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Introduzione
Nel contesto della programmazione 2014-2020, la valutazione ex ante (Vexa) ha una funzione di supporto strategico al disegno dei Programmi di sviluppo rurale. Ad essa infatti non viene più soltanto richiesta la validazione ex post della teoria del programma definita dall’Autorità di Gestione (AdG) competente (pertinenza e coerenza dell’intervento logico), ma la realizzazione di un’azione di sostegno concorrente alla sua definizione.
In linea con i regolamenti comunitari e le disposizioni attuative in materia1, la Vexa deve essere iniziata sin dalla fase dell’analisi del contesto del programma e svilupparsi lungo un percorso di affinamento della diagnosi territoriale, che trova fondamento anche nelle raccomandazioni del valutatore, di accompagnamento e validazione dei contenuti e delle modalità di definizione della teoria del programma. La Vexa diviene dunque un processo di costruzione interattivo tra AdG e valutatore del Psr, in cui quest’ultimo fornisce evidenze e giudizi in merito alle modalità con cui esso viene sviluppato (concertazione partenariale) e ai suoi contenuti, mettendo anche a disposizione del primo le proprie competenze tecniche nell’identificazione di metodi e strumenti più idonei a garantire, prima ancora che validare, la solidità della teoria del programma, delle condizionalità amministrative, dei livelli di performance attesi (target) e del piano di valutazione. Le principali dimensioni di analisi su cui la Vexarestituisce ai decisori politici giudizi valutativi in merito alla validità del disegno programmatorio, al suo delivery e alla sua potenziale efficacia sono esemplificate nella figura 1.
Questo articolo intende fare alcune riflessioni sui contenuti e sulle modalità di conduzione e valutazione del processo di diagnosi territoriale propedeutico alla definizione dei Psr 2014-2020.
Figura 1 - Il flusso di attività nella valutazione ex ante
Fonte: Eenrd, 2012
Dal contesto ai fabbisogni
L’analisi della regolamentazione comunitaria per la programmazione per lo sviluppo rurale 2014-2020 lascia emergere un approccio comunitario costruttivo alla definizione della teoria del programma, teso a dare validità alle analisi di contesto, alla Swot e ai fabbisogni, che ne sono fondamento, al fine di garantire la migliore aderenza ai territori di riferimento e alle loro effettive esigenze di cambiamento. In questo senso, va letta anche la minimizzazione della previsione di schemi di riferimento per la strutturazione delle analisi di contesto e la Swot2, e il maggiore orientamento ad assicurare loro fondatezza, in termini di coerenza, completezza e adeguatezza, attraverso la continua interazione tra AdG, valutatori ex ante e Vas e il loro supporto metodologico. La diagnosi territoriale diviene pertanto un processo orientato alla costruzione e alla rifinitura progressiva della teoria del programma, teso a darle consistenza, e in cui emergono chiaramente, forse più che nel passato, le funzioni di ciascuna analisi: descrizione completa della situazione dei territori di riferimento (analisi di contesto), organizzazione delle variabili di contesto in chiave dinamica (analisi Swot) e lettura programmatica, in chiave di priorità, di focus area e temi trasversali alle politiche territoriali (ambiente; mitigazione e adattamento al climate-change; innovazione), dei fabbisogni e delle opportunità di sviluppo (analisi dei fabbisogni).
La prima fase del processo di diagnosi territoriale è l’analisi di contesto del Psr che, dunque, rappresenta il percorso conoscitivo sullo stato di fatto del territorio, necessario per dare fondamento alla logica del programma nel suo complesso, acquisire consapevolezza e assicurare completezza alla valutazione delle potenzialità e opportunità di implementare politiche territoriali adeguate e coerenti con la realizzazione dei cambiamenti per esso attesi. Essa è basata sulla raccolta e sull’aggiornamento di dati e informazioni di natura quantitativa e qualitativa3, utili a descrivere le variabili socio-economiche, settoriali e ambientali, ma anche a dare una lettura appropriata delle tendenze e delle congiunture che caratterizzano i territori su cui interverrà il Psr e che potranno avere una qualche influenza, diretta o indiretta, sulla sua realizzazione. In questo contesto, l’utilizzo degli indicatori, comuni o specifici, di contesto, prima ancora che per la sua obbligatorietà, diviene rilevante nella misura in cui dia evidenza e misurazione agli aspetti che più caratterizzano i territori di riferimento del Psr, ponendo delle basi di raffronto per la valutazione dei suoi effetti.
