Le caratteristiche delle aziende agricole nelle aree interne della Calabria

Le caratteristiche delle aziende agricole nelle aree interne della Calabria
a CREA, Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia

Abstract

Le aziende del campione Rica delle aree interne calabresi sono specializzate nelle coltivazioni permanenti (soprattutto olivicoltura). Sono condotte da uomini di 40-65 anni di età, col diploma di maturità. Gli indici economici per occupato mostrano una sufficiente redditività ma, con differenze a livello altimetrico. Dipendono dai sussidi pubblici e valorizzano poco l’aspetto multifunzionale. I redditi registrati, superiori al reddito imponibile pro-capite, fanno dell’agricoltura un argine allo spopolamento delle aree interne e un volano di crescita socio-economica.

Introduzione

Le aree interne sono territori che hanno subìto negli anni fenomeni di spopolamento e di abbandono della superficie agricola. Nonostante ciò, dispongono di elevate potenzialità (servizi eco-sistemici, ambientali, paesaggistici e culturali, turistiche, etc.) non ancora espresse. In esse, l’agricoltura può rappresentare un argine contro il depauperamento dei suddetti territori. In questo lavoro si prende in esame l’agricoltura nelle aree interne della Calabria. Il settore agricolo calabrese, che si caratterizza per due importanti elementi: estrema polverizzazione aziendale e difficili condizioni ambientali in cui operano le aziende, svolge un importante ruolo sia in termini di occupazione che di reddito prodotto: un calabrese su sette è conduttore di un’azienda agricola e, una famiglia su quattro trae parte del suo reddito da un’attività agricola. L’obiettivo che ci si pone è quello di valutare il contributo dell’agricoltura alla formazione del reddito familiare e di verificare se le performance delle aziende siano tali da incoraggiare la permanenza della popolazione in queste aree, favorendo in tal modo un percorso di ricostruzione delle comunità territoriali, di innovazione sociale e di valorizzazione dei sistemi produttivi locali (agricoli, manufatturieri, turistici) in un’ottica di sostenibilità socio-economica territoriale.
Non necessariamente le aree interne sono aree deboli. A volte al loro interno esistono importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere) e sono un territorio profondamente diversificato, esito delle dinamiche dei vari e differenziati sistemi naturali e dei peculiari e secolari processi di antropizzazione (AA.VV., 2013).

Le aree interne calabresi

Per l’identificazione delle aree interne si è utilizzata la definizione adottata dalla Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) che le individua sulla base della distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali, quali istruzione, salute e mobilità (DPS, 2021).
I risultati di tale classificazione del territorio (Figura 1) hanno permesso di identificare i comuni che rientrano nella tipologia di aree interne, ovvero quei comuni che ricadono nelle aree: Intermedie, Periferiche e Ultra-periferiche. Gli altri comuni sono i poli, i poli intercomunali e la cintura.

Figura 1 – Classificazione dei comuni calabresi


Fonte: Elaborazione Uval - Uver - Istat - Min. della Salute - Min. dell’Istruzione

Secondo questa classificazione, in Calabria le aree interne sono predominanti sul resto del territorio. Infatti, esse rappresentano il 50,8% della popolazione, il 78,9% della superficie territoriale e il 77,8% dei comuni (Tabella 1).

Tabella 1 - Distribuzione dei comuni, della popolazione e della superficie territoriale in Calabria

Fonte: Ns elaborazioni, su banca dati aree interne, DPS

L’incidenza della popolazione anziana sulla popolazione totale negli ultimi 40 anni è più che raddoppiata in Calabria, ma soprattutto nelle aree periferiche e ultra-periferiche dove passa dal 10 al 20% (Figura 2). È in queste ultime aree che lo spopolamento assume valori importanti pari al 18% nei comuni periferici e al 10,6% in quelli ultra-periferici (Figura 3).

Figura 2 – Incidenza dei residenti con oltre 65 anni su residenti totali per tipologia di aree interne

Fonte: Ns elaborazioni, su banca dati aree interne, DPS

Figura 3 – Variazione percentuale della popolazione negli ultimi trenta anni per tipologia di aree interne

Fonte: Ns elaborazioni, su banca dati aree interne, DPS

È nelle aree interne che assistiamo all’abbandono dei terreni agricoli con gravi problemi di dissesti idrogeologici. La superficie agricola utilizzata diminuisce del 25%.

Figura 4 – Variazione percentuale della SAU negli ultimi trenta anni per tipologia di aree interne

Fonte: Ns elaborazioni, su banca dati aree interne, DPS

Gli indicatori socio economici pongono la Calabria agli ultimi posti tra le regioni italiane ed europee (Regione Calabria, 2020). In particolare, il PIL regionale, nel 2019, era di 33,4 miliardi di euro (+1,1% rispetto al 2018). Il reddito imponibile pro-capite, nel 2019, nelle aree interne è stato pari a 13.293 euro (nel resto del territorio è pari a 16.439 euro) mentre, a livello regionale risultava pari a 14.667 euro pro-capite.
Negli ultimi 20 anni hanno lasciato la Calabria circa 123 mila residenti. Ad emigrare sono sempre più i soggetti più qualificati (laureati), ovvero quelle figure più dinamiche e motivate che costituiscono la risorsa più preziosa per creare innovazione e sviluppo in un territorio. Tale fenomeno interessa soprattutto i giovani con ulteriore aggravio dello sviluppo socio-economico della regione (Regione Calabria, 2020). Il tasso di occupazione in Calabria è del 41,1% (vs 58,1% in Italia). Il tasso di occupazione maschile è pari al 53,3% in Calabria (67,2% in Italia) mentre, quello femminile è il 29% (49% in Italia). Il tasso di disoccupazione è pari al 21%, pari a oltre il doppio di quello medio nazionale.
A questi dati desolanti bisogna aggiungere altre componenti che pongono la Calabria ad avere divari sempre più crescenti rispetto al resto d’Italia. La qualità delle istituzioni (minore corruzione, certezza del diritto, efficacia dell’azione amministrativa, presenza di capitale sociale) è un elemento importante che frena lo sviluppo della regione. La quantità e qualità dei servizi pubblici erogati (servizi pubblici locali, rifiuti, acqua, infrastrutture di rete, assistenza sanitaria) sono di fatto decisamente inferiori a quelli del resto d’Italia (Cersosimo, Nisticò, 2013).
All’interno delle aree interne i problemi sono ancora più evidenti: l’assenza di giovani comporta desertificazione economica e depauperamento sociale con conseguente dismissione dei servizi essenziali. Nonostante queste problematiche, le aree interne dispongono di elementi positivi per il proprio sviluppo: presenza di parchi naturali, di prodotti con certificazione e aziende biologiche.

La base dati

Le informazioni utilizzate per l’analisi proposta sono desunte dalla banca dati della Rete d’Informazione Contabile Agricola (RICA). Il campione RICA1  è costituito da tutte le aziende che realizzano una certa soglia di Produzione Standard (pari ad almeno 8.000 euro), pertanto, esso esclude una fascia di aziende (quelle più piccole) sulla base della loro dimensione economica.
In particolare, l’analisi è stata condotta estraendo, dal database Rica, le aziende calabresi relative al periodo 2017-20192, la cui sommatoria è pari a 1.504 unità (Tabella 2) e, successivamente, sono state ripartite in due sub-campioni a seconda della loro localizzazione:

  • Aree Interne: comprende tutte le aziende RICA che ricadono all’interno dei Comuni classificati aree interne (Intermedie, Periferiche e Ultra-periferiche);
  • Altre Aree: comprende le aziende RICA che ricadono nella restante parte del territorio regionale.

In questo lavoro, tuttavia, si farà riferimento alla sola performance delle aziende agricole delle aree interne.

Tabella 2 – Numero di aziende per tipologia di area, altimetria e provincia

Fonte: nostra elaborazione su dati RICA 2017-2019

La metodologia di analisi

Le informazioni desunte dalla RICA sono state utilizzate per caratterizzare ed analizzare le aziende agricole delle aree interne calabresi. In particolare, per l’analisi della redditività si è partiti dall’esame dei risultati economici di bilancio che, a loro volta, vengono utilizzati per calcolare il reddito netto dell’azienda nonché per il calcolo di altri indici che permettono di interpretarne la situazione economica, patrimoniale.
Nello svolgimento del lavoro si è, pertanto, utilizzato un gruppo di parametri tecnici, che costituiscono gli elementi di base definiti per determinare gli indici strutturali necessari per la descrizione della struttura aziendale, ovvero le quantità dei diversi fattori fissi di cui l’azienda è dotata nel breve periodo (Tabella 3).

Tabella 3 – Indici strutturali e loro breve descrizione

Fonte: Ns elaborazioni

Al fine di prendere in considerazione i risultati di esercizio si è studiato un altro gruppo di indici a carattere economico che misurano la redditività dell’azienda, ovvero la capacità del reddito di compensare le risorse investite. Il calcolo di tali indici economici (Tabella 4) consente di esprimere alcune valutazioni circa la capacità di remunerazione dei fattori produttivi impiegati.

Tabella 4 – Indici economici e loro breve descrizione

Fonte: Ns elaborazioni

I risultati dell’analisi

La metodologia di analisi utilizzata ha permesso di evidenziare le differenze tra gli aspetti strutturali ed organizzativi delle aziende agricole nelle aree interne calabresi.

Gli aspetti strutturali

Le aziende hanno una dimensione media di 13,4 ettari. A livello altimetrico, tra le aziende delle aree interne la SAU media maggiore si registra in quelle della pianura (18,1 ha) mentre, quella minore si ha nella collina (11,8 ha). In montagna, invece, la SAU media è pari a 13,4 ettari. Il 62% della superficie aziendale è in proprietà. Il ricorso all’affitto che, nel corso del tempo sta risultando la soluzione per aumentare la superficie a disposizione dell’agricoltore, è pari al 18,1% della SAU. Mentre il comodato d’uso rappresenta il 19,9% della superficie media aziendale (Figura 5).

Figura 5 – Ripartizione della superficie agricola a seconda del titolo di possesso

Fonte: Ns elaborazioni su dati RICA 2017-2019

La SAU irrigata è, mediamente, pari al 12,7% della SAU. Le percentuali più alte si registrano tra le aziende di pianura (20,5%).
La maggior parte di queste aziende ha un ordinamento produttivo in cui prevalgono le coltivazioni permanenti, in particolare olivicoltura (54,6%) e fruttiferi (30,4%). Seguono, poi, le aziende ad ordinamento misto (6,4%) e, col 2,2% le aziende specializzate nelle produzioni ortofloricole (Figura 6). Gli allevamenti zootecnici interessano solo l’1,5% delle aziende selezionate.

Figura 6 – Distribuzione delle aziende per ordinamento produttivo

Fonte: Ns elaborazioni su dati RICA 2017-2019

Le aziende evidenziano una discreta meccanizzazione. In particolare, hanno una dotazione di macchine con una potenza media pari a 67 Kw mentre, il grado di meccanizzazione aziendale, espresso in termini di potenza disponibile per ettaro di superficie, è pari a 6 Kw per ettaro.
L’impiego di lavoro è ridotto. Infatti, le aziende delle aree interne impiegano, mediamente, circa due unità lavorative totali per azienda (1,7 UL). Tuttavia, tale lavoro è fornito, principalmente, dalla famiglia coltivatrice (1 ULF). L’impiego di lavoro per ettaro di SAU, misurata dall’intensità di lavoro, è di 0,2 UL per ettaro, mentre l’indice di conduzione familiare è pari a 0,7.
Il grado di intensità aziendale, essendo l’investimento complessivo medio per ettaro, dato dalla somma degli investimenti in miglioramenti fondiari col capitale di esercizio, mostra come le aziende delle aree interne investano mediamente poco oltre 16.000 euro per ettaro. I valori più elevati si hanno in pianura (16.800 euro per ettaro) e in collina (16.200 euro per ettaro). Gli investimenti medi delle aziende di montagna sono pari, invece, a 15.400 euro per ettaro (Figura 7).

Figura 7 – Grado di intensità aziendale

Fonte: Ns elaborazioni su dati RICA 2017-2019

Gli aspetti socio-economici

Il 74,2% delle aziende nelle aree interne è condotta da maschi e, il 25,8% da donne. Il 51,6% dei conduttori ha una età compresa tra 40 e 65 anni. I conduttori giovani (età inferiore a 40 anni) sono il 18,8% mentre, quelli con un’età superiore a 65 anni sono pari al 29,6%. La percentuale più elevata di conduttori giovani (20,6%) si trova nelle aziende localizzate in montagna, così come i conduttori con un’età superiore a 65 anni (32,2%). Mentre, la quota maggiore degli agricoltori con un’età compresa tra 40 e 65 anni si trova in collina (53,8%) e in pianura (53,5%) (Figura 8).

Figura 8 – Distribuzione dei conduttori per sesso e classe di età

Fonte: Ns elaborazioni su dati RICA 2017-2019

La ripartizione dei conduttori delle aziende nelle aree interne a seconda del grado di istruzione evidenzia come l’incidenza di conduttori con diploma di maturità è pari al 56,2%. Seguono i conduttori con la licenza media (24,7%). I laureati corrispondono al 10,8% del campione. Mentre quelli con la licenza elementare arrivano al 6,5%. Infine, l’1,8% dei conduttori delle aziende nelle aree interne è privo di titolo di studio e presenta un’età superiore ai 65 anni (Figura 9).

Figura 9 – Distribuzione dei conduttori per titolo di studio

Fonte: Ns elaborazioni su dati RICA 2017-2019

L’analisi degli aspetti economici ha evidenziato come nelle aziende vi sia una scarsa presenta di attività connesse a quelle strettamente agricole. Infatti, solo il 2,3% delle aziende selezionate presenta attività connesse e, queste, per il 76,5% sono localizzate nelle aree interne. In particolare, nelle aree interne i ricavi medi da attività complementari, per le sole aziende in cui queste risultano presenti, sono pari a circa 3.600 euro e, registrano il valore maggiore in montagna (8.100 euro) e, quello inferiore in collina (1.800 euro). In pianure il valore medio dei ricavi da attività complementari è pari a poco oltre 4.200 euro (Tabella 5).

Tabella 5 – Valore medio dei ricavi da attività complementari

Fonte: Ns elaborazioni su dati RICA 2017-2019

L’analisi degli indici economici delle aziende agricole è stata condotta sia rapportando le performance alla superficie agricola utilizzata (Figura 10), sia rapportandole all’impiego di lavoro (Figura 11).

Figura 10 – Indici economici delle aziende per superficie agricola utilizzata

Fonte: Ns elaborazioni su dati RICA 2017-2019

In particolare, data la logica alla base dello schema a scalare a valore aggiunto di riclassificazione del conto economico adottato dalla RICA, l’analisi mostra che scorrendo dai ricavi totali (RTA) al reddito netto (RN) il loro valore tende a diminuire. Nello specifico, nelle aree interne si registra, in media, un valore degli indici che passa dai 4.628 euro per ettaro nel caso dei ricavi totali ai 2.216 euro dell’indice reddito netto per ettaro di superficie.
Gli indici economici rapportati alle unità di lavoro risultano, ovviamente, più elevati in quanto fanno riferimento al numero degli addetti occupati (1,7 ULT) e non al numero degli ettari di SAU (13,4 ha).

Figura 11 – Indici economici delle aziende per unità di lavoro totale

Fonte: Ns elaborazioni su dati RICA 2017-2019

Nel prosieguo del lavoro, tuttavia, si focalizza l’attenzione sul solo reddito netto, poiché rappresenta l’insieme dei redditi che spettano all’imprenditore nonché l’indicatore economico di sintesi delle scelte tecniche, commerciali e organizzative della produzione e, pertanto, misura la capacità delle aziende di remunerare tutti i fattori produttivi usati nel ciclo produttivo. In particolare, nelle aree interne l’indice reddito netto per unità di lavoro totale (RN_UL), evidenzia un valore del reddito di esercizio spettante a ciascuna unità lavorativa pari a 14.323 euro (Figura 11). A livello altimetrico le migliori performance si registrano tra le aziende di pianura (16.124 euro per addetto), seguite da quelle montane (14.876 euro per occupato). In collina, invece, l’indice assume valore pari a 13.345 euro.
Le aziende calabresi ricevono un cospicuo aiuto pubblico, rivolto maggiormente al sostegno del reddito. Infatti, nelle aree interne il 66,8% dei finanziamenti proviene dal Primo pilastro della PAC. La figura 12 sintetizza l’incidenza media dei sussidi pubblici percepiti dalle aziende sui ricavi totali e sul reddito netto; nello specifico le aziende delle aree interne mostrano un’incidenza percentuale dei sussidi sui ricavi totali pari al 31,6%, mentre quella sul reddito netto è del 57,8%. Ciò evidenzia il forte peso dei sussidi pubblici nella formazione del reddito netto delle aziende agricole delle aree interne calabresi.

Figura 12 – Incidenza percentuale degli aiuti pubblici su RTA e RN

Fonte: nostre elaborazioni su dati Rica 2017-2019

L’analisi del peso percentuale degli aiuti tra le aziende delle aree interne a seconda della localizzazione altimetrica mostra come la quota maggiore di sostegno vada alle aziende di montagna (65,9% del reddito netto), seguono le aziende di pianura (53,9% del RN). Per contro, le aziende che ricevono meno aiuti sono quelle collinari dove, in media, pesano per il 53,6% del reddito netto.

Considerazioni conclusive

La Calabria si pone agli ultimi posti tra le regioni europee a causa della presenza di molte aree in cui lo sviluppo tarda a manifestarsi nonostante le ingenti risorse finanziarie investite per ridurre il divario esistente tra le poche aree ricche e le molte aree interne o in ritardo di sviluppo. Oltre agli indicatori economici (tasso di occupazione e di disoccupazione, tasso di occupazione femminile, PIL per abitante) anche altri indicatori di tipo sociale e civile frenano lo sviluppo. Tra questi è utile ricordare la qualità delle istituzioni e la quantità e qualità dei servizi. Le aree interne continuano a perdere popolazione, soprattutto giovanile, e il fenomeno dell’abbandono delle terre è sempre più presente con i rischi di dissesto idrogeologico che questo comporta anche nella restante parte del territorio.
L’analisi svolta indica che le performance delle aziende agricole all’interno delle aree interne pur non risultando eclatanti non sono dissimili dai redditi percepiti in queste aree. Infatti, se si confronta il reddito netto per occupato (14.323 euro per impiegato) col reddito imponibile ai fini della dichiarazione dei redditi, pari nelle aree interne a 13.293 euro pro-capite, si evince come il reddito netto per addetto risulta essere leggermente superiore (+1.030 euro). Ne consegue che, l’agricoltura nelle aree interne calabresi svolge un ruolo cruciale ed importante nello sviluppo e sopravvivenza di queste aree. Pertanto, il livello del reddito per occupato mostra come essa può, tranquillamente, assurgere al compito di arrestare lo spopolamento tipico delle aree interne garantendo alla famiglia coltivatrice un livello di reddito migliore (seppure non di molto) rispetto al reddito pro-capite realizzato nelle aree interne.
Tuttavia, tale risultato è fortemente dovuto al forte sostegno pubblico percepito dalle aziende. Inoltre, una maggiore diversificazione delle attività agricole sarebbe auspicabile all’interno di queste aree. Poiché solo il 2,8% delle aziende localizzate nelle aree interne ricorrono ad attività non strettamente agricole per aumentare il reddito prodotto diversificando la propria attività produttiva.

Riferimenti bibliografici

  • AA.VV. (2013), Strategia nazionale per le Aree interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance, Accordo di partenariato, Documento tecnico collegato alla bozza di Accordo di Partenariato trasmessa alla CE il 9 dicembre 2013.

  • Cersosimo D., Nisticò R. (2013), Un Paese disuguale: il divario civile in Italia, Stato e Mercato, n. 98, Agosto.

  • DPS (Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica) (2021). Le aree interne: di quale territori parliamo? Nota esplicativa sul metodo di classificazione delle aree [link

  • Regione Calabria (2020). Documento di Economia e Finanza per il triennio 2020-2022.

  • 1. Per un maggior dettaglio sulla RICA si veda il sito [link].
  • 2. Al momento rappresenta l’ultimo anno disponibile nella banca dati RICA.
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