Agriturismo e sostenibilità ambientale. Primi risultati di un’analisi aziendale

Agriturismo e sostenibilità ambientale. Primi risultati di un’analisi aziendale

Introduzione

Il paper presenta i risultati di una ricerca sulla sostenibilità ambientale delle aziende agrituristiche in Italia.
Sebbene vi siano innumerevoli studi sui benefici economici e sociali delle varie attività turistiche in ambito rurale, tra cui l’agriturismo, (Vogt, 2013), la letteratura presenta profonde lacune sulle conseguenze soprattutto ambientali, legate a dette attività (Veeck et al., 2006).
Alcuni lavori, soprattutto casi studio, hanno tuttavia, messo in luce come alle varie forme di turismo rurale si possano associare effetti positivi su alcune componenti ambientali quali il paesaggio, le risorse idriche ed energetiche, la biodiversità, oltre che un minore uso di prodotti chimici nei processi produttivi e il miglioramento delle qualità dei prodotti aziendali impiegati nei servizi di ristorazione o nella vendita diretta (Daugstad, 2002; Giaccio, Mastronardi, 2011).
In teoria, inoltre, il modello organizzativo dell’azienda agrituristica risulta coerente con il paradigma della sostenibilità ambientale (Mastronardi, Cipollina, 2009): ciò è vero soprattutto per le aziende italiane, in quanto nella legislazione italiana, l’agriturismo è una attività “connessa” all’agricoltura e questa condizione assicura la coincidenza tra i benefici dell’attività agricola e quelli turistici, quantomeno a livello aziendale (Belletti, 2010) e di conseguenza si determina un livello di esternalità ottimale sul piano sociale, cioè Pareto efficiente. In tal senso, l’azienda agrituristica genera un livello d'inquinamento più basso rispetto alle imprese agrarie senza agriturismo.
In Italia, l’agriturismo è un fenomeno ormai consolidato e costituisce la più radicale innovazione di prodotto che abbia interessato l’agricoltura nazionale (Esposti, 2006; 2012). Nel 2011, secondo l’Istat, le aziende agricole autorizzate all’espletamento delle attività agrituristiche ammontano a poco più di 20.000 unità (circa il 2% del totale), confermando il trend positivo che si registra sin dal 1985, anno di regolamentazione degli agriturismi. Tra i servizi offerti, il pernottamento rappresenta quello più importante, come nel resto d’Europa, seguito dalla ristorazione e dalla degustazione di prodotti. Il 20% degli agriturismi offre esclusivamente il servizio di pernottamento, mentre il 36%, abbina pernottamento e ristorazione e il 50% degli agriturismi offre, insieme al pernottamento almeno un servizio tra l’equitazione, l’escursionismo, le osservazioni naturalistiche, le pratiche sportive (in prevalenza mountain bike, trekking), le attività didattiche. Le aziende che offrono altre attività, indipendentemente dal pernottamento, rappresentano il 59% del totale.
La legislazione italiana disciplina in maniera diversa l’agriturismo dalle altre forme di turismo rurale ed essa costituisce un unicum sulla scena internazionale (Santucci, 2013), in quanto “costringe” l’imprenditore agrituristico a dedicarsi principalmente alle pratiche agricole. In effetti, l’attività agrituristica può essere espletata soltanto dall’imprenditore agricolo e dai propri familiari “attraverso l’utilizzazione della propria azienda in rapporto di connessione delle attività di coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento di animali” (L. 96/2006), che debbono rimanere principali e prevalenti.
In questo contesto, il paper si propone di far luce sulle performance ambientali delle aziende agrituristiche italiane, mettendo a confronto le prestazioni delle aziende agrarie con agriturismo con quelle delle aziende agrarie senza agriturismo.

Metodologia

Le informazioni utilizzate provengono dalla Banca Dati della Rica che comprende 11.030 aziende contabilizzate nell’esercizio 2011, di cui 372 di esse praticano l’attività agrituristica.
La sufficiente diffusione all’interno del campione Rica e, soprattutto, una distribuzione delle aziende agrituristiche Rica del tutto analoga al quadro nazionale (Figura 1), consente di svolgere alcune interessanti considerazioni inerenti la sostenibilità ambientale delle attività legate al turismo in ambito rurale in Italia.