Si tratta dunque di un approccio olistico alla costruzione del quadro conoscitivo di riferimento del Psr, in cui la disponibilità e la determinazione di dati e informazioni diventa cruciale per dargli l’esaustività e la coerenza necessarie a valutare anche le potenziali interazioni tra politiche e interventi, le complementarità e le sinergie e per meglio definire gli ambiti di intervento di ciascuno. In questo senso, vanno anche le raccomandazioni comunitarie e nazionali in merito alla conduzione di analisi di contesto congiunte tra politiche e, soprattutto, integrate con i dati e le informazioni della Vas, che fornisce giudizi in merito agli effetti ambientali dei Psr.
Nel percorso di diagnosi territoriale, l’analisi Swot segna il passaggio ad una lettura dinamica delle interazioni (reciproche e consequenziali) tra le diverse componenti strutturali e di tendenza delle aree rurali coperte dal Psr, evidenziandone le principali caratteristiche e specificità, al fine di favorire le scelte strategiche circa le priorità, gli obiettivi e le misure da prendere. Qui, la chiave di lettura della Commissione Europea è quella della identificazione dei punti di forza/debolezza che riguardano gli attributi positivi e negativi esistenti, e delle opportunità/minacce per il futuro (Commissione Europea, 2013a e 2013b); piuttosto che l’analisi degli aspetti esterni ed interni alla sfera d’influenza dell’AdG.
Infine, la fase di identificazione e analisi dei fabbisogni di sviluppo delle aree rurali, comprende la raccolta, la condivisione e la “prioritizzazione” delle istanze degli stakeholder coinvolti a vario titolo nell’attuazione del Psr; l’analisi delle relazioni reciproche tra i fabbisogni emersi, i cambiamenti attesi e le priorità d’intervento identificate; fino al consenso delle parti sui cambiamenti attesi e sulle priorità di intervento che tracceranno la strategia del programma.
L’analisi dei fabbisogni segna dunque il momento di sintesi tra le aspettative e bisogni prioritari di sviluppo emergenti dall’analisi del territorio e dei sui attori, e la politica di sviluppo rurale, con le sue priorità, focus area e questioni trasversali che ne divengono sua stessa articolazione. È dunque la fase finale della diagnosi territoriale, con cui essa viene ricondotta alla strategia europea e, nel quadro della programmazione multilivello, verrà poi tradotta nella teoria del programma (Castellano, 2012).
Tabella 1 - Indicazioni sul percorso dalla analisi Swot alla determinazione dei fabbisogni
Fonte: Cagliero e Cristiano, 2013
Gli oggetti e le modalità della valutazione
Secondo le indicazioni del network europeo di valutazione (Eenrd, 2012), la valutazione ex ante deve garantire che l'analisi Swot e la identificazione dei fabbisogni rispondano a una serie puntuale di requisiti: (a) siano complete e forniscano un quadro esaustivo del territorio; (b) si basino su dati appropriati e rendano possibile il benchmark con altri territori; (c) siano logicamente interconnesse; (d) siano coerenti e complementari con i diversi livelli di programmazione; (e) siano coerenti con la Vas; (f) tengano conto delle sei priorità dello sviluppo rurale e di quelle trasversali di UE 2020; (g) consentano di identificare fabbisogni particolari, anche per giustificare eventuali subprogrammi; (h) tengano conto delle indicazioni derivanti dalle programmazioni precedenti; (i) siano stati sviluppate in collaborazione con il partenariato.
Il valutatore ex ante è chiamato, dunque, a esprimersi sulla catena logica della diagnosi che sottostà alla definizione dell’intera strategia del Psr, almeno lungo quattro aspetti principali e collegati fra loro, anche in senso cronologico: la completezza e la chiarezza della Swot; il quadro degli indicatori; la consistenza della Swot per la determinazione dei fabbisogni; la coerenza complessiva nel proporre l’analisi del programma (Cagliero e De Matthaeis, 2012)4. Tutto questo comporta una lettura critica in merito alla capacità del futuro Psr di descrivere in modo esaustivo, e giustificato da informazioni robuste, il territorio, in termini di forze, debolezze, opportunità e minacce, e, conseguentemente, di identificare i fabbisogni più importanti e le loro relazioni. Anche il processo di redazione, nei suoi passaggi concatenati e nel livello di partecipazione, è oggetto di osservazione e giudizio (Cagliero e Cristiano, 2013).
In termini più operativi, una valutazione della completezza della diagnosi dovrebbe prima di tutto giudicare se la Swot di programma risponde ai requisiti richiesti dalla Unione Europea, anche in relazione al format di presentazione richiesto (Eenrd, 2013a; Commissione Europea 2013c). L'analisi Swot sostanzialmente si può ritenere sufficiente solo se rappresenta una narrazione di sintesi della situazione di partenza di tutti i soggetti territoriali, settoriali, ambientali, sociali, al fine di individuare chiaramente le potenzialità e le disparità. È evidente che una Swot costruita come mero aggiornamento di analisi precedenti, o statica, o senza riferimenti a situazioni di confronto non può essere soddisfacente.
In merito alla valutazione della pertinenza di un singolo item (o dimensione) da inserire o escludere, occorre riflettere sulla sua importanza sul territorio, ma anche sulle relazioni con altre dimensioni e se esso può diventare il punto di partenza concreto per un intervento. Se un item non genera una strategia, significa che non è rilevante, ma è sempre consigliabile non eliminare troppo speditamente un tema, senza verificarne tutte le possibile implicazioni (Eenrd, 2012). Sotto questo aspetto risulta particolarmente importante valutare le indicazioni derivanti dal processo di partecipazione e le osservazioni mosse dagli stakeholder.
Il valutatore dovrebbe analizzare se e come gli indicatori di contesto comuni sono impiegati nella costruzione della Swot e se siano stati correttamente quantificati. Per quanto riguarda gli indicatori specifici del programma, si dovrebbe giudicare se riflettono le specificità del territorio e se lo caratterizzano con maggiore puntualità, in relazione, ad esempio, a specifiche scelte di zonizzazione. La Vexa non solo ha il compito di giudicare l’utilizzo degli indicatori, ma anche di valutare le modalità di popolamento e le stime utilizzate, soprattutto nel caso degli indicatori specifici o di eventuali proxy (Eenrd, 2013b).
Il passaggio dalla Swot ai fabbisogni è particolarmente delicato, in quanto spesso la restituzione della analisi si limita a una sorta di elenco neutro, senza fornire una interpretazione critica, e di strategia, dei contenuti. Ad esempio, uno dei punti potenzialmente più limitanti della Swot è l’assenza di un tentativo di porre in relazione fra loro i diversi item. Tuttavia, se non è chiaro come le dimensioni si influenzino a vicenda, diventa impossibile giudicare se l’esito finale sarà, nel complesso, favorevole o sfavorevole. Si deve tenere presente che l'influenza dei singoli fattori potrebbe cambiare di segno, a seconda del punto di vista da cui essi sono osservati: un item può rappresentare una forza rispetto a una dimensione, ma può costituire una debolezza rispetto a un'altra. Il valutatore può esprimere indicazioni in merito alla modalità di stesura della Swot o a metodologie per rendere più relazionale il processo (Bezzi, 2005) o all’utilizzo tecniche di costruzione di scenari (Eenrd, 2013c). È del tutto evidente che anche per la fase di connessione logica tra la Swot e i fabbisogni l’osservazione della partecipazione degli attori locali sia un passaggio fondamentale.
