Introduzione
Il Delta del Po è un ambito altamente complesso, dovuto a caratteristiche di contemporanea instabilità e dinamicità: è per tanto definito un territorio fragile. È soggetto a una sofferenza idrica a seguito della risalita del cuneo salino, la quale provoca effetti deleteri in corrispondenza dell’intero territorio. Tra le cause principali vi sono le ridotte portate del Po, dovute a contenuti rilasci idrici montani, prelievi incontrollati, gestione delle acque poco accorta e cambiamenti climatici, che non permettono di garantire un coordinamento ottimale. Tutto ciò è direttamente connesso all’utilizzo delle acque da parte dell’intero bacino, che essendo il più ricco d’Italia, ospita una parte consistente di popolazione e di attività lavorative. La risalita comporta effetti dannosi sul territorio, che causano l’impossibilità di irrigare alcune aree del delta, con conseguenze che ricadono all’interno degli ecosistemi. Per tanto, al fine di assicurare equità idrica è necessario applicare soluzioni sia a livello di bacino sia in corrispondenza del delta, per garantire adeguata risposta alle elevate richieste idriche, oltre che ai cambiamenti climatici che alterano i sistemi naturali. Solo mediante un’azione coordinata, dove l’applicazione di soluzioni avviene nell’intero ambito di bacino, sarà possibile garantire una corretta attribuzione di diritti nella distribuzione delle acque.
Il cuneo salino
Il cuneo salino è un elemento caratteristico degli ambiti costieri e in particolar modo delle foci deltizie. Il delta del Po rappresenta un caso studio ottimale per l’analisi di questo processo che si sviluppa in corrispondenza degli alvei fluviali, delle falde acquifere costiere e dei suoli prospicienti la costa (Oude Essink, 2001). Questo determina la trasformazione delle acque dolci provenienti dal territorio in acque caratterizzate da gradi di salinità elevata, a seguito del fenomeno di mescolamento tra acque dolci e salate (Savenije, 2005). Ciò deriva dalla velocità della corrente, dall’inclinazione del fondale marino, dalla distribuzione della densità presente all’interno della colonna d’acqua, dalla stagionalità e dall’alternarsi delle portate d’acqua all’interno dell’ambito fluviale. L’intrusione salina avviene quindi secondo meccanismi diversi, in particolare nel caso l’afflusso d’acqua dolce risulti ridotto rispetto alle maree. L’acqua salata per tanto prevarrà comportando una riduzione delle acque dolci utilizzabili.
Portate ridotte quali cause di formazione del cuneo salino
Nel delta del Po il fenomeno è fortemente influenzato dalla presenza di portate ridotte, determinate da vari fattori. Se consideriamo le registrazioni effettuate alla stazione di Pontelagoscuro, infatti, si fa riferimento a valori che vanno dai 12.000 metri cubi al secondo con portate di piena, ai 189 metri cubi al secondo in corrispondenza di periodi soggetti a scarsità idrica (Colombo e Tosini, 2009). Per comprendere la derivazione delle portate esigue del Po, che determinano sofferenza idrica per i territori a valle di Pontelagoscuro, è necessario analizzare l’ambito considerato e i fattori che definiscono la quota d’acqua disponibile. Tali elementi sono i cambiamenti climatici, che comportano una riduzione dell’apporto primaverile/estivo d’acqua proveniente dai ghiaccio-nevai e l’innalzamento del livello del mare. Inoltre l’eccessivo prelievo di acque lungo il corso fluviale a uso irriguo e la presenza di prelievi abusivi non sostenibili, comportano una riduzione delle acque convogliate all’interno degli ambiti fluviali. Va considerato poi lo sfruttamento delle acque da parte delle centrali idroelettriche e dai grandi bacini alpini che impiegano le acque a scopi turistici; oltre all’abbassamento del letto di magra del fiume e le perdite subite a seguito delle canalizzazioni e dell’uso di metodi scarsamente efficienti in termini di risparmio idrico (Adbpo, 2006).
Deve essere pertanto analizzato il territorio situato a monte del delta: si fa riferimento al bacino idrografico del Po, il più ampio d’Italia, che si sviluppa su sette regioni e 3210 comuni, scorrendo lungo un’asta fluviale principale di 650 chilometri, ricevendo apporti da parte di 147 affluenti e 450 laghi (Adbpo, 2006). Ospita una popolazione di circa sedici milioni di abitanti con un numero di aziende agricole, zootecniche e forestali pari a 280.000, con circa 60 milioni di capi d’allevamento e una produzione industriale pari al 37% della produzione nazionale, che occupa il 46% degli addetti in Italia (Adbpo, 2006).
Le elevate pressioni da parte degli usi civili, agricoli, zootecnici e industriali, provenienti dalle aree a monte del delta, provocano effetti significativi sulle portate del Po, le quali ricadono successivamente nella parte terminale del bacino. Per avere un riferimento più chiaro delle pressioni in corrispondenza del delta, si fa riferimento all’utilizzo dell’acqua effettuato pari a 2,5 miliardi di m3/anno per uso civile, 1,5 miliardi di m3/anno per uso industriale1 e infine 16,5 miliardi di m3/anno per uso agricolo. Rispetto all’ultimo valore va rilevato come sia registrata una parziale inefficienza d’uso in corrispondenza di alcuni ambiti del bacino, a seguito della composizione del terreno, formato da un substrato permeabile e del tipo di irrigazione applicata. In particolar modo si registra un’efficienza bassa e molto bassa nella Regione Piemonte e Lombardia, a causa dell’uso di tecniche d’irrigazione a sommersione per la coltivazione del riso e a scorrimento per la produzione di mais. Si registra infatti un rapporto stimato di 1,2 a 1 su base annuale, tra portate concesse e quelle medie disponibili (Adbpo, 2006).
Va inoltre considerata la produzione di energia elettrica, poiché sono presenti 890 centrali idroelettriche con potenza installata pari al 48% della potenza nazionale. Di queste, 174 sono servite da invasi, di cui 143 utilizzati esclusivamente per produzione di energia elettrica. Considerando i grandi laghi invece, i rilasci non sono dettati esclusivamente dalla produzione di energia, quanto per garantire l’utilizzo turistico. Il dato più clamoroso è il numero di concessioni presenti all’interno del bacino, pari circa a 7000, senza includere i prelievi effettuati in modo abusivo (Adbpo, 2006).
Conseguenze sull’agricoltura del delta
L’insieme di fattori descritto determina portate ridotte tali da non garantire un normale deflusso di acque dolci nel delta, provocando di conseguenza la risalita le cuneo salino. La trasformazione delle acque dolci in acque salate comporta numerosi effetti in corrispondenza degli ambiti costieri, tra cui la difficoltà di prelevare acque in corrispondenza dei fiumi e quindi di irrigare il territorio, oltre che di garantire acque potabilizzabili in corrispondenza dei territori prospicienti la costa. Gli effetti causati dalla risalita del cuneo salino sono descritti mediante la tabella 1.
Tabella 1 - Effetti provocati dall’intrusione salina nel delta del Po
Fonte: elaborazione dell’autore
Il fenomeno ha comportato conseguenze rilevanti all’interno del territorio del delta, come riportato nella figura 2. La risalita infatti si è verificata in modo ridotto in corrispondenza degli anni Cinquanta – Sessanta (Figura 2.a), dove ha raggiunto i primi 2-3 chilometri dalla foce. Tale fenomeno rappresenta un andamento ordinario, poiché lo spazio di transizione tra acque dolci e salate in ambito estuariale, è solito verificarsi a seguito dell’incontro tra processi mareografici e fluviali nello spazio prospiciente la costa. Nel caso siano presenti ulteriori fattori la risalita del cuneo salino risulta più accentuata, come nella figura 2.b relativa agli anni settanta-ottanta, in cui ha raggiunto i 10 chilometri dalla foce, provocando l’impossibilità di irrigare un territorio pari a circa 20.000 ettari, corrispondenti all’Isola di Camerini, della Donzella e di Ca’ Venier. Infine nella figura 2.c, che rappresenta l’anno 2000, è stato raggiunto il livello massimo di risalita del cuneo salino, pari a i 25-30 chilometri dalla foce. Tale andamento ha comportato di conseguenza la formazione di un’area soggetta a sofferenza idrica pari a circa 30.000 ettari, non garantendo di conseguenza l’irrigazione anche in corrispondenza dell’Isola di Porto Viro e di Ariano (Colombo e Tosini, 2009). Secondo dati più recenti invece, l’intrusione salina ha raggiunto circa i 15-20 chilometri dalla foce, dimostrando quindi che il fenomeno sia quanto più attuale.
Figura 2 - Sequenza relativa la risalita del cuneo salino nel delta del Po in corrispondenza degli anni: a) Cinquanta-Sessanta; b) Settanta-Ottanta; c) 2000.
a)
b)
c)
Fonte: elaborazione dell’autore su dati del Consorzio di bonifica Delta del Po
Considerazioni conclusive
Gli elevati consumi hanno comportato una notevole riduzione delle acque all’interno del bacino padano. L’acqua è quindi una risorsa sempre più preziosa, limitata e, in taluni periodi, insufficiente per i molteplici scopi per la quale è richiesta. Tutto ciò molto spesso comporta situazioni di conflittualità e incompatibilità con l'equilibrio dei sistemi idrici utilizzati.
Devono essere per tanto proposte adeguate soluzioni per limitare e contrastare questo fenomeno, da applicare sia a livello di bacino sia in ambito deltizio. Va innanzitutto considerata l’opinione di chi opera nel territorio e gestisce con difficoltà il suo mantenimento a seguito della mancanza di risorsa idrica. I Consorzi di bonifica sono infatti il primo interlocutore cui fare riferimento per contrastare il fenomeno. Viene poi suggerita la realizzazione di una barriera antisale sperimentale in corrispondenza del Po della Pila (viaemilianet.it, 2012), poiché è l’ambito attraverso il quale la salinità penetra più facilmente a causa della rettificazione e dell’ampiezza maggiore della foce, al contrario delle foci nelle quali le barriere sono già state installate. Inoltre, l’Autorità di Bacino del Po deve necessariamente controllare i prelievi, al fine di garantire il deflusso minimo vitale. Non da meno si richiede il maggior rilascio idrico dai laghi e dai bacini idroelettrici: una portata adeguata e controllata può infatti apportare elevati benefici all’intero sistema. Solo mediante una gestione complessiva, che sia tutelata attraverso controlli e contingentando l’acqua, sarà possibile mantenere l’equità di diritti nell’intero bacino, garantendo pari dignità anche ai poteri deboli.
Rispetto alla pianificazione invece, è in corso di elaborazione il Piano del bilancio idrico del distretto idrografico del fiume Po, adottato con Deliberazione del Comitato Istituzionale n.1 del 2010. Il bilancio infatti è fondamentale per regolare la gestione della risorsa idrica, poiché contiene gli elementi necessari utili alla corretta organizzazione dell’assetto dei prelievi, per gestire al meglio la risorsa anche in modo preventivo. Sarà quindi garantito in questo modo l’equilibrio tra sopravvivenza di ambiti naturali, produzione di energia idroelettrica e irrigazione agricola. È quindi evidente la necessità di una pianificazione più accorta.
È utile inoltre apportare soluzioni in corrispondenza del delta, che non rispondano solo alla salinizzazione ma anche a situazioni di sofferenza idrica. Sarà quindi utile applicare nel delta soluzioni come la conversione in colture meno idroesigenti o in grado di tollerare maggiormente la salinità presente nel terreno e nelle acque d'irrigazione. Inoltre sono realizzabili micro bacini di laminazione e fitodepurazione delle acque, che garantiscano la presenza di acqua dolce nei periodi siccitosi, permettendo di salvaguardare l’agricoltura in corrispondenza di periodi di carenza idrica d’acqua dolce nel Po. È utile oltre a ciò la ricarica delle falde mediante aree d’infiltrazione, e all’utilizzo del sistema Irriframe, il quale permette un incremento dell’efficienza mediante un sistema basato su un consiglio irriguo continuativo agli agricoltori (viaemilianet.it, 2012). L’apporto di tali soluzioni garantirà anche la formazione di una rete ecologica che andrà a valorizzare il territorio, sfruttando ambiti depressi esistenti, creando biotopi umidi in grado di tamponare la salinità diffusa e spezzare il paesaggio monotono presente nel delta. Va però considerata al contempo, la possibilità di restituire al delta antichi spazi occupati da valli da pesca, che allo stato attuale sono scarsamente fruttuosi. È quindi ottimale riconsiderare la conversione in valli da pesca di alcuni territori che comportano spese elevate, necessarie però a garantire la bonifica.
Infine, si suggerisce l’applicazione di Soluzioni di Drenaggio Sostenibile, in particolare in corrispondenza degli ambiti urbani presenti all’interno del bacino idrografico. Tali soluzioni permettono infatti di gestire più efficacemente le acque, non solo da un punto di vista qualitativo, ma anche quantitativo, poiché riducono eventuali picchi di portata e trattengono al contempo acque dolci che possono essere riutilizzate in corrispondenza di periodi di crisi idrica. Questo tipo di soluzioni possono dare inoltre un notevole contributo alla riduzione dei prelievi delle acque dal Po.
Per raggiungere un’adeguata efficacia è necessario per tanto adeguare il territorio alla presenza del cuneo salino, garantendo al contempo una gestione integrata delle acque del bacino idrografico apportando beneficio all’intero sistema.
Riferimenti bibliografici
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Autorità di bacino del fiume Po (Adbpo) (2006), Caratteristiche del bacino del fiume Po e primo esame delle attività umane sulle risorse idriche, Parma
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Colombo P., Tosini L. (2009), 60 anni di bonifica nel delta del Po, Consorzio di Bonifica Delta Po Adige, Papergraf S.p.a., Padova
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Oude Essink G. H. P. (2001), Improving fresh groundwater supply – problems and solutions, Elsevier, Ocean & coastal management 44, pp.429-449
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Savenije H. H. G. (2005), Salinity and tides in alluvial estuaries, Delft University of Technology, Elsevier, Delft, The Netherlands
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Viaemilianet.it (2012), Siccità, ripreso il rilascio d’acqua dai laghi per il Po, Bologna, 10 Agosto
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www.viaemilianet.it/attualita/2012/08/10/siccita-ripreso-il-rilascio-di-acqua-dai-laghi-per-il-po/m
- 1. Non viene considerato l’uso idroelettrico.