Figura 1 - Distribuzione altimetrica e geografica delle aziende agrituristiche in Rica e nella rilevazione Istat

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat e Rica

L’analisi dei dati è stata svolta su due livelli:

  • nazionale, relativo all’intero campione nazionale della Banca Dati Rica;
  • per zone altimetriche, distinguendo tra pianura, collina litoranea, collina interna, montagna.

I gruppi di aziende sono stati esaminati sotto i seguenti profili:

  • conservazione del paesaggio;
  • tutela della biodiversità;
  • produzione di energia da fonti alternative;
  • adozione dei sistemi di certificazione;
  • intensità d’uso dei fattori di produzione.

La conservazione del paesaggio è valutata prendendo in considerazione i seguenti indicatori: la diversità colturale1, la superficie a prati e pascoli, la superficie forestale, la superficie non Sau.
La tutela della biodiversità è rappresentata dal numero di varietà vegetali ed animali2, dalla superficie biologica e dalla superficie aziendale sottoposta a vincolo ambientale.
L’indicatore riferito alla produzione di energia da fonti alternative esprime la quota di energia prodotta dal complesso delle fonti rinnovabili presenti in azienda, mentre l’indicatore relativo ai sistemi di certificazione indica il numero di certificazioni di tipo non convenzionale, a cui ricorre l’azienda per tipologia ed oggetto.
Gli indicatori che mettono in luce l’intensità d’uso dei fattori di produzione sono: la superficie irrigata, il volume di acqua distribuita, la superficie fertirrigata, il rapporto Sau/Sat, la potenza meccanica, la quantità di fitofarmaci associata al grado di tossicità3 del prodotto e la quantità di azoto impiegata nei processi produttivi.
Gli indicatori scelti sono, in sostanza, quelli più frequentemente utilizzati negli studi sulla sostenibilità (European Commission, 2001; European Environment Agency, 1998; Inea, 2004; Oecd, 2001; Wascher, 2000). Essi sono riportati in tabella 1.
Questo set di indicatori, pur abbracciando la dimensione ambientale della sostenibilità intesa come capacità di mantenere la qualità e la riproducibilità delle risorse naturali, non riesce ovviamente a valutare tutti gli aspetti inclusi della definizione della stessa. In ogni caso, le variabili selezionate consentono di misurare il fenomeno, in relazione agli obiettivi prefissati.

Tabella 1 - Descrizione degli indicatori

Nota: * Dalla superficie non Sau è stata esclusa quella forestale

La struttura dicotomica della variabile dipendente (presenza o assenza di agriturismo) ha portato a scegliere un metodo di stima basato sul modello di regressione binaria (Davidson, MacKinnon, 2004) di tipo Logit (Czepiel, 2002).