Come ultimo passo, la Vexa dovrebbe confermare che il processo di diagnosi sia coerente con altri documenti, sia all’interno del Psr stesso, come i sottoprogrammi e le strategie di sviluppo locale, sia all’esterno, come l’accordo di partenariato, il Position Paper5, gli altri programmi operativi o altri strumenti di programmazione e pianificazione (Romito, 2012). Inoltre, si dovrebbe rilevare una marcata coerenza con il processo Vas e anche con le analisi e con le valutazioni svolte nelle precedenti programmazioni.
L’iter della Vexa deve essere riportato nel cosiddetto “diario di bordo”, dove si documenta il dialogo attivo avuto con l’AdG, con particolare attenzione alle raccomandazioni e a come queste siano state recepite. Si sottolinea l’importanza di questa descrizione del processo valutativo e del suo utilizzo, anche in fase di approvazione del programma (Cagliero e Cristiano , 2013a).
Tabella 2 - Indicazioni in merito alla valutazione dell’analisi di contesto in termini Swot
Fonte: Cagliero e Cristiano, 2013
Il percorso avviato in Lombardia
Il percorso di valutazione ex ante in Lombardia è stato avviato già nell’autunno del 2012, quando la programmazione del Psr stava affrontando la fase di rilevazione dei dati a supporto dell’analisi di contesto ed erano in avvio l’analisi Swot e la rilevazione dei fabbisogni di intervento.
La Vexa ha potuto accompagnare la programmazione, di conseguenza, fin dai primi momenti. Realtà, questa, non comune, visto che spesso i servizi di valutazione vengono appaltati a lavori di programmazione ampiamente in corso (con la “fatica” per il valutatore di dover recuperare tutte le informazioni sul pregresso), frutto anche dell’esperienza della precedente fase di programmazione del Psr 2007-2013, quando un processo di valutazione sostanzialmente interno6 era stato avviato con sensibile ritardo.
L’esercizio di valutazione ex ante è stato impostato, e sta proseguendo, come vero e proprio processo di accompagnamento alla programmazione. Ciò significa che il valutatore, rispondendo a specifiche richieste del committente, è coinvolto in tutte le fasi del processo di programmazione, partecipa ad incontri, riunioni, convegni, con la facoltà di esprimere il proprio punto di vista.
In una sorta di continuum che va da una posizione totalmente esterna, di un valutatore che si esprime solo sui documenti di programmazione attraverso il proprio giudizio valutativo, fino alla posizione di un valutatore partecipe (nel rispetto della propria indipendenza e terzietà) al processo di programmazione, il valutatore lombardo si posiziona a questo estremo.
Figura 2 - Le funzioni e il ruolo del valutare ex ante in Lombardia
Ciò ha conseguenze pratiche e pone delle criticità rispetto ad alcune indicazioni delle linee guida comunitarie. Ad esempio, il continuo confronto con l’AdG rende difficile estrapolare in modo evidente le raccomandazioni del valutatore e le risposte del responsabile della programmazione, secondo lo schema proposto dalle linee guida. I suggerimenti del valutatore non sono formalizzati rispetto ai contenuti della programmazione; piuttosto, valutatore e programmatore riflettono insieme sui contenuti della programmazione e vengono assunte delle decisioni sulla base di ragionamenti condivisi.
Inoltre, tale metodo di lavoro si pone ai confini (ma non li travalica) di una attività di assistenza tecnica. La differenza, sostanziale, è l’elemento di giudizio, proprio della valutazione e non dell’assistenza tecnica, che non è mai venuto a mancare.
Attualmente, con un programma dai contenuti di strategia ancora non puntualmente definiti, la valutazione ha riguardato le fasi di analisi di contesto, analisi Swot e needs assessment, andando a verificare e contribuire alla loro completezza e copertura rispetto alle priorità dello sviluppo rurale. Oltre a ciò, il valutatore ha messo a disposizione la propria esperienza nella organizzazione del confronto partenariale volto a fornire contributi per la costruzione dell’analisi Swot e per la definizione dei fabbisogni di intervento. Nel concreto, il valutatore ha contribuito a definire il metodo di lavoro per la raccolta dei contributi sull’analisi Swot e per mettere in ordine i fabbisogni di intervento, attraverso un processo che può essere definito di tipo partecipato. D’altro canto, tutto il processo di programmazione della Regione Lombardia è caratterizzato da un elevato livello di partecipazione, e la valutazione non poteva sottrarsi a tale sfida.
Sulla base di una proposta di analisi Swot elaborata dall’amministrazione regionale e di un conseguente sistema di fabbisogni di intervento, il valutatore ha proposto al programmatore di coinvolgere gruppi di esperti, che avessero anche un ruolo di rappresentanza dei principali stakeholder del programma, al fine di valutare ed eventualmente correggere ed integrare il lavoro svolto dal programmatore sulla base dell’analisi di contesto e della propria esperienza. Il valutatore ha proposto l’organizzazione di 4 tavoli tematici articolati rispetto alle priorità7 della proposta di Regolamento sullo Sviluppo Rurale8. Ogni tavolo tematico si è espresso sull’analisi Swot, proponendo correzioni e ulteriori elementi. Inoltre, sulla base del metodo proposto dal valutatore, ai fabbisogni di intervento sono stati attribuiti dei punteggi, in modo tale da dare un ordine di priorità che mettesse in risalto i fabbisogni di maggiore importanza. Ne è scaturito un lavoro intenso, che certamente rende molto robusta, completa e condivisa l’analisi Swot e di conseguenza anche il needs assessment.
Oltre a ciò, il valutatore ha avviato anche l’analisi del sistema di indicatori proposto dalla Commissione Europea nell’ambito dei propri documenti di lavoro, sia con riferimento agli indicatori di programma (indicatori di monitoraggio, target, risultati) sia con riferimento agli indicatori di contesto. Nel momento in cui i documenti di lavoro erano proposti alle AdG, il valutatore ha fornito il proprio supporto nel definire la posizione della Regione Lombardia e nel formulare le osservazioni da inviare alla Commissione. Attualmente sono in fase di quantificazione gli indicatori di contesto (anche grazie alla banca dati comunitaria e alla banca dati messa a disposizione per l’Italia dalla Rete Rurale italiana), mentre, con riferimento agli indicatori di monitoraggio e ai target, si stanno operando delle simulazioni per verificare l’esistenza di eventuali criticità.
Ora si sta per avviare la fase in cui si entra nel vivo della valutazione dell’impianto strategico, al fine di verificare se “tutto tiene” ovvero se gli obiettivi che Regione Lombardia si pone sono effettivamente quelli che conseguono dalle analisi svolte, in coerenza con i riferimenti normativi e strategici europei e nazionali. Il valutatore si è preparato sviluppando gli strumenti necessari (schemi relativi al logical framework, matrici per la valutazione della coerenza esterna, ecc.), in modo da poter svolgere nel più breve tempo possibile le attività necessarie alla valutazione della strategia, così da aiutare il programmatore a poter avviare nel più breve tempo possibile il confronto con i servizi della Commissione, presentando un programma con una strategia che abbia già passato il “vaglio” della valutazione.
Alcune riflessioni finali
La valutazione ex ante per il prossimo periodo di programmazione rappresenta una sfida complessa, non solo per i valutatori, ma per tutti i soggetti coinvolti a diverso titolo nel processo. Infatti, oltre a una espansione degli oggetti da sottoporre a giudizio critico, come ad esempio gli aspetti organizzativi e amministrativi, si richiede alla valutazione un livello di interazione con l’Autorità di gestione più marcato e una partecipazione maggiore durante il percorso di scrittura del programma, nonché una maggiore capacità di dialogare con un più vasto insieme di soggetti.
