Negli ultimi mesi si è assistito ad una defatigante maratona di incontri (e scontri) sulla applicazione della Pac in Italia. Protagonisti le Regioni, il Mipaaf, le categorie economiche e sociali. L’oggetto del contendere era la spartizione della torta del nuovo regime dei pagamenti diretti. Primariamente il conflitto ha due cause.
La prima, il protrarsi per decenni di una Pac iniqua che fin qui ha premiato alcune produzioni, e i relativi territori, a scapito di altre produzioni e zone del paese, creando profonde disparità. Quelle iniquità vanno rimosse. Ma chi ha fin qui beneficiato degli aiuti lotta per non perderli. Anche perché, nel frattempo, spendendo male i fondi, sono mancati adeguati stimoli e sostegni per guadagnare in competitività. Cosicché, tolti gli aiuti, si rischia il collasso.
L’altra ragione del conflitto sta nello scarso coraggio del Consiglio, della Commissione e del Parlamento europei. Pur di conservare i pagamenti disaccoppiati al centro della Pac, li hanno “spacchettati” in una matassa intricatissima di misure e misurine, con opzioni, eccezioni e deroghe, lasciando infine agli Stati membri il compito di dipanarla. Con buona pace per il mercato unico.
Per fortuna, il nostro paese ha subito optato per l’Italia regione unica. Ma subito dopo ogni iniziativa è stata rivolta a limitare i conseguenti trasferimenti da una regione all’altra, da una produzione all’altra, da un agricoltore all’altro. L’unica preoccupazione dei contendenti era assicurarsi più fondi. Per obiettivi prioritari? Nessuna risposta.
Così si è giunti a scelte paradossali. Tre, a nostro avviso, superano la decenza: il valore del greening calcolato come percentuale di ciascun titolo; le 17 misure diverse di sostegno accoppiato per non scontentare nessuno, la scelta di considerare tutti agricoltori attivi i beneficiari, imprese e non-imprese, con meno di 1.250 euro di pagamenti diretti (5.000 in montagna) e nei territori svantaggiati.
Caro Ministro Martina, lei è arrivato quando già la battaglia era in corso ed era difficile riorientarla. Ha quindi preteso che, se non altro, si concludesse in fretta. Ma d’ora in poi, in nome dei veri agricoltori e dei contribuenti, pretenda preliminarmente la risposta a questa semplice domanda: in che senso l’azione proposta migliora la competitività e la sostenibilità dell’agricoltura? Che sono gli unici obiettivi per una sana politica agricola. In Italia e in Europa. Si apre il 1° luglio il semestre di presidenza italiana del Consiglio europeo. L’Italia avrà un ruolo particolarmente importante in questo periodo a cavallo tra elezioni del Parlamento e nomina della nuova Commissione. L'affermazione elettorale delle liste euroscettiche richiama tutti a nuove e maggiori responsabilità. Anche in tema di politica agricola. Non vada semplicemente a gestire l’esistente, ma provi a gettare qualche seme per cambiare la sostanza di questa Pac che non va.
Agriregionieuropa ha deciso di aprire una nuova “Finestra sull’innovazione”. Sarà lo spazio in cui Valentina C. Materia (che ha curato il Tema di questo numero) aggiornerà i nostri lettori sui progressi del Pei (il Partenariato europeo per l’innovazione) e sull’attività, in Italia e in Europa, dei Gruppi operativi per l’innovazione istituiti dalla nuova politica di sviluppo rurale.
Editoriale n.37
Editoriale n.37
Franco Sotte a b
a Università Politecnica delle Marche (UNIVPM), Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali
b Associazione Alessandro Bartola (AAB)
b Associazione Alessandro Bartola (AAB)
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