I produttori critici del Distretto di economia solidale rurale parco agricolo sud Milano

p. 3
I produttori critici del Distretto di economia solidale rurale parco agricolo sud Milano
a Università della Calabria, Dipartimento di Sociologia e Scienza Politica

Introduzione1

Il processo di transizione in agricoltura vede traiettorie di sviluppo diversificate. Tra queste quella caratterizzata da una ricontadinizzazione e da una rilocalizzazione delle pratiche di consumo e produzione del cibo. I cambiamenti del modello organizzativo dell’azienda agricola e l’emergere di strategie innovative basate sulla cooperazione sociale contribuiscono alla strutturazione di sistemi alimentari locali (o territorializzati), orientati verso una sostenibilità multidimensionale, ovvero economica, ambientale e sociale. Questa l’ipotesi di ricerca che ha indirizzato la realizzazione di uno studio di caso, nel biennio 2011-12. Il caso considerato è quello del Distretto di Economia Solidale Rurale del Parco Agricolo Sud Milano (Desr).
La rilevanza dei processi considerati è data, oltre che dall’attenzione rivolta alla tenuta del tessuto economico, sociale e ambientale delle aree rurali e, come in questo caso specifico, peri-urbane (che è strettamente connessa alla sopravvivenza delle piccole e medie aziende e, dunque, alla redditività delle stesse), dalla crescente domanda di qualità della vita espressa dai cittadini, che si traduce in sicurezza alimentare, vivibilità e salubrità del territorio, tempo libero e socialità.
Nel contesto europeo, ma non solo, il riferimento ad un processo di ricontadinizzazione è valso a descrivere nuove dinamiche di sviluppo rurale e la diffusione di pratiche agro-ecologiche, multifunzionali di un’agricoltura su piccola scala. La lotta per l’autonomia (ovvero per la sostenibilità economica), l’origine dalla e l’internalizzazione della natura (co-produzione e co-evoluzione con essa), la differenziazione produttiva (multifunzionalità), le tecnologie skill-oriented, la continua intensificazione basata sulla quantità e qualità di lavoro, l’aumento della ricchezza sociale sono identificati come gli elementi distintivi di un modello di agricoltura di tipo contadino (Van der Ploeg, 2010; Van der Ploeg et al., 2000). A questo modello tendono dunque le strategie utilizzate per resistere agli effetti di squeeze, ossia di spremitura dei redditi agricoli, progressivamente derivati dal modello agro-industriale dominante, dal sistema tecnologico e di regolamentazione.
La ricerca empirica è stata condotta attraverso una metodologia di tipo qualitativo, al fine di cogliere e decifrare i processi soggettivi e le dinamiche relazionali, ipotizzati essere gli elementi alla base delle forme inedite di cambiamento nell’organizzazione della produzione e del consumo di cibo a livello locale. Si è fatto ricorso a tecniche diversificate di rilevazione dei dati (interviste in profondità, focus group, osservazione) e all’analisi della letteratura grigia. Sono stati intervistati quindici produttori e, inoltre, rappresentanti di associazioni, enti locali e organizzazioni di categoria. I produttori intervistati sono tutti localizzati nella provincia di Milano, nei territori del Parco Agricolo Sud Milano (Pasm) e del Parco del Ticino. Tutti collaborano, con modalità diverse, all’interno del Desr, partecipando a reti, iniziative e forme di cooperazione originali.