La lettura critica della capacità del programma di leggere la realtà su cui operare e di identificarne con chiarezza i principali e più strategici fabbisogni non rappresenta una novità. Innovativa è forse l'interpretazione del ruolo del valutatore, non più chiamato solo a fornire la diagnosi, come accaduto ad esempio nel passato e nel presente periodo di programmazione, ma soprattutto chiamato a essere una sorta di “amico critico" e a svolgere un ruolo più attivo e delicato durante le fasi di definizione della strategia e dell’impianto logico del programma. Il punto nodale, nonché il focus della valutazione, è che tutto l’impianto deve basarsi e giustificarsi sulla robustezza della analisi Swot e sulla consistenza e cantierabilità dei fabbisogni e sulle loro relazioni. Questa consapevolezza dovrebbe essere condivisa non solo tra i tecnici, ma anche tra tutti i portatori di interesse.
La raccomandazione di selezionare in tempi precoci il valutatore assume, quindi, una marcata importanza. Avviare la valutazione quando il programma è sostanzialmente definito non può essere sufficiente, soprattutto quando si richiede che la logica di intervento sia “evidence-based", vale a dire basata sulla concreta e quantificata situazione di partenza del territorio. L'esperienza della Lombardia racconta e ben evidenzia la necessità di coinvolgimento attivo del valutatore durante la diagnosi e lungo tutti i passaggi: dalla lettura del territorio, alla quantificazione dei dati di base, alla determinazione dei fabbisogni, alla partecipazione attiva nel processo di una pluralità di soggetti interessati all’implementazione del Psr. Da questo punto di partenza, discendono anche altre novità importanti.
Il ruolo del valutatore, infatti, si ampia e con questo anche le responsabilità e la portata del suo mandato. L’indipendenza della valutazione resta un requisito imprescindibile, ma si pone in risalto la necessità che il gruppo valutativo sia in grado di offrire raccomandazioni concrete e soprattutto operative, vale a dare un contributo più attivo alla scrittura del Psr. Là dove l’osservazione evidenzia criticità rilevanti, occorre, infatti, fornire indicazioni e suggerimenti su come risolvere il problema, ad esempio nel caso del percorso di quantificazione degli indicatori e delle eventuali proxy.
La predisposizione di una adeguata governance del processo valutativo assume, di conseguenza, più rilevanza. Ad esempio potrebbe essere utile prevedere la presenza di unità preposte al coordinamento tra i diversi soggetti coinvolti, dalle AdG ai valutatori, dagli organismi pagatori, agli enti delegati, fino, in modo più allargato, ai diversi portatori di interesse. Ma oltre a strutture di governance, sarebbe opportuno utilizzare anche strumenti diretti a facilitare le relazioni tra questi soggetti, partendo proprio da quanto previsto dai documenti comunitari con il diario di bordo, e prevedere momenti diretti di confronto e scambio. Rilevante potrebbe anche essere la preparazione di documenti intermedi di riflessione, che non siano rivolti solo ai tecnici, ma che permettano una informazione chiara e trasparente del processo alla base della determinazione della strategia stessa dei programmi.
La valutazione ex ante del processo di diagnosi e di determinazione delle basi strategiche dei futuri programmi si rivela come una importante opportunità per fare crescere ulteriormente la cultura e l’utilizzo della valutazione, alla luce della necessità di lanciare un processo valutativo aperto, partecipato e il più possibile vicino alle specifiche esigenze di ogni programma, nell’ottica di un approccio on going lungo le diverse fasi della programmazione (Bolli et. al, 2011). L’esperienza di forte interazione tra valutatore e AdG in corso nell’attuale fase di scrittura della programmazione rappresenta inoltre una indicazione, se non una palestra, importante per le future attività valutative lungo tutto il periodo 2014-20, che saranno contenute nel Piano di valutazione e che dovranno essere il più possibile condivise, vicine e utili alla concreta implementazione e revisione dei Psr.
Riferimenti bibliografici
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Bolli M., Cagliero R., Cristiano S., Monteleone A. (2011), Il futuro dei sistemi di monitoraggio e valutazione delle politiche di sviluppo rurale: alcune riflessioni, Rete Rurale Nazionale, Roma
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Bezzi C. (2005), “Rendiamo dinamica la Swot”, in Rassegna Italiana di valutazione, n. 31
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Cagliero R. e Cristiano S. (a cura) (2013a), Valutare i programmi di sviluppo rurale: approcci, metodi ed esperienze, Inea, Roma
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Cagliero R., Cristiano S. (2013), Analisi Swot e identificazione dei fabbisogni dei Psr 2014-2020, Rete Rurale Nazionale, Roma
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Cagliero R., De Matthaeis S. (2012), Note di sintesi sulle Linee Guida per la valutazione ex ante nel prossimo periodo di programmazione 2014-2020, Rete Rurale Nazionale, Roma
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Castellano G. (2012), Rural Development Programmes 2014-20: Architecture, presentazione al “Workshop on strategic Programming and Monitoring & Evaluation” Brussels, 15 marzo 2012
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Commissione Europea (2013b), Working document n° 13349/1/13 rev 1 - Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council on support for rural development by the European Agricultural Fund for Rural development (Eafrd) - Consolidated draft regulation Com(2011) 627 final/2
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Eenrd (2013c), “Good Practice Workshop. The ex ante evaluation of Swot analysis and needs assessment", Praga, 27 e 28 maggio 2013
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Romito G. (2012), “Gli strumenti di programmazione per la politica di sviluppo rurale 2014-2020”, in Agriregionieuropa n. 29, anno VIII, giugno 2012
- 1. Si fa riferimento all’ art. 48 della proposta di Regolamento ombrello (Com(2011) 615 final/2), agli Artt. 9 e 84 della proposta di Regolamento sullo sviluppo rurale (Com(2011) 627 final/2) e alle linee guida sulla valutazione ex-ante dei Psr.
- 2. Al riguardo, infatti, la Commissione Europea ha chiarito che le AdG possono strutturare l’analisi di contesto e la Swot senza alcun vincolo e sulla base delle proprie esigenze di lettura dei territori e delle loro specificità. In ogni caso, ogni sottoprogramma dovrà essere corredato da una propria analisi Swot. Mentre l’analisi dei fabbisogni deve essere articolata attorno alle 6 priorità e le focus area dello sviluppo rurale, più i temi trasversali (Eenrd, 2013; Commissione Europea, 2013).
- 3. Le fonti di informazioni di natura quantitativa sono le statistiche nazionali e comunitarie (Istat, Rica, Eurostat, Ocse), prevalentemente in uso per la popolazione degli indicatori comuni di contesto dei Psr (Common Contest Indicators). Mentre la raccolta di informazioni di natura qualitativa riguarda gli studi, la letteratura, le relazioni su passate attività di valutazione, le analisi settoriali e rilevazioni ad hoc.
- 4. Si faccia anche riferimento al corso on line sulla valutazione “E-Valprog” www.agriregionieuropa.univpm.it
- 5. Position Paper dei Servizi della Commissione sulla preparazione dell’Accordo di Partenariato e dei Programmi in Italia per il periodo 2014-2020.
- 6. La valutazione ex ante del Psr 2007-2013 fu svolta da IReR, Istituto di Ricerca della Lombardia (oggi confluito in Eupolis).
- 7. Un tavolo tematico “Competitività e filiere” con riferimento alle priorità 2 e 3; un tavolo tematico ambiente e paesaggio con riferimento alle priorità 4 e 5; un tavolo tematico “sviluppo locale” sulla priorità 6; un tavolo tematico “foreste” di carattere specifico in ambito forestale (di fatto tema pertinente alla priorità 5). La priorità 1 è stata trattata in modo trasversale da tutti i tavoli e si è fatto anche riferimento ai tavoli di lavoro organizzati per la predisposizione del piano triennale della ricerca nel settore agricolo.
- 8. Com (2011) 627/3 Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr).