Nuove strategie di disseminazione e figure emergenti: l’innovation broker

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Nuove strategie di disseminazione e figure emergenti: l’innovation broker
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Traduzione a cura di Valentina Cristiana Materia

Introduzione: i sistemi di innovazione e la necessità di intermediari1

È oramai riconosciuto dalla letteratura prevalente che l’innovazione in agricoltura non possa essere più spiegata attraverso un “approccio lineare”, secondo il quale la ricerca pubblica e i servizi di sviluppo rendono disponibile una nuova tecnologia attraverso la sua semplice diffusione. Piuttosto, è emerso un “approccio sistemico” per il quale l’innovazione diventa il risultato di un processo di creazione di rete, di apprendimento interattivo, di una vera contrattazione tra un insieme eterogeneo di attori (Leeuwis, 2004; Röling, 2009). L’approccio sistemico riconosce che l’innovazione agricola non si manifesta solo come adozione di nuove tecnologie, ma richiede anche un equilibrio tra nuove pratiche, tecniche e modalità alternative di organizzare e gestire, per esempio, i mercati, il lavoro, il possesso della terra e la distribuzione dei benefici (Dormon et al, 2007).
Recentemente, nuovi sviluppi nella letteratura sull’innovazione agricola e le influenze della letteratura sull’innovazione industriale hanno portato all’emergere del concetto di “sistema di innovazione agricolo” (Pant, Hambly-Odame 2009; Röling, 2009). Un sistema nazionale di innovazione agricola (Agricultural Innovation System - AIS) è definito dalla Banca Mondiale (World Bank, 2006) come una rete di organizzazioni, imprese e individui con l’obiettivo di portare sul mercato nuovi prodotti, nuovi processi e nuove forme di organizzazione, di concerto con le istituzioni e con le politiche che influenzano il modo in cui diversi agenti interagiscono, condividono, accedono, scambiano e valorizzano le conoscenze. Oltre che da ricercatori, consulenti e agricoltori, un sistema AIS è dunque costituito da attori della società pubblica, privata e civile, quali operatori dell’industria di trasformazione, fornitori di input, rivenditori, policy maker, consumatori e ONG.
Oltre a sottolineare il fatto che l’innovazione richiede il coinvolgimento di molti attori ed efficaci interazioni tra questi, l’approccio all’AIS riconosce il ruolo influente delle istituzioni (e quindi di leggi, regolamenti, attitudini, abitudini, pratiche, incentivi) nel condizionare il modo in cui gli attori interagiscono (World Bank, 2006).
Perché un AIS funzioni e migliori la capacità innovativa nel settore agricolo dei paesi in via di sviluppo, la letteratura sottolinea la necessità di giungere a visioni condivise, di avere consolidati legami e flussi di informazione tra i diversi attori, sia pubblici che privati, tali da promuovere e stimolare incentivi istituzionali che rafforzino la cooperazione, adeguino i mercati, i contesti legislativi e le policy, nonché che vi sia un capitale umano ben sviluppato (Spielman et al., 2008). Tuttavia, creazione e promozione di collegamenti efficaci tra gruppi eterogenei di attori (vale a dire la formazione di configurazioni di innovazione adeguate, coalizioni, partnership tra pubblico e privato) sono spesso ostacolate dalle differenze in termini di tecnologia, società, economie e culture (Pant, Hambly-Odame, 2006).
Dal punto di vista di un sistema di innovazione, l’importanza di avere soggetti intermedi che connettono i diversi attori coinvolti nelle traiettorie di innovazione dei diversi paesi sta diventando evidente. Questo tipo di intermediario non dovrebbe mediare relazioni individuali (del tipo “one-to-one”), quanto piuttosto essere un intermediario sistemico, gestire una relazione tra soggetti (“in-between”) o collettiva (“many-to-many”) (Howells, 2006). Questi intermediari sistemici agiscono come mediatori di innovazione, il cui scopo principale è quello di costruire legami appropriati alla natura sistemica dell’AIS e facilitare l’interazione tra i diversi attori coinvolti nel processo di innovazione. Finora, il settore agricolo ha fatto affidamento soprattutto sugli intermediari del settore pubblico, quali i servizi di divulgazione agricola, spesso con efficacia discutibile e un mandato limitato rispetto ad un simile ruolo di intermediario sistemico (Leeuwis, 2004; Rivera, Sulaiman, 2009).
L’intermediazione per l’innovazione implica il superamento dell’approccio alla sola diffusione di informazioni, alla quale ricorrono molti divulgatori “tradizionali”, piuttosto richiede e comporta che si stringano attivamente rapporti di cooperazione per l’innovazione tra numerosi e diversi attori.

Gli Innovation brokers: agevolatori specializzati del sistema di innovazione

Sempre più spesso si assiste all’emergere di figure la cui funzione principale non è tanto diffondere informazioni o fornire consulenza tecnica, piuttosto stimolare e agevolare in particolare la formazione di partenariati per l’innovazione. Per il settore industriale, soprattutto nel caso dei paesi occidentali, sono ben documentati i ruoli, le prestazioni e gli effetti della presenza dei mediatori di innovazione in qualità di agevolatori dell’innovazione stessa (Winch e Courtney, 2007). Per il settore agricolo, invece, benché esista un’ampia letteratura che testimonia i benefici dei processi interattivi e di apprendimento sociale in agricoltura (Leeuwis e Pyburn, 2002), è ancora poco riconosciuto e indagato il ruolo degli intermediari specializzati nei sistemi di innovazione (AIS) di agevolatori e promotori dell’innovazione. Sebbene menzionato come una possibile soluzione alla frammentazione e alla limitata performance delle infrastrutture della conoscenza e del sistema dell’innovazione e analizzato in studi preliminari (Clark, 2002; Banca mondiale, 2008), l’argomento sembra essere stato meno sistematicamente indagato nel settore agricolo. Howells ha coniato il termine intermediario di innovazione, definito come un’organizzazione o un ente che gestisce in qualità di agente o di broker ogni aspetto del processo di innovazione che si instaura tra due o più parti. Quali attività di intermediazione figurano pertanto: il contributo a fornire informazioni su potenziali collaboratori; l’intermediazione di una transazione tra due o più parti; la funzione di mediatore per enti o organizzazioni che già collaborano; il supporto nel trovare consulenza e finanziamento e nel realizzare risultati attesi in termini di innovazione da tali collaborazioni (Howells, 2006, p.720). Tuttavia, svolgere funzioni di intermediazione potrebbe spesso non essere il ruolo primario di un intermediario dell’innovazione come Howells afferma, perché questi soggetti spesso si occupano anche di ricerca più tradizionale, nonché servizi tecnici che non coinvolgono collaborazioni con terze parti (2006, p. 726).
Per distinguere questi broker specializzati dalle organizzazioni che offrono alcune funzioni di intermediazione di innovazione ma non come loro funzione principale, Winch e Courtney (2007, p.751) definiscono un innovation broker come una organizzazione che agisce in qualità di membro di una rete di attori [...] che non si concentra sull’organizzazione o sull’implementazione delle innovazioni, ma sul consentire ad altre organizzazioni di innovare.
L’intermediazione per l’innovazione comprende diverse funzioni dettagliate (Howells, 2006) che possono essere ricondotte a tre funzioni generiche (Klerkx e Leeuwis, 2009):

  • Articolazione della domanda: si esplica nell’articolare le esigenze di innovazione e le visioni corrispondenti in termini di tecnologia, conoscenza, finanziamento e policy, attraverso diagnosi dei problemi ed esercizi di previsione.
  • Composizione di Network: consiste nell’agevolare i collegamenti tra gli attori rilevanti, e dunque selezionare, indirizzare e incrociare possibili partner di cooperazione (Howells, 2006).

Processo di gestione dell’innovazione: obiettivo dell’intermediario è potenziare la collaborazione all’interno di reti eterogenee di attori che operano in sistemi e contesti istituzionali di riferimento differenti in termini di norme, valori, incentivi.
Questo potenziamento richiede una continua gestione delle modalità di rapporto tra soggetti (Smits, Kuhlmann, 2004) che consenta una “traduzione” dei contenuti tra i differenti domini degli attori coinvolti, una sorta di “lavoro di confine” (Kristjanson et al., 2009). Inoltre, la funzione include una serie di attività che garantiscono che le reti siano supportate e diventino produttive attraverso, ad esempio, la costruzione di rapporti di fiducia, il sostegno allo svolgimento corretto delle attività, il supporto all’apprendimento, la gestione dei conflitti e la gestione della proprietà intellettuale (Leeuwis, 2004).
I processi di innovazione generalmente non si sviluppano secondo un percorso semplice e programmato, piuttosto sono il risultato di un processo di auto-organizzazione di reti: sono caratterizzati da progressione e regressione irregolari, sono influenzati da eventi al di fuori della sfera diretta di progetti di innovazione, nonché spesso emergono inaspettatamente o sono soggetti a incertezza (si veda ad esempio Klerkx et al., 2010). Di conseguenza, è essenziale che queste funzioni di intermediazione per l’innovazione vengano svolte in modo flessibile in funzione dell’evoluzione del processo di innovazione.

Alcune tipologie di intermediari dell’innovazione: il caso dei Paesi Bassi

Un interessante esempio è offerto dal caso dei Paesi Bassi che sono stati la culla di una vasta gamma di mediatori dell’innovazione, figure emerse in conseguenza del processo di privatizzazione del sistema di ricerca e consulenza nazionali, e dell’emergere del nuovo paradigma del settore agricolo, diversificato, multifunzionale e con diversi percorsi di innovazione. Sulla base delle tipologie di funzioni di intermediazione ideate da Klerkx e Leeuwis (2009), vengono di seguito forniti esempi concreti di sette tipologie distinte di broker di innovazione agricola che attualmente operano in Olanda.

Tipologia 1 e 2: i consulenti per l’innovazione

Si tratta di organizzazioni che prestano il loro operato o per un singolo agricoltore (Tipo 1), o per un insieme di agricoltori guidati da un interesse comune, che desiderano sviluppare o implementare una innovazione (Tipo 2). Si concentrano soprattutto sulle innovazioni incrementali. L’attività di questi consulenti prevede la realizzazione di un’analisi SWOT (punti di forza, punti di debolezza, opportunità, minacce) delle innovazioni di una impresa agricola, la definizione di una strategia di innovazione con il coinvolgimento dell’agricoltore, il supporto nella identificazione e una guida nell’interazione tra i partner che cooperano. Il più delle volte, le attività di analisi di tipo SWOT, l’identificazione dei partner per la cooperazione e il reperimento di informazioni vengono inizialmente realizzate gratuitamente. I consulenti per l’innovazione prestano la loro attività organizzandosi in modalità diverse: talvolta si tratta di imprese private senza scopo di lucro, tal’altra di agenzie governative e fondazioni no-profit. Si tratta spesso di organizzazioni con copertura regionale, che svolgono servizi per diversi tipi di aziende. Un esempio è il Centro per la Conoscenza Agricola dell’Olanda Settentrionale (AKC-NH), emerso a seguito della chiusura di una stazione sperimentale regionale. Riceve supporto finanziario congiuntamente dal governo provinciale e locale, dalla ricerca privata e dai consulenti, dalle scuole agrarie regionali e dalle organizzazioni degli agricoltori regionali. Un esempio dei servizi prestati da simili organizzazioni è rappresentato dalla guida fornita nella ricerca di uno strumento che rilevasse la malattia di un bulbo di fiore al fine di automatizzare la procedura stessa di rilevamento della malattia e ridurre i costi del lavoro. Invece di darsi per vinto, come fatto in passato da (altri) istituti pubblici di ricerca agricoli, nel suo ruolo di intermediario neutrale il Centro ha cercato tutte le conoscenze disponibili in istituti e dipartimenti di ricerca e sviluppo pubblici e privati, agricoli e non agricoli delle grandi imprese. Dopo aver trovato una tecnologia “candidata”, il Centro ha poi cercato sussidi per condurre studi di fattibilità dal momento che il rischio di investimento per gli agricoltori era troppo alto. Inoltre, ha contribuito a mantenere in vita ed efficiente il processo di mediazione tra le diverse attitudini culturali degli attori coinvolti, nonché ha guidato il processo di protezione della proprietà intellettuale.

Tipologia 3: network di intermediari

Queste organizzazioni hanno di solito un focus settoriale (come l’orticoltura, l’allevamento suino, ecc.). Si concentrano sulla formazione di reti tra “pari” finalizzate a scambi di conoscenze informali tra gli agricoltori. Nell’agricoltura olandese questa funzione era tradizionalmente svolta dai cosiddetti “circoli di studio (study clubs)”, un concetto simile a quello delle scuole agricole (Farmer Field School). Per via della diversificazione degli interessi degli agricoltori, della diminuzione del numero di questi ultimi e del fatto che non è più disponibile un supporto gratuito da parte dei servizi di sviluppo agricoli pubblici, l’originale concetto di study clubs si è notevolmente indebolito. Questo tipo di network di intermediari costituisce un tentativo di rivitalizzare il concetto di circolo di studio e, oltre a godere di una piccola quota di partecipazione versata dagli agricoltori, è generalmente sostenuto con finanziamenti pubblici. Un esempio è il Dairy Farming Academy (DFA), il cui obiettivo è quello di costituire nuove reti di agricoltori sulla base di interessi condivisi (Klerkx e Leeuwis, 2009b). Tra le attività di networking figurano lo scambio di informazioni attraverso il ricorso ad una banca dati interamente on-line, l’utilizzo di aziende agricole dei membri della rete come fattorie dimostrative, la guida e l’esempio fornito dagli agricoltori con esperienza in qualità di guida strategica per gli agricoltori meno esperti, incontri per la condivisione delle pratiche migliori in occasione dei quali gli agricoltori discutono di un tema di comune interesse, infine i corsi di perfezionamento tenuti da imprenditori non-agricoli. Per essere in grado di identificarsi da vicino con la vita e il mondo degli agricoltori, i mediatori sono essi stessi produttori di latte.

Tipologia 4: strumenti sistemici

Ciò che principalmente distingue il broker sistemico dai precedenti tre tipi di intermediari è che esso va al di là delle singole imprese o reti di imprese. Si rivolge a schemi di innovazione di più alto livello che coinvolgono raggruppamenti complessi di imprese, attori di governo e società, affrontando problemi molteplici e innovazioni radicali (ovvero quelle che richiedono una notevole riorganizzazione delle routine e delle relazioni sociali ed economiche). Questo tipo di broker di innovazione è spesso rappresentato da una organizzazione della società civile (ma con finanziamenti pubblici), che riflette il suo interesse nel campo dell’innovazione e nelle questioni politiche che vanno oltre il tradizionale raggio di azione del governo o del settore privato. Un esempio per l’Olanda è la Rete di Innovazione delle aree rurali e dei sistemi agricoli (Innovation Network Rural Areas and Agricultural Systems - INRAAS), descritta da Smits e Kuhlmann (2004). È stata fondata a metà del 2000 per affrontare sfide quali la riduzione degli effetti negativi dell’agricoltura sull’ambiente e la necessità di passare dalla produzione di massa all’agricoltura multifunzionale. Questa complessa agenda agricola ha richiesto l’intermediazione tra un insieme eterogeneo di attori agricoli e non agricoli. L’INRAAS si propone di gestire un approccio collettivo sistemico all’innovazione agricola, attraverso esercizi di previsione, la costruzione di un network e l’avvio di esperimenti per individuare, sviluppare e implementare congiuntamente le opportunità innovative. Oltre a coinvolgere gli attori partecipanti, l’INRAAS mira anche a indurrre un cambiamento nelle politiche, nelle regole, nelle abitudini, negli standard, nelle procedure e nelle leggi sottostanti. Sulla scorta dell’INRAAS, sono stati istituiti anche altri strumenti settoriali come SIGN (la Fondazione Olandese per l’innovazione dell’orticoltura da serra, Dutch Greenhouse Horticulture Innovation Foundation). Per citare un esempio delle innovazioni radicali che questo tipo di organizzazione agevola, SIGN supporta un progetto sull’utilizzo della serra come fonte di energia piuttosto che come sito di consumo. Al suo concepimento, circa otto anni fa, questa era vista come un’idea ridicola, eppure ora esiste un prototipo funzionante. Questo, tuttavia, ha richiesto riorganizzazioni, per esempio nel modo in cui la rete elettrica può essere utilizzata. Sono state così coinvolte aziende produttrici di energia ed enti governativi, trascendendo in tal modo il livello del singolo proprietario della serra.

Tipologia 5: portali internet

Nell’ambito del settore agricolo olandese si è sviluppata una grande varietà di portali internet che consentono di visualizzare tutte le informazioni pertinenti, quali notizie agricole, informazioni di mercato, e “pagine gialle” dei fornitori di servizi, con l’obiettivo di creare un collegamento forte tra gli agricoltori e queste fonti di informazione. Questi portali nascono in alcuni casi come indipendenti, in altri derivano da progetti di ricerca. A volte sono gestiti in autonomia finanziaria, altre volte sono pagati attraverso sovvenzioni del governo. Tra gli esempi che si possono citare, figura la banca dati on-line integrata e interattiva (“domanda-risposta”) del precedentemente descritto Dairy Farming Academy.

Tipologia 6: Consigli di ricerca con agenzie di innovazione

Sebbene siano sempre tradizionalmente esistiti nei Paesi Bassi meccanismi di pianificazione della ricerca guidati dalle esigenze degli agricoltori, questi non sempre plasmano legami più ampi nel sistema di innovazione (Klerkx, Leeuwis, 2008b). Di recente è emerso un nuovo tipo di Consiglio di ricerca, chiamato BioConnect. Attraverso BioConnect è stato concesso a tutti gli attori rilevanti nella catena del valore dell’agricoltura biologica (organizzati in gruppi di lavoro per prodotto – Product Working Groups - PWGs) potere decisionale nel finanziamento della ricerca, con ricorso a fondi pubblici del Ministero dell’Agricoltura (Klerkx e Leeuwis, 2008a). Questi gruppi di lavoro sono tenuti a proporre temi basati su una domanda ampiamente condivisa che discutono e rendono prioritari con i coordinatori di ricerca al fine di rendere la ricerca adeguata con le esigenze del settore. All’interno dei PWG, un “manager della conoscenza” (Knowledge Manager) svolge il ruolo di catalizzatore, snellendo i flussi di informazione e mediando tra i gruppi di attori coinvolti. BioConnect promuove anche la ricerca partecipativa che risulta dal processo di agenda setting e collega la ricerca con gli sviluppi legislativi e di mercato. In tal modo, quindi, assicura che i risultati della ricerca abbiano un impatto e siano accompagnati da una più ampia serie di cambiamenti necessari per l’innovazione.

Tipologia 7: broker per l’istruzione

In qualità di ente che supporta e finanzia l’istruzione in agricoltura, la ricerca di base e la ricerca a supporto delle politiche, il Ministero dell’Agricoltura olandese ha risposto attraverso il supporto alla istituzione della cosiddetta Green Knowledge Cooperative al sentito bisogno di interazione tra gli istituti di istruzione di settore agricolo (professionale), gli istituti di ricerca e la realtà agricola (Kupper et al., 2006). Oltre a collegare i diversi istituti d’istruzione, si propone di posizionare le scuole agricole come centri di conoscenza regionali che rispondano alle richieste di innovazione del settore agricolo, coinvolgendo insegnanti e studenti. Un altro esempio è il cosiddetto Content Broker, che aiuta a trovare materiale che gli insegnanti possano usare nelle loro lezioni in classe, come ad esempio articoli di giornale, modelli computerizzati educativi e manuali.

Considerazioni conclusive: il contributo offerto dagli intermediari dell’innovazione

Diversi studi hanno esaminato il contributo dei broker olandesi per l’innovazione agricola (ad esempio, Batterink et al., 2010; Klerkx e Leeuwis, 2009) in termini di influenza sul modo in cui gli accordi di innovazione sono organizzati (ruoli, responsabilità e modelli di interazione ) e sul come le pratiche di routine di lavoro e le politiche (es. la definizione di una agenda istituzionale) sono cambiate nel tempo.
Per ciò che attiene l’articolazione della domanda, gli intermediari hanno aiutato gli agricoltori e gli altri soggetti che operano nell’agroalimentare a riflettere su nuove possibilità di sostegno alla loro attività. Per via della loro posizione imparziale, gli intermediari di innovazione sembrano fornire un’ottica nuova nel diagnosticare i vincoli e le opportunità per gli agricoltori o, operando ad un livello superiore, per le catene di produzione, le regioni o i diversi settori. Dal momento che questi intermediari sono fondamentali e forniscono uno specchio per auto-riflessione, tendono a forzare i propri clienti a guardare verso le possibilità oltre la loro situazione attuale e ai vincoli.
Per ciò che attiene la costruzione di network, numerosi sono gli esempi che mostrano come gli intermediari per l’innovazione abbiano aiutato gli agricoltori (e non solo) ad avviare progetti di innovazione, ad entrare in contatto con partner di progetto e con soggetti provenienti dalla sfera non solo politica ma anche della società civile, così come con ricercatori e consulenti, che potrebbero assisterli nell’orientarsi verso nuove attività. Gli intermediari rendono quindi disponibile una varietà di fonti di conoscenza e partner, e il loro operato è fondamentale nello sviluppo di nuove collaborazioni, centrali per l’innovazione. A livello di sistema, hanno contribuito allo sviluppo di programmi di innovazione nonché di veri sistemi di innovazione con l’obiettivo di affrontare le sfide future, effettuando attività di previsione e avviando progetti di innovazione che presentavano un elevato rischio. Ciò è risultato in diversi nuovi concetti, alcuni dei quali inizialmente guardati con sospetto e incredulità, ma ora diventati nuove e vitali strategie di sviluppo. Infine, il loro emergere ha comportato il riconoscimento della gestione dei processi di innovazione come funzione fondamentale dell’operato degli intermediari dell’innovazione. I processi di innovazione tendono a coinvolgere differenti gruppi di attori, con differenti aspettative e interessi determinati dal loro contesto istituzionale. Per esempio, gli agricoltori spesso vogliono un accesso immediato alla conoscenza applicabile e risultati immediati, i ricercatori hanno interesse ad intraprendere ricerca che sia pubblicabile, i politici vogliono realizzare i loro obiettivi e vedere i risultati degli investimenti pubblici. Le parti interessate, quindi, si differenziano per gli orizzonti temporali dei propri progetti e per l’output desiderato.
Gli intermediari dell’innovazione hanno chiaramente favorito la cooperazione e sono riusciti a sincronizzare le aspettative dei diversi gruppi di attori nel corso di una serie di processi di innovazione. Hanno fatto diventare i partner dei diversi progetti consapevoli del loro background istituzionale e delle aspettative, nonché del ruolo che possono proficuamente svolgere nel processo di innovazione. Inoltre, essi sono riusciti a rendere trasparenti i rischi e i benefici collegati al coinvolgimento nel processo di innovazione, a ridurre l’incertezza nelle fasi iniziali dei processi di innovazione. Essi agiscono come mediatori tra i diversi mondi culturali e svolgono ruoli di mediazione in caso di conflitto su, per esempio, l’attribuzione dei diritti di proprietà intellettuale, tra obiettivi e visioni fortemente divergenti, o la divisione di fondi. Il coinvolgimento di intermediari nei processi di innovazione evita quindi l’inerzia e accelera il processo innovativo aiutando i membri del progetto a mantenere la loro attenzione ed energia durante il processo. Al di là del singolo progetto, i broker di innovazione svolgono un ruolo catalizzatore (per portare un cambiamento e stimolare la cooperazione), un ruolo di collegamento (ad esempio per informare la politica) all’interno del sistema di innovazione, e anche un ruolo di capacità di creazione di innovazione.

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  • 1. L’articolo è largamente basato sul contributo Klerkx, L., Hall, A., Leeuwis, C., (2009), Strengthening agricultural innovation capacity: are innovation brokers the answer?, International Journal of Agricultural Resources, Governance and Ecology, n. 8, pp. 409-438
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