Il Distretto di economia solidale rurale del parco agricolo sud Milano

Il Desr nasce nel dicembre del 2008, promosso dalla Cascina Forestina, tra i pionieri della coltivazione biologica e della vendita diretta nel Pasm (e che diventa sede del Distretto), il Gruppo di Acquisto Solidale (Gas) di Baggio (quartiere della periferia Ovest di Milano), la Rete nazionale di Economia solidale; il distretto vede oggi la partecipazione di 20 aziende biologiche (certificate, autocertificate o in conversione), più di 40 Gas, la finanza etica (nei suoi tre canali: Mag2, Banca Etica e Caes-Assicurazioni Etiche), 6 comuni e altri soggetti e associazioni aderenti al progetto dell’economia solidale. Con il termine Distretto di Economia Solidale (Des) si intende “un progetto politico, culturale ed economico che mira a costituire una rete locale di soggetti interessati a diffondere e praticare l’economia solidale e il consumo critico nelle sue diverse accezioni” (Des Milano, 2004). La logica del Des − che prende il nome dall’esperienza dei distretti industriali italiani degli anni ’80 − è quella di creare circuiti economici “alternativi”, ovvero ispirati a principi di solidarietà, reciprocità, eticità e sostenibilità. Questo sistema di relazioni intende contribuire alla costruzione di una nuova forma di economia locale, in grado di valorizzare le risorse del luogo, creare occupazione e sostenere soggetti deboli o in crisi, attraverso forme di scambio solidali (Biolghini, 2007).
L’obiettivo principale del Desr è la salvaguardia e la riqualificazione del Parco e della sua agricoltura. Si tratta del Parco Agricolo più grande d’Europa, con i suoi 47.000 ettari, 61 comuni e 1400 aziende agricole censite. I territori agricoli si estendono a macchia di leopardo all’interno dei confini del parco alternandosi a circa 19.000 ettari di territorio urbanizzato. L’idea di un’area protetta − poi tradotta nella proposta di un parco agricolo − nasce con gli studi sul controllo della crescita urbana dell’area milanese degli anni ’60. In una prima fase si cercò semplicemente di porre un freno allo sviluppo urbano, salvaguardando le aree libere, agricole e a vocazione naturalistica. Successivamente si valutarono anche gli effetti dell’espansione urbana in termini di destabilizzazione del settore agricolo locale, con fenomeni di degrado e abbandono, soprattutto nelle zone di frangia a sud di Milano. Negli anni '80 i cittadini promossero una raccolta di firme per l’istituzione del parco e, dunque, per contrastare questi processi, salvaguardare l’attività agricola, favorire la fruizione del territorio da parte dei cittadini per lo svago ed il tempo libero. L’iniziativa popolare trovò il supporto della Provincia di Milano e dei comuni interessati (riuniti in un Comitato di proposta) e nel 1990 il parco venne infine istituito dalla Regione Lombardia (LR 24/1990) e affidato alla gestione della Provincia di Milano.
Nel 2010, su 1400 aziende censite solo 576 risultano attive. Le più rappresentate all’interno del Parco sono 194 (38%), e appartengono alla classe di Sau con superficie tra 10 e 50 ettari. La superficie pertinente ad esse, poco più di 5000 ettari, rappresenta però solo il 15% della Sau complessiva. Le aziende con superficie maggiore di 100 ettari sono invece 84 (16% del totale) ma rappresentano il 55% della superficie complessiva (Osservatorio Economico per l’Innovazione del Parco Agricolo Sud Milano, 2010). Negli ultimi anni si è assistito ad un processo di riorganizzazione del settore agricolo che ha portato alla riduzione degli ettari coltivati, alla diminuzione dei capi allevati e alla contrazione della produzione lorda vendibile. Nuove minacce sono oggi identificate oltre che nel processo di sprawl urbano, nella costruzione di nuove infrastrutture, nei progetti previsti per l’Expo 2015, nella emergente domanda di ridefinizione dei confini del Parco, nelle forme di speculazione e investimento in agro-carburanti (che stanno interessando in particolare altre province come quella di Lodi), nella crescita tendenziale dei canoni d’affitto dei terreni agricoli − in un’area in cui il Comune di Milano è proprietario di più del 50% delle superfici agrarie e i produttori, nel 63% dei casi, non sono proprietari ma affittuari.
L’assunto di fondo che muove il percorso del Des locale − che, per lo stretto legame con la realtà agricola del parco, si definisce “rurale” − è che sia possibile salvaguardare la vocazione del più grande Parco Agricolo d’Europa con iniziative a difesa delle Cascine e del loro reddito, oltre che contro il consumo di suolo. Questo obiettivo è perseguito attraverso: la riqualificazione della domanda e dell’offerta agro-alimentare, l’incentivazione della vendita diretta e della di trasformazione in azienda dei prodotti, sostenendo la multifunzionalità, la salvaguardia e il recupero dell’agro-biodiversità, al fine di modificare l’assetto monoculturale (riso e cereali) e intensivo (bovini) delle aziende agricoltura e zootecnica all’interno del Parco. Queste trasformazioni sono finalizzate alla costruzione di una “sovranità alimentare” milanese (“Nutrire Milano”)2, ovvero alla soddisfazione dei bisogni alimentari e di riproduzione dell’area metropolitana, attraverso la ricostruzione del rapporto città-campagna, progressivamente compromesso dallo sviluppo agro-industriale, con produzioni e mercati di prossimità.

Crisi, de-imprenditorializzazione e nuove contadinità

Lo stimolo ai processi di transizione in agricoltura non può essere ricondotto solo al consumo critico ovvero ad una domanda di beni e servizi orientata, non semplicemente dal prezzo o dalla qualità dei prodotti, ma anche da un’attenzione rivolta all’equità, alla sostenibilità, alle modalità di produzione e commercializzazione. Ne è elemento fondamentale la “produzione critica”, prodotto di nuove soggettività e della ristrutturazione delle aziende agricole. Sulla scorta delle interviste realizzate, i “produttori critici” sono uomini e donne di età compresa tra i 35 e i 55 anni, con un livello di istruzione medio-alto (diploma o laurea), “nuovi contadini”, ovvero neofiti senza un’origine agraria o “imprenditori pentiti”, convertiti in seguito ad una crisi identitaria e/o aziendale. I neofiti (sei degli intervistati) hanno caratteristiche diverse fra loro e non hanno quasi mai una istruzione o formazione agraria, ma hanno acquisito le nuove competenze attraverso la pratica, lo studio in autonomia o in collaborazione. Sono proprietari della terra su cui lavorano, per lasciti ereditari o in seguito all’acquisto. I più giovani sono invece affittuari. La preferenza è da subito, per tutti, quella per l’agricoltura biologica o biodinamica. L’ingresso in agricoltura è una scelta esistenziale, intrapresa con un forte convincimento, in virtù dell’amore per la natura e la vita all’aria aperta, o della stanchezza per la vita frenetica urbana, per esperienze lavorative precarie e dipendenti. Per coloro che invece appartengono a famiglie rurali da più generazioni, la ricontadinizzazione è strategia di risposta alla crisi, non solo economica ma anche identitaria. Si tratta di conduttori di aziende zootecniche (allevamenti suini e bovini) che, in alcuni casi, anche in conflitto con i “padri-imprenditori”, in seguito al subentro hanno optato per una riconversione del modello di produzione e la ristrutturazione dell’azienda. Il contesto produttivo lombardo e milanese è contraddistinto da un modello agro-alimentare di tipo industriale, fortemente integrato verticalmente. A partire dalla metà degli anni ’90, le aziende zootecniche e casearie vivono continue difficoltà: il crack della Parmalat, le emergenze della “mucca pazza” (encefalopatia bovina spongiforme o Bse) e delle aflatossine nel latte. Il crollo dei consumi di carne bovina (nel 2001 pari a circa il 70%, secondo dati Confesercenti), l’accumulato di debiti con fatture rimaste insolute hanno pesato sul destino e sulle condizioni di sostenibilità di molte aziende. Si tratta di aziende che, espressione del modello della imprenditorialità agricola, hanno perseguito un’espansione continua e sono fortemente “dipendenti”, a monte e a valle, del sistema (per l’acquisto degli input, delle tecnologie, per la trasformazione del prodotto, per l’accesso ai canali di vendita e di distribuzione) (Van der Ploeg, 2010). Alcune, per sopravvivere, hanno optato per il ripensamento del proprio modello di produzione. Per questo, è stato cruciale il rinnovamento degli “imprenditori” in “contadini”, attraverso: il ridimensionamento degli allevamenti (riduzione del numero di capi), la conversione o transizione ad un modello agro-ecologico o biologico, la differenziazione delle colture, delle attività e dei canali di vendita, l’internalizzazione dei processi di trasformazione. Tuttavia, un contributo importante, ai fini della loro trasformazione è venuto certamente dal nuovo orientamento espresso a livello dei consumi, sempre più sensibili alle criticità del sistema agro-alimentare e alla ricerca della qualità. In Italia, i Gruppi di Acquisto Solidale hanno supportato questo processo di transizione.
L’agricoltura multifunzionale e biologica, praticata dei “nuovi contadini”, trova fondamento in un nuovo rapporto con la produzione e con la natura, in un “cambio di mentalità”, nel superamento dell’individualismo, in “una nuova di voglia di progettare insieme, anche in situazioni nuove”. Nuovi principi orientano l’azione e la progettazione: l’economicità (o sostenibilità) piuttosto che la produttività, la diversità piuttosto che la specializzazione, la cooperazione piuttosto che la competitività, l’autonomia piuttosto che l’efficienza. La ristrutturazione multifunzionale delle aziende avviene attraverso una nuova divisione del lavoro all’interno del gruppo familiare. La famiglia-azienda affida ai propri membri diverse attività, anche in funzione di nuove competenze ed esperienze acquisite all’esterno. Il ricambio generazionale spesso traina queste aziende fuori dalla crisi, stimolando cambiamenti e scelte, in virtù di una maggiore sensibilità verso questioni ambientali e sociali, del coinvolgimento in associazioni e centri sociali, di nuove consapevolezze. Le politiche locali di sviluppo possono supportare la transizione aziendale, ma la partecipazione a reti territorializzate risulta essenziale.

Cooperare per sistemi alimentari locali sostenibili

La letteratura di riferimento per l’analisi e la concettualizzazione dei sistemi alimentari locali sostenibili è una letteratura recente che negli ultimi anni ha indagato le forme diverse e le innovazioni di quelle che vengono definite reti agro-alimentari alternative, ovvero forme di produzione e di consumo diversificate, che intendono rappresentare delle alternative rispetto a quelle standardizzate industriali. L’innovatività di queste reti risiede nella creazione di legami inediti, di nuovi mercati e nuove infrastrutture.
Gli aspetti problematici, ma di estremo interesse, emersi nel corso delle interviste, risiedono nella natura sperimentale dei percorsi partecipativi e organizzativi che vedono coinvolti i diversi soggetti del Desr. I produttori agricoli attuano e intrecciano forme di cooperazione e circuiti di reti diverse al fine di promuovere la vendita diretta dei propri prodotti e rafforzare la propria autonomia. Le reti e i nodi di scambio promossi dal Desr o che vedono coinvolti in maniera diversa i produttori aderenti stanno contribuendo a “sviluppare dei sistemi di commercializzazione, ma anche di produzione”, a “far evolvere i sistemi di produzione verso una domanda (…) di prossimità nelle sue varie forme”, a promuovere sistemi partecipativi di garanzia o di certificazione, a sostenere forme di agricoltura sociale e solidale.
BuonMercato è un’esperienza di Piccola Distribuzione Organizzata. Si tratta di un centro servizi territoriale attivato presso il comune di Corsico, con lo scopo di promuove nuovi stili di vita e di consumo, attraverso il sostegno alla filiera corta, alle produzioni locali e a consumi responsabili economicamente accessibili.
Il Consorzio Terre d’acqua nasce come sistema di 19 aziende agricole e agrituristiche localizzate nei Parchi del Ticino, Agricolo Sud Milano e Roccolo, per iniziativa della Confederazione Italiana Agricoltori, ma diventa poi realtà associativa autonoma e trasversale a tutti gli agricoltori associati e non. Gli obiettivi non sono solo quelli della promozione commerciale ed agrituristica, ma anche l’organizzazione collettiva del lavoro, il confronto sulle problematiche burocratiche, l’organizzazione di eventi, lo scambio di prodotti e conoscenze.
Oltre a queste due esperienze, una innovazione importante nell’ottica dello sviluppo di sistemi alimentari locali sostenibili è prodotta dalle dinamiche di cooperazione fra produttori agricoli spazialmente organizzate all’interno del Parco Sud Milano, associate a forme di co-produzione con i Gas di Milano. Attualmente, la Lombardia è la regione italiana che in assoluto presenta il maggior numero di Gas: ne sono infatti ufficialmente censiti 240, 99 dei quali solo a Milano (città e provincia); 5 sono invece i Des localizzati a livello regionale (www.retegas.org). La relazione con i Gas risulta strategica ai fini del processo di conversione biologica e qualificazione delle produzioni del Parco, non solo perché assicura uno sbocco commerciale sicuro, ma anche forme di prefinanziamento delle produzioni stagionali e di raccolta diretta (pick-your-own) da parte dei consumatori presso le aziende agricole. Al contempo, le strategie riorganizzative delle aziende contribuiscono a riorientare le scelte di consumo, dei Gas e non solo, verso l’agricoltura locale. Sotto la spinta dei cambiamenti provenienti dal lato della domanda e da quelli dell’offerta si sono dunque sviluppate delle forme consortili, nella zona ovest (dove opera Orti Colti, società costituita dalle aziende Gambarina, Isola Maria, Caremma, Corbari), in quella sud-est (tra le Cascine S.Brera, Cappuccina, Lassi, Tre Cascine) e nella zona nord-ovest (con il consorzio in atto tra Cascina Resta, Cassani, Strawberry, Strada). Questi consorzi hanno i compito di organizzare, in accordo con i Gas del territorio metropolitano, un’offerta ottimizzata di prodotti e di curare i relativi aspetti logistici.

Conclusioni

Il caso del Desr Parco Agricolo Sud Milano permette di analizzare le condizioni e i processi di emersione di sistemi alimentari basati su una differente localizzazione delle transazioni nel tempo e nello spazio, ovvero su una prossimità geografica o spaziale, ma anche su una prossimità organizzata, attraverso le pratiche sociali e le forme relazionali plurali, che supportano l’organizzazione di infrastrutture logistiche innovative e la co-produzione. Questi sistemi alimentari locali possono dirsi sostenibili: 1) in termini economici, per la redistribuzione del valore aggiunto prodotto a livello locale; 2) in termini ambientali, per la spinta alla conversione biologica, la salvaguardia della biodiversità, la cura del paesaggio e la gestione attiva del territorio; 3) in termini sociali, per lo sviluppo di forme di reciprocità e cooperazione, di nuovi “spazi pubblici”, l’offerta di servizi sociali, il contributo alla qualità della vita. La presentazione sintetica del caso studio del Desr Parco Agricolo Sud Milano ha cercato di evidenziare gli aspetti di cambiamento trattati nel corso della ricerca empirica e relativi soprattutto alla riorganizzazione del modello aziendale e alle soggettività emergenti. Tuttavia, restano da approfondire gli aspetti inerenti ai rapporti con i consumatori, in particolare quelli riuniti nei Gas, e con le istituzioni locali, per meglio mettere a fuoco l’organizzazione dei sistemi alimentari locali, le connesse problematiche e la possibilità di politiche e interventi di sostegno.

Riferimenti bibliografici

  • Biolghini D. (2007), Il Popolo dell’economia solidale, Emi, Bologna

  • Osservatorio Economico per l’Innovazione del Parco Agricolo Sud Milano (2010), Relazione finale – I anno, Provincia di Milano – Ente Gestore del Parco Agricolo Sud Milano, Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Economia e politica agraria, agroalimentare e ambientale, Milano [link]

  • Ploeg van der J. D., Renting H., Brunori G., Knickel K. Mannion J., Marsden T., Roest de K., Sevilla-Guzmán E. and Ventura F. (2000), “Rural Development: From Practices and Policies towards Theory”, Sociologia Ruralis, 40, 4, pp. 391-408

  • Ploeg van der J.D. (2010), I nuovi contadini. Le campagne e le risposte alla globalizzazione, Donzelli Editore, Roma

  • 1. Quest’articolo riporta alcuni risultati del progetto finanziato dal Miur, Prin 2008, dal titolo Strategie innovative dei produttori agricoli tra sicurezza e sovranità alimentare, coordinatore scientifico Annamaria Vitale, Università della Calabria, protocollo 2008LY7BJJ_001. L’articolo riprende alcuni contenuti del lavoro presentato dall’autrice al XIII World Congress of Rural Sociology, tenutosi a Lisbona nell’Agosto 2012, all’interno del WG 64 New Forms of Consumer-Producer Cooperation within Food Networks: Comparing Experiences in the North and the South.
  • 2. Il concetto di sovranità alimentare è stato coniato dall’organizzazione transazionale Via Campesina nel 1996, in opposizione a quello − riconosciuto e promosso dalle istituzioni internazionale − di sicurezza alimentare. La sovranità alimentare si configura come piattaforma di lotta contro le politiche neoliberiste e la governance del sistema agro-alimentare a livello globale, ma diviene progressivamente principio per la riorganizzazione dei sistemi alimentari locali, da parte di movimenti, associazioni e comunità del cibo (Corrado, 2010).
Tematiche: 
Rubrica: