente è quello degli “orti comunitari” che conta oramai in Milano una decina di esperienze12.
Tra le più significative quella di "Libero Orto" (Figura 5), un ampio orto comunitario all'interno dell'ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, nella zona nord della città. Nato nel 2005 dall'associazione no-profit "Il Giardino degli Aromi", fondata da un gruppo di donne con esperienza nella coltivazione di piante aromatiche e medicinali, oggi il gruppo conta più di 200 membri e promuove l'orticoltura come strumento di benessere fisico e mentale.
Libero Orto è strutturato in singoli appezzamenti e aree collettive. La superficie coltivata è di 1,8 ettari e sono circa 120 i cittadini che coltivano ortaggi, piante aromatiche e antiche varietà di alberi da frutto cui la zona era precedentemente destinata.
L’assegnazione dei lotti è subordinata alla cura delle aree comuni e alla partecipazione a riunioni, in cui vengono condivisi metodi di coltivazione e regole del giardino.
Le conoscenze acquisite vengono trasmesse anche al resto della cittadinanza attraverso corsi di formazione specifici e incontri sull'educazione ambientale, il riconoscimento di erbe e così via.

Figura 5 - Il giardino comunitario Libero Orto

Fonte: Raffaella Laviscio

Tabella 1 - Tipologie di AU e loro consistenza nell’area metropolitana milanese


*in ettari (Città metropolitana, 2014)
^in lotti
° in numero di esperienze

Fonte: elaborazione degli autori

Conclusioni

Molte altre esperienze caratterizzano la metropoli milanese e testimoniano una crescente consapevolezza del valore dell'agricoltura e del valore dell’agricoltura in città. Essa è oggetto di un ripensamento globale che interessa tutti i settori della società e che investe gli aspetti sociali, di integrazione e di costruzione di una comunità, ma anche l'attenzione al problema della sicurezza alimentare e dell'impatto della produzione alimentare sull'ambiente. Altrettanto rilevante è l’attenzione all’agricoltura e al paesaggio agrario come fattore di identità e la conseguente cura per il proprio luogo di vita, il rispetto delle permanenze e il recupero di tradizioni antiche.
Ciò dimostra la necessità, oltre che di politiche di settore, di politiche intersettoriali, al momento poco sviluppate, che possano, ancor di più, promuovere la multifunzionalità dell’agricoltura; ma anche la necessità di strumenti operativi che ne permettano l’attuazione. Spesso, ad esempio, i contratti di locazione, che regolano la gestione delle proprietà pubbliche, sono tali da impedire da un lato la realizzazione di alcune iniziative private, dall’altro di garantire un adeguato mantenimento del patrimonio pubblico.
La costruzione di strumenti mirati potrebbe avere, perché no, carattere partecipativo; le esperienze più efficaci di agricoltura urbana sono quelle che hanno preso in considerazione nuovi modelli imprenditoriali, nuovi modi di occupare e di vivere lo spazio, modelli sostenibili di produzione e uso delle risorse.
Ciò richiede apporti interdisciplinari. L’avvio di processi partecipativi, promossi dalle istituzioni e coinvolgenti la più vasta varietà di attori, potrebbe configurarsi come lo strumento adeguato alla promozione di forme di AU efficaci.
Negli ultimi anni, molte iniziative hanno preso vita non solo sulla spinta delle Istituzioni, ma anche e forse soprattutto, a partire da singoli cittadini e associazioni, che sono stati capaci di trovare un’adeguata modalità di risposta ai bisogni emergenti nella società.
Il fiorire di iniziative a partire da singoli gruppi di cittadini se da un lato testimonia la diffusione di una sempre maggiore coscienza del valore dell’agricoltura, dall’altro limita ad un impatto locale i benefici che dalla stessa iniziativa derivano.
Occorre, quindi, un ulteriore sforzo di messa in rete che, forse, non è possibile demandare al singolo, ma necessita di un intervento istituzionale. Sono le pubbliche amministrazioni che, non solo devono essere promotrici di adeguate politiche, ma trovare gli strumenti opportuni per la messa in rete delle esperienze in atto, in modo da amplificarne gli effetti sulla società.
Peraltro alla ricchezza di iniziative all’interno dell’area metropolitana milanese non corrisponde un’adeguata capacità di divulgazione e moltissime forme di agricoltura urbana non sono note ad un pubblico vasto.
L’agricoltura a Milano è insieme opportunità per riscoprire la propria storia e la propria cultura e occasione per dare nuove prospettive alla città.
In un’epoca di profondo mutamento dell’urbanizzazione, quale è quella attuale, l’agricoltura urbana è occasione e strumento per ridefinire l’idea di città contemporanea, in cui l’opposizione fisica, mentale e sociologica tra urbano e rurale viene meno, per lasciare spazio a una integrazione di funzioni urbane, agricole, ricreative, ognuna con proprie specificità e ruoli, ma tutte di uguale importanza. È una prospettiva per costruire una Milano sostenibile.