Risultati

I risultati mostrano nel complesso una maggiore attenzione delle aziende agrituristiche verso gli aspetti della sostenibilità ambientale rispetto alle altre aziende del panel. Questa tendenza emerge dai valori dei diversi indicatori in merito alla conservazione degli ecosistemi naturali e del paesaggio, alla biodiversità, alla produzione di energia da fonti rinnovabili, alla certificazione ambientale, all’intensità d’uso dei fattori di produzione. In dettaglio, si evince in primo luogo che gli agriturismi dispongono in media di una maggiore ricchezza di varietà animali allevate (B2) e utilizzano una quota più elevata di energia derivata da fonti rinnovabili (E) rispetto alle aziende agrarie convenzionali, a conferma dell’interesse di queste aziende per le attività che ampliano lo spettro delle funzioni aziendali oltre quelle tradizionali, caratterizzandosi sempre più nel senso multifunzionale. In secondo luogo, gli agriturismi si caratterizzano per un uso più razionale delle risorse suolo ed acqua, espresso dal minore rapporto Sau/Sat (I4) e di conseguenza per una maggiore presenza di superfici forestali (L3). Le aziende agrituristiche mostrano una minore intensità d’uso dei fattori di produzione relativamente alle risorse idriche (I1 e I2) che esprime un pressione più contenuta sulle risorse naturali. È significativa, infine, la propensione verso sistemi di certificazione del tipo biologico e di origine delle produzioni (C), con effetti positivi sulla biodiversità e sulla qualità delle produzioni aziendali.
L'analisi delle aziende distinta per fasce altimetriche (pianura, collina litoranea, collina interna e montagna) conferma la maggior parte di queste tendenze, ma ne evidenzia di ulteriori non emerse dall'analisi globale.
Le aziende agrituristiche situate in zone pianeggianti presentano differenze analoghe al quadro nazionale in merito alla varietà zootecnica (B2), che rappresenta il contributo positivo più rilevante, e alla produzione di energia da fonti rinnovabili (E). La differenza più importante rispetto al quadro nazionale riguarda il consumo sensibilmente inferiore di fertilizzanti nelle pratiche irrigue per unità di superficie (I3), probabilmente associato in parte alle superfici irrigue più ridotte (I1), e in parte alla domanda turistica che si concentra sui prodotti di qualità e guarda con crescente interesse ai principi dell'agricoltura biologica ed ecologica. La seconda differenza in ordine di importanza riguarda la bassa incidenza di aziende ricadenti in aree sottoposte a tutela ambientale (B4); una spiegazione plausibile per questo fenomeno è la scarsa rappresentatività di ecosistemi planiziari nel panorama italiano delle aree protette: la maggior parte di questi ambienti interessa tra l’altro la fascia litoranea, in posizione mediamente distante dalle aziende agrituristiche situate generalmente nel vicino entroterra. Le altre differenze si osservano nel maggiore utilizzo di macchine agricole di potenza ridotta (I5) con effetti positivi sui suoli, e nella presenza di un mosaico di ambienti più diversificato (L1) con maggiore presenza delle colture arboree (soprattutto vite ed olivo), probabilmente per venire incontro alla richiesta di varietà da parte dei turisti ed in considerazione del fatto che l’agriturismo consente di veicolare verso i consumatori le produzioni aziendali pronte per il consumo finale. Pure rilevante, ma non molto significativa, è la consistenza di superfici aziendali a prato e pascolo (L2) che conferma l'efficacia delle politiche agroambientali relative alla conservazione di aree semi-naturali nei territori che presentano fenomeni d’impatto ambientale dovuti all’agricoltura intensiva.
Tra le aziende agrituristiche situate nella fascia collinare litoranea l’unico indicatore rilevante è rappresentato dalla produzione energetica da fonti rinnovabili (E). Questo aspetto si ritrova con il medesimo ed alto livello di significatività nelle restanti fasce altimetriche, a conferma della centralità del ruolo dell’energia nel quadro delle strategie aziendali orientate alla sostenibilità ambientale.
Nella fascia collinare interna le variabili più significative sono la maggiore ricchezza di varietà animali (B2), la quota più elevata di energia prodotta da fonti rinnovabili (E) e soprattutto la sensibile riduzione delle superfici fertirrigate (I3); per tali caratteristiche gli agriturismi collocati in questa fascia presentano similitudini con quelli situati in pianura, mentre si differenziano leggermente dai secondi poiché ospitano maggiori superfici destinate agli usi non agricoli (L4) che indicano un effetto positivo per la relazione tra attività agricole e protezione dell’ambiente, in considerazione del fatto che la continuazione dei processi produttivi agricoli sia positiva per il paesaggio e la biodiversità in tali aree; questo aspetto è rafforzato dalla consistenza delle superfici forestali (L3), che prevalgono su quelle a prato e pascolo (L2).
Anche le aziende agrituristiche situate nelle zone montane, si caratterizzano per un uso più contenuto della fertirrigazione (I3), per il rapporto Sau/Sat più basso (I4) e, in particolare, per minori quantità e pericolosità dei fitofarmaci impiegati (I6) rispetto alle aziende situate nella stessa zona, sebbene questo aspetto sia molto meno rilevante per contributo e significatività dei precedenti (Tabella 2).

Tabella 2 - Stime del modello Logit Binomiale

Note: (***): p <0.01; (**): p <0.05; (*): p <0.10

Conclusioni

Sebbene il modello sia stato impostato su un campione sbilanciato, dove l’universo delle aziende agrituristiche rappresenta solo il 3% del totale delle aziende censite dalla banca dati Rica, lo studio ha tentato di fare chiarezza sul rapporto che intercorre tra l’azienda agrituristica e l’ambiente, evidenziando come l’agriturismo si caratterizzi come attività produttiva a minore impatto ambientale nel panorama agricolo italiano. Le aziende con agriturismo tendono a sviluppare tecniche più sostenibili che hanno un impatto positivo sulla biodiversità, sul paesaggio e sulle risorse naturali e, in tal senso, l’agriturismo rappresenta un’opportunità per ridurre le esternalità negative dell’agricoltura sull’ambiente, sebbene le sue performance dal punto di vista economico siano inferiori a quelle assicurate delle forme di turismo tradizionali basate sulla ricettività alberghiera (Colton, Bissix, 2005). La sostenibilità dell’agriturismo può essere vista come il risultato del processo di diversificazione aziendale verso lo sviluppo delle attività di servizio environment based. Ciò è reso possibile perché il legislatore italiano ha considerato l’attività turistica in seno all’azienda agraria, come un’attività di supporto e mai prevalente rispetto alle attività agricole tradizionali. In altri termini, ha obbligato l’imprenditore agrituristico a svolgere principalmente le pratiche agricole e a considerare l’offerta di servizi turistici come un’attività agricola secondaria, anche se tali servizi sono solitamente più remunerativi e soprattutto caratterizzati da un immediato ritorno economico. In definitiva, il paper presenta soltanto i primi risultati di una ricerca condotta sulla sostenibilità ambientale delle aziende agrituristiche e di conseguenza necessita di ulteriori approfondimenti. Le prossime analisi dovranno innanzi tutto accertare se le migliori prestazioni ambientali sono la conseguenza della scelta dell'agricoltore di dedicarsi all'agriturismo, oppure se esse siano determinate dalle condizioni strutturali e produttive che spingono le aziende a praticare l'attività agrituristica, che consente loro di differenziare il reddito. In secondo luogo, andrà verificato se le differenze nella sostenibilità ambientale delle imprese non siano dovute a una eventuale diversa composizione del campione in termini di orientamenti produttivi.

Riferimenti bibliografici

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  • 1. La diversità colturale è espressa dall’indice di equiripartizione o evenness che rappresenta la misura del grado di diversità di un mosaico (paesaggio o composizione colturale nel caso in esame), e deriva dall’indice di Shannon-Weaver espresso da H = - ∑i pi * ln pi, per i = 1,2,…N, dove pi è la frazione occupata da ciascun tipo colturale ed N è il numero di tipologie. La evenness esprime una misura normalizzata della diversità di Shannon ed è data da J = H/Hmax, in cui Hmax è uguale al ln N e varia da 0 (una sola tipologia presente) ad 1 (perfetta equidistribuzione tra le tipologie, con pi=1/N).
  • 2. La varietà vegetale ed animale indica la numerosità relativa di un insieme (richness) ed è espresso dall’indice di Margalef dato da M = (N – 1) ln C, dove N è il numero di varietà (cultivar o razze animali) presenti e C una misura dell’insieme come la superficie coltivata o il numero di capi allevati, espresso in Unità di Bestiame Adulto equivalente (Uba).
  • 3. Il grado di fitotossicità è espresso da (Pi Qi)/∑ Pi Qi * Sau, dove Q indica le quantità di fitofarmaci e P il peso associato alla classe di tossicità, con P = 3 per la classe I, P = 2 per la classe II, P = 1 per le classi III-IV, e P = 0 per i fitofarmaci non tossici.
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Lo studio ha messo a confronto le prestazioni ambientali delle aziende agrarie con quelle delle aziende agrituristiche italiane, evidenziando come queste ultime tendano a sviluppare tecniche più ecosostenibili. A dimostrazione di ciò, il gruppo di lavoro si è servito di dati Rica e di un metodo di stima basato sul Modello di Regressione a Risposta Binaria. Va precisato che l'analisi comparata è giustificata dal fatto che la legislazione italiana, che come è noto rappresenta un unicum nello scenario internazionale, considera l';agriturismo un'attività non turistica, bensì agricola, complementare alla coltivazione del fondo ed all'allevamento.