Riferimenti bibliografici 

  • Cognetti F., Conti S., Fedeli V., Lamanna D., Mattioli C. (2012), La terra della città. Dall’agricoltura urbana un progetto per la città, www.ortianimati.com

  • Cognetti F., Conti S. (2014), La terra della città. Milano e le sperimentazioni sociali di agricoltura urbana, In: Scienze del Territorio, n. 2

  • Falletti M. (ed) (2012), Agricoltura urbana: un dibattito indisciplinato, In: Territorio, n. 60

  • Istat (2015), 6° Censimento agricoltura 2010, [link]

  • Laviscio R., Branduini P., Scazzosi L. (2015), Milan. An agricultural metropolis: top-down and bottom-up initiatives, In: Lohrberg F., Licka L., Scazzosi L., Timpe A. (ed.), Urban Agriculture Europe, Jovis, Berlino

  • Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (2010): La multifunzionalità nelle aziende agricole condotte da giovani agricoltori, www.reterurale.it

  • Provincia di Milano, Parco Agricolo Sud Milano (2013): Alla scoperta del Parco Agricolo Sud Milano[link]

  • Regione Lombardia (2010): Fattorie didattiche della Lombardia, www.regionelombardia.it

  • Regione Lombardia (2015), Piano Territoriale Regionale, www.ptr.regione.lombardia.it

  • Scazzosi L., Gibelli G. (2011), Milano rurale. Il parco delle risaie, In: Architettura del paesaggio, n. 24

  • Scazzosi L. (2015), Urban Agriculture for Europe’s Metropolitan Areas: Barcelona, Dublin, Geneva, Milan, Sofia, and Warsaw. In: Lohrberg F., Licka L., Scazzosi L., Timpe A. (ed.), Urban Agriculture Europe, Jovis, Berlino

  • Segre L., Cenni di storia dell’agricoltura e del paesaggio agrario milanese, www.agricity.it

  • Simon-Rojo M. et al. (2015), “From urban food gardening to urban farming”, in Lohrberg F., Licka L., Scazzosi L., Timpe A. (a cura), Urban Agriculture Europe, Jovis, Berlin, pp. 22-28

  • Stroppa C. (1992), La campagna in città. L’agricoltura urbana a Milano, Liguori, Napoli

  • Turri Eugenio (2000), La megalopoli padana, Marsilio, Venezia

  • Vercelloni V. (1987), Atlante storico di Milano, città di Lombardia, Officina d’arte grafica Lucini, Milano

Siti di riferimento

  • 1. Dati al gennaio 2015 Servizio Statistica della Città Metropolitana, [link].
  • 2. Provincia di Milano, Settore Agricoltura Caccia e Pesca, bilancio agricolo 2013, [link].
  • 3. Regione Lombardia, Piano Territoriale Regionale, 2015, Documento di Piano, p. 138.
  • 4. Ibidem.
  • 5. Art. 8 bis, Legge Regionale 25/2011 "Modifiche alla legge regionale 5 dicembre 2008, n. 31 (Testo unico delle leggi regionali, in materia di agricoltura, foreste, pesca e Sviluppo rurale) e disposizioni in materia di riordino dei consorzi di bonifica".
  • 6. Dati statistici convenzionali quali il Censimento dell’agricoltura Istat non danno informazioni sufficienti a dettagliare le tipologie come individuate dalla ricerca Cost. Si è fatto, perciò, riferimento a diverse pagine web di network, eventi e studi che forniscono indicazioni dei fenomini in corso. Sono indicate puntualmente nel testo.
  • 7. Si veda per approfondimenti il contributo “Per una lettura sistemica delle Agricolture Urbane” di Branduini et al. in questo stesso numero.
  • 8. Ibidem.
  • 9. www.cittametropolitana.milano.it.
  • 10. www.gasmilano.org.
  • 11. www.agricoltura.regione.lombardia.it.
  • 12. www.agricity.it.
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